Paul e Griffin sfoderano una prestazione for the ages nel primo elimination game della stagione, di fronte a un pubblico texano scaldato il giusto dai suoi idoli storici, ma esaltato da lampi di un ragazzo emiliano che anno dopo anno continua a scrivere pagine indimenticabili di quella che sarà una biografia sportiva da banchi di scuola, al posto riservato in passato al Libro Cuore.

La forma psico-fisica in cui si è presentato Belinelli a questo primo turno di Western Conference fa presagire che il meglio debba ancora venire (come direbbe un suo conterraneo illustre) quindi prepariamoci per una gara 7 in cui non vestirà più i panni della sorpresa, ma semmai del bersaglio da mirare, del giocatore da togliere dalla partita. 

Sì, perchè in gara 6 Marco ha sfoderato una prestazione offensiva di quelle che attirano l’attenzione del coaching staff avversario (23 punti con 7/11) e canestri che avranno fatto cadere dalla sedia qualche tifoso a Toronto o New Orleans, dove il ragazzo non ha potuto mostrare le qualità caratteriali che gli americani chiamano un po’ più elegantemente di noi “intangibles”. 

Partenza a razzo e primo parziale Spurs quando entra nel 2° quarto, poi rimonta fino al -2 nei pochi minuti concessigli da Popovich nel finale, grazie a un paio di tiri ignoranti da far impallidire il dirimpettaio Crawford, che in questa serie non è ancora riuscito a trovare ritmo, anche se qualche circus shot dei suoi l’ha messo in mostra. 

Per gli Spurs un plus-minus grezzo finale di +13 con Marco in campo, che in una sconfitta di 6 (102-96) è una cifra ancor più impressionante.

Certo in gara 6 la sua presenza difensiva è stata ben nascosta, grazie all’energia donatagli dai tiri realizzati dall’altra parte (emblematico un suo rimbalzo difensivo preso a centro area con uno stacco alla Wade) e dalla copertura datagli del resto della squadra, ma difficilmente in gara 7 Rivers lo lascerà scaldare a questo modo senza intervenire. 

Aspettiamoci che il giocatore italiano venga attaccato a ripetizione dal primo momento in cui metterà i piedi in campo, starà a lui sorprenderci ancora una volta con le nuove potenzialità dategli da un fisico irrobustito muscolarmente nella preparazione estiva (anche se decisamente asciugato nelle ultime settimane per arrivare al top della brillantezza ai playoff).

Merito però va dato soprattutto ai vincitori: Paul e Griffin al loro meglio (19+15 assist con 4 rubate il primo, 26+12+6 con 4 stoppate il secondo) hanno messo pressione fin dall’inizio sugli Spurs, e nel finale hanno eseguito alla perfezione short roll e tiri dalla media sostanzialmente indifendibili in un contesto con tiratori da 3 di buona qualità (gli Spurs sono riusciti a eseguire close out decisi alla linea da 3 su Reddick, limitato a 1 / 4, pagando però con i jumper dalla media di JJ che chiude con 7/12 totale per 19 punti) e con Jordan che si aggira sotto il ferro per gli alley-oop. 

Ma se la regia di CP3 è stata impeccabile, nonostante una partenza da 0/7 che avrebbe potuto limitarne la pericolosità anche nel ruolo di rifinitore, è stato evidente il ruolo chiave delle giocate di energia di Blake, capace di caricarsi letteralmente sulle spalle la squadra con le solite giocate aree al ferro e a rimbalzo, senza però mai perdere la lucidità che gli consente di leggere bene quello che la difesa gli sta lasciando e alternare assist precisi ai tiratori sul perimetro a piazzati dalla media tutt’altro che semplici, sotto la pressione di un elimination game, per un tiratore non naturale come lui.

La brutta notizia per i Clippers è che nonostante la grande partita delle sue stelle e una serata orribile di 3 dei Big Four di SA (Parker, Ginobili e Leonard totalizzano un disastroso 8 / 33 al tiro con soli 6 tiri liberi, tutti per Leonard) se fosse entrata anche la tripla di Marco su cui Diaw nel finale è stato colto in interferenza offensiva, si sarebbe stati sul 100-99.

Popovich, già proiettato su gara 7, ha frustato i suoi con la parola più offensiva per un giocatore professionista americano (“soft”) cercando di produrre quella reazione di orgoglio che è sembrata mancare a tutti i neroargento che non si chiamassero Marco in Gara 6. 

Aspettiamoci some nasty, per citare un timeout d’annata dello stesso Pop, in gara 7 allo Staples Center, nella notte tra sabato e domenica.

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