Lo Staples Center scalda i motori e si colora di rosso, a pochi minuti dalla palla a due del secondo episodio della serie tra i padroni di casa dei Clippers e i San Antonio Spurs.

Dopo il netto successo degli angeleni nel primo atto, Gara 2 si annuncia già come un confronto importantissimo ai fini dell’economia della serie: Doc Rivers vuol cavalcare il fantastico duo Paul-Griffin che ha annichilito gli avversari in Gara 1, mentre Popovich conosce troppo bene i suoi uomini per non pensare che la debacle del primo incontro sia stata un mero caso.

L’enigma Parker resta tale, ma gli Spurs sono pronti a dare battaglia; i Clippers invece saranno tenuti a dimostrare di essere squadra d’élite, per fare il salto di qualità definitivo per puntare in alto.

Il match viene inaugurato da un canestro dal palleggio di Paul, che sembra voler riavvolgere subito il filo e proseguire sull’onda della grande prestazione della prima gara della serie.

Risponde subito Duncan, che con i primi due punti della sua serata supera quota 5000 in carriera nei playoff. Parker prova a scrollarsi di dosso i dubbi di Gara 1, attaccando il pitturato ma rimanendo inefficace al tiro con uno 0/3 iniziale che certifica tutte le difficoltà fisiche del franco-belga; i Clippers intanto provano subito ad alzare il volume in difesa grazie al consueto apporto di Jordan e all’ottimo Barnes, ma Duncan è inarrestabile e con 8 punti dei primi 11 messi a segno dai suoi sta apparecchiando la tavola per una serata vintage, usando il vetro con precisione geometrica come alleato per battere gli avversari.

La partita viaggia sui binari dell’equilibrio, con San Antonio che esegue da par suo e trova un ottimo Diaw dalla panchina mentre i padroni di casa si affida ancora a un ottimo Paul che imbuca dalla punta la tripla del 18 pari.

La risposta è più che mai immediata, con Leonard che martella dall’angolo, dando il là a un mini-break che spinge gli ospiti sul +5. San Antonio si fa preferire leggermente, ma un Chris Paul in attack-mode permette ai suoi di restare a contatto al termine di un primo quarto che si chiude sul 28-24 Spurs.

È ancora una volta grande basket in questo inizio di gara, per una serie che non delude le aspettative.

In avvio di secondo quarto è Blake Griffin a prendersi il palcoscenico: il 32 di casa sembra aver fatto il passo avanti decisivo per elevare il suo gioco nella rarefatta élite della lega, e con giocate da all-around si mette in evidenza prima che Joey Crawford decida di prendersi il palcoscenico: l’eccentrico fischietto interviene per fermare un due contro uno degli Spurs per comminare un tecnico a Doc Rivers, scontentando entrambe le panchine ma prendendosi anche stavolta le luci dei riflettori.

Intanto Rivers firma la parità col canestro in corsa, Belinelli e Green sbagliano un paio di triple aperte e Crawford, stavolta Jamal, firma il canestro del sorpasso (34-32).

Splitter è già a corto di fiato ma riesce comunque a lucrare un viaggio in lunetta dopo una competentissima difesa dei Clips, Griffin e Jordan combinano per l’alley-oop ma Duncan col decimo punto e il cecchino di San Giovanni in Persiceto con la bomba siglano il contro-sorpasso degli Spurs.

Il Beli si ripete un paio di possessi pià tardi, rubando palla e puntando con decisione il canestro: Marco tiene il contatto di Barnes e segna il settimo punto della sua partita, lanciando i texani sul nuovo +5 di vantaggio.

Leonard porta a spasso la difesa prima di segnare col fade-away, gli ospiti accarezzano un timido tentativo di fuga mortificato ben presto dall’ottimo Paul e da un grande Griffin, che sta contruendo un’altra grandissima prestazione facendo quasi match pari con una leggenda come Tim Duncan.

Diciamo quasi, perché il vecchio Timmy continua a dispensare classe con giocate divine sul versante offensivo, propiziando il 52-47 col quale gli Spurs vanno in vantaggio all’intervallo.

Si chiude un primo tempo spettacolare, nel quale si è visto del grande basket da una parte e dall’altra: da un lato gli Spurs che costruiscono la leadership sul proverbiale gioco di squadra, sull frequenza dei viaggi in lunetta e su un Duncan d’antan che va al riposo con 16 punti all’attivo (e un superbo 8/9 dal campo); dall’altro i Clippers, anche stasera trascinati dal magico duo Paul-Griffin che combinano per 30 punti a metà gara e permettono ai padroni di casa di restare in scia.Toronto Raptors v Los Angeles Clippers

Gli Spurs partono con le marce alte nella ripresa: Duncan si appoggia ancora all’amato tabellone, Splitter sporca la tripla di Redick e Parker si sblocca dalla lunetta dopo la virgola del primo tempo. Il franco-belga fallisce il secondo tentativo dalla linea della carità, ma è ancora Duncan a tenere vivo il pallone per poi andare ad appoggiare il ventesimo punto della sua straordinaria serata.

In un attimo San Antonio è sul +10, e Doc Rivers pensa bene di parlarci su per correggere la situazione. Il timeout rivitalizza i padroni di casa, che con un 6-0 avviano una rimonta che li riporta ben presto a -1 grazie ai canestri dei soliti noti coi numeri 3 e 32 sulle maglie.

San Antonio non si scompone, e con due canestri in fila di Duncan e Diaw allunga nuovamente sul +7, ma l’inerzia sembra pendere leggermente a favore dei Clippers che con un Griffin ispiratore a tutto campo e la tripla di Crawford dall’angolo trovano il -2 a tre giri di orologio dalla fine del terzo periodo.

Popovich spende la prevedibile carta dell’hack-a-Jordan, con entrambe le squadre che vanno in bonus e il finale di quarto che diventa un gioco di tiri liberi.

Ginobili ne trova due dopo essere riuscito a passare misteriosamente in mezzo a due difensori avversari, ma San Antonio fallisce un paio di tiri ben costruiti dall’arco permettendo a Redick di perfezionare il sorpasso sempre dalla lunetta.

418782-a66f6ba2-e984-11e4-b722-cf4cf8a3a293Ci pensa Mills a rivitalizzare i suoi: l’aborigeno trova il tocco dalla lunga distanza, concretizzando prima uno scarico di Splitter e poi andando a segno cadendo fuori dal campo e con la mano di Redick in faccia quasi allo scadere del cronometro del terzo quarto.

77-74 Spurs, con dodici minuti (o forse più) da giocare: Paul e Griffin hanno annullato la prima fuga ospite propiziata dal duo Duncan-Leonard, prima di un finale convulso che lascia ai texani una preziosa eredità di tre punti.

L’atmosfera nel quarto periodo sarà bollente: vedremo se qualche mano tremerà, o se le due squadre continueranno a regalare una notte di grande basket.

San Antonio inizia nel migliore dei modi anche in questa occasione: Manu innesca Green che dall’angolo fa volare Crawford e manda a bersaglio la tripla, prima di perfezionare il recupero difensivo e di lanciare Mills che ne aggiunge altri due in contropiede.

Gli attacchi sono indubbiamente meno caldi, la pressione inizia a farsi sentire per tutti ma non per un vecchio saggio nativo delle Isole Vergini abituato a salire in cattedra in momenti discretamente importanti: Duncan è meraviglioso con un gioco di piedi da ballerino al quale fa seguire il canestro che batte Jordan.

Se il vecchio segna, il Bambino non vuole essere da meno: Leonard manda al tappeto Redick fermando il perno prima della virata, per i due punti che valgono il +10 Spurs con sei minuti e trenta secondi da giocare.

Rivers corre ai ripari col timeout dal quale i Clippers vengono fuori col classicissimo alley-oop Griffin-Jordan, Duncan sbaglia insolitamente un rigore senza portiere imprecandosi contro per l’errore e Redick si avventa come un falco sull’occasione riportando a -5 i suoi con una tripla sul blocco e le mani di due difensori ospiti pronti a contestargli la conclusione.

Popovich esplode in una rabbiosa protesta, alla luce del solare tentativo di Duncan di commettere fallo sistematico ai danni di Jordan: l’inflessibile Crawford parlamenta col coach ospite (noblesse oblige) prima di infliggere il tecnico che, incredibilmente, non viene convertito da Redick.

Nel frattempo Parker esce definitivamente dalla partita, ammesso che ci fosse mai entrato: stavolta la causa non è tecnica ma meramente fisica, perché il franco-belga torna addirittura negli spogliatoi accusando una innaturale contrazione nella zona del tendine d’Achille destro.

Una grana non da poco, che costringe Popovich a fare a meno di uno dei suoi luogotenenti nei minuti conclusivi del match. In vantaggio di 5 lunghezze a circa cinque minuti dal termine, Popovich riprova la carta dell’hack-a-Jordan: la strategia del fallo sistematico, stavolta, si ritorce come un boomerang contro gli Spurs che, la beffa oltre al danno, perdono Ginobili autore del sesto fallo personale speso per fermare il contropiede di Barnes.

Il numero 22 di casa grazia gli ospiti convertendo uno solo dei due liberi a disposizione,ma il pareggio arriva sempre dalla lunetta a due minuti dalla fine con Redick che concretizza dopo il fallo commesso ai suoi danni da Belinelli.

L’occasione per il riscatto del Beli capita nel possesso successivo, con Marco che segna un canestro tanto bello quanto difficile battendo il recupero di Jordan e restituendo il vantaggio ai suoi.

Griffin non ci sta, e in un amen pareggia spazzando via tutto e tutti in avvicinamento a canestro, Jordan confeziona la potenziale giocata difensiva della partita con la stoppata su Duncan e due liberi di Paul danno il vantaggio ai Clippers con 50 secondi rimasti da giocare.

Leonard sbaglia la conclusione, Duncan tiene vivo il pallone che però viene perso da Belinelli sulla pressione difensiva avversaria; sul ribaltamento di fronte Griffin ha in mano la palla della partita, fronteggia Belinelli finito su di lui in un cambio difensivo ma perde a sua volta malamente la palla, che resta viva nel contropiede che lancia Mills verso il canestro avversario.

La difesa di casa spende il fallo terminale, ma l’australiano è glaciale dalla lunetta e pareggia a quota 94 con 9 secondi sul cronometro. Il tentativo finale è affidato a Chris Paul, che però perde la chance di diventare l’eroe anche di Gara 2 mandando sul ferro la tripla, senza che Barnes riesca a indirizzare il tap-in: si va all’overtime, dopo 48 minuti in cui non sono mancate le emozioni ma che non sono bastati a decretare la vincitrice del secondo atto della serie.

Nell’extra time è Green a aprire le danze con la tripla dall’angolo innescata da Leonard. Mills segna un canestro superbo dal palleggio, Duncan torna a segnare nel pitturato ma in entrambi i casai Griffin risponde prima dalla lunetta e poi andandosi a mangiare il ferro con la schiacciata.

Leonard sbaglia, Paul vola e serve Redick per la tripla del 101 pari con tre minuti e mezzo da giocare. Lo Staples ribolle, ma i tifosi dei Clippers ancora non sanno che San Antonio sta per allungare le mani sulla partita: 628x471-16Duncan si inventa un canestro magico, andando a bersaglio cadendo a terra, sul possesso successivo L.A. sbaglia e Leonard lancia un missile in direzione di Mills, che aveva anticipato lo svolgimento dell’azione e può concludere in beata solitudine per il +4 Spurs.

Griffin è ancora protagonista in negativo come nel finale dei regolamentari, perdendo una palla sanguinosa che propizia due punti facili di Leonard coi quali gli ospiti scappano sul +6 56 secondi dal termine.

Paul prova a salvare i suoi con una incredibile tripla senza ritmo, San Antonio non concretizza il possesso e i Clippers in transizione avrebbero la ghiotta opportunità per centrare nuovamente la parità: Redick riceve e si alza dall’arco ma sbaglia, forse disturbato quel tanto che basta dal disperato recupero di Leonard.

A una manciata di secondi dal termine i Clippers mandano gli Spurs in lunetta, ma la mano di Mills non trema e gli ospiti si portano a casa il successo in Gara 2.

Finisce 111-107 per San Antonio, a termine di una partita vissuta in apnea e che segna già un possibile punto di svolta nell’economia della serie.

Gli Spurs ribaltano il fattore campo con una splendida prestazione esterna, guidati da un meraviglioso Tim Duncan capace di fermare il tempo per l’ennesima volta: 28 punti (14/23 dal campo) e 11 rimbalzi che gli valgono la centesima partita nei playoff con più di venti punti segnati e dieci rimbalzi catturati.

Al fianco del grande vecchio brilla anche la stella del bambino Leonard, con l’Mvp delle scorse Finals che chiude a quota 23 punti e 9 rimbalzi. Decisiva, come al solito, la panchina nero-argento: Mills ne segna 18 ed è decisivo nei finali, Diaw chiude con 12 punti, 9 rimbalzi e 6 assist e anche Belinelli mette la sua firma con 9 punti, tanti quanti quelli segnati da Ginobili.628x471-15

I Clippers si trovano invece a leccarsi le ferite di una cocente sconfitta che rischia di avere un peso specifico forse determinante per la serie: Griffin gioca una partita da signor giocatore, mettendo insieme una fantastica tripla doppia da 29 punti, 12 rimbalzi e 11 assist vanificata però dalle tre palle perse cruciali nei finali dei regolamentari e dell’overtime.

Paul ne mette 21 con 8 rimbalzi e 7 assist, cifre di tutto rispetto per un impatto che non è stato quello dirompente di Gara 1: la sensazione è che a questi Clippers serva un CP3 nelle vesti di realizzatore più che in quelle di all-around tradizionalmente vestite, per avere chance di passaggio del turno contro gli intramontabili Spurs ventello anche per Jordan (che beneficia di ben 17 liberi) con annessi 15 rimbalzi, 16 per Redick (ma quanto pesa quel tecnico fallito nel quarto periodo…) e 11 per Crawford da una panchina che viene surclassata dai pari ruolo avversari (48-17 il parziale dal pino a favore degli Spurs).

Venerdì notte si torna in campo, stavolta all’At&T Center: San Antonio ha già messo più di un dubbio nella testa dei Clippers, che adesso saranno chiamati a vincerne almeno una in terra texana per riportare dalla loro l’inerzia della serie.

I nero-argento dovranno convivere con la grana-Parker, ma con un Duncan così Pop può sognare l’ennesima cavalcata insieme ai suoi decorati veterani.

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