Quando l’ambizione offensiva di un top scorer inizia ad essere deleteria per il proprio team?

Qual’è il delicato rapporto fra efficienza e responsabilità di prima opzione offensiva?

Non può esserci una risposta definitiva perché sono troppe le variabili, tattiche e non, e troppo eterogenei i contesti. In fondo, se alcuni scorer forzano qualche tiro di troppo, possono nascerne buone occasioni per i compagni (e non solo il famigerato Kobe assist) che magari si ritrovano ad avere buone percentuali proprio perché possono selezionare meglio i tiri lasciando al go-to-guy il “dovere” di dare un apporto quantitativo e di forzare tiri con poco tempo o con troppe attenzioni difensive.

Tuttavia, la tentazione di confrontare il rapporto di punti-per-tiro (PPS) del singolo rispetto a quelli della sua squadra è stata troppo suadente per non provare a curiosare e giocare con i numeri.

L’idea di fondo è contestualizzare l’apporto offensivo di un giocatore all’interno della sua squadra, ovvero: se un giocatore tira con il 44%, può risultare mediocre in una squadra che ha in media il 47% complessivo, ma sarebbe un vero pilastro offensivo in un team che arriva appena al 41% (ogni riferimento ai 76ers è puramente casuale…).

Per non trascurare anche l’apporto quantitativo, la differenza di punti per tiro (fra singolo e squadra), verrà moltiplicata per il numero di tiri tentati, in modo da non privilegiare troppo, ad esempio, gli specialisti del tiro da tre o i centri che concludono poco e da distanza ravvicinata.

Il paradosso matematico che salta agli occhi è che la prestazione PPS di squadra comprende anche quella del singolo scorer in questione; ma dovendo scegliere se fare i conti con questo apparente “sdoppiamento” oppure sviscerare i numeri del singolo da quelli di tutti gli altri compagni, ottenendo una pseudo-squadra “mutilata” ed inattendibile per le dinamiche tattiche alla base dei suoi numeri, si è preferito non falsare l’identità collettiva della squadra.

Detto in altro modo: i numeri dei compagni del singolo hanno senso solo se considerati come frutto dell’interazione con il singolo che, nel caso sia un realizzatore quantitativo, crea anche opportunità per gli altri sbilanciando la difesa e provocando effetti “domino” nelle rotazioni.

Per cui, se la media del singolo è superiore a quella della squadra (che comprende anche la sua), lo scorer avrà ancor più merito perché quella complessiva dei compagni (lui escluso) connoterebbe una percentuale ulteriormente più bassa; se invece la percentuale del giocatore è inferiore a quella della sua squadra (nonostante sia già ”abbassata” dall’impatto interno della sua), il biasimo è direttamente proporzionale alla quantità “sotto il par”.

Per procacciarci la media di punti per tiro non potremo ricorrere né al sito del Espn, né a Foxsports, entrambi protagonisti di una clamorosa ingenuità statistica: i punti-per-tiro vengono calcolati semplicisticamente dividendo i punti a partita per i tiri dal campo tentati, ignorando che quel totale è anche dovuto ai tiri liberi!

Ricorreremo quindi al più attendibile Nbawowy, che, nel calcolare il PPS, oltre ai tiri liberi, considera persino gli And1 (canestro buono più fallo).

Scandiamo ora tutti i 30 top scorer di ciascuna squadra Nba, ordinandoli per Contextual Scoring (CS), ovvero: differenza fra PPS del giocatore e quello della squadra, moltiplicato per il numero di tiri tentati a partita (stando ai dati della settimana scorsa).

Iniziamo con i meritevoli che hanno un CS superiore a +0,5:

Tab-1
Legenda:
PPS: punti-per-tiro del giocatore
Team PPS: punti-per-tiro della squadra
diff.: differenza PPS – PPS Team
Sa/g: shots attempted, tiri tentati dal campo a partita, comprensivi anche di una stima di quelli che hanno portato ai tiri liberi (calcolati con Fta x 0,44)
CS = diff. x Sa/g

Chiaramente, la buona prestazione di questi giocatori non va interpretata come un invito a tirare di più, poiché proprio la buona selezione dei tiri è probabilmente uno dei motivi dell’efficienza al tiro; anche se alcuni sono avvantaggiati dal giocare in una squadra che non ha un PPS eccellente, come nel caso di Anthony o Durant.

Il buon KD, fra un infortunio ed un altro, ha racimolato 21 gare, per cui possiamo considerarlo il top scorer dei Thunder, ma, siccome so che molti se lo staranno chiedendo, ecco comunque il CS di Westbrook: -0,96 (e 1 netto di PPS).

Curry invece, nonostante un sontuoso PPS di 1,25 risulta solo quinto in virtù dell’elevato PPS di squadra, tenuto alto anche dal compagno di reparto Thompson, che si fregia di un PPS di 1,22 (ed un CS di 1,12). Da segnalare, in casa Bulls, l’incespicare di Rose: 1,02 di PPS e CS negativo di -0,9.

Procediamo nella graduatoria passando agli scorer compresi fra +0,5 e -0,5:

Tab-2
Jennings è ormai fuori dai giochi, ma resta il Pistons che ad oggi si merita il titolo di team top scorer; discorso simile per Walker degli Hornets e Wroten dei 76ers (in attesa che le squadre ricalibrino i rispettivi attacchi…). Sullinger meriterebbe invece un asterisco, poiché la squadra è diventata orfana di Rondo, poi di J.Green (ed è arrivato Prince), per cui gli equilibri offensivi sono in corso di riassestamento.

Da notare come l’ultimo e il primo della lista, J.Johnson e K.Walker, abbiano lo stesso PPS di 1,01, ma il CS passa da -0,46 a +0,37 in virtù del differente contesto di squadra.
Menzione d’onore negli Hawks, per lo spietato Korver: 1,48 PPS (probabilmente il più alto della lega) e CS di 2,99.

Ed infine, ecco i realizzatori con CS inferiore a -0,5:

Tab-3
Inaspettatamente, tre All Stars sono nel gruppo di coda: Aldridge ha solo -0,03 di diff., ma questo viene amplificato molto dai 22 tentativi dal campo; Griffin paga dazio per l’alta qualità dell’offensiva Clippers (1,14 PPS) e per l’inefficienza ai liberi (un 71% non aiuta certo); discorso simile per Ellis (il non All Star) che deve fare i conti con l’efficienza complessiva dell’attacco Mavs, mentre Kobe pecca di un PPS troppo deludente persino se accostato al non lusinghiero 1,03 di squadra.

Se vi siete chiesti cosa ci fanno Josh Smith e Rondo in copertina, ecco la risposta: assieme a Lance Stephenson formano il trio con il PPS più basso della lega, circa 0,8 (anche se per entrambi è salito leggermente nella nuova squadra) e, per quanto riguarda il CS, Smith è passato da -2,36 (Pistons) a -2,35 (Rockets) mentre Rondo è sceso da -2,16 (Celtics) a -2,46 (Mavericks).

Non esattamente due giocatori che quando tentano un tiro rallegrano i compagni ed i tifosi…

 

BONUS: CURIOSITA’ STATISTICHE DI META’ STAGIONE

Grazie all’imprescindibile basketball-reference.com ecco alcune chicche statistiche da tenere d’occhio per la seconda metà della stagione:

– L’efficienza (PER) di A. Davis è 32 netto, il record vigente è 31,8 di Chamberlain (1963).
Da sottolineare come sia l’unico lungo in circolazione con bilancio in attivo sia fra recuperi (1,6) e palle perse (1,3) che fra stoppate (2,9) e falli (2,2); l’unico altro giocatore a fregiarsene è stato Ben Wallace, che, pur avendo questi egregi rapporti come media in carriera(!), tuttavia c’è riuscito per la prima volta a 27 anni e con un Usg% massimo di 15,3, mentre Davis ha solo 21 anni ed è padrone di un ingombrante 26,6%. L’unico altro giocatore a raggiungere tale bilanciamento fra le quattro voci statistiche è stato Kirilenko, che risulta anche il più giovane (a soli 20 anni), ma anch’egli con un Usg% meno impegnativo, soltanto 19%.

Rondo sinora ha consolidato un 30,9% ai liberi: nessuna guardia con almeno 40 liberi tentati (Rondo, ad oggi, ne ha provati 55), è mai scesa sotto il 40% di realizzazione; per sua fortuna, ha ancora tempo per rifarsi…

– Il rookie K.J. McDaniels, sinora 47 gare a circa 26 minuti di media, vanta un dissuasivo Blk% di 4,4%: nessuna guardia (né giocatore della stessa altezza, 6-6) aveva mai toccato tale picco.

– Capitolo “mulligan”: la squadra con più quintetti testati in stagione è New York con 26 starting five in 48 gare, quelle più stabili sono i Warriors e i Clippers con soli 4 quintetti utilizzati (flash-back: nel 2009-2010, ultima annata di allenatore per Don Nelson, i Warriors alternarono nelle 82 partite di stagione ben 49 quintetti differenti, il massimo che mi sia capitato di notare…)

– Per il quarto anno consecutivo, la media Nba di triple a partita fa registrare il record assoluto, siamo a quota 22,2 di media. I portabandiera di questa categoria sono i Rockets con un’epica media di 33,5 tentativi a partita (record storico), ovvero più del 40% dei loro tiri dal campo (risultano 13esimi per percentuale di realizzazione)

– Il top scorer dei Pacers, considerando non attendibile G.Hill dopo solo 8 gare, è David West che segna appena 12,8 punti di media. Ci sarà mai stata un’altra squadra nella pallacanestro moderna (diciamo post ‘79) il cui top scorer sia rimasto al di sotto dei 13 di media?

3 thoughts on “Nba stat: Contextual Scoring

  1. Ma ci pensi di notte a queste statistiche? :) molto interessante! Comunque, a questo punto, torno a provocarti: perché non fare un passo in più e collegare le prestazioni alla probabilità di vittoria? Manca solo pochissimo ;) ti rinnovo la mia stima e i complimenti per i tuoi articoli!

  2. Bellissimo articolo! ma le pensi di notte queste statistiche? ;)
    comunque io torno a provocare: arrivato a questo “per il prossimo tiro, a chi mi conviene passare la palla?” ti manca solamente un passo per collegare le prestazioni dei giocatori alla probabilità di vittoria… intanto rinnovo i complimenti e resto in attesa del prossimo articolo!

  3. Grazie, troppo buono… da quando sono disponibili le stat avanzate si è aperto il cancello del paese dei balocchi, ma resta solo un giocare con i numeri, che (per fortuna!) non può avere alcuna attendibilità predittiva… alla prossima!

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