Questa volta ho deciso di lanciarmi alla scoperta dei segreti della difesa NBA più chiacchierata del momento, quella dei nuovi Cleveland Cavaliers di LeBron James e Kevin Love, catapultati nel giro di qualche ora dall’essere gli ultimi (o quasi) della classe a potenziali contender per il titolo.

Sin dai primi giorni di training camp infatti, si è avuto più di qualche dubbio sulle capacità difensive della squadra guidata quest’anno dalla sapiente mano di David Blatt, soprattutto dopo l’innesto in squadra del cugino dei Beach Boys, l’ex Minnesota Kevin Love, per il quale si sono sempre spese bellissime parole per il suo gioco offensivo, un po’ meno per quello nella propria metà campo.

A questo aggiungeteci il fatto che i Cavs degli ultimi anni non fossero già propriamente dei “cani da guardia”, nel senso più cestistico del termine (tanto per farvi capire il defensive rating, ovvero i punti concessi agli avversari ogni 100 possessi, negli ultimi due anni è stato di 104.8 e 106.9, non proprio numeri da élite NBA).

Eccovi dunque servita la peggiore difesa della Lega, seconda sola a quella dei disastrati Los Angeles Lakers.

Ma quali sono i veri problemi della difesa di Cleveland? Proviamo a scoprirli insieme.

TRANSIZIONI DIFENSIVE

Anzitutto, il primo vero grande dilemma lo troviamo in fase di transizione difensiva. James e compagni non solo concedono 105.6 punti a serata (25° nella NBA), ma subiscono ben 14,3 punti in contropiede di media (2,3 ogni palla persa, praticamente la penultima difesa della Lega in questa voce statistica).

In quello che dovrebbe essere il primo fondamentale mattoncino nella costruzione di un sistema difensivo, i Cavs peccano pesantemente, pagando oltremodo l’attitudine delle proprie guardie a tenere l’attenzione sul tiro e sul suo esito piuttosto che a rientrare velocemente nella propria metà campo e, come dovrebbe essere, fermare il palleggiatore avversario per impedirgli una soluzione rapida.

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Già in questa prima animazione, possiamo notare come né Dion Waiters, né Shawn Marion (in questo caso utilizzato da “3” anomalo), né tantomeno LeBron James, ovvero le tre “guardie” nel quintetto small ball di Blatt, si occupino di bloccare Jeff Green.

Il giocatore dei Celtics è infatti libero di catturare il rimbalzo difensivo, alzare la testa, farsi quasi 25 metri di campo prima che un giocatore in maglia rossa, in questo caso James, prenda contatto col portatore di palla.

Kevin Love ha appena tirato dall’arco, e naturalmente è il primo a correre nel pitturato per difendere il ferro, ma il resto dei compagni (eccezion fatta ovviamente per Tristan Thompson), invece di aggredire Green indietreggia corricchiando, lasciandogli l’opportunità di attraversare la fascia centrale del campo sino ad incontrare il primo avversario all’altezza del tiro libero, con conseguente fallo subito.

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Stessa partita, altra situazione, ma l’errore è identico. Addirittura in questo frangente Evan Turner non ha nemmeno bisogno di palleggiare per arrivare fino a metà campo, alzare gli occhi e trovare Olynyk smarcato sotto canestro per due punti semplicissimi.

In questo caso, dopo una situazione di canestro realizzato in contropiede, non solo nessuno dei Cavaliers in campo si accoppia con il playmaker avversario (nella fattispecie Turner), ma nemmeno si occupa di prendere la marcatura di Olynyk, lasciato libero di tagliare verso il canestro indisturbato.

Né la prima, né tanto meno la seconda linea dunque, hanno funzionato in transizione difensiva.

LETTURE DEL LATO DEBOLE

Altri enormi problemi nella fase difensiva di Cleveland arrivano dalle pessime letture del lato debole. Questa impasse ha dato sintomi di cronicitĂ  nelle sette partite disputate ad oggi dai Cavs.

Spesso e volentieri infatti, soprattutto in situazioni di pick&roll laterali, la cattiva comunicazione tra i giocatori ha portato gli attacchi avversari a due punti facili, grazie anche ad un singolo ribaltamento di palla.

La scelta aggressiva operata da Blatt sulla gran parte dei P&R avversari sembra essere orientata al raddoppio sistematico sul palleggiatore, una trap da cui dovrebbero scaturire ampie rotazioni difensive sul lato debole del campo, ma che sistematicamente vengono mancate da determinati giocatori e che creano dei veri e propri strappi nelle maglie difensive dei Cavs.

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Prima situazione da analizzare.
Avery Bradley sfrutta il blocco portatogli da Jared Sullinger per attaccare verso il centro; scatta la trappola, con Marion (marcatore del palleggiatore) e Varejao (marcatore del rollante) a sbarrare la via verso il canestro. Bradley riesce comunque a sfruttare il roll del compagno, al quale passa la palla in posizione di post alto.

Da questo momento in poi, cominciano le cattive letture difensive. Eccezion fatta per il buon aiuto di James dal lato debole, infatti, Varejao dopo lo show sul palleggiatore fa per rientrare in marcatura sul suo uomo, ma lo stesso fa Love, che ingolosito dal pallone si dimentica la rotazione sul lato opposto del campo.

Peggio ancora fa Irving, che in marcatura sull’ “ultimo uomo” (il più distante dalla palla), rimane incollato al suo diretto avversario, lasciando completamente libera la linea che congiunge l’angolo sul lato debole al ferro, egregiamente letta da Jeff Green, che taglia in backdoor e su assist di Sullinger inchioda la bimane.

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Seconda situazione, altro emblematico errore difensivo, stavolta su un roll dopo un blocco verticale per l’uscita di un tiratore.

Mentre Aaron Brooks porta avanti il pallone, sul lato destro dell’area dei tre secondi Gibson porta un blocco orizzontale per l’uscita di McDermott. L’attenzione sembra dunque essere tutta spostata su quel lato del campo, ma dalla parte opposta anche Gasol porta un blocco, stavolta verticale, per l’uscita di Dunleavy (e sta qui la bravura di Tom Thibodeau nel disegnare un gioco che rechi una doppia minaccia alla difesa).

Il primo errore lo compie James, che come inebetito dallo sviluppo dell’attacco sul lato opposto, si fa prendere quei due metri di spazio da Mike Dunleavy che risulteranno alla fine decisivi.

Brooks riesce dunque a passare facilmente la palla all’ex Blue Devils in uscita dal blocco. Varejao tenta un disperato closeout, consapevole delle ottime percentuali di Dunleavy, mentre James prova a recuperare il terreno perduto.

A questo punto Dunleavy legge magicamente il gioco, fintando il tiro e scaricando la palla al rollante Gasol. Ed è qui che entra in gioco la cattiva lettura dal lato debole della difesa, perché Thompson esita nel ruotare sul catalano lanciato a canestro, per rimanere incollato a Gibson.

Altra cattiva interpretazione difensiva, altri due punti semplici regalati.

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L’ultima situazione da analizzare è per certi versi simile alla prima ma con una diversa lettura (ancora sbagliata) della difesa di Cleveland.

Anche in questo caso, da un pick&roll laterale tra Turner e Olynyk nasce una situazione di svantaggio per la difesa, che corre ai ripari ma lo fa in maniera confusionaria. Mentre infatti Thompson e Marion sono impegnati nel trapping su Turner, James e Love sul lato debole sembrano passarsi la patata bollente su chi debba andare in aiuto.

Alla fine scatta Love (sbagliando, perché era James l’uomo adibito ad aiutare, essendo Olynyk spalle a canestro e trovandosi lui in marcatura sulla linea di fondo).

A questo punto, invece di rimediare, Thompson riesce nell’impresa di peggiorare la situazione, tentando di riaccoppiarsi con Olynyk in post basso invece di ruotare e lasciando tutto solo, fuori dai tre punti, Jeff Green.

Decisioni confuse e spaziature sbagliate, che hanno portato al tiro piedi per terra di Green, con almeno due metri abbondanti di spazio dal primo difensore.

PIGRIZIA DIFENSIVA

Ultime decisive problematiche nella fase difensiva scaturiscono a mio modo di vedere dalla “pigrizia” che alcuni giocatori dimostrano costantemente nella proprio metà campo.

Lo stesso Blatt, dopo una delle ultime vittorie sui New Orleans Pelicans, si è lamentato nel post-partita per la difesa “letargica” dei suoi, come se il livello di attenzione e di concentrazione tendesse sistematicamente ad abbassarsi una volta che la palla passa nelle mani avversarie.

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Situazioni come quelle sopra illustrate sono sintomatiche di scarsa attenzione e volontà difensiva, nient’altro.

Scene come quella in cui un non-proprio-atletico Olynyk arriva al ferro senza trovare opposizione alcuna, male si addicono ad una squadra che abbia intenzione di candidarsi seriamente alla vittoria finale del titolo NBA.

C’è dunque bisogno che a Cleveland ci si cominci a rimboccare le maniche, tornando a lavorare a testa bassa giorno per giorno per trovare quella chimica difensiva che possa permettergli di salire di livello una volta che la palla comincerà a scottare per davvero.

Perché si sa, l’attacco vende i biglietti, ma è la difesa a vincere i titoli.

James lo sa bene, i Cavs devono cominciare a capirlo il prima possibile.

3 thoughts on “Cleveland Cavs: i punti deboli in difesa

  1. Incuriosito dal tuo articolo, ho dato una sbirciata alle statistiche ed i primi oscillanti dati abbozzano un profilo provvisorio a tinte fosche: sono la peggior squadra per percentuale di tiro concessa da 2 (53,4%) e la seconda peggiore per percentuale di canestri subiti su assist (61,1%, e forse c’è un legame fra i due dati…); inoltre, risultano i peggiori sia per percentuale di tiro concessa nel midrange (fra la paint e l’arco, 46,5%) che per percentuale subita a massimo un metro e mezzo dal ferro (65,8%), e questo, considerando la mancanza di lunghi “verticali” credo resterĂ  un punto debole strutturale di questi Cavs… domanda: il fatto che abbiano la piĂą bassa media di falli al minuto (e di liberi concessi), potrebbe essere un indice della scarsa applicazione difensiva di cui parli, oppure si sta cercando di installare faticosamente un sistema difensivo poco falloso?

    • Pochi falli, spesi male. Visti e rivisti giocare, per me è scarsa applicazione difensiva e basta, manca proprio l’aggressivitĂ  sugli avversari che ti porterebbe a compiere anche fallo…

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