Da squadra considerata tra le favorite alla vittoria finale a team che dopo sei partite di regular season si trova con un inquietante 1-5 come record: questa è  l’incredibile vicenda che nel giro di venti giorni ha cambiato la faccia della stagione degli Oklahoma City Thunder. Ma andiamo per gradi.

Il 12 ottobre irrompe come un fulmine a ciel sereno la notizia di un infortunio al piede per Kevin Durant. La diagnosi lascia pochi dubbi: Jones Fracture, l’MVP in carica dovrà star fuori dai campi di gioco per almeno 6-8 settimane, rientro previsto a dicembre, e dunque sarà out per almeno un mese abbondante di regular season.

Ad Oklahoma City si prende atto dell’infortunio, ci si rammarica dell’accaduto ma la fiducia resta intatta, la squadra ha ampiamente dimostrato di riuscire a sopperire all’assenza di una delle due stelle in regular season, certo Westbrook sarà chiamato agli straordinari, ma gli ultimi playoff hanno dimostrato (se mai ce ne fosse stato bisogno) che se c’è un giocatore in grado di farlo è proprio lui.

Durante la preseason arrivano notizie anche di altri due infortuni, questa volta di giocatori meno “eclatanti” ma che in assenza di Durant avrebbero potuto tornare molto utili: Anthony Morrow e Mitch McGary dovranno star fuori per un periodo di tempo superiore alle quattro settimane, si parla anche per loro di rientro a dicembre (il rientro di Morrow in realtà ad oggi sembra più vicino ndr); a tutto questo si aggiunge anche un infortunio che terrà fuori dai campi Grant Jerret per almeno un mese, mentre sia Reggie Jackson che Jeremy Lamb hanno problemi meno seri che però li costringeranno comunque a saltare le prime gare di regular season.

Ci si presenta dunque al via nella nuova stagione, nell’insidiosissima trasferta di Portland con un roster ridotto a nove uomini, di cui due (Lance Thomas e Telfair) che nell’ultima stagione non hanno collezionato nemmeno una presenza in NBA.

La squadra contro Portland si comporta molto bene vista la situazione ma perde, ma è la sera successiva, in back to back a Los Angeles contro i Clippers che accade l’irreparabile: Westbrook in un scontro di gioco con un compagno si procura una frattura del secondo metacarpo della mano destra, la diagnosi parla anche per lui di almeno un mese di stop.

A quel punto le prospettive della stagione per i Thunder diventano nerissime, la squadra si trova di colpo senza i suoi due migliori giocatori oltre che leader indiscussi dello spogliatoio, e l’assenza temporanea di Jackson priva il team dell’unico altro giocatore a roster in grado da solo di poter scardinare una difesa.

In aiuto del team arriva però l’esplosione di Perry Jones che finalmente decide di far vedere il potenziale che gli è sempre stato riconosciuto sin dai tempi di Baylor, e dopo i 32 punti in casa dei Clippers (purtroppo non sufficienti a vincere però) mette a referto un’ottima prestazione nell’opener casalingo contro Denver in quella che resta l’unica vittoria stagionale dei Thunder ad ora; manco a dirlo nella partita successiva a Brooklyn anche Perry Jones si infortuna e deve lasciare il campo, così come Andre Roberson.

Terminata, la dura e cruda cronistoria dell’incredibile serie di infortuni, passiamo a quelle che possono essere le prospettive di Oklahoma City nell’immediato ma soprattutto per la stagione, che a questo punto rischia di essere pesantemente compromessa, visto che notoriamente ad ovest non ci si può permettere di buttare un mese di stagione se si vuole arrivare ai playoff.

I rientri di Lamb e Jackson hanno portato un minimo di imprevedibilità offensiva in più a una squadra che comunque, roster a disposizione alla mano, non è assolutamente al livello dei team che si giocano i primi otto posti ad ovest;  Brooks in questo inizio di stagione ha sempre presentato un squadra compatta e quadrata  sfruttando le caratteristiche dei pochi giocatori a disposizione, ed in effetti i Thunder hanno risposto sul campo con partite gagliarde e meritevoli che però volenti o nolenti vengono perse nell’ultimo quarto di gioco quando notoriamente in NBA salgono in cattedra i giocatori più “clutch”, giocatori che attualmente ad OKC sono indisponibili, questo handicap rischia di continuare a rovinare le partite dei Thunder fino al rientro di almeno una delle due stelle.

Già, ma a quel punto i Thunder  avranno ancora chances di recuperare il terreno perduto per raggiungere un posto playoff o la stagione sarà irrimediabilmente compromessa?

Innanzitutto va sgombrato un campo dagli equivoci: in ogni caso i Thunder proveranno a giocarsi le loro possibilità fino in fondo, la parola  tanking non può esistere in un team con Durant e Westbrook nel loro prime, quindi anche a costo di rischiare di arrivare ad aprile in volata ed avendo sparato tutte le cartucce disponibili in termini di energia e impegno, la squadra di Oklahoma City ci proverà fino in fondo, come è giusto che sia.

Provare a fare delle previsioni su quale possa essere il record in assenza delle due stelle sarebbe assolutamente impossibile, tanto più che ad oggi non esiste nemmeno una data certa sul rientro in campo del Dynamic Duo o di almeno uno dei due giocatori; come detto il più grosso ostacolo alla “rimonta playoff” è la competitività della Western Conference dove, per parlare di numeri, a Dallas sono occorse 49 vittorie (per una percentuale di vittorie del  58%) lo scorso anno per assicurarsi l’ultimo seed disponibile nel bracket;  ipotizzando sia necessario un record simile anche quest’anno, una partenza ad handicap perpetrata fino a dicembre potrebbe razionalmente togliere grossissime speranze  di rimonta ai Thunder.

Ma in un quadro così negativo e sfortunato c’è sempre una fiammella di speranza che resta accesa e che potrebbe risultare decisiva almeno per continuare a sperare di poter rimontare, e questa fiammella ha un nome: si chiama Northwest Division, ebbene si, la Division che negli ultimi anni è sempre stata una delle più competitive e dure dell’intera lega, in questo inizio di stagione risulta ai minimi termini: Jazz e Timberwolves partivano già sulla carta con poche ambizioni, i Nuggets sembravano più quotati ma sono partiti con un record di 1-4, mentre l’unica squadra della Division con un record “accettabile” sono i Blazers, che hanno a referto un 3-3 (dunque il 50%, inferiore al 58% di cui si faceva riferimento prima sui Mavericks dello scorso anno)

Come noto il regolamento dei playoff prevede che le tre vincitrici delle Division abbiano diritto automaticamente a uno dei primi quattro posti nel bracket playoff, dunque esiste anche la possibilità che la vincitrice della Northwest division abbia un record peggiore rispetto ad altre otto squadre ad Ovest, ma il titolo di Division Winners di per se garantirebbe in quel caso comunque un posto al sole per i playoff, e più esattamente il quarto in griglia.

Dunque per i Thunder potrebbe essere proprio questa la possibilità concreta:  fare la propria corsa su Portland, sperando che non abbia un cammino irresistibile, e puntare  alla conquista della NW Division, sarebbe eventualmente la quinta vittoria divisionale consecutiva, ma neanche a dirlo avrebbe un gusto completamente differente da tutte le altre.

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