La stagione 2013/2014 è stata foriera di delusioni per i New York Knicks, che con una partenza ai limiti del disastroso hanno compromesso da subito la loro posizione nella corsa alle posizioni privilegiate della Eastern Conference.

Il finale positivo non è stato sufficiente a riacciuffare una posizione nella griglia Playoff e la squadra di Carmelo Anthony ha dovuto iniziare l’estate in anticipo rispetto a quanto preventivato.

Estate, a dire la verità, piuttosto travagliata e che ha portato ad alcuni, sostanziali, cambiamenti.

Conference: Eastern Conference.
Division: Atlantic Division

Roster 2014/2015
Guardie
Josè Calderon, Langston Galloway, Tim Hardaway JR, Shane Larkin, Pablo Prigioni, Iman Shumpert, JR Smith.
Ali
Carmelo Anthony, Quincy Acy, Cleanthony Early, Travis Outlaw, Jason Smith, Amar’e Stoudemire, Travis Wear.
Centri
Andrea Bargnani, Samuel Dalembert, Cole Aldrich.

Head Coach: Derek Fisher

Probabile quintetto: Josè Calderon, Iman Shumpert, Carmelo Anthony, Amar’e Stoudemire, Samuel Dalembert.

Il Management è stato radicalmente modificato e a gestire la franchigia è stato chiamato Phil Jackson, con il ruolo di Presidente.

Coach Zen ha iniziato la sua rivoluzione proprio dal ruolo che conosce meglio, quello dell’Head Coach e ha deciso di dare il benservito a Mike Woodson, che dopo un inizio brillante non ha saputo dare continuità tecnica ad una squadra che si è poi arenata col tempo.

Per la sua sostituzione l’ex allenatore di Bulls e Lakers ha subito puntato su un suo pretoriano ed ex giocatore, prima cercando di convincere Steve Kerr, accasatosi poi a Golden State, poi puntando deciso su Derek Fisher, appena ritiratosi dopo l’ultima stagione giocata ad Oklahoma City.

Quest’ultimo è la vera scommessa della stagione da parte dei Knicks, che puntano sull’ultima tendenza NBA a dare la panchina ad un ex giocatore senza esperienza da coach ma con un QI cestistico decisamente elevato, seguendo le orme di quanto fatto la scorsa stagione da Prokhorov con Jason Kidd (salvo poi restarne bruciato a fine stagione dopo la partenza dell’ex campione NBA con Dallas per Milwaukee).

Phil Jasckson ha poi deciso di affiancare l’inesperto Fisher con assistenti dalla lunga militanza in NBA come Kurt Rambis e Jim Clemons. L’idea è quella di “forgiare” il suo ex giocatore (con cui ha vinto 5 dei suoi 11 anelli da coach) e farne una guida stabile per un progetto su cui ancora si sta lavorando alle fondamenta.

Fondamenta che partono da un pilastro come Carmelo Anthony, rifirmato in estate dopo i flirt dello stesso con Bulls, Heat e Lakers (anche se solo Chicago pareva essere fortemente interessata all’ex Syracuse). Melo, convinto a suon di bigliettoni a restare nella sua città, quest’anno dovrà presumibilmente accontentarsi di un’altra stagione di luci ed ombre, dato che il supporting cast pare sufficiente al massimo per un approdo ai playoff in una Eastern Conference dalla geografia modificata nei piani alti dal cambio di casacca di LeBron James, ma ancora scarsamente competitiva negli ultimi seed utili.

I movimenti di firme fatti nella post season sono stati fatti per permettere una certa elasticità salariale nella prossima estate, con il ritorno a Dallas di Tyson Chandler (insieme a Raymond Felton) in cambio di Josè Calderon e del suo contratto triennale, il veterano Samuel Dalembert e il giovane Shane Larkin, oltre a Wayne Ellington poi scambiato a Sacramento per Quincy Duby e Travis Outlaw.

Dalla Free Agency è arrivato Jason Smith, che dovrà occuparsi di fare legna sotto le plance e aprire il campo con il suo tiro dalla media partendo dalla panchina. Dal pino partirà anche il solito J.R. Smith, scorer sempre pericoloso con cui probabilmente Phil Jackson dovrà rispolverare le tecniche Zen utilizzate in passato con un altro personaggio decisamente scomodo come Dennis Rodman.

E sempre dal suo arsenale Zen, Jackson dovrà trovare le giuste armi per rendere Carmelo Anthony un giocatore migliore di quello visto nelle ultime stagioni, cercando di mettere la star dei Knicks su una strada percorsa anche da Michael Jordan (con gli ovvi e dovuti distinguo), che dall’insediamento in panchina di Phil Jackson ha limato il suo ego pensando meno alle proprie statistiche e maggiormente al bene della squadra. Se, anche dalla poltrona di presidente, riuscirà a cambiare mentalità a Melo, le fondamenta del progetto partiranno da basi più solide.

Questo sarà l’anno giusto per provare a cambiare rotta, strutturandosi in modo di approfittare nel 2015 di un cap meno intasato per provare a fare quei movimenti sul mercato necessari a far partire il progetto di una squadra che punti finalmente al vertice della NBA.

Sotto questo punto di vista le cose sembrano essere partite nel migliore dei modi, con Anthony che si è presentato quest’estate nettamente dimagrito e voglioso di affrontare la nuova stagione. La sensazione è che con la sua nuova conformazione fisica (simile a quella che ha preso LeBron quest’estate), giocherà molti più minuti da 3 che da 4, perdendo però forse anche quell’efficacia che garantiva nei mismatch con lunghi più lenti di lui.

Più complesso sarà recuperare Amar’e Stoudemire. L’ex Suns, infatti, dopo una buona prima stagione ai Knicks è stato vittima dei continui problemi fisici che ne hanno limitato di molto l’apporto nelle ultime stagioni. Ora, al suo ultimo anno di contratto al massimo salariale e a quasi 32 anni, deve cercare di ritagliarsi uno spazio che sia funzionale alla squadra e ben lontano dallo status di Star con cui è arrivato nella Grande Mela quattro anni orsono.

Parte del progetto potrebbe essere Iman Shumpert, Restricted Free Agent nel 2015, che quest’anno dovrà mettersi in mostra per dimostrare di essere un giocatore su cui puntare forte in futuro. La sua capacità difensiva, anche se venuta un po’ meno nella scorsa stagione, può essere un’arma da sfruttare per puntare ai playoff già quest’anno. Come lui anche Tim Hardaway JR dovrà confermare la sua utilità dalla panchina, sia come tiratore che come difensore sugli esterni, magari in un sistema più strutturato di quello messo in piedi da Woodson.

Chi invece presumibilmente sarà all’ultimo anno in maglia Knicks è il nostro Andrea Bargnani. Il Mago, che ormai da troppo tempo latita alla voce magie, è all’ultimo anno del contratto lucrato a Toronto e, reduce da una serie di infortuni, dovrà impegnarsi molto per dimostrare di essere un giocatore che possa stare in NBA.

La sua popolarità tra tifosi e addetti ai lavori è ai minimi storici e sarà dura per lui affrontare questa stagione, anche perché non pare avere un carattere tanto forte da abbattere le dure critiche piovute su di lui nelle ultime stagioni.

Insomma, anche per quest’anno l’esigente pubblico del Madison Square Garden avrà presumibilmente pochi motivi di cui gioire e un nuovo approdo ai Playoff dopo la delusione della stagione passata potrebbe essere un buon viatico per il futuro.

Sarà soprattutto di fondamentale importanza che la soluzione Phil Jackson sia l’antidoto definitivo ad uno stato comatoso in cui i Knicks riversano da troppo tempo e non un palliativo omeopatico da dare in pasto a tifosi da troppo tempo in attesa di un’inversione di rotta che tarda arrivare.

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