C’era un filo sottile che legava Lakers e Bulls, e no, non sto parlando di Phil Jackson, bensì di Carmelo Anthony. Difatti, entrambe le squadre sono state le maggiori pretendenti ad accaparrarsi la star dei Knicks.

Poi Phil Jackson (sì, proprio lui) deve avergli detto qualche parolina magica che lo ha convinto a rimanere nella Big Apple, addirittura facendosi uno sconto per non pesare troppo sul salario dei blu-arancio, così il filo si è spezzato e il sogno di portarlo nella Città degli Angeli o nella Windy City è sfumato.

Ma c’era un altro filo, ancora più sottile, a legare i Lakers e Pau Gasol. Tutto dipendeva proprio dalla decisione di Melo, il cui arrivo avrebbe aperto uno spiraglio nelle speranze di anello dei lacustri.

Invece, l’approdo di Melo è saltato e il catalano ha deciso di fare le valigie e andare lui in Illinois, prendendo il posto di Carlos Boozer (tra l’altro già ripescato dai gialloviola), immediatamente scaricato dal GM Gar Forman.

Sono vari i motivi che hanno spinto Gasol ad abbandonare i colori purple&gold dopo sei anni e mezzo, ma quello principale non risiede tanto nei primi tre, in cui sono arrivati due titoli in tre finali, quanto negli ultimi, specialmente durante il biennio D’Antoni.

Il coach di origine italiana non è mai stato digerito pienamente dallo spagnolo, messo al bando in più di un’occasione, reo di intralciare lo small ball professato con smania dall’ex allenatore della Benetton Treviso, tanto da essere sempre vicino alla partenza.

I bagagli, quindi, li aveva già pronti da tempo, mancava solo l’ufficialità e decidere quali vestiti mettere in valigia, perché a Chicago fa sicuramente più freddo rispetto al sud della California (ricordare i -27 dello scorso inverno), ma c’è più caldo per quanto riguarda i movimenti che i Bulls stanno compiendo per poter finalmente tornare a puntare al titolo.

Ma la domanda che sorge spontanea è: riuscirà Gasol a giocare in un sistema come quello di Thibodeau, soprattutto al fianco di Noah?

Ecco, Gasol non è notoriamente un difensore tenace, almeno quanto il collega francese, perciò sotto questo punto di vista dovrà metterci parecchio del suo se vorrà abbracciare appieno la filosofia di coach T.

Attenzione, questo non vuol dire che non sia portato per giocare in una squadra prettamente difensiva come i Bulls, ma sicuramente ci sarà da lavorare su tale aspetto dal primo giorno di training camp.

Diciamo che Gasol, deficitario in difesa – tranne quando si scatena, allora diventa efficace quanto Garnett (remember Finals 2010, gara-7) – sarà utile alla causa dei Tori lì dove peccano maggiormente, cioè la fase offensiva.

La presenza dell’ex Laker non farà altro che incrementare la pericolosità dentro l’area avversaria, risparmiando un po’ di lavoro al “povero” Noah, che spesso e volentieri ha fatto gli straordinari nella passata stagione, trasformandosi in playmaker aggiunto, vista l’assenza di Derrick Rose.

E sarà appunto D-Rose il vero punto cruciale per l’andamento della stagione dei Bulls. Da lui dipenderà molto, anche il rendimento dello stesso Gasol, con il quale potrebbe formare una coppia potenzialmente micidiale nella metà campo avversaria.

Gasol, con le sue mani vellutate, è un finalizzatore da almeno 20 punti di media, per non parlare dell’ottima visione di gioco che ne ha fatto un lungo completo sin dai tempi di Memphis, quando veniva considerato un giocatore terribilmente acerbo.

Invece, Pau ha dimostrato a tutti i criticoni di turno di poter essere un All-Star, ma non solo, anche un campione NBA da assoluto protagonista.

E ora è partita una nuova avventura che promette bene, specialmente se a Chicago si faranno le mosse giuste.

Già quelle di Doug McDermott e Nikola Mirotic hanno ridato linfa vitale ad un ruolo che era rimasto scoperto dopo la partenza di Luol Deng.

Hanno restituito energia ad una squadra che ha bisogno di tornare a credere in qualcosa, dopo tutti gli anni bui post-Jordan, l’infinita ricostruzione e la sfortuna che nell’ultimo biennio ci ha visto benissimo.

E’ arrivato il momento di dare una svolta e l’acquisto di Gasol può essere il nuovo punto di partenza per fare sempre meglio, sfortuna permettendo, ovviamente.

 

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