Con il ritorno di LeBron a Cleveland, la decisione di Carmelo Anthony di rimanere a New York e con un Kevin Love sempre più lontano dalla “sua” Los Angeles, la off-season dei Lakers sta prendendo una piega alquanto inaspettata e contorta.

Doveva essere l’estate della rinascita dopo un’annata alquanto storta, ma si sta rivelando un perenne sogno spezzato, alimentato anche dallo sciacallaggio giornalistico che non fa altro che illudere i tifosi, prendendo notizie a destra e a manca e facendole sembrare vere.

E pensare che l’estate era iniziata con il mood giusto, grazie all’arrivo di Julius Randle, scelto con la chiamata numero 7 al draft dello scorso 26 giugno. Una mossa che poteva aprire nuovi orizzonti, ma che in realtà si è rivelata unica nel suo genere.

Il mancato approdo di Anthony – quello a cui i lacustri hanno fatto maggiormente la corte in queste settimane – ha creato un immediato effetto domino all’interno della squadra.

Innanzitutto, è giunto in California Jeremy Lin, a dire la verità scaricato dai Rockets per poter liberare spazio salariale.

Il giocatore di origine cinese è reduce da un biennio non molto positivo, specialmente dopo l’esplosione avvenuta a New York, proprio nella squadra di Melo.

L’ultima stagione ha tenuto una media punti di 12.5 a cui ha aggiunto 4.1 assist e 2.6 rimbalzi, cifre tra le peggiori in carriera, togliendo il suo anno da rookie.

C’è da dire che ha avuto anche parecchi problemi fisici che ne hanno limitato l’utilizzo, ma se Houston ha deciso di sacrificarlo un motivo valido deve averlo avuto.

E chi se lo potevano prendere se non i Lakers?

I giallo viola nel ruolo presentano già Kendall Marshall, il quale è stato confermato per la prossima stagione, vista l’annata passata da quasi doppia-doppia (!) di media, e Steve Nash, ormai vicino al ritiro, ma meritevole di un’ultima cavalcata, si spera lontana dai soliti acciacchi che lo hanno attanagliato in questi anni.

L’acquisizione di Lin va di certo a rinfoltire un reparto alquanto scarno e vulnerabile che ha pure salutato Jordan Farmar, passato all’altra sponda di LA.

Ma la domanda è: perchè proprio Lin?

Come detto, l’asiatico non torna da un’annata brillantissima, in cui ha fatto vedere buone cose solo a tratti. La sua discontinuità non gli permette di poter guidare una squadra, soprattutto gestendo il gioco come un playmaker dovrebbe fare, perciò lo scettro è presumibile passi tra le mani di Marshall, con Nash e Lin a fare le sue veci.

Una mossa che, se vogliamo pensarla in maniera maliziosa, appare più commerciale che il resto, visto che la Linsanity spopola in Cina (e non solo), tanto che il merchandising delle magliette dei Lakers salirebbe alle stelle.

Sicuramente Jeremy avrà la sua occasione di esprimere il suo potenziale, ma se dovesse fallire, allora si aprirebbero parecchi quesiti sulla decisione di Kupchak di portarlo in California.

Tutto dipenderà dal nuovo allenatore, chiunque esso sia (Kobe ha già espresso il suo volere e la sua stima nei confronti di Byron Scott), il quale dovrà decidere a chi assegnare la palla.

Senza dimenticare che proprio dal draft è arrivata un’altra guardia, quel Jordan Clarkson che ha fatto tanto bene a Missouri e le cui ali sono state già tappate, almeno in parte, dall’arrivo dell’asioamericano.

C’è da dire, però, che la statura di Clarkson può permettergli di giocare pure da numero 2, facendone una combo guard futuribile, soprattutto se dovesse finire sotto la custodia di Nash e Bryant, due discreti tutor, non credete?

Appunto Bryant e il suo rientro saranno il grosso enigma che si staglierà nelle menti di tifosi e addetti ai lavori da qui a fine ottobre. Kobe ha giocato solo sei partite la scorsa stagione, facendo sprofondare ancora di più la squadra, già in considerevole difficoltà.

Sarà quindi lui il vero acquisto dell’estate, con la speranza che possa tornare quello pre-infortunio.

E per una guardia che ritorna (e che guardia!), un’altra se ne va. Sto parlando di Jodie Meeks che, dopo due anni ad LA, ha deciso di prendere il volo per Detroit. La dirigenza è dovuta correre ai ripari, rifirmando Nick Young, il quale non ha mai nascosto il suo amore per la città e la voglia di rimanere con i purple&gold.

Swaggy P ha prolungato per quattro anni a 21.5 milioni di dollari, così come Jordan Hill che vestirà la maglia dei Lakers per i prossimi due anni, a 18 milioni.

Ma il nodo più grosso che Kupchak dovrà sbrogliare non è solo quello dell’allenatore, bensì quello di un reparto lunghi rimasto orfano di Chris Kaman (finito a Portland) e, principalmente, di Pau Gasol.

Il catalano non era più intenzionato a seguire il progetto di ricostruzione dei Lakers (salvo arrivo di una superstar), perciò ha preso la non facile decisione di cambiare aria e accettare l’offerta dei Bulls.

Finisce così, dopo quasi sei anni e mezzo, e due titoli in tre finali, l’avventura di Pau-wow a Los Angeles.

Cessione che pesa, specialmente per il front court, ma da cui i Lakers sperano di ricavare qualcosa, magari con un sign-and-trade.

Front court che ora vede, oltre al già citato Hill, il solo Robert Sacre, che possiede ancora un anno di contratto garantito e il quale prenderà sicuramente posizione fissa sotto i tabelloni nella prossima stagione, salvo sorprese.

Sorprese che potrebbero ancora avvenire, anche perchè lo spazio salariale per qualche movimento c’è, eccome, nonostante il contrattone firmato da Kobe la scorsa off-season.

Escludendo Kevin Love, nel settore lunghi c’è ancora disponibile Greg Monroe, il quale è restricted free agent.

Il centro dei Pistons sarebbe un’ottima soluzione nel pitturato, garantendo almeno 15 punti e 9 rimbalzi di media.

Considerando, poi, che giocherebbe senza l’ingombrante presenza di Andre Drummond affianco, è molto probabile che le sue cifre riescano finalmente a progredire, facendone un giocatore da doppia-doppia di media.

Scorrendo la lista, spicca anche il nome di Andrew Bynum, che dopo aver abbandonato LA nel 2012, ha girovagato tra Philadelphia, Cleveland ed Indianapolis, senza trovare molta fortuna.

A questo punto, un ritorno nella Città degli Angeli se lo farebbe volentieri – con la benevolenza di Kobe, questa volta – ma bisognerà vedere se anche il management è della stessa opinione, specialmente per le quotazioni terribilmente in discesa del giocatore originario del New Jersey.

Anche Emeka Okafor e Chris Andersen potrebbero essere delle discrete aggiunte, ma a cui non affiderei le chiavi del canestro con cotanta facilità.

Mmh, ho la netta sensazione di avere dimenticato qualcuno…ah sì, Julius Randle. Sarà l’ex Kentucky Wildcats, fresco di firma del contratto, a prendere posizione, con ogni probabilità, sotto canestro ed è per questo che non si cerca una power forward, nonostante siano disponibili ancora giocatori che farebbero comodo alla causa.

L’idea di Kupchak è anche quella di rifirmare Ryan Kelly che tanto bene ha fatto lo scorso anno, così da garantirsi un solido backup, anche lui giovane e di notevole avvenire.

Mossa che non dovrebbe essere compiuta con Wesley Johnson e MarShon Brooks, mentre le intenzioni con Xavier Henry paiono essere quelle di dargli un’altra chance di dimostrare il suo valore, specialmente dopo un’annata sfortunata come quella passata.

Nel frattempo si cerca una small forward. E se Luol Deng ha già firmato con gli Heat, Evan Turner e Shawn Marion attendono ancora di trovare una squadra.

Insomma, c’è ancora parecchia incertezza nel futuro dei Lakers e c’è la sensazione che si dovrà vivere nuovamente alla giornata, aspettando quel periodo d’oro che sembra appartenere a secoli fa, ma che in realtà è storia di appena qualche stagione orsono.

One thought on “Lakers tra sogno e realtà

  1. Grave la perdita di Pau Gasol, ma l’arrivo di Lin mi sembra molto positivo. E’ vero che a Huston non si è espresso appieno, ma affiancato al grande Steve Nash potrebbe esplodere di nuovo. Per il resto vedo troppi punti di domanda per pensare a una squadra di vertice. Prevedo un gioco divertente e fantasioso (molto dipenderà dal coach), ma un team un po’ leggerino.

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