Dopo mesi e mesi d’estenuante attesa, di mock draft, di tanking e di “scottanti retroscena” veri o presunti, il momento tanto atteso è arrivato; il draft ’14 è alle porte (nella notte tra il 26 e il 27 giugno) e con esso arriveranno le prime mosse di un’estate che si annuncia decisamente calda e fitta di colpi di scena, considerato anche che, notizia dell’ultim’ora, LeBron James ha annunciato di voler prendere parte alla free agency.

È utile allora fare il punto della situazione, prima che inizino le danze che terranno banco dal giorno del draft fino alla fine della free agency (che inizia ufficialmente il primo luglio), tra scambi, dichiarazioni e firme a sorpresa:

IL DRAFT

La classe del 2014 è una delle più scrutinate di sempre, complice il talento non comune che la contraddistingue. Nel corso dell’anno abbiamo imparato a conoscere i nomi dei protagonisti che si sono succeduti in cima al ranking (prima Wiggins, poi Parker, poi di nuovo Wiggins, infine Embiid e poi ancora una volta, il canadese) e degli outsider come McDermott e Payton.

Se fino a una settimana fa, i giochi sembravano fatti, la scoperta dei problemi fisici di Joel Embiid, il centrone di Kentucky che sembrava la scontata prima scelta, ha scosso le gerarchie e rimesso in discussione scelte che sembravano ormai quasi scontate:

Cleveland, che detiene per l’ennesima volta la prima chiamata, sembrava aver rivolto la propria attenzione verso Jabari Parker, ma lo svogliatissimo provino di quest’ultimo (che non è granché entusiasta dell’idea di giocare sulle sponde dell’Erie e ha passato l’allenamento a sbuffare e trotterellare stancamente) potrebbe spingere David Griffin a rivedere i propri piani.

Jabari Parker era da tempo nel mirino dei Milwaukee Bucks, e l’ala di Chicago ricambiava l’interesse, per motivi sentimentali (erano la squadra di Oscar Robertson, giocatore preferito del Parker) e logistici (Milwaukee è abbastanza vicina alla Windy City);

Posto che Parker e Wiggins dovrebbero andare alle prime due chiamate (resta da stabilire l’ordine), dietro di loro la situazione è fluida: Philadelphia, che accarezzava l’idea di poter scegliere Wiggins, dovrà facilmente rivedere i propri piani; sono molto interessati ad Dante Exum (ultimamente paragonato al primo Michael Jordan, nientemeno), che sembrava ormai destinato con certezza a far coppia con Oladipo ad Orlando. Potrebbe invece costruire un backcourt molto duttile con Michael Carter-Williams, a Philly, sempre che i Sixiers non decidano di scambiare MCW con un’altra scelta.

Dietro a questi tre nomi, è difficile identificare un ordine di scelta preciso: in questi giorni si susseguono indicazioni discordanti, spesso influenzate da agenti e squadre.

Embiid, anche con un piede rotto e problemi alla schiena, difficilmente scenderà sotto alla quarta chiamata, ma lo segue un drappello di giocatori di qualità molto alta: dal possente playmaker Marcus Smart alle ali forti Aaron Gordon, Julius Randle e Noah Vonleh, passando per Rodney Hood, Zach LaVine e Gary Harris, ce n’è per tutti, anche per chi ha gusti esotici e preferisce il talento europeo di Mario Saric del Cibona (o il tiro di Nik Staukas).

La notte del draft non sarà soltanto occasione di scelte: due squadre, in particolare, sono rimaste deluse dalla lottery e stanno tentando di scambiare la propria scelta: si tratta di Celtics e Lakers, titolari delle chiamate 6 e 7, rispettivamente.

GLI SCAMBI

Le due franchigie più blasonate dell’NBA mirano a reclutare Kevin Love, e sperano di utilizzare le loro scelte come esca.

Oltre a Boston e Los Angeles, la Golden State di Kerr è la terza squadra ad aver già manifestato aperto interesse, sebbene la trattativa sia ad un punto morto, a causa della riluttanza dei Warriors a privarsi di Klay Thompson. Flip Saunders non è interessato al pacchetto composto da Barnes e Lee proposto da Golden State, ma l’interesse dei Warriors è concreto e difficilmente se lo faranno sfuggire senza prima rilanciare.

Inutile dire che un giocatore poliedrico come Love interessi a molte squadre, proprio per il suo bagaglio tecnico: l’ex UCLA può aiutare con i suoi passaggi, con i rimbalzi o con la capacità di alternare tiri da fuori o conclusioni in avvicinamento.
I T-Wolves non vogliono farsi mettere fretta, ma è praticamente certo che lo scambieranno e che lo faranno entro l’estate, forse già la notte del draft.
I Celtics vogliono abbinarlo a Rondo e ricostruire partendo da loro due, i Lakers vorrebbero usarlo per attirare un altro free agent di peso e tornare a fare la voce grossa ai Playoffs.

LA FREE AGENCY

Dal primo luglio sarà possibile firmare i free agent, ma la danza per sedurre i giocatori più gettonati inizierà molto prima, e uno dei protagonisti sarà il numero sette dei New York Knicks.

Che Carmelo Anthony avrebbe testato il mercato era cosa nota da tempo, come anche la lista delle sue pretendenti: Chicago, Houston, Lakers e ora anche Atlanta, Dallas e forse Miami.

Melo dovrà scegliere tra la permanenza nella Grande Mela (dove, con Jackson e Fisher, sembra che finalmente si siano decisi a fare le cose per bene, anziché procedendo a strappi) e le sirene dei Bulls e dei Rockets, le due squadre alle quali è maggiormente interessato.

Chicago gli offre la possibilità d’essere l’attaccante di riferimento di una squadra di fascino, dotata di una difesa favolosa e di grande professionalità, mentre i Rockets gli consentirebbero di giocare da quattro tattico, vicino a Parsons, Harden e Howard, ma per farlo Houston dovrà trovare qualcuno disposto a sorbirsi i contratti di Asik e Lin.

I Lakers partono svantaggiati nella corsa a Anthony, che ha già fatto sapere che li prenderà in considerazione solo se miglioreranno il loro roster. Ecco perché Kupchak è già all’opera per provare a reclutare Kevin Love, oltre ad aver fatto sapere alle altre 29 squadre d’essere disposto a scambiare la settima chiamata e il contratto di Steve Nash (nove milioni in scadenza tra un anno).

Oltre a Melo, è notizia recente che anche LeBron James sarà free agent. Non si sa molto altro, nel senso che King James potrebbe anche decidere di rifirmare subito per Miami a cifre inferiori [NDR su base annua], liberando un po’ di spazio salariale, ma conoscendo LeBron, difficilmente resisterà alla tentazione di farsi corteggiare un po’.

In fondo, le stesse squadre interessate a Carmelo sono anche sue potenziali destinazioni (oltre a Cleveland) e una fuga da Miami potrebbe provocare a catena anche l’addio di Chris Bosh (che però è sempre sembrato molto legato all’ambiente), mentre difficilmente si sposterà Dwayne Wade, che, dei tre, è quello più malconcio, ma è anche una bandiera storica degli Heat

Il discorso di Pat Riley, che ha lungamente parlato di come i suoi Lakers siano diventati una dinastia negli anni ’80 non solo per aver vinto, ma per essere rimasti uniti anche dopo le eliminazioni, non sembra aver sortito il suo effetto su James, che pure aveva scelto il vecchio coach di Magic Johson come mentore: ora si aprono le più diverse prospettive, incluso il rilancio lampo degli Heat con un nuovo trio di big, capitanati da Anthony (senza escludere l’ipotesi che Anthony si aggiunga agli altri tre, possibilità già paventata da Riley, ma di difficile attuazione).

Oltre ai nomi già citati, saranno free agent anche Kyle Lowry (esploso nel momento migliore e pronto a riscuotere i dividendi della sua favolosa stagione), Luol Deng (in fuga dai Cavs), Pau Gasol (che gioca con l’idea di raggiungere suo fratello Marc ai Grizzlies), Zach Randolph (che però potrebbe prolungare di un anno), Lance Stephenson (che dovrebbe rifirmare a Indianapolis, a meno che qualcuno rompa indugi e salvadanaio, investendo su di lui cifre importanti) e Paul Pierce (che ci aspettiamo si aggreghi ad una contender in un ruolo alla Ray Allen) oltre ai restricted Eric Bledsoe e Greg Monroe.

Insomma, con così tanta carne al fuoco, quest’estate rischia, per un verso o per l’altro, di condizionare la NBA per anni a venire, motivo in più per seguirne gli sviluppi con attenzione, sicuri che tanti dei futuri rapporti di forza nella Lega origineranno nei prossimi due mesi.

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