Niente da fare per San Antonio che per il secondo anno consecutivo non riesce a cogliere l’occasione di portarsi sul 2-0 contro i Miami Heat. La sconfitta arriva solo in volata, al termine di una partita dove le occasioni per vincere ci sono state ma non sono state sfruttate a dovere. Ora l’imperativo diventa di andare a prendersi un punto in Florida per tornare all’AT&T Center almeno in parità a giocarsi una gara 5 decisiva.

COSA NON HA FUNZIONATO

–          La partita ha preso la strada della Florida a 6’33” dalla fine, quando sopra 87-85, San Antonio non ha saputo concretizzare uno stupido fallo flagrant in attacco di Chalmers che ha concesso due tiri liberi a Parker e possesso successivo da cui sono derivati altri due tiri liberi per Duncan. Risultato: 0/4 e possibile +6 malamente sprecato, a maggior ragione considerando che, sul ribaltamento, LeBron James è andato a segnare uno dei suoi pazzeschi tiri, questo da tre, per il sorpasso Heat. E’ mancata, insomma, quella freddezza e quel cinismo che, al contrario, in gara 1 erano stati perfetti per tempismo, e proprio da parte dei due giocatori meno sospettabili in questo senso. Servirà maggiore precisione nelle prossime partite, perché, come si è visto, anche da queste sfumature è passato il fatto di trovarsi sull’1-1 invece che sul 2-0;

–          Bosh e Lewis, questa volta, hanno davvero messo in crisi la difesa nero argento. L’ex Raptors è stato il fattore decisivo della gara (dopo James, of course) colpendo regolarmente da dietro l’arco, ma anche attaccando i recuperi faticosi di Splitter sul perimetro (un paio di schiacciate poderose per lui) e trovando negli ultimi due possessi la tripla del sorpasso e l’assist per il canestro di Wade che ha chiuso l’incontro. San Antonio, per via dei problemi di falli di diversi giocatori (su cui torneremo), ha quasi sempre dovuto marcare Bosh e Lewis con un lungo “vero” (Duncan o Splitter), non potendo spendere troppi minuti di Diaw su di loro. Lo stesso Lewis ha giocato probabilmente la sua miglior partita da un paio d’anni a questa parte. Pericoloso in attacco (14 con 3 triple), ha chiuso con +8 di plus/minus e come migliore dell’incontro per net rating con +19.9. Gli Heat puntavano molto sulla pericolosità perimetrale di Bosh e Lewis e, ora che sembrano averla trovata, gli Spurs devono trovarvi un rimedio in fretta;

–          La gestione dei falli per San Antonio è stata problematica, e ha creato diverse difficoltà. Si è partiti con Danny Green, gravato di due penalità dopo una manciata di minuti. Poi è stata la volta di Kawhi Leonard, che ha penato tantissimo contro uno scatenato James, finendo anche fuori per raggiunto limite di falli, e Ginobili, lui pure rallentato da tre falli prematuri. Un punto forte degli Spurs nelle precedenti sfide contro gli Heat era stato proprio quello di spendere pochi falli e, di conseguenza, di concedere pochi tiri liberi. In gara 2 non è stato così, con gli ospiti che sono andati in lunetta 21 volte e con le difficoltà a stare in campo degli esterni che hanno costretto Popovich a usare Diaw in difesa su James nel terzo quarto, dove il numero 6 è letteralmente esploso, facendo svoltare la partita;

–          Dispiace un pò inserirlo tra le note negative dell’incontro, ma Marco Belinelli ha faticato parecchio dopo una prima partita incoraggiante. Non ha trovato la mira in attacco e in difesa spesso è finito fuori posizione. Anche le cifre lo puniscono, risultando il peggiore sia per plus/minus (-7) che per net rating (-18.3), cosa successa anche in gara 1. La speranza, da italiani, è che i suoi spazi non si riducano col trasferimento in Florida e il Beli possa ritrovarsi, confermandosi come uno degli uomini più importanti della panchina texana;

NBAStats

Il net rating degli Spurs dopo le prime due partite evidenzia bene le difficoltà del Beli

–          Come giustamente sottolineato da Gregg Popovich in conferenza stampa, la sconfitta è stata figlia anche di una pessima prestazione offensiva nel secondo tempo, con la palla che si è fermata e la circolazione che si è interrotta (Parker spesso ha tenuto troppo il pallone), impedendo all’attacco Spurs di svilupparsi in tutta la sua pericolosità. I meriti sono anche della difesa di Miami, ma è apparso abbastanza evidente come in gara 2 Duncan e soci abbiano avuto alcuni passaggi vuoto abbastanza inspiegabili (ad esempio nel secondo quarto, quando, raggiunto il +11, hanno cominciato a fare enorme confusione, subendo un 15-3 che ha addirittura portato avanti Miami). Gli Spurs non hanno un giocatore dominante come James, che può toglierti le castagne dal fuoco anche al netto di un attacco fermo (come ha fatto nel terzo) e quindi non possono prescindere da un attacco capace di muoversi sempre e vorticosamente;

COSA HA FUNZIONATO

–          Nonostante la sconfitta, gli Spurs non hanno giocato una partita negativa. Si tratta pur sempre di una gara decisa, tra le varie cose, dai tuoi due migliori giocatori che mettono uno 0/4 dai liberi in un momento cruciale, e dal migliore degli avversari che ha tre minuti di follia agonistica e gira da solo una partita affidandosi all’uno contro uno. I Big Three hanno giocato un’ottima partita e in particolare Duncan, con i suoi alto-basso con Splitter, continua a mettere in tremenda difficoltà Miami. Ginobili ha dato via 11 assists confermando il suo ottimo momento di forma (al contrario del 2012/2013) e Parker, sempre abbastanza sotto controllo, ha chiuso comunque come miglior realizzatore dei suoi e con 7 assists. Sono buoni segnali in vista del trasferimento a South Beach, dove, gioco forza, saranno loro a dover trascinare i compagni e fare in modo che anche i tanto preziosi role players possano dare il loro fondamentale apporto;

–          L’attacco ha sì avuto momento di stasi, ma rispetto a gara 1 il trattamento del pallone è stato sicuramente migliore. Dopo le 23 palle perse del primo episodio, gli uomini di Popovich hanno fatto decisamente miglior uso della sfera, fermandosi a ben più accettabili 11 turnovers(solo due nel secondo tempo). Come già sottolineato anche nella precedente analisi, non perdere palloni rende più difficile per gli Heat correre in contropiede per segnare punti facili e infatti anche questo dato è sceso da 20 punti segnati in campo aperto a 13, numero che andrebbe ancora limato verso il basso, ma comunque più accettabile;

–          Gli Spurs continuano a lavorare bene a rimbalzo. In gara 2, dopo a ver dominato i tabelloni due giorni prima, hanno poi sfoderato una gran prestazione sotto i ferri avversari, dove raramente San Antonio brilla. 11 rimbalzi offensivi, 10 tra Duncan (7) e Diaw (3). La strana coppia caraibico-francese mette in serie ambasce la difesa di Spoelstra non solo nel gioco d’attacco, ma anche con la propria presenza nel pitturato. Duncan con i suoi tocchetti per correggere un proprio errore, o di un compagno, è letale da tempo. Diaw, nonostante il physique non propriamente du role, sa come andare a conquistarsi palloni extra. E con loro sono venuti anche tanti punti da seconda chance (18);

–          Il tiro da tre ha funzionato nuovamente: 12/26 complessivo, 9/17 nel secondo tempo. Gli Spurs vanno in Florida forti di un fantastico 25/51 complessivo dopo le prime due partite, ma devono, al contempo, sperare che giocatori come Danny Green non subiscano le stesse involuzioni che hanno subito finora nei playoff una volta lasciato il proprio campo di casa: l’ex Olimpia Lubiana, per esempio, viaggia a un pazzesco 57.6% da dietro l’arco a San Antonio, che diventa un magrissimo 31.3% fuori casa. Ginobili passa dal 50.6% al 22, Leonard dal 47.2 al 28. Per strappare una vittoria assolutamente necessaria per l’inseguimento del quinto titolo queste variazioni così grandi devono essere evitate;

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