“All you need is love, love, love is all you need” cantavano i Beatles nell’ormai lontano 1967.

In effetti, specialmente negli ultimi giorni, tutti sembrano aver bisogno di Love che non è l’amore di cui parlavano i Fab Four di Liverpool, bensì Kevin, da Santa Monica, California.

Eppure qualcosa con la musica il nostro Kev ce l’ha in comune, dato che è nipote del celebre Mike Love (se volete saperne di più, vi consiglio di leggere questo meraviglioso articolo del nostro Tommaso Mandriani, con seconda parte annessa), membro degli altrettanto famosi Beach Boys, i quali possiamo definirli i diretti concorrenti americani dei succitati britannici.

Ma tralasciando analogie e sinergie con la musica, è proprio vero che la maggior parte dei GM che vengono interpellati sognano ad occhi aperti di vedere il venticinquenne ragazzone vestire i loro colori.

Sì, perché, a differenza dello zio, Kevin ha preso una strada completamente differente, raggiungendo livelli che nemmeno il padre – ex cestista – ha mai raggiunto.

Sappiamo tutti la sua storia recente, sappiamo tutti che è uno dei giocatori più completi del panorama NBA in questo momento e sappiamo tutti che il suo journey in quel del Minnesota è apparentemente finito.

Resta solo da capire, però, se l’avventura nella Land of 10,000 Lakes si concluderà effettivamente quest’anno, oppure dovrà aspettare la prossima estate, quando diventerà ufficialmente free agent.

Come dicevamo poc’anzi, sarebbero parecchie le squadre interessate al numero 42 dei Timberwolves, pronte a commettere anche grossi sacrifici pur di ottenere i suoi servigi.

I primi della lunga lista sono sicuramente, guarda caso, i Lakers, squadra nata proprio a Minneapolis, per cui Love non ha mai nascosto il suo amore, anche perché la sua carta d’identità recita, appunto, Los Angeles, come luogo di nascita.

Nella cittĂ  degli angeli ha inoltre frequentato il college, UCLA, seguendo le orme di un certo Lew Alcindor, meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar, di cui Kevin ha potuto ammirare le gesta nei numerosi video che il padre gli propinava.

I giallo-viola, dal canto loro, non hanno mai smentito le voci che li vedrebbero interessati al lungo e per questo hanno subito superato le dirette concorrenti, piazzandosi momentaneamente in pole position.

Staremo a vedere, però, se dalle chiacchiere passeranno ai fatti e avranno il tempismo giusto per accaparrarsi le sue gesta, offrendo la contropartita adeguata.

Si è già parlato di una possibile trade che coinvolga la loro prima scelta al draft (settima assoluta) e Pau Gasol, veterano ormai stagnante nel pantano che sono diventati i Lakers negli ultimi due anni.

Lo spagnolo andrebbe a formare una coppia tutta catalana con Ricky Rubio e potrebbe pretendere molti più minuti di quanto abbia avuto nella gestione D’Antoni, mentre un altro giovane da crescere farebbe sicuramente comodo ai Wolves che si sono sempre dimostrati un ottimo cantiere in cui far emergere i giocatori.

Questa mossa, però, deconcentrerebbe completamente il management losangelino dall’idea Carmelo Anthony o LeBron James, dato che non rimarrebbe spazio salariale a sufficienza per firmare un’altra star, anche perché Love pretenderà un estensione alquanto cospicua.

Bisognerà capire se Mitch Kupchak e il suo entourage (tra cui spicca indirettamente anche la figura onnipresente di Kobe Bryant) riterrà sufficiente l’acquisizione di Love per tornare a puntare in alto, oppure si dovrà virare su altro.

Certo, i Lakers possiedono tutto l’appeal necessario, così come la meravigliosa città californiana, ma la piazza è esigente e non potrà sicuramente sopportare un altro anno di sperimentazione, nonostante il possibile arrivo di uno come Kevin.

Abbandonando il Golden State, ci catapultiamo dall’altra parte del paese, in cui troviamo Boston Celtics e New York Knicks.

I primi sono in completa fase di ricostruzione, i secondi, invece, rischiano di caderci in breve tempo, data la probabile partenza di Melo e tutta una serie di sfortunati eventi che il nuovo presidente Phil Jackson si troverĂ  ad affrontare nella lunga off-season.

Boston ha iniziato l’era post-Big Three (e Doc Rivers) con il giusto entusiasmo e un discreto ottimismo nonostante l’annata alquanto storta, e vorranno di certo tornare presto alla ribalta.

C’è fiducia nella dirigenza, costituita principalmente da Danny Ainge, già autore della mossa che, sette anni fa, portò un altro Kevin, Garnett, proprio dal Minnesota al Massachussets, insieme a Ray Allen, costituendo la squadra che andò poi a vincere il titolo nel giugno 2008.

Difficile e sfrontato pensare che l’ex giocatore possa effettuare un’altra mossa del genere, ma almeno provare ad ottenere qualcosa da questa free agency riuscirebbe a rallegrare i tifosi bianco-verdi, che sono pazienti, ma che erano tornati ad abituarsi alle vittorie dopo oltre un ventennio e non vorranno di certo aspettare nuovamente a lungo.

Inoltre, Rajon Rondo ha il mal di pancia ormai da mesi e l’arrivo di Love avrebbe l’effetto dell’enterogermina, facendogli passare qualsiasi intenzione di andarsene altrove e magari di prolungare il suo contratto, in scadenza proprio nel 2015. Insieme a Jeff Green si formerebbe un trio equilibrato, più o meno come quello dei Big Three, più giovane, anche se di livello minore e con meno chance di arrivare immediatamente al titolo.

Sul piatto i Celtics potrebbero mettere le loro prime due scelte (sesta e diciassettesima), più qualche altro giovane (si è parlato di Kelly Olynyk e Jared Sullinger) già presente nel roster.

Per i Knicks la questione è più complessa, considerando il rischio di trovarsi nella medesima situazione dei Timberwolves, se non peggio, con una squadra tutta da ricostruire.

Per evitare tale scenario e provare a catturare Love, Jackson dovrà convincere Anthony a rimanere, ma in quel caso dovrebbe trovare il modo di liberarsi di Amar’e Stoudemire e del suo (troppo) corposo contratto.

Difficile, quindi, che Kevin possa accasarsi nella Big Apple, soprattutto se dovesse essere lui la stella della squadra. Siamo tutti a conoscenza del fatto che Love non è propriamente un ragazzo carismatico e reggere la pressione mediatica di una città come New York diventerebbe assai provante, tanto da incidere sulle sue prestazioni e renderlo vulnerabile.

Per questo Kevin starebbe sondando anche piazze meno note al grande pubblico della pallacanestro, come Houston, che è pronta a liberarsi di Chandler Parsons e Omer Asik pur di arrivare a lui. Inoltre, fare la spalla di uno come Dwight Howard, porrebbe meno responsabilità su di lui e consentirebbe a Kevin McHale di aprire il campo e farlo giocare più lontano da canestro,così da non calpestare i piedi all’ex Magic e Lakers.

Atre destinazioni plausibili sono Oakland e Chicago.

I Warriors indirizzerebbero David Lee e qualcun altro verso Minneapolis, mentre i Bulls stanno per dare il ben servito a Carlos Boozer e al suo oneroso contratto. Anche i Phoenix Suns sembrano essere alla finestra.

Insomma, tutti vogliono un po’ di Love, ma qualcuno ha pensato a come sarebbe se nessuno lo prendesse?

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