È gara 5, ma per molti è come se fosse già una sorta di gara 7. I Miami Heat tornano tra le mura amiche forti di un 3-1 che li mette in condizione di servire per il match, e anche i numeri sono dalla parte degli uomini di South Beach: 8-0 in casa nelle gare per chiudere le serie, una statistica confortante per una squadra che vuole chiudere i conti per garantirsi un po’ di riposo in più rispetto ai possibili futuri avversari. Dall’altra parte ci sono i Brooklyn Nets, che stanotte potrebbero già veder calare il sipario su un ciclo lungo un battito di ciglia: Pierce e soprattutto Garnett vedono lo striscione finale delle rispettive carriere, e quella di stanotte potrebbe rappresentare l’ultima gara della loro storia infinita nella Nba.

Si alza la palla a due, col pubblico snob della Florida che come spesso accade se la prende comoda per prendere posto alla Triple A, lasciando parecchi buchi rossi in mezzo alla nuvola di magliette bianche sugli spalti. Fin dal primo possesso gli Heat danno l’idea di voler dettare il ritmo della gara, con Wade che parte forte guadagnandosi subito un viaggio in lunetta e replicando a stretto giro di posta col tiro dal palleggio. Brooklyn risponde immediatamente, sfoggiando un Paul Pierce che più la serie va avanti e più sembra rinverdire (è proprio il caso di dirlo, visti i lunghi trascorsi in maglia Celtics) un talento intramontabile: The Truth segna sette punti di fila, seguito da Garnett e Williams che regalano ai Nets un primo ma già significativo vantaggio di sette lunghezze. Garnett si prende anche il lusso di stoppare energicamente James, che dopo altri due liberi a bersaglio di Wade è il primo Heat a non indossare la maglia numero 3 a muovere il punteggio. I Nets però sembrano aver smarrito la verve iniziale, complice anche il sontuoso avvio di Dwyane “Mr.Heat” Wade, che col dodicesimo punto della sua partita rimette avanti i suoi; il match si incanala così sui binari di un equilibrio perfetto, con James che inizia a mettersi in ritmo e Johnson che riceve il testimone da Pierce per rendersi protagonista nel finale di un quarto chiuso da due liberi di Allen che danno agli Heat il vantaggio col punteggio di 23-22.

Allen inaugura il secondo quarto col jumper dalla linea di fondo, imitato da Wade che attacca aggressivo il centro dell’area e chiude appoggiandosi al vetro. Brooklyn però non demorde, e con calma e pazienza continua a costruire ottime cose in attacco: Teletovic e Thornton, che esce dal dimenticatoio di gara 4, costruiscono un mini break di 6-0 che rimette i Nets avanti di tre lughezze. Coach Spolestra cavalca la sua consueta strategia, puntando su Wade e Bosh mentre concede a James qualche minuto per rifiatare; accanto alle due stelle il tecnico di casa vara un quintetto molto piccolo, con Lewis che agisce da ala forte e si rende subito protagonista attaccando il canestro e segnando il primo canestro della sua serata. Gli ospiti continuano a rispondere colpo su colpo nonostante un Wade che riporta indietro il tempo alle Finals 2006, facendo il bello e il cattivo tempo e risulta immarcabile grazie alla sua forza fisica e a uno strepitoso controllo del corpo che rende ogni sua conclusione una sentenza inappellabile. Sono 20 i punti di Flash quando siamo soltanto a metà del secondo periodo; nel frattempo il ritmo si alza oltre il punto di rottura, portando in dote attacchi imprecisi e una frenesia da entrambe le parti che consiglia ai coach un timeout per riordinare le idee e riprendere fiato. Dopo undici tentativi a vuoto Miami segna la prima tripla della serata, mandata a bersaglio da Jones, ma nel finale di tempo Brooklyn trova nella vena della coppia Johnson-Williams la spinta ideale per chiudere al meglio la prima frazione: il play è finalmente protagonista con continuità e manda a bersaglio due triple dalla punta, mentre Iso-Joe segna due canestri strepitosi che mandano le squadre all’intervallo con i Nets avanti 49-42. Brooklyn chiude per la terza gara di fila con 49 punti all’attivo nel primo tempo, costruendo un parziale di 8-0 nei possessi finali che vale il +7 in un momento topico della partita. I Nets giocano con grande lucidità malgrado siano sull’orlo del precipizio, con i grandi nomi in maglia nera che si alternano come attori protagonisti sul palcoscenico del match. Brooklyn si fa apprezzare anche in difesa, concedendo solo 18 punti in vernice ai padroni di casa e ringraziando la pessima vena degli avversari al tiro dalla lunga distanza. Miami trova un Wade favoloso, che con 20 punti all’attivo si regala il miglior primo tempo stagionale; al suo fianco però un James insolitamente ordinario non basta, perché il supporting cast dei bianchi di casa lascia ancora una volta a desiderare (eccezion fatta per un più che discreto Allen).

Gli Heat iniziano la ripresa con una fiammata delle loro: Bosh si risveglia da un primo tempo apatico e segna prima chiudendo con la mano destra in penetrazione, poi con la tripla dal suo sweet spot dell’angolo destro. 49 pari grazie anche a due liberi del solito Wade, ma se la calma è la virtù dei forti i Nets stasera sembrano esserlo per davvero: i veterani di Brooklyn non fanno una piega e riattaccano immediatamente la spina, guidati da Pierce che segna appoggiandosi al vetro e, dopo un canestro di Williams, fa segnare Johnson scaricando per la tripla del numero 7. Coach Kidd trova grandi dividendi da un quintetto inedito, che vede Kirilenko agire addirittura da 5 con conseguenti spaziature pressoché illimitate; Pierce segna ancora, stavolta col jumper dalla linea di fondo allo scadere dei 24 secondi, e un’altra tripla di Williams (quindicesimo punto per lui) vale il +10 Nets. Gli Heat sembrano confusi e sfilacciati, con James e Wade che non si intendono e “confezionano” una brutta palla persa; Miami però ha l’impressionante capacità di saper accendere l’interruttore da un possesso all’altro, e quando sembrava sul punto di poter concedere il fianco agli avversari si scuote prepotentemente e accorcia con due canestri ancora firmati da Wade. Nel frattempo sale alla ribalta Johnson, che ha messo il vestito buono e non sembra in serata di convenevoli: Iso-Joe è ineluttabile negli isolamenti che gli sono valsi il suo soprannome, e malgrado gli Heat sfiorino l’aggancio con un canestro di James e un’altra tripla a bersaglio di Bosh vengono ricacciati indietro dalla maestosa arroganza del 7 di nero vestito, che scrive già 20 punti sul suo tabellino e tiene a distanza gli avversari. James perde un altro brutto pallone, segna sfruttando il mismatch con Williams ma due canestri in fila dei Nets (taglio in backdoor con schiacciata di Kirilenko e doppio tap-in ancora ad opera di Johnson) mandano le squadre all’ultimo intervallo con gli ospiti che sono addirittura riusciti a incrementare il proprio vantaggio. 75-66 in favore dei Nets, presi letteralmente per mano da un Johnson incontenibile; dall’altra parte James litiga col suo jumper e riesce a segnare solo nei pressi nel ferro e dalla lunetta, trovando però l’apporto fondamentale di un Bosh finalmente produttivo. Ultimi dodici minuti di una partita ricchissima di significati: Brooklyn sa che il tempo stringe e l’autonomia del serbatoio è limitata, e vorrà provare a chiudere in fretta i giochi per evitare di giocarsi un finale punto a punto.

Miami inizia ancora col botto: Lewis imbuca la tripla d’angolo, James mette la prima della sua serata e riporta gli Heat a -3. Pierce regala ossigeno ai suoi con uno splendido step back, ma i Nets sembrano sentire l’importanza di questi minuti e appaiono contratti in attacco. Ci vuole una magia di Johnson, che segna in corsa allo scadere, per risvegliare il sacro fuoco degli ospiti, alimentato da una tripla dall’ineffabile Pierce che vale il nuovo +9 e il diciannovesimo punto della serata di The Truth. Miami accorcia con due liberi di James e un’altra tripla di Bosh, ma i Nets rimangono saldamente in controllo grazie al canestro di Livingston, che vola tra le cime degli alberi a catturare il rimbalzo, e a un pazzesco canestro di Johnson che batte LeBron ancora col passo indietro. Mancano sei minuti alla sirena finale: Pierce, strepitoso fino a qui, commette una grave ingenuità spendendo due falli nel giro di due possessi. È il quinto personale per The Truth, una chiamata doppiamente pesante perché manda in bonus gli Heat. Bosh segna la quarta tripla della sua ripresa, ma stavolta i Nets sembrano davvero poterla portare fino in fondo. Il motivo è uno e uno soltanto, ed è rappresentato dal giocatore che indossa la maglia numero 7: Johnson fa stropicciare gli occhi, prima con un gioco da tre punti guadagnato portando a scuola tale LeBron James con l’esitazione e replicando subito dopo con un altro canestro allo scadere sempre eludendo la marcatura strettissima del più che mai basito numero 6 di casa. Mancano poco meno di 5 minuti sul cronometro, e per due minuti il punteggio resta fermo sul 91-83 Nets, grazie all’ottimo lavoro di Garnett che chiude la linea di fondo a James e porta a casa due rimbalzi di importanza capitale. Meno di tre minuti al termine: Brooklyn è lì dove voleva essere forte di un vantaggio di otto lunghezze, ma la parola fine è ancora lontana dall’essere scritta. Wade supera il diretto avversario e, un attimo prima di cadere, serve James che si alza dall’arco per il -5; Garnett porta a casa un altro tap-out che vale oro, ma il ferro non accoglie il tiro di Pierce mostrandosi casalingo anche nel possesso successivo, quando il fade away di Wade (unico canestro del suo quarto periodo) finisce sul fondo della retina. La Triple A ribolle, Brooklyn ha il fiato corto e si affida ancora a Johnson pregando che sia ancora il numero 7 a risolvere la situazione: James decide di aver già visto abbastanza, e cancella il tiro del diretto avversario con una stoppata imperiale, portando i suoi sul -1 mandando due liberi a bersaglio dall’altra parte del campo. I Nets provano ancora a cavalcare Johnson, ma anche stavolta il tiro non ha successo e si spegne sul ferro. Miami chiama timeout a 43 secondi dal termine, e coach Spoelstra disegna un gioco che ricorda sinistramente (per i Nets) quello della tripla decisiva segnata da Bosh in gara 4: James si butta dentro, scarico per Chalmers che aspetta il closeout per aprire su Allen appostato in angolo. Quando il pallone lascia le mani di Ray cantando versi leopardiani Brooklyn conosce già il proprio destino: solo rete, He Got Game ha colpito ancora e manda il pubblico in visibilio, dando agli Heat il vantaggio per la prima volta dal 42-41 nei minuti finali del primo tempo. Coach Kidd disegna la rimessa per sfruttare il mismatch Livingston-Wade, ma la difesa del 3 di casa è più che competente e il gabbiano sbaglia a centro area. Bosh cattura il rimbalzo, dopo il timeout Allen va in lunetta per i liberi del +4 che chiudono un parziale di 12-0. I Nets non segnano da più di quattro minuti, ma trovano la forza per costruire un ultimo attacco degno di questo nome: Pierce forza da tre, Livingston cattura il rimbalzo e apre ancora sul perimetro dove dopo due passaggi Johnson si libera in angolo per la tripla che vale il -1. Miami rischia di combinare una frittata non chiamando timeout, con Pierce che per poco non ruba palla a Allen; coach Spoelstra allora chiama i suoi in panchina, e dalla rimessa si cercano le mani sicure di LeBron che però sbaglia il primo tiro libero segnando il secondo. I Nets sono sotto di due ma hanno a disposizione più di nove secondi per pareggiare i conti e provare addirittura a vincere: Pierce riceve, quasi perde la palla e poi si scontra con James. La palla è fuori, gli arbitri vogliono rivedere il replay e si rischia di rivivere il film già visto nel finale di Thunder-Clippers: il fallo di James è evidente, ma lo Spalding sembra essere toccato per ultimo dalla mano del 34 ospite. La terna decide per la rimessa Nets, che con molta difficoltà trovano Johnson per la ricezione: il numero 7 controlla, prova a prendere il centro area ma un primo tocco di Allen lo manda fuori giri per la palla persa perfezionata dallo stesso Allen in coabitazione con James. Non c’è più tempo, LeBron corre sul tavolo per prendere l’abbraccio del suo pubblico in tripudio: gli Heat ce l’hanno fatta anche stavolta, e portano a casa la vittoria col punteggio di 96-94 che vale il 4-1 nella serie e l’accesso alla quarta finale di conference consecutiva.

Gli Heat risorgono all’ultimo respiro, portando a casa il successo in un finale sconsigliato ai deboli di cuore. Miami è imprecisa dal campo (43%) e dall’arco (31%), con gli ospiti che chiudono il pitturato (solo 28 punti concessi) limitando notevolmente le opzioni offensive della squadra di casa. Ma anche stavolta la firma in calce all’ennesima impresa degli Heat è quella di Walter Ray Allen: He Got Game non si smentisce e continua a ritagliarsi un posto tra gli immortali della lega con la tripla che, di fatto, consegna la partita agli uomini di South Beach. La sua partita, fatta di 13 punti tra i quali spiccano i tre del canestro decisivo, è impreziosita anche dalla giocata difensiva nell’azione finale, quando insieme a James scippa il pallone a Johnson impedendo ai Nets di giocarsi la carta della disperazione con l’ultimo tiro. La copertina della serata è necessariamente allargata, perché è doveroso fare spazio anche ai Big3 in maglia Heat, ognuno a suo modo decisivo: James, fermo a quota quindici punti e autore di una partita tutt’altro che brillante nei primi tre quarti di gara, ne mette 14 negli ultimi dodici minuti, con due triple di importanza capitale e ben otto tiri liberi a bersaglio su dieci tentati (15/17 il totale dalla linea della carità). Sono 29 i punti totali per LeBron, uno in più dei 28 di un Wade meraviglioso per tre quarti di gara e capace di riprendere il filo del discorso nel momento più importante, col jumper del -3 e la buona difesa su Livingston dopo che gli Heat avevano riconquistato il vantaggio. Anche Bosh merita più di un elogio, perché dopo un primo tempo chiuso con appena due punti all’attivo è esploso nella ripresa, con quattro triple a bersaglio e un rimbalzo fondamentale a una manciata di secondi dalla fine. Da rimarcare anche i 7 assist (e altrettanti rimbalzi) di Chalmers al quale anche stanotte è toccato l’onore di dar via il pallone che ha armato la mano per il canestro decisivo.

Brooklyn si mangia ancora le mani per aver gettato alle ortiche una prestazione praticamente perfetta per quasi tutti i 48 minuti. I Nets hanno vinto la battaglia a rimbalzo, sfruttando i 13 punti portati in dote da dodici rimbalzi offensivi e riuscendo a difendere magistralmente il pitturato (28 punti concessi a fronte di ben 42 segnati). Purtroppo per gli uomini in nero il finale si è rivelato quasi la fotocopia di quello visto in gara 4: la benzina è clamorosamente finita negli ultimi quattro minuti, con zero punti segnati che hanno dato agli Heat la chance di rimontare e sorpassare nei possessi conclusivi. Johnson, immarcabile per larghi tratti della gara e autore di 34 punti (15/23 al tiro) si è perso nel finale, marcato strettissimo da un James voglioso di rivincita e lasciato colpevolmente solo dai compagni. Pierce (19 punti), trascinatore per tutta la serata, è affogato anche lui nel finale arrivando a corto di fiato negli ultimi minuti, mentre Williams è letteralmente sparito dal campo chiudendo con 17 punti e una virgola nel quarto periodo che dice molto sulla reale caratura del giocatore. Livingston ha fatto il possibile, pur fallendo il potenziale tiro del contro sorpasso, insieme ad una panchina che pur senza eccellere ha saputo dare il suo contributo. Garnett ha chiuso con solo due punti e 3 tiri tentati, ma con la sua grinta aveva trovato il modo di piazzare alcune piccole giocate decisive (ottima linea di fondo su James, rimbalzi e tap out di importanza vitale) che però non sono bastate.

Si chiude una serie che ha rispettato i pronostici: troppo forti e nel pieno delle forze gli Heat per potersi fare sorprendere dagli highlander di Brookyn. I Nets ci hanno messo il cuore, ma il fattore anagrafico ha indubbiamente avuto il suo peso nei finali delle ultime due gare, almeno una delle quali avrebbe potuto avere un esito diverso. Onore comunque all’orgoglio e al talento vintage degli uomini in nero, che escono a testa alta contro una squadra che ha messo un altro mattoncino per costruire una storia che è già indimenticabile: LeBron e soci si guadagnano la quarta finale di conference consecutiva, e adesso aspetteranno davanti alla tv per conoscere chi tra Indiana e Washington sarà la loro sfidante per la corona dell’Est. Miami non è più la macchina da guerra delle stagioni scorse, ma può contare sul miglior giocatore del pianeta e sui suoi due fidati scudieri. Se poi il signore in maglia numero 34, quello che declama poesie ogni volta che si alza per tirare, è riuscito a trovare la pietra filosofale ce lo dica pure: se a South Beach vorranno festeggiare uno storico ThreePeat l’impressione è che difficilmente potranno prescindere di una spolverata dell’immenso talento di He Got Game, ancora una volta decisivo in quella che (destino crudele) potrebbe essere stata l’ultima recita degli ex compagni Pierce e Garnett.

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