Per i Golden State Warriors doveva essere la stagione della riconferma a certi livelli. Dopo che l’anno scorso la loro corsa nei play-off si fermò nelle semifinali di conference solo al cospetto degli Spurs, ci si aspettava qualcosa in più dalla truppa di coach Jackson.

Ma andiamo con calma. Riavvolgiamo il nastro,e torniamo indietro. Partiamo proprio dalla sconfitta patita ad opera degli Spurs.

Nella semifinale di Conference 2013, Curry & co. dimostrano di potersela giocare ad armi pari contro gli speroni del Texas, nonostante l’assenza pesante di David Lee.

Tutti abbiamo ancora negli occhi le prestazioni monstre del ragazzino di Akron: una su tutte, gara 1. Una partita ai limiti della perfezione per Stephen; basti pensare che nel solo 3° quarto piazza 22 punti, scambiando il canestro per una vasca da bagno, piazzando qualsiasi tiro mandi nell’aria dell’At&t Center.

A fine partita mette 44 punti a referto e distribuisce 11 assist: numeri mostruosi, ma c’è un unico problema. Questa partita i Warriors la perdono, giocando 2 overtime, dopo aver dilapidato un vantaggio di 16 punti.

Ecco, se c’è una partita che probabilmente ha indirizzato la serie verso il Texas è proprio questa. Si, perché è vero che la franchigia della Baia perde la contesa per 4-2, ma dove si concentrano i maggiori rimpianti è proprio gara 1.

In una notte di metà maggio, i Warriors perdono gara 6 in casa, contro gli Spurs per 94-82, mandando cosi in archivio la stagione 2012-2013. Una stagione esaltante, dove coach Mark Jackson ha portato i suoi ragazzi oltre le aspettative.

Ma si sa, riconfermarsi ad alti livelli è sempre dura. Specie se ti trovi ad Ovest del Missisipi.

Durante l’estate, la dirigenza prova a rinforzare la squadra,portando ad Oakland il free agent più pubblicizzato dell’estate: Dwight Howard.

L’ingaggio del centrone fallisce, perché Superman preferisce andare ai Rockets, a far compagnia a Lin e al barba Harden. Allora si decide di virare su un altro All-Star: via sign-and-trade arriva Andre Iguodala.

Difensore arcigno, capace anche di caricarsi la squadra sulle spalle quando la situazione lo richiede. I Warriors lo sanno bene: il prodotto di Arizona, che da qualche anno è entrato anche nel giro della Nazionale a stelle e strisce (oro sia al mondiale 2010,che alle olimpiadi del 2012),si mette in mostra nel primo turno dei play-off proprio contro la franchigia di Oakland.

Nelle 6 gare disputate dai suoi Nuggets, mette insieme 13 punti, 5.3 rimbalzi, 5.4 assist e quasi 2 palle rubate a sera.Il 5 luglio 2013 firma un contratto quadriennale a 48 milioni di dollari.

Vengono presi anche giocatori per rinforzare la panchina:il centro Jermaine O’Neal,la point-guard Toney Douglas e l’ala Mareese Speights.Però,il mercato dei Warriors non è solo acquisizioni.

Durante la off-season vengono persi due giocatori di fondamentale importanza per le rotazioni di coach Jackson: il play Jarrett Jack, che entrando dalla panchina dava una mano a Curry in cabina di regia (e non solo…) e l’ala Carl Landry.

Ai nastri di partenza della nuova stagione i Warriors si presentano come possibile contender. Infatti l’innesto di Iguodala giustifica i sogni di un possibile titolo, che alla franchigia della Baia manca da tanto, troppo tempo(correva l’anno 1975).

La squadra ha però un avversario molto forte: gli infortuni. Uno dei grandi problemi che attanagliano i Warriors, infatti, è proprio l’integrità fisica dei propri giocatori.

Far giocare 82 partite di regular season più play-off a giocatori come Bogut, Curry,O’neal &co sembra una vera impresa.

Nella loro 68° stagione in NBA, la 52° nella Baia di San Francisco, partono subito forte in casa contro i Lakers: infliggono un sonoro 125-94 alla squadra di Los Angeles. Il proseguo di stagione però non è all’altezza delle attese.

Infatti all’All-Star break, i Warriors hanno un record di 31-22: naturalmente è un record positivo, ma dai ragazzi di coach Jackson ci si aspetta quel qualcosa in più che possa far ben sperare in vista dei play-off.Curry continua a giocare in maniera divina,guadagnandosi la convocazione all’All-Star game grazie al voto dei fans.

Il prodotto di Davidson continua a fornire prestazioni convincenti, sia con canestri pesanti, sia con assist che aprono il campo per le triple dei compagni. Ma si ha una “strana” sensazione: a questi Warriors sembra “mancare sempre un centesimo per fare una Lira”.

La squadra sembra girare bene: le triple degli Splash Brothers, i canestri e la difesa di Iguodala, il gioco in post e i rimbalzi di David Lee, la fisicità di Bogut.

Nonostante tutto, alla fine della regular season chiudono con un record 51-31. Ottimo record,ma come già detto in precedenza,in una conference ultra-competitiva come quella Ovest,vale solo un sesto posto.

Questo vuol dire uno scontro contro i Los Angeles Clippers, squadra rognosa, contro cui i Warriors quest’anno hanno un record pari: ovvero 2 vinte e 2 perse.

Prima dell’inizio dei Play-off, nella penultima partita di stagione regolare, si  fa male Bogut. Gli esami evidenziano una frattura della costola che, trovandosi in prossimità del polmone destro,potrebbe procurare al giocatore danni ben più gravi. La prognosi è di 6 settimane di stop:in poche parole salta i play-off.

La mancanza del centrone Aussie è più importante di quanto si possa pensare. Bogut costituisce il perno centrale dell’impianto difensivo di coach Jackson.

Il 19 Aprile parte la serie di play-off, proprio a Los Angeles, allo Staples Center. I Warriors,giocano una gran partita e riescono a portare a casa la prima vittoria.

Impresa che non si ripete nella seconda partita: i Clippers dilagano per 138 a 98. Gara 3 va in archivio con il colpaccio esterno dei ragazzi di coach Rivers, che guidati dal trio Paul, Griffin e Jordan espugnano l’Oracle Arena.

Intanto, prima di gara 4 scoppia lo scandalo in casa Clippers: Donald Sterling, presidente della franchigia, dopo alcune dichiarazioni razziste contro Magic Johnson, viene radiato e multato.

La questione sembra “disturbare” la concentrazione di Chris Paul&co: rimediano una sonora sconfitta. I Warriors riportano in parità la serie: 2-2.

Gara 5 e gara 6 confermano quello che precedentemente la serie ha mostrato:i Clippers sono più squadra, ma Golden State, grazie al talento individuale dei vari Curry e Thompson riescono a rimanere a galla.

Una vittoria ciascuno e si va alla decisiva gara 7. Curry non vuole lasciare i play-off, e sforna una prestazione da 33 punti e 9 assist: non basterà.

Fine della corsa per la truppa del “reverendo” Jackson. Quella che sarebbe dovuta essere l’annata della conferma a certi livelli, si chiude con un enorme delusione, e con tanti rimpianti.

In questa serie di 7 gare parecchi difetti dei Golden State si sono palesati: uno su tutti, il non essere riusciti ad adattarsi e a trovare contromisure allo strapotere fisico di DeAndre Jordan, a tratti vero e proprio dominatore sotto le plance.

Gara 5 è probabilmente la dimostrazione di come i Warriors, privi di Bogut, non siano riusciti ad arginare il centrone dei Clippers: per lui 25 punti,18 rimbalzi e 4 stoppate (ultimo a fornire una prestazione del genere, Tim Duncan nei play-off del 2008).

La lunghezza della panchina è stato un altro problema di coach Jackson. Harrison Barnes nella second unit non ha dato i frutti sperati. Il giocatore non si è ripetuto ai livelli dell’anno scorso, anzi ha dimostrato un calo preoccupante.

Altro giocatore che uscendo dalla panchina avrebbe dovuto portare punti ed energia è la guardia Jordan Crawford. Ma cosi non è stato,soprattutto nei play-off: ha deluso le attese, viaggiando a 6.2 punti di media con una preoccupante percentuale da dietro l’arco (il 28.6%).Se a tutto questo si somma l’assenza di Bogut,ecco che il cerchio si chiude.

Questi Warriors sono giovani e ambiziosi. Quest’anno erano partiti come potenziale sorpresa che avrebbe potuto dare fastidio ai “piani alti” della Western Conference,ma così non è stato.

La dirigenza ha deciso di ripartire,operando una scelta drastica:coach Jackson è stato licenziato.Quello che potrebbe sembrare un fulmine a ciel sereno,in realtà è un licenziamento preannunciato. Infatti Mark Jackson ormai non godeva più della fiducia della dirigenza e gli unici a sostenerlo erano i giocatori, Curry su tutti.

Ma ciò non è servito.Coach Jackson è stato colui che ha formato questi nuovi Warriors, operando scelte che potevano sembrare controverse, come lo scambio Ellis-Bogut;è riuscito a riportare la squadra della Baia di San Francisco di nuovo ai play-off, dopo anni di assenza.

E’ notizia recentissima della firma di Steve Kerr come nuovo head coach: a lui lo sfidante compito di fare meglio del suo predecessore e di avvicinare ulteriormente i Warriors all’agognato titolo NBA.

 

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