Il vecchio adagio win or go home non è mai stato inflazionato come in questi ultimi giorni, con il morbo di gara 7 che imperversa sul primo turno dei playoff Nba. Il derby texano non ha fatto eccezioni, e si è regalato lo sfizio di una sfida senza ritorno che deciderà un confronto meraviglioso tra due squadre che lo hanno interpretato in maniera magistrale. San Antonio ha dalla sua il fattore campo e i favori del pronostico, ma Dallas ha già stupito tutti gli addetti ai lavori ribattendo colpo su colpo e portando la serie allo scontro finale, e non vuole precludersi alcun sogno di gloria.

Sono proprio gli ospiti a muovere per primi il punteggio, con Nowitzki che va a bersaglio nel primo possesso del match liberandosi su un inedito blocco portato da Calderon. San Antonio risponde subito, e dopo la parità firmata da Duncan si mette subito avanti con Green (che ha ritrovato l’ispirazione dopo un inizio di playoff deleterio) e Leonard. Ellis accetta la sfida e imbuca dall’arco, ma i Mavs si imbattono per l’ennesima volta in un enigma irrisolvibile, che all’anagrafe fa Tony Parker:625x527-81 il franco-belga imperversa subito sulla partita, con la solita efficacia nel tiro dalla media che lo rende praticamente impossibile da battezzare per la difesa ospite. Gli Spurs scappano subito sul 16-7, punteggio che si tramuta in un amen in un doppiaggio (24-12) ai danni dei malcapitati ospiti, che perdono Ellis per il secondo fallo personale e vengono tramortiti dai divertissement di Parker e dall’efficacia dei padroni di casa nel controllo del tabellone difensivo. Coach Carlisle rispolvera il quintetto mignon che aveva pagato ottimi dividendi in gara 6, ma il fuoco fatuo dei Mavs si dissolve nel giro di un paio di possessi con la salita in cattedra del professore argentino: Ginobili entra in partita da par suo, con una scossa elettrica che vale il +14 Spurs. Manu commette però il suo secondo fallo, ma Popovich lo tiene in campo memore di quanto accaduto due sere fa, quando i precoci problemi di falli hanno spezzato il ritmo dell’argentino tarpando conseguentemente le ali ai nero-argento. Ginobili rimane quindi sul parquet, e dopo un 6-0 ospite condotto da un sempre meraviglioso Nowitzki gli Spurs ristabiliscono le distanze grazie al solito Parker e a un Danny Green in versione prime cinque gare delle Finals 2013. Al primo intervallo i padroni di casa sono avanti 35-23, al termine di un primo quarto chiuso col 68% dal campo sulle ali di un Parker imprendibile che mette in serio imbarazzo la difesa ospite.

In avvio di secondo quarto San Antonio mette la freccia e se ne va: Ginobili ha in mano la bacchetta con cui comanda divinamente la filarmonica degli Spurs ad un parziale di 9-0 che spacca in due la partita. Nowitzki prova a tamponare l’emorragia, ma Dallas è ormai alla deriva in mare aperto: San Antonio infierisce con un’attacco strepitoso e una difesa altrettanto efficace, guidata da Duncan che protegge come un guardiano intransigente il pitturato. Mills sta imparando i trucchi del mestiere, e con un’abile mossa porta a casa un fischio che costa a Ellis il terzo fallo personale: l’ex Bucks, dominante in gara 6, è totalmente fuori partita, e gli Spurs ne approfittano per banchettare. Parker è un’anguilla che sguscia da tutte le parti, Ginobili si diverte a dipingere capolavori impressionisti con la prediletta mano mancina e Duncan è perfetto nelle prime sei conclusioni della sua serata. 625x527-80La partita si trasforma in un no contest, con gli Spurs che toccano il +29 prima di uno scatto d’orgoglio di Nowitzki che consente ai Mavs di battere in ritirata salvando almeno le insegne del comandante. A metà gara il tabellone è impietoso: 68-46 Spurs, dopo un primo tempo da dichiarare come patrimonio dell’Unesco e concluso con un irreale 68% al tiro. Non si segnava così tanto nella prima metà di una partita Nba dal lontano 1971, ma evidentemente Parker, Ginobili e Duncan non conoscono i limiti di un talento che permette a San Antonio di straripare e di mettere in ghiaccio una buona fetta di qualificazione. L’istantanea di Dallas è ben rappresentata dal suo totem: Nowitzki ci prova e chiude con 17 punti, ma è abbandonato dai suoi compagni che vengono spazzati via dal basket abbacinante giocato dai padroni di casa.

625x527-82Coach Carlisle prova a usare la fantasia, e in avvio di ripresa estrae l’ultimo jolly da un mazzo di soluzioni che ha ormai esplorato in lungo e in largo nel corso di questa lunghissima serie: Dallas rientra in campo proponendo un quintetto inedito, con Nowitzki da centro e Carter da ala forte, mentre a Ellis, Calderon e Harris è affidato il compito di fare da guastatori generando mismatch a tutto campo. Popovich si adegua sostituendo Splitter con Diaw, ma la mossa degli ospiti ha il merito di sorprendere gli Spurs, che concedono improvvisamente il fianco: Harris e Ellis martellano la retina dall’arco, e malgrado le puntuali risposte con la stessa moneta di Leonard e Green (che nel frattempo sbaglia la prima conclusione dopo 13 tiri di fila mandati a bersaglio) i Mavs si riportano inaspettatamente sul -14, facendo serpeggiare una vena di inquietudine sugli spalti dall’AT&T Center. San Antonio però ritrova in breve tempo la quadratura del cerchio, grazie alla mano di Leonard dall’arco e agli ennesimi canestri di Parker, inspiegabilmente dimenticato dai Mavs che gli permettono un comodo coast-to-coast. Nuovo +21 Spurs, che gestiscono il colpo di coda ospite e sembrano definitivamente pronti a inserire il pilota automatico. Dallas è encomiabile per il modo in cui ci prova fino in fondo, improvvisando anche una zona che però viene maramaldeggiata da Ginobili che scrive nuovamente +26 con una tripla allo scadere: 94-68 Spurs, e un quarto periodo nel quale i padroni di casa potranno già iniziare a studiare il prossimo avversario.

Popovich concede una meritata standing ovation a Duncan tenendo in campo Parker fino a sei minuti dal termine, giusto il tempo per permettere al franco belga di siglare il trentello personale che fa il paio con quello di vantaggio degli Spurs. Parker lascia il campo a Belinelli, ed è davvero impressionante come il coach degli Spurs non degni del minimo sguardo Tony (né tantomeno Duncan nella sostituzione precedente) al momento del ritorno in panchina. I minuti finali servono solo per permettere alle terze linee di poter raccontare ai nipotitini di aver calcato il palcoscenico di una gara 7, oltre che per il tentativo del nostro Beli di ritrovare la vena perduta e di riguadagnare terreno nelle gerarchie del sergente Pop. Finisce in trionfo col punteggio che recita 119-96 in favore degli Spurs, che avanzano così alle semifinali della Western Conference.

NBA: Playoffs-Dallas Mavericks at San Antonio SpursGli appassionati erano a caccia di risposte sul futuro dei San Antonio Spurs, con lo status di schiacciasassi che li aveva accompagnati nel corso della stagione regolare che aveva iniziato a vacillare vista la fiera opposizione dei Mavericks. Gli Spurs hanno battuto un colpo e lo hanno fatto alla loro maniera, eseguendo alla perfezione lo spartito di un match che si è ben presto trasformato in una cavalcata trionfale. I nero-argento brillano sul palcoscenico dove osano i veri campioni, e non è un caso che la copertina della serata sia riservata (per la 105esima volta nella storia infinita del trio) ai tre tenori di San Antonio: Parker, Ginobili e Duncan azzeccano tutti gli acuti di una serata da antologia, con un dominio sugli avversari a tratti imbarazzante. Tony è il mattatore con 32 punti, Manu ne mette 20 accompagnati anche (o forse soprattutto) da 5 assist e 6 rubate, Tim è enciclopedico coi suoi 15 punti (7/8 al tiro) e 8 rimbalzi. Il tutto condito da un supporting cast d’eccezione, con un Green quasi perfetto che chiude a quota 16 punti e un Leonard ormai meravigliosamente ordinario che scrive 15 punti e 6 rimbalzi. Dallas non può nulla, perché l’inventiva di coach Carlisle e l’orgoglio di WunderDirk non possono bastare contro questi avversari: Dirk ne mette 22 con 9 rimbalzi, Harris segue a ruota con 17 punti frutto della sfuriata a inizio ripresa ma lo scarso apporto di Ellis, tenuto ai margini della partita dai problemi di falli, e una difesa sotto il par completano il quadro di una disfatta arrivata proprio sul più bello.

San Antonio porta a casa una serie splendida, prolungatasi contro ogni pronostico fino al settimo atto per merito di una grandissima Dallas. Giù il cappello davanti a coach Carlisle, che ha saputo mettere in scacco più di una volta un santone come Popovich, e ai suoi ragazzi che, guidati dal carisma di Nowitzki, dal “nuovo” Ellis e da un buon mix di veterani di talento e giovani interessanti si sono rivelati un avversario coriaceo e degno di un palcoscenico di questo genere. Gli Spurs però sono venuti fuori alla distanza, esplodendo in una gara 7 che sa tanto di messaggio alla concorrenza: il sole non è ancora pronto a tramontare sull’Alamo, perché i vecchi campioni texani non vogliono saperne di ammainare la loro bandiera. Il prossimo avversario si annuncia ancora più difficile: i giovani Blazers, col loro ritmo forsennato e il loro attacco al tritolo sono decisi a diventare la kryptonite degli Spurs, e come dargli torto visto che possono contare su una coppia come quella formata da Aldridge e Lillard. Sarà sfida tra generazioni, ma occhio ai signori di nero-argento vestiti: barbe e capelli iniziano a lasciar spazio al brizzolato, ma il talento (in modo particolare nel loro caso) non invecchia mai.

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