Sul 3-2 per i Raptors e con i Nets con le spalle al muro, si ritorna a Brooklyn. L’occasione è ghiotta per Toronto che, vincendo la partita, avrebbe l’opportunità di superare il primo turno di playoff dall’era Carter, scacciando una volta per tutte l’antipatica identificazione della storia della franchigia dell’Ontario esclusivamente con la Vinsanity di quegli anni.

Inoltre, superando gli avversari, manderebbe a casa una delle squadre col maggiore mercato televisivo e mediatico d’america e, ad est, quella che forse era stata identificata dagli addetti ai lavori come più che probabile e serio ostacolo sulla strada verso il titolo degli Heat in semifinale.

Le migliaia di canadesi fuori dall’Air Canada Centre anche in questa occasione invece, andrebbero in sollucchero per uno scherzetto del genere, giocato ai danni di Silver e Co.

All’annuncio dei quintetti da parte dello speaker subito si apprende di un primo e rilevante aggiustamento rispetto alle sfide precedenti operato da coach Kidd: la presenza in quintetto di Alan Anderson al posto di Shaun Livingston.

La scelta è probabilmente motivata dalla necessità per i Nets di avere più tiratori sparsi per il campo in grado di punire i raddoppi in post basso su Joe Johnson.

Inizialmente sembra funzionare l’accorgimento, con Deron Williams che colpisce da 3 e Pierce e lo stesso D-Will che col campo che sembra più largo vanno dentro facilmente sui ribaltamenti di fronte. A 5 minuti e spiccioli dalla fine del quarto i Nets sono avanti 19-11.

La verve dei bianconeri del finale di gara 5 non è affatto sopita. L’effetto principale che sembra sortire il cambiamento nell’assetto di Brooklyn riguarda più che altro la facilità con cui si arriva al ferro.

Dall’altra parte Lowry e DeRozan, ormai perfettamente a loro agio in questi playoff, cercano di tenere a contatto Toronto e non far scappare gli avversari. John Salmons intanto è già stato mandato sul parquet a provare a mettere i bastoni fra le ruote di Joe Johnson.

Per i Nets Blatche, appena entrato in campo, è un fattore su entrambi i lati. La sfida in avvio fra DeRozan e Joe Johnson a suon di canestri è pari solo a quella fra Jay-Z e Drake nelle inquadrature della ESPN.

Le luci della ribalta però spettano a Pierce, almeno inizialmente decisamente ispirato, che a 2 minuti dalla fine con una tripla fissa il punteggio sul 30-16 Nets. Il quarto si conclude sul 34-19. Nei primi 12 minuti di gioco Toronto tira con 8-21 dal campo ed è sotto nei punti nel pitturato per 20-

Comincia la seconda frazione e Brooklyn si porta anche sul 40-22 con un paio di canestri di Livingston. Toronto si difende invece con i tiri liberi. Patterson, come spesso gli capita in questa serie, dà respiro ai suoi.

Deron Williams, rientrato dal consueto giro in panchina, mostra un’aggressività che nella sfida precedente gli era del tutto sconosciuta: attacca fin dai primi secondi dell’azione, girando intorno ai blocchi e armando la mano dei compagni, quando non conclude lui stesso. È sua la tripla del 49-30 in contropiede a 5:13 dal riposo di metà tempo.

A sole 48 ore di distanza le parti sembrano essersi rovesciate completamente, con Brooklyn nel ruolo della lepre che scappa nel punteggio e D-Will in quello dell’arrembante Kyle Lowry di gara 5. C’è una diversa elettricità nell’aria, i Nets sembrano tutti rigenerati, compreso KG che si gira e tira da 3 metri come faceva ormai qualche tempo fa.

Salmons, Lowry e DeRozan però non si lasciano impressionare ed organizzano la resistenza a suon di triple e giochi da 3 punti. In difesa però hanno il loro bel da fare, con quattro uomini da guardare sul perimetro e il solo Garnett ad occupare, e non sempre, l’area.

In questo modo la superiorità sotto le plance garantita dal doppio lungo dei Raptors va a farsi benedire. I Nets possono penetrare a piacimento senza che arrivi l’aiuto di nessuno.

Alan Anderson giustifica il suo impiego dall’inizio, segnando il buzzer beater che chiude il primo tempo sul 60-41 per i padroni di casa. I punti nel pitturato sono 34 e la percentuale del 59% per Brooklyn

Nel secondo tempo la musica non cambia. Brooklyn gira la palla con tempi rapidissimi e precisione assoluta, arrivando spesso al tiro in situazioni non contestate. In una di queste, originata dal raddoppio un po’ avventato (eufemismo) di Lowry su Joe Johnson, che a quanto pare dalla seconda parte di gara 5 semina terrore solo se alza un sopracciglio, Williams segna la sua terza tripla della serata dall’angolo: 66-43 Nets con 8:52 da giocare sul cronometro.

Toronto accusa il colpo, Jay-Z e Beyoncè, seduti un paio di posti alla sinistra di Jasone, sorridono compiaciuti. Nell’episodio precedente Brooklyn è stata costretta a recuperare da -26, adesso, ironia della sorte, a 7:39 dalla fine del terzo sul -26 ci sono i Raptors.

I primi due punti di Valanciunas della serata, che fanno seguito ad un arresto e tiro di Ross dal lato destro, fanno ben sperare Coach Casey. Chissà che le due squadre non si vogliano eguagliare persino nelle rimonte.

Ovviamente Casey si augura che l’epilogo sia diverso da quello di due giorni fa. Per il momento si affida all’amuleto Patterson, ottimo per produzione di punti in pochi minuti uscendo dalla panchina.

Buono è anche l’apporto di Kirilenko, la cui attività nei pressi del canestro non permette ai Raptors di stare praticamente mai tranquilli a rimbalzo difensivo. Doppia schiacciata prepotente di Valanciunas e lo svantaggio si riduce a 73-57.

Nell’ultimo periodo la hammer dunk di DeRozan sulla testa delle seconde linee dei Nets avvicina i Raptors a -15 a 9:20 dalla fine. Dopodiché, sulla penetrazione di Vasquez dell’84-71, Kidd indugia sul quartetto composto da Williams-Johnson-Pierce-Garnett comodamente seduto in panchina e fa cenno al Bigliettone di rientrare in campo a dare mazzate.

DeRozan però ruba palla, va in contropiede e costringe al fallo gli avversari. Dalla lunetta converte i 2 liberi. Chiuderà con altri 28 punti (quinta gara su 6 oltre quota 20). Dalla panchina si alzano pure Williams e Joe Johnson, ché la situazione rischia di farsi spinosa. Il sopra citato KG mette due canestri che pesano come macigni, intervallati dalla tripla di Lowry.

Garnett è tarantolato, tocca tutto quello che si muove sotto il canestro dei Raptors. Riesce persino a mandare fuori di senno Hansbrough che non sa letteralmente più dove mettere le mani. Toronto, nonostante gli sforzi profusi, non riesce mai a riportare lo svantaggio sotto la doppia cifra.

Quando anche il corner 3 del solito Patterson va corto, al Barclays Center si inizia a capire che forse gli Dei del basket hanno deciso: si farà anche qui una gara 7. Finisce 97-83 per i Nets.

Deron Williams, dopo che Kyle Lowry gli aveva fatto vedere i sorci verdi in gara 5, vince la sfida col diretto avversario segnando 23 punti. In questa serie solo guardando il tabellino di D-Will è possibile capire il risultato: sempre vittoriosi i Nets quando lui va sopra i 20.

Sorprendente invece, rispetto alle tendenze osservate in passato il dato dei rimbalzi (45-42 Nets), combinato con la supremazia in area (48 punti dei casalinghi contro i 32 degli altri). Che il vantaggio sotto canestro dei più alti Raptors, dopo essersi sostanzialmente ridotto coll’andare della serie, si sia infine estinto?

Joe Johnson per Brooklyn è autore di 17 punti, Alan Anderson, la carta a sopresa giocata da Kidd alla palla a due, ne aggiunge 9 con 9 rimbalzi (e giocate decisive).

Una menzione a parte merita però Kevin Garnett. Autore alla fine di 13 punti con 5 rimbalzi e 5-7 al tiro, è rientrato in campo nell’ultimo quarto proprio quando i suoi prestavano il fianco alle folate dei Raptors, in netta rimonta. Ha dominato in mezzo all’area, sia dal punto di vista cestistico che da quello emozionale, con una reattività e una grinta che hanno ricordato il KG dei Celtics. Le urla in sottofondo erano le solite, le giocate quasi.

Finale diverso non poteva avere questa serie che adesso si trova a dover stabilire un vincitore nell’arco di soli 48 minuti. La sostanziale parità osservata negli scorsi match d’altronde non poteva che produrre questo esito.

Le squadre si sono praticamente equivalse per 6 confronti. C’è mancato solo il comeback dei Raptors nell’ultimo quarto di gara 6, dopo quello dei Nets nella sfida precedente. Forse però è proprio con gli ultimi accorgimenti che si è creata una frattura nell’equilibrio visto sin qui nella serie.

L’ultimo, decisivo cambiamento di Kidd nello starting lineup, con un tiratore come Anderson al posto di Livingston (ottimo ma mai una minaccia da oltre 5 metri), ha permesso alle spaziature offensive di Brooklyn di guadagnare quell’efficacia che ha mandato Toronto al tappeto.

I Nets hanno sbagliato molto, soprattutto nel secondo tempo, però il tiro preso era quasi sempre quello giusto. La coppia Valanciunas – Amir Johnson è sembrata un po’ meno insormontabile.

Parte del merito va anche, come detto, alla prova di un rigenerato Garnett. Non resta che interrogarsi però sulla sua possibile tenuta nella prossima sfida. Sarà suo il grido finale domenica sera all’Air Canada Centre che sancirà la conclusione di una sfida a dir poco combattuta?

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