Primo atto del derby texano, per quello che si annuncia come uno dei testa-coda più anti convenzionali della storia. I San Antonio Spurs, dopo aver concluso col miglior record della Nba una regular season tanto scintillante quanto inaspettata dopo la cocente delusione dell’aver gettato alle ortiche un titolo praticamente vinto, hanno ricevuto come “regalo” un avversario affatto morbido: i Dallas Mavericks sono infatti una delle ottave teste di serie più forti di sempre, e l’aria di derby rende il pronostico della serie più incerto che mai. Il tema della sfida è quello del confronto tra due ottimi attacchi (con gli Spurs primi per percentuale di triple a bersaglio, seguiti a ruota dai Mavs); San Antonio ha battuto Dallas per nove volte di fila nelle ultime stagioni e, secondo copione, dovrebbe essere la difesa degli uomini di coach Popovich a scavare il solco decisivo tra le due squadre.

nba_a_spurs-mavericks1_mb_608x342La partenza di gara è un clinic di pick&roll dei nero-argento: l’attacco degli Spurs è di una semplicità direttamente proporzionale alla sua efficacia, con una serie infinita di blocchi per il portatore di palla che generano mismatch in ogni zona dell’attacco. A beneficiarne è Tony Parker, che si trova accoppiato coi lunghi avversari e ha buon gioco nel bruciarli per andare ad aprirsi autostrade verso il ferro. Coach Carlisle chiama subito un timeout, Dallas ne esce bene con un’ottima esecuzione di Nowitzki ma la marea degli Spurs monta sempre di più: il pitturato è territorio di caccia incontrastato per i padroni di casa, che toccano anche il +12 grazie al dominio della coppia Duncan-Parker e all’impatto di Ginobili dalla panchina. Una tripla di Harris limita i danni in chiusura, con gli Spurs che vanno avanti al primo intervallo sul punteggio di 21-12; per i Mavs è il minimo stagionale di punti segnati in un quarto.

Il quintetto “internazionale” degli Spurs (Mills, Belinelli, Ginobili, Diaw, Splitter) va in difficoltà in avvio di secondo periodo: San Antonio non trova il tocco fuori dal pitturato e soprattutto da tre, con Belinelli che fa saltare sulla sedia per una gran finta a centro area che però non trova l’aiuto del ferro. Dallas invece trova un Harris in formato vintage: il play ha la mano infuocata, e guida un parziale di 12-0 che pareggia i conti a quota 21 e costringe Popovich e richiamare in panchina i suoi per parlarci su. Gli Spurs si sbloccano finalmente dall’arco con una tripla di Ginobili, ma la panchina dei Mavs ha dato il la ad una partita davvero equilibrata: Dallas è in ritmo offensivo e si mantiene avanti, ma Parker resta un rebus non risolvibile che con accelerazioni incontenibili fa a fette la difesa e tiene a contatto i suoi. I 17 punti del francese sono fondamentali per tenere a bada una Dallas che trova terreno fertile nel tiro dalla media, con Ellis e Carter che vanno a bersaglio senza esitazioni. Dirk resta silente, Ginobili firma il sorpasso ma è un canestro acrobatico del solito Harris a chiudere il primo tempo: 44-43 Dallas, un parziale inaspettato dopo un avvio di match tutto di marca Spurs.

dal_u_spurs-mavericks2_mb_608x342Via alla ripresa, e San Antonio continua a non trovare ritmo in attacco: il tiro non entra, e deve pensarci Duncan a mettersi la squadra sulle spalle, prima con un bel fade-away e poi con una grande giocata per tener vivo un rimbalzo offensivo che gli vale un giro in lunetta. Nell’altra metà campo Dallas sembra invece aver trovato la chiave per rispondere colpo su colpo ai favoriti avversari, con Calderon che si accende ricevendo un ideale testimone da parte di Harris. I Mavs piazzano un paio di ottimi break difensivi, adeguandosi perfettamente alla nuova strategia degli Spurs: Parker gioca infatti lontano dal pallone, lasciando lo Spalding in mano agli altri esterni (Leonard su tutti) e affidandosi alla grande vena di un intramontabile Duncan che si mangia Dalembert, resistendo al contatto e andando a bersaglio col circus shot. La partita continua a viaggiare sui binari di equilibrio pressoché perfetto, mentre l’intensità e l’atmosfera crescono di possesso in possesso. Ma ecco che il cielo degli Spurs viene squarciato da un fulmine che atterra proprio sul cuore di ogni tifoso nero-argento: Duncan porta un blocco e si scontra con Ellis, rimediando un brutto colpo al ginocchio sinistro e attirando subito l’attenzione della panchina per chiedere il cambio. Il punteggio, a dodici minuti dal termine, è in perfetta parità, con Splitter che impatta a quota 65 recuperando un rimbalzo dalla spazzatura e segnando sotto canestro; ma le attenzioni degli Spurs sono tutte sul ginocchio del caraibico, anche se il suo mancato rientro negli spogliatoi contribuisce quantomeno a rasserenare gli animi.

San Antonio accusa il contraccolpo psicologico, e espone il fianco al primo allungo degli ospiti: Wright è buon protagonista dalla panchina, Nowitzki si rimette in partita con una pennellata delle sue alla quale fa seguire il layup del +6, segnato scartando un cioccolatino di Harris. Pop chiama timeout e rimette in campo Duncan, il cui ginocchio sembra più in forma che mai come dimostra il gancio mancino col quale gli Spurs tornano a muovere il punteggio. I Mavericks però vogliono andare alla giugulare, e con una tripla di Crowder dimenticato in angolo e un gioco da tre punti innescato da una rubata di Harris scappano sul +10. Dirk-Nowitzki-vs.-Tim-DuncanInizia a serpeggiare una vena di preoccupazione sugli spalti dell’AT&T Center, ma c’è uno splendido (quasi) 38enne che ha la buona abitudine di non tremare nei momenti più caldi: Duncan è immenso, e con tre canestri che dovrebbero essere illegali per un uomo della sua veneranda età (e per di più alla 212esima partita di playoff sotto la cintura) guida i suoi alla rimonta completata da Splitter con il canestro dell’81 pari. Nowitzki sbaglia un rigore, e Parker coglie l’attimo per riprendere il filo interrotto a metà partita: il francese vola in contropiede per una magia che vale il suo primo canestro della ripresa, immediatamente bissato da un mid-range ineluttabile che vale il +4 per gli Spurs. Dallas non segna più, San Antonio è perfetta dalla lunetta e si porta sul +5; tocca ancora a Splitter a piazzare una delle giocate che valgono il primo punto della serie: il brasiliano sbaglia un facile canestro, ma difende in maniera sublime su Harris, forzando una tripla di Carter che si spegne sul ferro. Rimbalzo Spurs, fallo su Ginobili: ball game. San Antonio si prende il primo atto della serie, battendo i Mavericks 90-85.

Gli Spurs risorgono dal -10 grazie a un finale favoloso, con un parziale di 19-4 guidato da un Duncan da libri di storia: 27 punti e 7 rimbalzi per un giocatore più volte dato per finito ma che, come la fenice, rinasce ogni volta più forte e maestoso. Accanto a lui un Parker da 21 punti, letale nel primo tempo e silente nella ripresa fino ai canestri che valgono lo strappo finale, mentre il premio di miglior attore non protagonista spetta di diritto a Splitter (8 punti, 11 rimbalzi e alcuni intangibles che fanno la differenza). Doppia doppia (11 punti e 10 rimbalzi) per Leonard, mentre Ginobili ne mette 17 tanto silenziosi quanto fondamentali dal pino (contrariamente a Belinelli, che si costruisce buoni tiri senza però trovare il bersaglio e chiudendo a zero punti la sua prima in postseason in maglia Spurs). Dallas sfiora il colpaccio grazie a una panchina da 46 punti, con un Harris strepitoso che chiude a quota 19, ma nel momento decisivo resta orfana del suo faro: Nowitzki chiude con un non indimenticabile 4 su 14 (fotocopiato dal suo compare Ellis) che non permette ai Mavs di avere la meglio sulla schiacciante superiorità di San Antonio nel pitturato (56 punti in vernice per gli Spurs).

Il primo atto della serie va in archivio: il pronostico non è scontato, proprio come ci si aspettava, ma la squadra di coach Popovich ha immediatamente dato un segnale forte, reagendo alla grandissima dopo essere stata messa con le spalle al muro. Ne vedremo ancora delle belle, a partire dalla metà di questa settimana: mercoledì notte andrà in scena il secondo capitolo di un derby texano che promette scintille. Nota a margine, quantomai doverosa, per un signore chiamato Gregg Popovich: intervistato dal figlio di Craig Sager, col quale l’ex agente della C.I.A ha regalato memorabili gag in diretta nazionale, il coach degli Spurs ha voluto mandare il suo sostegno all’uomo con le giacche più sgargianti della storia, assente ai playoff per combattere contro una leucemia diagnosticatagli qualche giorno fa.  Anche Pop il duro ha gettato la maschera: applausi a un numero uno dentro e fuori dal campo.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.