Il momento topico della stagione Nba è già qui, mancano solo poche partite per stabilire l’ordine definitivo della griglia playoffs, quindi per assicurarsi il vantaggio del campo per tutta la loro durata, per usufruirne anche solo al primo turno, oppure per entrare in competizione dalla porta di servizio, e poi succeda quel che succeda.

Adesso è pero’ vietato sbagliare per chiunque, perché il minimo errore si può trasformare in un’esclusione amara da mandare giù, oppure nell’accoppiamento con un’avversaria indesiderata, fatto che può trasformare una qualificazione alla post-season in un’uscita di scena un po’ troppo affrettata.

2014-02-28T042838Z_1344828187_NOCID_RTRMADP_3_NBA-WASHINGTON-WIZARDS-AT-TORONTO-RAPTORSI Washington Wizards stanno cercando di evitare proprio la seconda delle due situazioni citate.

Hanno difatti trovato i pezzi necessari per disputare una buona stagione grazie al mix dato dalla crescita dei giovani assi e dell’esperienza di veterani (Nenè, Ariza, Gortat, Harrington), firmati con un briciolo di progettazione in più rispetto a qualche stagione addietro.

Per tutta la durata del campionato la franchigia della Capitale è rimasta in corsa ad Est risultando tra le sorprese positive di questa regular season, anche se qualche affanno di troppo aveva, ad onor del vero, messo in discussione la posizione definitiva dei Wizards ponendone in pericolo il sesto posto attualmente detenuto, e qualche sconfitta di troppo porta con sé il rischio tangibile di scontrarsi con una tra Indiana e Miami al primo turno.

Washington è una squadra che finalmente sembra aver trovato la direzione giusta per costruire il proprio futuro dopo un periodo di scelte dirigenziali infelici, sfociate in un necessario lavoro di pulizia volto al risanamento dell’ambiente.

Si  era toccato il fondo scambiando la quinta scelta assoluta 2009 per Mike Miller e Randy Foye, nonché assistendo alla trasformazione dello spogliatoio nella peggiore delle armerie, cortesia di Arenas e Crittenton, ma oggi quei ricordi spiacevoli, assieme a quelli di tutti i contratti sopravvalutati che sono passati in città in quel mentre, sono già nello specchietto retrovisore.

L’uomo di punta dei Wizards di oggi è senza dubbio a John Wall, la faccia della nuova era, colui che deve provare di appartenere all’élite delle point guards Nba dimostrandosi capace di caricarsi squadra e responsabilità per puntare in alto, leggasi fare presenza fissa ai playoffs, gestendo nel contempo la pressione del rinnovo contrattuale di 80 milioni di dollari totali siglato la scorsa estate.

wallQuesta è senza dubbio la stagione in cui Wall sta provando il suo valore, pur non riuscendo a nascondere di dover ancora migliorare sensibilmente in alcuni aspetti del suo gioco.

La pressione? Beh, quella c’era anche prima, d’altro canto stiamo parlando di un giocatore che al college, a Kentucky sotto coach Calipari, era riverito pur avendoci trascorso una sola annata, ritrovandosi conseguentemente scelto alla prima posizione assoluta nel draft 2010 da dei Wizards bisognosi come non mai di voltare pagina e trovare una star capace di dimostrare di essere degna di tale nomea e idonea al gravoso compito, quello di regalare ai Wizards una pluralità di campagne vincenti.

Nei tre anni precedenti a questo è stato innegabile il fatto che Wall abbia mostrato lampi di gran classe consoni a farne intuire il grosso potenziale di giocatore franchigia, ma oggi il suo rendimento si è dimostrato più costante, ed il numero di sere in cui la point guard ha inciso profondamente e positivamente sulle sorti della propria squadra è aumentato visibilmente.

In parte, questo era già accaduto l’anno passato, ma c’era stato l’infortunio di mezzo. Allora Wall la stagione non l’aveva neppure iniziata, complice un consistente fastidio al ginocchio destro che era inizialmente stato confuso per una borsite e che si era poi rivelato essere il preambolo ad una possibile frattura patellare, ed ecco giustificato il forzato riposo che gli aveva fatto saltare le prime 33 partite, durante le quali la squadra si era già compromessa la stagione riuscendo a mettere assieme la miseria di 5 vittorie.

Quindi il ritorno in campo, una campionato terminato con un bilancio provvisorio di 21-16 con lui ad evoluire nuovamente nel backcourt, ed ecco emergere una nuova serie di piacevoli speranze per quest’anno, speranze che, attraverso il suo gioco, ha dimostrato di essere state ben riposte.

Quei progressi, quel bilancio vincente con lui in campo, erano il punto di partenza per la presente stagione, nella quale Wall ha dimostrato a più riprese di poter essere un giocatore capace di elevare il suo rendimento nei momenti più caldi della gara, di prendere per mano i compagni nei momenti di difficoltà.

Sta contribuendo con la media punti sinora più alta di carriera, un filo sotto i 20 punti a sera, distribuendo il pallone ancora meglio (8.7 assists) e tenendo costantemente a 4 la media di rimbalzi catturati, azione dalla quale fa spesso nascere il contropiede in transizione. 

wall 02Difatti, ha trasportato al piano superiore la sua enorme efficienza nel colpire il canestro in entrata, frutto di una velocità ben superiore alla norma che gli consente di arrivare al ferro sia in contropiede che con la difesa schierata sfruttando il blocco, nonché di trovare il compagno smarcato con facilità, come attestano le sue copiose assistenze, che trovano scarichi per tiratori come Ariza e Beal.

E’ una point guard esplosiva, a dir poco complicata da fermare quando in campo aperto, capace di penetrare, arrestarsi e centrare la conclusione dalla media distanza, così come di far fruttare la presenza di lunghi come Marcin Gortat per creare interessanti situazioni di pick and roll, schema la cui esecuzione è peraltro sensibilmente migliorata rispetto all’inizio del campionato.

La domanda che invece si trova ancora senza risposta definitiva riguarda invece la sua possibilità di diventare dominante sotto tutti i punti di vista.

Oggi, nonostante riesca a dominare lunghi tratti di partita, Wall non è ancora una point guard completa. Nonostante le percentuali complessive siano notevolmente migliorate rispetto alla sua annata da rookie, il tiro da oltre l’arco è da considerarsi un punto debole, ed il suo arsenale di opzioni offensive non prevede un tiro in sospensione affidabile, aspetti questi che se migliorati potranno decretarne il passaggio da grande giocatore a uomo-franchigia cui affidare tutte le responsabilità del caso. La sua età, parliamo pur sempre di un ventitreenne, depone certamente a suo favore.

Ha dimostrato di poter essere leader, ma non prima di essere stato stuzzicato o sospinto da compagni, allenatore e circostanze di gara. Sta maturando un poco alla volta.

All’inizio del campionato è servito uno sbotto di Nenè nei confronti dei giocatori più giovani per cambiare un inizio del percorso assai deludente rispetto alle potenzialità del roster (5-8 dopo 13 uscite) mentre in altre situazioni Wall si è idealmente caricato la squadra in groppa, ma solo dopo che la situazione si era fatta particolarmente difficoltosa nel rimontare il punteggio, infilando dei parziali di grande sostanza a gara già decisa risultando tardivamente energico.

wall4Quando la squadra è invece scesa in campo concentrata e determinata, i Wizards sono sembrati un gruppo di giocatori in grado di competere con chiunque.

Ecco quindi spiegata la differenza tra la compagine svogliata e inefficace più volte spronata da coach Randy Wittman che ha messo a repentaglio la permanenza in quel sesto posto ad Est concludendo la trasferta nella costa opposta con un solo successo su cinque partite, e quella che ha risposto a questo momento di grande difficoltà con grande forza mentale, dominando la gara contro dei Pacers evidentemente svuotati dalla battaglia contro gli Heat e battendo gli Hawks con un contributo determinante proprio di Wall, 25 punti, 7 rimbalzi e 6 assist conditi da un clamoroso 75% da tre punti ed un 10/20 complessivo.

Per Washington, ad ogni buon conto, la concentrazione è d’obbligo. Non sono mancate le occasioni in cui i Wizards hanno commesso il peccato capitale di farsi rimontare ampi vantaggi, dimostrando scarsa gestione della gara, perdendo confronti molto importanti per la classifica e rimanendo così costantemente impigliati nei pressi del 50% di vittorie stagionali.

Raramente hanno avuto occasione di chiudere gare nel terzo quarto e far riposare i titolari, alcuni dei quali sembrano accusare il colpo in questo delicato momento dell’anno, con la conseguenza che Wittman di tanto in tanto si vede costretto a rimettere frettolosamente in campo il suo starting five per rimediare alla rimonta di turno.

Mancano pochissime partite alla conclusione della regular season con Wall e i suoi Wizards impegnati a tenere i Bobcats a debita distanza (hanno però perso il primo di due scontri diretti proprio questa notte), e chi sta davanti, Brooklyn, può ancora compiere dei passi falsi.

Non resta che terminare questa stagione regolare nel migliore dei modi, fissando la prima qualificazione alla post-season dal 2008 ad oggi, dopodiché Wall potrà provare il suo talento anche su un palcoscenico mai provato prima.

Ha già dimostrato di poter trascinare la sua squadra a posizioni di rilievo, ora è giunto il momento di far vedere veramente di che pasta è fatto: il basket della primavera inoltrata gli fornirà un’occasione troppo ghiotta per essere sprecata.

 

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