Solo a pochi è concesso camminare nell’Olimpo della NBA. Se poi non hai la pelle scura e vieni dal vecchio continente, il cammino è ancora più difficile. Ma il talento non ha confini nè bandiere, e dei grandi della palla a spicchi fa parte a pieno titolo Dirk Nowitzki.

Il lungo tedesco lo scorso anno è stato protagonista di una stagione piuttosto opaca, come evidenziato anche dalle statistiche (soli 17 punti di media a partita). Le malelingue, vista anche l’età del giocatore, ipotizzarono un imminente ritiro. Dopotutto Nowitzki ha abituato tutti a cifre impressionanti negli ultimi dieci anni, che all’apice della sua carriera gli sono valsi un titolo NBA e la nomina di MVP.

Eppure dopo sedici anni di militanza, WunderDirk continua ad essere una macchina da punti. A 35 anni suonati ha ripreso a giocare come ne avesse la metà, confermandosi un atleta straordinario. La sua media punti è nuovamente risalita, fino alla quarta miglior prestazione in carriera.

Lo scorso 12 Marzo, grazie ai 31 punti segnati contro gli Utah Jazz, Nowitzki è salito a quota 26.426 in carriera, diventando il dodicesimo miglior marcatore di sempre, e scalzando John Havlicek da questa prestigiosa classifica. La voglia di stupire e di migliorarsi non è mai doma nell’ala dei Mavericks.

Dopo un’estate di duro lavoro, Nowitzki, si è presentato ai blocchi di partenza pronto a riscattare la deludente annata precedente. Con 22 punti di media a partita e il 48% dal campo, ha ridato un’accezione positiva alle sue prestazioni e rimpinguato l’attacco dei Mavericks, uno dei migliori per efficienza. Spalle a canestro poi, è il migliore di tutti. Segna 1.08 punti per possesso col 51.7%. Solo il 6.9% di palle perse. Discreto giocatore di post basso insomma.

Parlando di percentuali, non si possono non valutare le ultime uscite stagionali: 60% da due, 56% da tre e il 95% dalla lunetta. Mantenendo questi livelli, l’ala tedesca potrebbe diventare il quarto giocatore nella storia NBA, in compagnia di gente come Larry Bird, Kevin Durant e Steve Nash, a chiudere la stagione sopra il 50% da due, il 40% da tre e il 90% ai tiri liberi. Scusate se è poco, verrebbe da dire. A 35 anni il lungo tedesco è in grado di mettere ancora insieme numeri del genere e continuare a inseguire record.

Se tutto ciò non bastasse, Nowitzki in vecchiaia si è riscoperto, a sorpresa, difensore. Il tedesco non è mai stato particolarmente rapido e veloce, così come il suo movimento laterale non è mai stato dei migliori. Ma la sua esperienza e la sua intelligenza tattica, gli hanno consentito di leggere le situazioni di gioco in maniera efficace, riuscendosi a regolare anche in base all’uomo che ha da marcare. Tanto che, con lui in campo, Dallas subisce ogni 100 possessi 101.8 punti, invece dei 109.2 senza di lui.

A rendere giustizia alla stagione di Dirk, come ovvia conseguenza, è arrivata la dodicesima partecipazione agli All Star Game. Coach Carlisle parlando a tal proposito del giocatore ha affermato: ”È un lavoratore. È sempre competitivo e ha ancora voglia di essere il migliore. È semplicemente uno dei più grandi di tutti i tempi”. Impossibile non essere d’accordo.

Leader dentro e fuori dal campo, vero e proprio uomo franchigia, Nowitzki è un grande trascinatore, in grado di coinvolgere i compagni e innalzare il livello della squadra. A onor del vero, il beneficio è reciproco, visto che il contesto creato per lui quest’anno sul parquet, ha influito non poco sul ritorno ai livelli che gli competono. Non avendo per ovvie ragioni più il passo di una volta, i Mavericks hanno portato a casa due creatori di situazioni, in grado di ridurre la pressione sul tedesco.

Calderon e Ellis sono gli uomini arrivati per togliere prevedibilità alla manovra offensiva. La guardia ex Bucks è uno dei migliori penetratori della lega. Pick and roll e isolamento sono le specialità della casa, il che si traduce per Dirk, in una migliore qualità degli scarichi che arrivano per lui.

Il play spagnolo invece, è la controparte sul perimetro. Licenza di colpire dall’arco e extrapass per ampliare le alternative. Loro costruiscono, Nowitzki, manco a dirlo, finalizza.

Così la stagione in quel di Dallas sembra orientata verso un ritorno nella fase che più li rappresenta: i Playoff. Tolta la scorsa annata, come già detto non esaltante, i Mavericks infatti hanno raggiunto la post-season per dodici anni filati. Due le partecipazioni alle Finals. Nel 2006, dove sono usciti sconfitti contro quei Miami Heat ai quali serviranno la vendetta cinque anni dopo, vincendo nel 2011, con un Nowitzki straordinario MVP.

Dopo la vittoria dell’anello però, la società di Cuban & Co, per evitare di creare un nucleo di giocatori vecchi e con contratti pesanti, ha trasformato anno dopo anno la squadra, cercando di mantenere spazio salariale, in attesa di dare l’assalto alla giusta free agency. Il piano però non si è mai realmente concretizzato, e vista la mancata possibilità, o se vogliamo volontà, di osare sul mercato, di veri ‘big’ a Dallas non ne sono più arrivati.

La squadra vincitrice nel 2011 è stata quindi del tutto smantellata, così come la possibilità di un ‘back to back’ per Rick Carlisle. Il coach dei texani, solo lo scorso anno, ha visto ben 23 giocatori diversi scendere in campo con la maglia dei Mavs. Difficile impostare un progetto in queste condizioni.

Pensare di tornare a guardare tutti dall’alto, nel brevissimo periodo, è al momento improbabile. Chiudere la stagione con un buon record e trovare un piazzamento playoff nella Western Conference, risulta invece più plausibile. Sarà tutto ciò sufficiente a soddisfare Nowitzki? Difficile a dirsi.

Diversi gli scivoloni stagionali, soprattutto in casa, che hanno suscitato malcontento e scetticismo nel tedesco. Per citarne alcuni, i Mavs in questa stagione hanno sciupato 14 lunghezze di vantaggio contro i Clippers, 17 contro gli Hawks, 18 contro i Warriors e infine 19 contro i Raptors. Sconfitte dal sapore amaro, avvenute, fatta eccezione per gli Hawks, tutte in casa, all’American Airlines Center. Situazioni che hanno suscitato dubbi e riflessioni da parte del tedesco.

Il futuro di WunderDirk potrebbe così vestire per la prima volta una casacca diversa da quella dei Dallas Mavericks. Nowitzki infatti questa estate, due settimane dopo il 19 giugno, data in cui festeggerà le 36 primavere, vedrà scadere il suo contratto da 22 milioni di dollari, trovandosi relegato nella lista dei free-agent. A detta sua, il ritiro è ancora lontano. La porta del rinnovo però resta chiusa fino a fine stagione, lasciando aperte prospettive che lo vedono lontano dalla squadra texana, magari a caccia del secondo anello.

Ciò che conta, per noi appassionati, è continuare a vederlo in azione. Giocatori così sono un patrimonio dello sport. Negli States, Dirk è semplicemente considerato il miglior giocatore europeo che abbia mai indossato una casacca NBA. Ha saputo distruggere lo stereotipo dell’europeo ‘soft’, portato il vecchio continente nel gotha del basket, trascinando i Mavericks al titolo 2011 e guadagnandosi il premio di MVP delle Finals.

‘Lui può segnare da qualsiasi punto della terra’. Questa è parte della storia del basket. Questa è l’eccellenza di Dirk Nowitzki.

 

One thought on “Dirk Nowitzki tra presente e futuro

  1. per la cronaca Nowitzki la stagione da 50%-40%-90% l’ha già avuta nel 2006-2007…..

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