KDonLBJMeglio segnare molto con una percentuale non eccelsa o segnare di meno ma con una percentuale più affidabile?

Probabilmente non esiste una risposta assoluta, poiché sarebbero molte le variabili da considerare caso per caso; tuttavia, in un Nba sempre più tassonomica e che si sta gradualmente emancipando dalla concezione atavica che il valore di un giocatore sia direttamente proporzionale ai punti segnati, è possibile cercare di riassumere il contributo offensivo (in situazioni di “palla viva”) in un dato che renda giustizia al rapporto fra quanto si segna è quanto si sbaglia al tiro?

Quanto segue è un tentativo di elaborare una statistica per coniugare quantità di punti segnati su azione ed efficienza nel farlo, proporzionalmente ai minuti trascorsi in campo, così da valutare anche l’impatto della prestazione individuale sul risultato finale (chiaramente, un giocatore che fa 5/5 al tiro in 10 minuti non impatta offensivamente la gara come un altro che lo fa in 35 minuti).

La formula è questa: ai punti segnati, escludendo i tiri liberi realizzati, vengono sottratti gli errori dal campo, poi il risultato viene diviso per la decima parte dei minuti. Ovvero, se preferite la formula non “in prosa”:

((Pts-Ftm)-(Fga-Fgm))/(Min/10) = Shooting Contribution

C’è un unico requisito d’accesso: almeno 10 minuti giocati (o di media, se applicato a stagioni intere).

I tiri liberi sono stati esclusi, essendo una situazione di gioco fermo che esula dalla discrezionalità del giocatore (che non può decidere se e quando farvi ricorso), per cui l’abilità nel procurarsi liberi è un elemento che ragionevolmente non viene valutato nella Shooting Contribution, formula dedicata alle situazioni di “palla viva”.

Un’idea di fondo che orienta l’esito del calcolo è che un bottino elevato di punti non giustifichi basse percentuali, soprattutto se tali percentuali sono inferiori alla media delle lega o a quelle dei compagni. Un contributo offensivo risulta quindi scarso sia se esiguo in termini di quantità (anche se con ottime percentuali) sia se carente d’efficienza (seppur molto sostanzioso in quantità). Se infatti è vero che un “attaccante quantitativo” può creare opportunità ad alta percentuale per i compagni proprio con la sua costante ricerca di punti (si pensi al penetra-e-scarica), è anche vero che se il bilancio pende troppo verso le conclusioni personali, è necessaria almeno una percentuale dignitosa per non avere effetti deleteri all’efficacia offensiva del proprio team.

Per mettere alla prova Shooting Contribution è stato utilizzato come tester un gruppo di giocatori, selezionato per estrema eterogeneità nel rapporto fra punti segnati, percentuali dal campo, utilizzo del tiro da tre e minuti in campo (convocando giocatori dell’epoca moderna, quella sancita dall’istituzione del tiro da tre); vediamo l’esito, basato sulle medie in carriera:

Tab01

Alcune osservazioni:

Allen Iverson e Mike Miller con lo stesso punteggio? L’apparente blasfemia è spiegabile considerando il rilevante apporto ai liberi di Iverson (7 punti a partita), le sue basse percentuali al tiro dal campo ed il suo elevato minutaggio (41 di media) in confronto all’elevata incidenza dei tiri da tre, le buone percentuali ed il minutaggio modesto di Mike Miller. Si tratta del confronto esemplare fra la qualità e la quantità, fermo restando che la Shooting Contribution non è certo una statistica progettata per individuare “chi è il più bravo” in attacco o “chi vorreste come go-to-guy“.

– Un altro insolito duo è quello Ceballos / Durant; che ci fa KD affiancato ad un modesto realizzatore da 14 punti a partita? Il motivo è che risulta “modesto” solo se non si considerano i soli 24 minuti di media (a fronte dei 38 di Durant) ed inoltre la migliore percentuale dal campo e la minore quantità di punti dalla lunetta (in proporzione), producono un contributo al tiro su azione tanto incisivo quanto quello di Durant. Discorso simile è applicabile al duetto Kobe Bryant / Ricky Pierce.

– Caso ancora più eloquente è il leggero vantaggio di Steve Novak su Paul Pierce: l’ex bandiera dei Celtics sottostà a Novak in virtù dello spropositato peso, qualitativo e quantitativo, dei tiri da tre (il 77% delle realizzazioni di Steve), la quasi totale assenza di tiri liberi ed il minutaggio centellinato (solo 13 minuti di media).

– La distanza fra Nash e Stockton, nonostante il minutaggio simile (rispettivamente 31 e 32) e la media punti non troppo differente (14,3 e 13,1), conferma di come il calcolo valuti l’impatto dei liberi (molto più rilevanti per John) e l’apporto delle triple (più utilizzate e con miglior percentuale da Steve).

– Fianco a fianco i due “specialisti” Mark West (58% dal campo) e Steve Kerr (45% da tre), con minutaggio quasi identico (19 e 18) e media punti simile (5,7 e 6), a dimostrazione di come né il tiro da tre venga penalizzato, né coloro che tirano da vicino abbiano un vantaggio in virtù di percentuali elevatissime.

Se applichiamo la formula agli attuali season high di punti, questa è la classifica che ne risulta (in ordine per totale di punti segnati):

Tab02

Inevitabilmente, i 62 punti di KD con percentuali elevate fanno registrare un punteggio clamoroso; le sue due prestazioni da 48 punti, mettono invece in risalto la chiarificazione operata da Shooting Contribution, ottenendo due punteggi ben differenti (2,4 e 4,7), nonostante il medesimo totale punti.

Ed ecco come se la cavano i migliori dieci realizzatori (ordinati per media a gara):

Tab03

Durant e James si confermano in un’altra categoria (unici sopra il 3, abbondantemente), DeRozan ribadisce la sua natura di volume shooter, mentre Griffin e Aldridge sono gli unici a non utilizzare il tiro da tre,

Matematicamente, va segnalata la presenza di un “bug”: con numeri inverosimilmente alti rispetto ai minuti, la sensatezza del valore viene meno, ma restando nell’intervallo di dati plausibile (ovvero senza considerare anomalie surreali come giocatori da 30 tiri in 12 minuti…) l’esito presenta una buona coerenza ed attendibilità.

Voi che ne pensate?

9 thoughts on “Una nuova stat: Shooting Contribution

  1. No, non esiste una risposta assoluta e la gente continuerà a valutare i giocatori in base ai punti (intendiamoci: apprezzo il tuo quesito e come lo tratti – anche il calcolo che proponi).
    Penso però che forse le statistiche siano per chi non gioca (come me) e guarda da fuori: è un punto di vista, quella che ci offri, che ammetterei tranquillamente tra le stats “ufficiali” della NBA, perché ormai non abbiamo più nulla da calcolare. Il fatto però è che non la vedo molto più determinante, p.es., di percentuale dal campo (FG pct) o dell’efficienza complessiva (EFF). Certo può aiutare per ottimizzare al massimo le valutazioni sull’apporto offensivo di una squadra (anche della propria, in serie D), può essere “da lavagna”, ma le variabili restano tante. Per esempio che ci saranno degli Iverson che scombineranno i calcoli con 50 tiri in una notte, o giocatori che avranno un basso shooting contribution vincendo tutto. Bello spunto, comunque.

  2. Le statistiche sono sempre un passo indietro rispetto alla realtà, arrivano dopo a quantificare ciò che è già successo; anche quando sono “in tempo reale” o “in diretta”, restano annotazioni di ciò che è appena accaduto (per questo non trovo sensate le proiezioni statistiche, o altri numeri a scopo “divinatorio”…). Attualmente, da un lato, anche i profani hanno ad un click di distanza le statistiche avanzate, dall’altro, anche i non profani dei media continuano a fare appello a statistiche “ingenue” (punti a partita, assist invece di opportunità-di-assist, etc…).

    Partendo da questa duplice consapevolezza, ho voluto giocare un po’, cercando una formula tanto semplice quanto “settoriale”: SC non si occupa infatti della realizzazione in generale, ma di un suo aspetto parziale (rapporto quantità/efficienza), cercando di rendere giustiza al fatto che non tutti i giocatori possono raggiungere gli stessi totali (v. minuti). Per questo SC è molto meno omnicomprensiva dell’EFF (che valuta anche altri parametri), ma più ragionata della Fg% (che non considera quanto si tira, e in quanti minuti).

    Per dirla in breve, il calcolo voleva fornire una risposta univoca a domande del tipo: hanno avuto un contributo migliore i 45 punti di Anthony o i 45 di Love? Senza nessuna ambizione di valutare una prestazione nel suo complesso (v. EFF) o di individuare prerequisiti per eventuali vittorie.

    Grazie per l’opportunità di chiarimento.

  3. Grazie a te per il chiarimento. Apprezzo il riferimento ai media che si appellano a numeri poco esemplificativi (penso a come si parli di basket sulla gazza, e mi fermo qui). E poi, sempre, evviva il metodo scientifico.

    • Più che altro penso di aver sconfinato nell’inferenza, pensando già ad un modello dove la probabilità di vittoria viene influenzata dal tuo SC… insomma il tuo SC dovrebbe essere usato come proxy della probabilità di vittoria, e come tale valutato.
      Salterebbe fuori che per qualche giocatore forse un aumento della SC in qualche prestazione non contribuisce in alcun modo all vittoria… o magari per qualcuno proprio fa diminuire la probabilità di vincere. Chissà.

      • Personalmente, credo che la probabilità di vittoria e l’influenza quantitativa del singolo sui risultati di squadra, siano due approcci che violano il “buon senso statistico”… il discorso sarebbe lungo e di sicuro esistono molte statistiche basate su questi due elementi, elaborate da specialisti che ne sanno più di me, ma preferisco non trattarle, non condividendone l’idea di fondo.

  4. Interessante davvero , cmq dalla tua analisi sono avvantaggiati i centri o le ali grandi cioè coloro che hanno un range di tiro a più elevata percentuale infatti i primi sono Jabbar e O’neal , le uniche eccezzioni sono James e Durant che infatti dimostrano la loro versatilità ed unicità come tipo di players , hanno un SC elevato considerando che tirano 3.9 e 4.2 volte da 3 a partita rispetto agli altri nelle prime posizioni che tirano praticamente mai da 3.
    Altro dato significativo che Novak risulta il primo dei cosidetti role palyer con l’impatto maggiore con pochi minuti e molti tentativi da 3 il che rafforza ancora di più il dato .
    Complimenti , io sono un’amante delle statistiche ci perdo giornate intere a studiarle e gli articoli come i tuoi mi piacciono da matti .

  5. Ti ringrazio per i complimenti e ora che si è conclusa la Sloan Sports Conference, sono certo avrai altri buoni input su cui meditare…

    Il vantaggio dei centri, seppur esistente, non è drastico come sembrerebbe; Shaq e Kareem non hanno infatti paragoni, come dimostra lo SC degli altri lunghi realizzatori, abbondantemente sotto il 3: Olajuwon 2,5, Ewing 2,4, Duncan 2,3, D. Robinson 2,3, Y. Ming 2,3, D. Howard 2,3, A. Mourning 2,2, B. Daugherty 2,2… una curiosità: V. Carter, M. Richmond, R. Miller, C. Drexler, R. Allen, M. Redd, tutti con lo stesso valore: 2,1.

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