La pagina del Corriere della Sera dedicata ai playground di New York

La pagina del Corriere della Sera dedicata ai playground di New York

Domenica scorsa, 26 gennaio, sfogliavo come ogni giorno le pagine del Corriere della Sera quando a pagina 21, spazio delle cronache, sono folgorato da 6 bellissime foto a colori.

Sono 6 foto che dipingono New York dal luogo per me più bello e affascinante, i playground di basket. Il titolo dell’articolo recita : “Storia (e colori) di New York nei suoi campetti da basket”, introdotto da un breve testo scritto da Marco Imarisio, cronista di punta del quotidiano primo in Italia per diffusione e autorevolezza.

C’è l’immagine del mural dipinto dietro il canestro e quella con gli alberi d’autunno, poi, ad imporsi d’autorità svetta la Freedom Tower ormai quasi completata, simbolo della rinascita della città dopo dell’11 Settembre.

A corredare l’onore di un’intera pagina dedicata c’è in fondo un breve pezzo con la firma di Danilo Gallinari, dove il nostro ci spiega come New York sia “la basketball city per eccellenza” e ci racconta del suo sogno diventato realtà non già di giocare al Madison Square Garden per i Knicks ma di camminare per streets and avenues ammirando i playground.

Ho guardato questa pagina del Corriere come un quadro che si può osservare per ore, senza raggiungere mai appieno il senso della sua “grande bellezza”, per me è stata una grande sorpresa innanzitutto.

Non è normale, purtroppo, che il basket abbia tanto spazio nei media nazionali, men che meno nella veste più pura dei playground americani.

Io amo il calcio, non l’ho mai demonizzato, anzi, sono sempre stato un grande ed appassionato frequentatore degli stadi, ma non è giusto che Sky Sport 24 sia in realtà Sky Calcio 23 e forse Sky Sport 1, che in TV, sui giornali, ovunque il calcio non sia solo primattore, cosa in fondo giusta, ma unico vero protagonista.

Un’intera pagina sul Corriere quindi mi sorprende e mi entusiasma, mi fa scrivere d’impeto su Playit un sincero grazie ad un bravissimo Imarisio, anche solo per perché parla di basket e non di “pallacanestro”, autore di un testo asciutto che va dritto al cuore.

Si, caro Marco, dici troppo bene, non c’è niente da aggiungere, siamo “i prigionieri di un sogno che si chiama basket”, siamo prigionieri di queste foto e di quei tondi ai fianchi dell’articolo dove svettano Denzel Washington diretto da Spike Lee in He got game, The City Game e poi dulcis in fundo l’inarrivabile genio di Federico Buffa col suo Black Jesus.

E’ una questione di sentimenti, se metti il basket sul Corriere, che è da sempre il mio quotidiano preferito, nonché il primo in Italia a partire dalla sua storia, non solo lo si espone nella più preziosa vetrina nazionale a mezzo stampa ma si fondono per me due passioni.

Ci sono cresciuto tra le sue pagine, tra una crisi politica e un’altra, tra le cronache di nera o di spettacolo, per me il Corriere è a tutt’oggi la mia finestra quotidiana sull’Italia.

Il basket sul Corriere è come Sorrentino che dipinge Roma per farla vincere in America (non dubitate), è un connubio orgiastico di passioni cui non posso resistere.

Quindi grazie, grazie ancora Marco, tanti italiani ancora non sanno che questo gioco che fa ululare di piacere Flavio su Sky ha qualche primato che è bene ricordare, diversi in realtà, ma vorrei umilmente decantarne soltanto due.

Questo gioco con la palla a spicchi ha espresso il più grande atleta della storia di tutti gli sport di tutti i tempi. Si chiama Michael Jordan ed è nato a Brooklyn, NY. Punto, non si discute.

Questo stesso gioco ha in questa pagina del Corriere il principio della sua bellezza e della sua grandezza, quindi ancora, alla Sorrentino, di tutte e due.

Nessun altro sport emerge così dal basso, da quei playground, da quei ragazzi che sono eroi per una città intera senza aver mai indossato una divisa da professionista. New York è “the greatest city in the world” e respira di basket. Michael e New York, punto, non si discute.

“La poesia è sempre nell’occhio di chi la vede”, bello, giusto, se i miei occhi potessero parlare scriverebbero i versi più belli e se la lingua della poesia è da sempre l’italiano il soggetto è su questa pagina del Corriere della Sera.

 

 

2 thoughts on “I playground di New York sul Corriere della Sera

  1. Ciao Mick! Ho trovato davvero interessante il tuo articolo! Io e i miei colleghi esperti del settore stiamo cercando di creare un gruppo di appassionati di streetball… Contattami se tu o qualche altra tua conoscenza siete interessati a darci una mano! Grazie…
    Andrea

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