rapto565A Toronto c’è aria di cambiamento, ma non è uno di quegli uragani che sposta le sorti di una franchigia, piuttosto una leggera brezza che vuole andare nella giusta direzione, dopo anni di opprimente stasi per i Raptors non c’è notizia migliore.

La linea europea della franchigia in passato non ha dato i frutti sperati, o meglio, non ha saputo accostare a Bosh una squadra in grado di andare oltre il primo turno di post season. I playoff solo sfiorati a distanza di un canestro nel 2010, che lo stesso Cris mancò da distanza irrisoria, sbatterono sul ferro bocciando l’annata e segnando il nuovo decadente corso con Bargnani a vestire i panni del go-to guy.

Come l’esperimento sia poi fallito è cosa nota. Il 2013 si apre con l’innesto di Rudi Gay e si chiude con la sua cessione, l’ennesima parentesi infelice frutto del navigare a vista che ha caratterizzato gli ultimi anni, con più bassi che alti, producendo scelte discrete in draft a volte sfortunati a volte poveri.

È proprio l’imminente draft lo snodo per le scelte dirigenziali dei Raptors, a detta degli esperti un fucina di futuri hall of famer, con un canadese a giocarsi la prima scelta assoluta, un’occasione di non poco conto.

Il nuovo general manager Masai Ujiri, Executive of the Year stagione 2012-2013, succeduto a Bryan Colangelo, ha le idee chiare, si prefige la ristrutturazione del team, liberandosi sin da subito degli stipendi del Mago, era nell’aria, e con la recente trade di Rudy gay.

Stipendi onerosi che mal rispecchiano il valore dei giocatori, nel caso Gay si è parlato di scarsa chimica con DeRozan, giocatori tecnicamente affini questo è indubbio, eppure appare evidente il disegno più grande che si innalza alle spalle di ogni movimento, che porta la squadra ad essere più agile sul mercato, e sostanzialmente più debole ed idonea al tanking.

Se uscire dal limbo è l’obiettivo prefissato, se per rifondare bisogna partire dal basso, è altrettanto vero che in seguito alla trade Toronto ha inanellato 9 vittorie su 12 , ha vinto 7 delle ultime 10 gare ed è palesemente in crescita sul profilo del gioco. Ottimo quindi no? No.

Quali che siano i pensieri che frullano nella testa del g.m , è innegabile pensare al draft 2014 come un’irripetibile opportunità per mettere basi solide ad una franchigia che ha visto solo 3 playoff nella sua storia. Le logiche NBA sono spietate, soprattutto per le squadre intrappolate nel mezzo che non hanno forte attrattiva sul mercato dei free agent.

Nella Eastern conference fare tanking è più complesso di quanto sembri, la disastrata situazione che aleggia nell’emisfero destro rende l’accesso ai Playoff un’impresa meno ardua del previsto. Le romantiche ambizioni devono presto fare i conti con la programmazione a lungo termine, una rosa come quella attuale ha le carte in regola per giocarsela fino in fondo, urge un cambiamento, tanto triste a dirsi quanto necessario per il bene comune.

Se ritrovassimo Toronto nella parte alta del tabellone a fine anno, il tifoso medio potrebbe avere qualche ripensamento, ma ogni purista del gioco desidera solo che tutto faccia il suo corso nel modo più naturale possibile, bisogna crearsela la fortuna.

Da qui il susseguirsi di voci su una possibile cessione di Lowry, autore, per altro elogiato in casa, della sua miglior stagione mai disputata. Ujiri ha dichiarato che non ci sono punti inamovibili, Valanciunas sembra poter fare eccezione ma nell’ottica di quel che il mercato avrà da offrire, tutti sono sacrificabili.

Si potrebbe analizzare come il gioco offensivo dei Raptors sia cambiato, evoluto, beneficiando per la cessione della sua stella. Meno isolamenti e un cambio di tendenza dal Post-up allo spot-up sono indici di un gioco più fluido.

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La squadra, ventiseiesima per assist a partita sta ritrovando un gioco meno macchinoso e meglio distribuito, i primi a beneficiarne sono Valanciunas e Lowry e Ross.

Con quest’ ultimo in crescita esponenziale nella propria metà campo. Aggiungete che sono sorprendentemente la terza miglior difesa del campionato a giudicare dai punti subiti. Peccano nella produzione offensiva dove manca ancora un asse realizzativo solido, De Rozan e Lowry sono al momento le prime scelte in attacco che supportate da un contesto non di prim’ordine si traduce nel 43.5% dal campo, con percentuali mediamente basse anche nel pitturato con l’unica attenuante almeno, di concedere le stesse percentuali agli avversari.

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La sensazione è che i cambiamenti non finiranno qui, la strada imboccata sembra quella buona, in attesa della stella che darà l’impronta alla squadra i Raptors sono alla porta, e programmano già un cambio di logo per completare il rinnovamento.

Ujiri è già stato responsabile del global scouting da queste parti ed è tornato in seguito al gran lavoro svolto a Denver con gli onori della cronaca e la voglia di cambiare il trend della sua vecchia franchigia: Raptors won’t be in the middle, appunto.

 

One thought on “Raptors won’t be in the middle

  1. e dopo questa bella sviolinata ne hanno perse due di fila contro Lakers e Charlotte! Qua portate un po’ sfiga eh!
    (ovviamente si scherza, siete ottimi!)

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