"Il prossimo anno a Natale voglio vedere anche te in pigiama come noi, capito?"

“Il prossimo anno a Natale voglio vedere anche te in pigiama come noi, capito?”

Dio solo sa quante volte ho preso in mano il nipote della carta e penna, ed ho cominciato a buttare giu due righe su quello che vedevo della lega che nel cuore mi e ci sta.

Dalla smobilitazione estiva dei tre tenori in verde, che si sono dovuti perfino far piacere il fatto che il quarto (o il terzo) se n’e’ andato mesi prima, ed ha pensato bene di decidere il cucuzzaro con una tripla sulla quale si puo’ costruire un film.

Dall’infortunio a Monna Lisa, che si e’ dovuto rompere il tendine del suo omologo quasi invincibile, prima di dire “ok gente, questo e’ un infortunio con il quale non posso giocare.”

Dalla terribile estate Speroni, che han perso una finale vinta come capitava di solito solo al Bayern Monaco, e che forse avranno pensato di aver perso l’ultimo treno.

Dall’assurda campagna acquisti del russo, che ha provato a fare Abramovich in un mondo dove ci sono regole costruite apposta per evitare gli Abramovich, ammassando una serie di figurine e dando le chiavi della Ferrari ad un coach neopatentato.

Solo che non ho scritto, perche’ la pigrizia e’ sovrana. Ma nel frattempo l’acqua scorreva.

E allora avrei potuto scrivere che finalmente quel prima bellissimo, poi un po’ pedante, infine insopportabile spot dell’Adidas, andava in soffitta, perche’ Derrick Rose finalmente rientrava, e dopo il normale rodaggio stava benone, morsicando campo e canestro come se niente fosse.

E poi rientrava anche Monna Lisa, che siccome e’ fatto a modo suo, limitava la degenza post rottura tendine aĀ Ā 6 mesi, che e’ come restar fuori 4 ore per una distorsione alla caviglia. Ma Monna Lisa se ne frega delle tabelle, al limite gioca a fare Magic Johnson, facendo contenti tutti i bambini del cortile, anche se il pallone e’ sempre suo.

E poi c’e’ la questione del tankare. E la curiosa situazione di squadre come Celtics e 76ers, costruite per straperdere, ma che fanno come i calabroni, volano anche se la fisica dice che non si puo’. Sai la faccia di Ainge e di Di Leo, che vedono le loro squadre vincere e si lambiccano il cervello su cosa abbiano sbagliato, che hanno ammassato dei potenziali cani, ma questi se ne fregano, e loro devono essere anche contenti.

Mentre questi fanno finta di ridere, nella Mela invece si piange di brutto, sia in inglese che in cirillico. A Brooklyn si rompe tutto il rompibile, e siccome tutto quello che tocca il russo deve valere dei soldi, il povero Kidd si vede recapitare un conto da 50k verdoni per una Coca versata, al netto delle spese di tintoria.

E dall’altra parte del Ponte non va certo meglio, con JR che ha finito la luna di miele con le sinapsi buone, e scopre quanto bello e’ twittare, scrivendo ogni genere di minchiata gli passi per la testa. Ma siccome la testa e’ quella che e’, auguri.

E in campo non va meglio, con Woodson che gestisce una banda di toreri in difesa che non si vedeva dai tempi di Manolete e Luis Dominguin. Prego si accomodi, con italiani che non sanno e americani che non vogliono difendere.

Avrei potuto scrivere, ma la pigrizia…. e la stagione passava.

Capodanno, buon 2014, e improvvisamente, un paio di viti si mettono a posto. Le newyorchesi prendono un po’ di abbrivio, cominciano a risalire la china come i salmoni, ed occhio perche’ trovarle al primo turno non sara’ una cosa simpatica, al netto di disfunzionalita’ assortite.

Boston trova finalmente la quadra e va in striscia aperta di 9 referti gialli, con Ainge che ora ha come unica preoccupazione quella di mandare il quasi rientrante Rondo in qualsiasi posto del mondo tranne che a giocare al TD Garden, che forse riusciamo a fare la riedizione degli Spurs 1997, quando tennero l’Ammiraglio in cambusa per la stagione e vinsero un silenzioso caribe con l’hobby del nuoto e delle doppievu.

Ma la truppa dei tankatori e’ folta e agguerrita: si segnala soprattutto Utah, che al draft prossimo ha pure un target con fede religiosa compatibile, oltre che forte da fare schifo. Orlando, Milwaukee e Phila restano dei perditori temibili, e a questi si aggiungono franchigie che, per statuto, schifano il “perdere e perderemo” ma hanno le rispettive limousine dal carrozziere e quindi ci stanno pensando su.

E si, perche’ nel frattempo quelli dell’Adidas, a forza di chiamare il rientro di Rose, adesso ce l’hanno di nuovo fuori, e la situazione diventa molto molto complessa. E lo stesso dicasi per Monna Lisa, che ha fatto appena in tempo ad inchiostrare un pezzo di carta che gli vedra’ incassare il bilancio del Molise per le prossime due stagioni, che si e’ rifermato, perche’ le ossa sono fatte di osso, ed i km sono quelli del furgone di un ambulante.

E poi c’e’ Russel Westbrook, che si ferma per un paio di mesi per dare un’oliata alla giuntura, E Brook Lopez, il cui piede fa crac, e ci si rivede ad ottobre. E il Gallo e Rondo che devono ancora rientrare, perche’ la tremenda sigla LCA impone prudenza, fatto salvo le necessita tankatorie di cui sopra.

Apro una parentesi: vi ricordate, voi che eravate giovani negli anni 80-90, che quando a qualcuno saltava un menisco, gli addetti ai lavori dicevano “beh, per fortuna e’ solo un menisco, fra un mese rientra”?

E vi ricordate che tale Baresi Franco, per i distratti l’uomo che chiamava il fuorigioco al Milan (curiosamente seguito anche dai guardalinee) ma nella realta’ difensore tra i primi 10 della storia della palla a pentagoni ed esagoni, che si scasso’ un menisco dopo la prima gara dei mondiali USA 94, salvo poi fare una finale monstre 3 settimane dopo?

O Pirmin Zurbriggen, che lascio’ il menisco sullo schuss finale della tremenda Streif di Kitzbuhel (vinta), si fece togliere due cm di membrana e dopo 18 giorni (ve lo riscrivo in lettere , DICIOTTO) Ā vinse i mondiali sulla Stelvio a Bormio? O, per arrivare ad epoche recenti, Roby Baggio, che si rompe il crociato, si opera praticamente sul terreno di gioco, e, dopo un massacrante lavoro di rieducazione, rientra in campo dopo 77 giorni?

Un profano della chirurgia sara’ portato a pensare che, se 20 o 30 anni fa si e’ stati in grado di recuperi lampo, a maggior ragione oggi, con tecniche migliori, certi infortuni gravi possono avere una degenza ancora piu’ breve o al limite comparabile…….tsk tsk (questa la dedico ai lettori di Topolino).

Ai miei coetanei ricordo che, negli anni 70, se avevamo un mal di gola che durava piu’ di 3gg con febbriciattola, il pediatra sentenziava “via le tonsille, e gia’ che ci siamo facciamo anche le adenoidi, cosi’ il cucciolo respira meglio”. Al punto che noi bimbi ci chiedevamo cosa cavolo avesse avuto in testa Nostro Signore (o Darwin, per gli scettici) nel piazzarci in gola quelle spugnole che si impregnavano di porcheria e facevano male. Adesso sappiamo che girare senza tonsille e’ possibile, ma e’ come togliere i filtri dalla cappa in cucina: tira che e’ un piacere, ma la porcheria si attacca al muro.

Idem per i menischi: un atleta che fa 10 anni di attivita’ agonistica senza una o entrambe le “C” che stabilizzano ed ammortizzano il ginocchio, man mano che va avanti impara a convivere con un male cane, e tutta l’articolazione va in sofferenza, con il risultato che la carriera si accorcia di brutto.

Un nome per tutti: Pablito Rossi (vabbe’, avete intuito che non sono un teenager). A 19 anni gli avevano tolto 3 menischi su 4, e a 30 anni dovette smettere perche’ non riusciva piu’ a gestire il dolore. Un giocatore con 7-8 anni ad alto livello, ed una carriera interrotta per quasi 2 anni da un evento extrasportivo (lo stop per le scommesse).

Per questo motivo, immagino, l’approccio chirurgico e riabilitativo a certi infortuni sta cambiando, soprattutto se si tratta di atleti (Rose, Westbrook, Gallinari, Rondo) che sono praticamente all’inizio della loro carriera. Oggi un menisco non si toglie, si sutura, e la degenza puo’ durare tranquillamente 3-4 mesi.

Un legamento crociato si sostituisce, ma non si rientra prima di 9 mesi, perche’ la recidiva puo’ pregiudicare una carriera. Se sei Kobe, che il piu’ lo ha fatto, puoi anche forzare, ma se sei Westbrook o il Gallo no di sicuro. Sperando poi che la sfiga lasci in pace Rose, Ā perche’ li’ abbiamo gia’ dato.

Questi discorsi si innestano ovviamente con i pensieri della dirigenza su cosa fare di questa stagione: i Bulls, partiti certamente per dire la loro in sede di titolo, adesso hanno virato verso il tank, cedendo il loro asset migliore, Luol Deng, in cambio di un bonifico da 17 milioni che chiameremo per comodita’ “meta’ Bynum e meta’ luxury tax che non pago“, subito incassato alla Banca del Monopoli.

Mossa comprensibile, che evidentemente gli Angelini in giallo-viola, pur avendo appena preso una ramazzata memorabile dai coinquilini, hanno grosse remore a fare: stanno infatti tentennando a scambiare quella che i miei amici di “Ball don’t’ lie” chiamano da tempo “la Catarogna“, perche’ vorrebbero giocatori e non roba buona per ricostruire.

Ricostruire e’ una roba che ai Lakers non hanno mai fatto, perche’ sono sempre riusciti, complice l’appeal del postaccio e qualche GM connivente, a recuperare una superstar in grado di far quagliare il tutto, mantenendo inalterato sia il livello della squadra che il mostruoso conto appioppato a chi parcheggia il SUV fuori dallo Staples.

Vi dicevo della mia pigrizia, che mi ha fatto appallottolare il foglio 3-4 volte, perche’ quello che avevo scritto era oramai passato in cavalleria. Fortuna che qualche punto fermo c’e’…. tipo il 6 di Miami, quello che tre anni fa perculavo per la camicia a quadri e il suo talento da spostare a Southbeach.

Il ragazzo dev’essere permalosetto, perche’ da un paio di stagioni gioca in un modo assurdo. Non ho capito bene perche’ Dio abbia ritenuto necessario innestare le mani di Magic sul fisico di Karl Malone, fatto sta che questo signore sta seguendo pari pari la parabola del suo ex omologo con il 23.

Una prima parte di carriera ricca di medaglie personali, ma assai frustrante per il suo team, due o tre gorilla sulla schiena, e poi, complice la presa di coscenza che, con quel fisico li’, non e’ blasfemo giocare vicino al cesto, si sono aperte le serrature del forziere.

A differenza del 23 originale, questo si e’ tolto rapidamente il pensiero di fare tutta la carriera con gli stessi colori, forse capendo che neanche a Malone con le mani di Magic sarebbe stato possibile trasformare Cleveland in una Dinastia. Ha dovuto dividere le luci con uno che a Miami stava gia’, salvo poi prendere serenamente il proscenio.

Ha avuto anche la C di fortuna dalla sua (leggasi incrociare la strada con uno che segna da 3 in retromarcia, proprio mentre a San Antonio cercavano il Dom Perignon riserva), ma quella serve sempre, perche’ Ray Allen ha semplicemente fatto una roba piu’ inconcepibile di Paxson o Kerr, ma sempre 3 vale.

Il tutto, come dicevo, portando a spasso un fisico che ti fa dubitare della sua appartenenza alla nostra specie, un dejavu rispetto a quando atterrarono sul pianeta Naismith tale Chamberlain (altro ufo, ma con una testa meno vincente) e tale Shaq (che fortunatamente per gli altri, trovava molto piu’ divertenti altre attivita’ rispetto all’allenamento e al giocare a basket seriamente gia’ da novembre).

Questo, ahime, e’ un tantinello piu’ focalizzato sulla pallacanestro, e meno male che non e’ cattivo come Kobe, altrimenti saremmo entrati in galleria e ci saremmo usciti solo dopo il ritiro.

E adesso? E adesso siamo nuovamente divisi fra adoratori (un tot) e il resto della truppa che si guarda intorno a cercare uno sparring partner, un James “Buster” Douglas in grado di sdraiare Tyson (no Lebron, non ti sto augurando guai con la legge o spingendo a mordere le orecchie dei colleghi).

Certo, Indiana non e’ una squadra di carneadi, Durant e’ il piu’ forte degli umani e San Antonio ha ancora le pietre di Cocoon nella piscina. Ma sara’ durissima fermare questo TIR.

Ecco, per oggi la pigrizia ha perso la sua battaglia. Ma adesso plaid, gatto sulle ginocchia e tisana….. a presto!

11 thoughts on “L’acqua scorre sotto il ponte della NBA

  1. vedi di farti passare la pigrizia e scrivere altri articoli come questo!
    complimenti!

  2. Grande Kikko, ottimo ritorno! come sempre.
    Infatti se avesse la cattiveria di Kobe o Del “23” sarebbe veramente un problema…cosi come lo sarebbe stato a suo tempo se The Big Dipper avesse avuto la convinzione e la cattiveria dell’altro 6 (quello bianco-verde).
    Ci rivediamo a maggio, quando togli la coperta e la tisana…

  3. …scendi il gatto, sali la tastiera, e scrivi: ma presto, Kikko, presto, che c’ĆØ bisogno di inchiostratori come te!

  4. ” Durant eā€™ il piuā€™ forte degli umani” mah,secondo me altro alieno assieme a james

  5. Bellissimo articolo! Uno stile molto bello e personale, non come tanti che cercano di imitare Buffa (che poi a scrivere non ĆØ manco tanto bravo). Ancora complimenti!

  6. Kicco ti voglio virilmente bene, mi sei mancato!
    Come ascolterei Buffa raccontare anche la storia della Paluani, cosƬ leggo volentieri qualsiasi cosa scritta dalle tue pigrissime mani, fosse anche il bugiardino del Brufen!

    Sei un mito, limita il letargo!

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