mcw455Ogni anno in ogni lega, qualunque essa sia, capita quella pepata sorpresa che rende ancora più bella e imprevedibile la stagione, per tutti i tifosi e gli appassionati. Dopo una sola settimana però, probabilmente nessuno si sarebbe aspettato di vedere tale sorpresa giocare e vincere le partite al Wells Fargo Center, a Philadelphia.

Una squadra costruita inizialmente per il prossimo draft, con parecchi giovani e qualche giocatore più avanti con gli anni per aiutarli a crescere ed essere più pronti, in attesa del ritorno dall’infortunio al ginocchio del talentuoso Nerlens Noel e, per l’appunto, del prossimo gruppo di giovani che si prepara a calcare i parquet della NBA.

E’ un inizio di stagione quasi da Cenerentola per i Sixers, che dopo sole tre partite battono, oltre ai Wizards, i Miami Heat campioni in carica e, più recentemente, i Bulls del rientrante Derrick Rose. Per tutto questo la città dell’amore fraterno può ringraziare tre rookie nelle loro varie posizioni: il GM Sam Hinkie, il coach Brett Brown e Michael Carter-Williams.

Dopo una decade passata nel limbo, l’arrivo di Hinkie doveva essere solo il first step della ricostruzione, seguito immediatamente dalla scelta di Carter-Williams e la trade che ha spedito Holiday nella Big Easy per il giovane Noel.

Arriviamo al campo: dopo il sorprendente debutto, il giovane play-maker ha continuato sulla stessa riga, mettendo in difficoltà delle stelle del calibro di John Wall e il former MVP Derrick Rose, riportando sotto i suoi dopo un divario arrivato anche a quota 20 lunghezze.

“Ci troviamo in una lega di play-makers, e MCW ha già fatto capire di che pasta è fatto” ha affermato a riguardo Brown. Anche Magic Johnson si è esposto a favore del prodotto di Syracuse: “Penso sarà il rookie dell’anno”.

Proprio il debutto potrebbe già aver lanciato Carter-Williams tra i grandi: una prestazione condita da 22 punti, 12 assist, 9 recuperi e 7 rimbalzi è una combinazione minima compiuta nell’intera storia della NBA in soli altri due episodi. Sono riusciti nell’impresa solo Rickey Green con la casacca dei San Antonio Spurs nel novembre 1982 contro gli Utah Jazz (26-12-9-7), e Johnny Moore, sempre giocando per gli Spurs, nel gennaio 1985 (26-13-9-11).

I suoi 12 assist sono il secondo most-in-career-debut nella storia della lega, dove segue solo i 14 di Ernie DiGregorio con i Buffalo Braves nel 73-74. Inoltre le 9 palle rubate sono il record al debutto da quando sono diventate una statistica ufficiale nel corso della stagione 73-74. Migliore inizio quindi non poteva esserci per MCW, che si è già rivelato come assoluto leader della squadra e del playbook di Brown.

Nella scorsa stagione, marcata da un record di 34-48, i Sixers non sono mai riusciti a vincere tre gare in fila. Oltre a Carter-Williams, anche Spencer Hawes e Evan Turner hanno dato un ottimo contributo. Ma anche un trio si è dimostrato importante per le prime 3 W: Tony Wroten, Lavoy Allen e Daniel Orton.

Tutto quindi sembrava quasi un miscuglio, un’accozzaglia quasi, di giocatori scartati dalle loro vecchie squadre per arrivare ad una scelta di primo piano al prossimo draft, e invece pare si stia rivelando la ricetta per la prima piazza nella Atlantic Division.

Questa notte i Sixers hanno incassato la prima sconfitta contro i favoritissimi Golden State Warriors, una delle squadre più attese della stagione, sepolti sotto le triple di Iguodala (32 punti con 7 triple) e la tripla doppia di Stephen Curry (18 punti, 12 assist  e 10 rimbalzi), ritornando finalmente coi piedi per terra, anche se alcuni segnali positivi sono stati confermati, fra cui i 18 punti a testa di Turner e Carter-Williams e i 14 punti di Tony Wroten.

Secondo le predictions degli esperti, Philly sarebbe dovuta riuscire ad ottenere solo, e miseramente, 20 vittorie, e dopo tre palle a due, sono già a 17 gioie da quanto pronosticato da molti. E non dimentichiamoci dei 20 punti rimontati sui Bulls.

Che tutto questo sia solo l’inizio di stagione simile a quella degli Oakland Athletics di “Moneyball”, in versione palla a spicchi?

Molto probabilmente, o quasi certamente, no. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, i 76ers non dovrebbero di certo finire in coda alla Eastern Conference e, se riuscissero a tirare fuori dal prossimo draft qualcosa anche abbastanza vicino a quanto messo in mostra da Carter-Williams, potrebbe essere l’inizio di una nuova era al Wells Fargo Center.

La squadra negli anni ha potuto godere di giocatori di primissimo livello in pochi casi (vedi “Dr. J” Julius Erving e “The Answer” Allen Iverson) e, anche se potrebbe essere ancora presto per parlare, non si aspetta altro che le prossime partite per vedere di cosa sono capaci i giocatori della Città dell’Amore Fraterno.

 

2 thoughts on “Sixers: tanking season si o no?

  1. Charles Barkley non era abbastanza di livello per essere citato, povero…

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