kings1bFra le franchigie più attive in questa prima metà di luglio ’13 figurano due formazioni giovanissime, ricche di talenti in erba e in rampa di lancio per un futuro decisamente più competitivo rispetto all’ultima deludente stagione: le franchigie in questione rispondono al nome di Kings e Pelicans.

Iniziamo da Sacramento: un team reduce dall’ennesima stagione a dir poco travagliata, più che mai desideroso di ritornare all’epoca d’oro dei primi anni duemila, alla squadra capace di arrivare ad un niente dall’eliminare i fortissimi Lakers di Shaq e Kobe per poi giocarsi addirittura il titolo.

E’ ormai trascorso un decennio e di quegli eroi quasi nessuno calca ancora i palcoscenici NBA (per dovere di cronaca citiamo Gerald Wallace e Turkoglu, gli unici ancora attivi, ma nel 2002 il loro ruolo non era rilevante data la verdissima età), però oggi, specialmente dopo alcune intriganti mosse di mercato – e ci dovrebbero essere delle ulteriori sorprese – si possono abbozzare delle potenziali similitudini e alimentare concrete speranze per i prossimi anni.

Come nel 2002 il cardine della squadra, croce e delizia, era Chris Webber, uno dei lunghi più talentuosi e dalle mani più fatate che il basket abbia mai conosciuto (e in coppia con un altro mago come Divac costituiva uno spettacolo visivo raro), così oggi colui che dovrebbe ergersi a stella indiscussa e trascinare i Kings almeno ai playoff è un altro lungo dal talento spropositato: Demarcus Cousins.

Cousins ha mostrato di avere un repertorio infinito, tecnica e classe cristallina, insomma un potenziale mostro, il lungo che potrebbe e dovrebbe dominare la lega. Purtroppo però bisogna fare i conti con una testa caldissima e problematica, un carattere indisciplinato da limare ed una mentalità vincente di squadra tutta da costruire.

La scommessa ha un valore troppo alto per rischiare di fallire, perciò auguri a coach Mike Malone, riuscire a domare Demarcus è la conditio sine qua non del futuro Kings.

Nel 2002 accanto a Webber l’altra stella era Mike Bibby, saggio playmaker dal tiro mortifero e dal grande carisma; oggi le mansioni di Bibby se le divideranno due giocatori diversi, entrambi di assoluto valore: alla regia penserà il grande colpo, finora, del mercato, il venezuelano Vasquez, autore di una stagione fenomenale ai Pelicans (nella top 5 degli assistmen della lega), mentre bombardare le retine avversarie sarà compito di Ben McLemore, scelta numero 7 al draft, dovrà abituarsi al gioco NBA, ma il talento non gli manca ed aveva una delle mani più calde della NCAA.

Gli altri colpi di mercato sono stati meno “da copertina”, ma certamente funzionali ad una squadra in crescità ed alla ricerca di solidità: Carl Landry, un cavallo di ritorno, ha trascorso una ottima annata a Oakland, confermandosi un’ala grande con punti nelle mani e di sicuro rendimento anche provenendo dalla panchina; MbahMoute da Milwaukee (in cambio di due scelte al draft) è un onesto mestierante, atletico ed ottimo difensore, potrà rendersi utile come ricambio.

Dal draft – al secondo giro – è arrivato pure McCammul, playmaker apprezzato da qualunque coach per la regia pulita e senza fronzoli, potrà essere un valido back-up di Vasquez.

Gli altri elementi che presumibilmente saranno confermati dal roster dell’anno scorso: l’ala\centro Jason Thomspon, buon rimbalzista e stoppatore, complementare a Cousins; il sesto uomo adrenalinico Thornton, capace di entrare a gara in corso e portare sferzate di punti veloci in poco tempo; la vecchia volpe Hayes, buon difensore e onesto panchinaro; forse sarà confermato anche Patterson (anche se l’arrivo di Landry ne riduce sensibilmente gli spazi), lungo giovane e atipico dal solido tiro dall’arco.

In forte dubbio invece, per motivi diversi le conferme di Isaiah Thomas, Salmons e Fredette.
Thomas è un elemento di indubbio talento, autore di performances notevoli dopo alcuni mesi iniziali di scarso utilizzo, tuttavia aver acquisito Vasquez (e aver scelto McCallum come back-up al draft) fa intendere come i Kings non ci vogliano puntare fino in fondo; inoltre la sua cessione potrebbe portare in dote un’ala piccola di medio-buon livello, la vera necessità dei Kings attuali.

Salmons è il candidato principale all’amnesty option, andrà a scadenza l’estate prossima (con team option) e onestamente servirebbe davvero un’ala piccola di livello più alto nel ruolo che nella NBA moderna fa la differenza.

Fredette con l’arrivo di McLemore e la conferma di Thornton vedrebbe ancora più ridotto il suo già esiguo spazio, quindi pare inevitabile la sua partenza – senza alcun rimpianto.

Infine la partenza di Evans, l’ex bambino prodigio sul quale sarebbero dovuti nascere i nuovi Kings qualche anno fa, ultimamente sofferente e incapace di trovare un ruolo fisso (play, guardia o ala piccola?), ha liberato altro spazio salariale nel già lodevole cap di Sacramento, aprendo a numerose e varie possibilità di migliorare ulteriormente un roster di per sé talentuoso e futuribile.

Gli ultimi rumors di mercato parlano dei Kings come vicinissimi alla firma di Monta Ellis, giocatore di sicuro talento e con tanti punti nelle mani, ma che non sembrerebbe essere il prospetto di cui questa squadra avrebbe più bisogno, soprattutto in un ruolo già affollato e competitivo come quello di guardia (e dopo aver puntato su McLemore al draft).

Forse la dirigenza farebbe meglio a dare un’occhiata ad un illustre infortunato dei Pacers, quel Danny Granger che si ritrova chiuso dall’esplosione di George e ora potrebbe voler cercare fortuna e spazio in altri lidi. Granger è un giocatore nel pieno della carriera agonistica, è un’ala fisica, versatile e dispone di un ottimo tiro da tutte le posizioni, in più fungerebbe da uomo d’esperienza in uno spogliatoio ricco di giovani più o meno alle prime armi.

Altre idee potrebbero essere Deng, Turner o Kirilenko (in orbita Spurs), ma sarebbero decisamente più complicati da raggiungere.

Il punto focale è proprio questo: se prima della fine del mercato i Kings riuscissero a mettere le mani su un’ala piccola fra quelle citate sopra o perlomeno dello stesso livello, allora avremmo una nuova effettiva candidata alla corsa playoff della temuta Western Conference, se poi Cousins acquisisse un quinto dell’etica lavorativa e della disciplina di Tim Duncan… sognare, nei prossimi anni, sarebbe lecito

3 thoughts on “Un nuovo inizio per i Kings?

  1. Hanno potenzialità e concordo sulla ricerca di mercato.
    Certo che in questo mercato la sf non è semplice da trovare, non solo per i Kings.
    Un ruolo non molto coperto.

  2. Gli obiettivi dei Kings nell’immediato futuro saranno: migliorare il record, riportare gente all’ARCO Arena, creare una Squadra con la S maiuscola e poi attrarre qualche buon free agent il prossimo anno, magari Carmelo Anthony, anche se sarà difficile strapparlo alla Grande Mela.

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