Chris Bosh schiaccia dopo il suono della sirena, per lui una gara 4 di rinascita insieme a Wade

Chris Bosh schiaccia dopo il suono della sirena, per lui una gara 4 di rinascita insieme a Wade

Benvenuti a gara 4, pivotal game di queste NBA Finals: San Antonio vuole sfruttare il fattore campo e andare per il 3-1, Miami non perde due gare di fila da gennaio e vuol prendersi il punto del pareggio riportando l’inerzia dalla sua.

Che sia una gara da tutto per tutto lo si intuisce dalle scelte iniziali di coach Spoelstra: fuori Haslem e spazio a Mike Miller da 3 per allargare il campo, con LeBron da 4 e un quintetto piccolissimo. San Antonio invece recupera Tony Parker, in dubbio per un’elongazione al bicipite femorale ma imprescindibile per i texani.

Si parte, e dopo una folle infrazione di campo di Splitter il numero 9 degli Spurs va a segnare dal palleggio i primi punti della gara; Wade risponde dalla lunetta, Coach Popovich ha già visto abbastanza e dopo tre possessi chiama un cambio da guinness (quantomeno personale) per rapidità, richiamando in panchina proprio Splitter e adeguandosi allo “small ball” degli ospiti con Gary Neal.

Green comincia da dove aveva lasciato mandando a bersaglio una tripla da scarico di Parker, e Miami sembra ancora accusare le scorie della disfatta di gara 2: Parker va al ferro, Green stoppa Bosh e Neal segna una tripla dal palleggio.

Il solo Wade si oppone all’inizio folgorante dei padroni di casa, che imperversano con Parker che batte un black out difensivo di Miller e Leonard che punisce con la tripla dall’angolo: 15-5 Spurs e time-out Heat.

Coach Spoelstra schiarisce le idee ai suoi, che tornano in campo alla garibaldina: la difesa ospite sale di tono e consente a James e compagni di mangiare il campo in contropiede. San Antonio trova due goal di un Parker (che esce precauzionalmente al sesto minuto) super dal palleggio e di Neal che attacca il pitturato e segna con una mezza acrobazia, ma la pressione difensiva degli Heat toglie l’aria al quintetto piccolo di casa, con James che con due accelerazioni che richiederebbero l’ESP va al ferro e sigla il pareggio a quota 19.

San Antonio torna a segnare con due liberi di Neal, ma un tiro al vetro di Allen e un jumper mandato a segno in ritmo da LeBron regalano agli Heat il primo vantaggio della serata. Il numero 6 continua il suo grande inizio con un altro jumper a segno, il tiro che finora non è mai entrato e che cambierebbe più di uno scenario per i Miami Heat; Parker torna in campo e risponde andando al ferro e convertendo un gioco da tre punti e, dopo due liberi a testa di Battier e Ginobili, un canestro di Wade nel pitturato chiude il primo quarto con gli ospiti in vantaggio 29-26.

Il time-out iniziale è stato decisivo: da quel momento gli Heat hanno cambiato passo e alzato vertiginosamente il ritmo; se si gioca a questa velocità, non c’è alcun dubbio che la squadra da battere sia quella in maglia nera.

Gli ospiti aprono alla grande il secondo periodo, sull’onda lunga del primo: Wade stoppa Splitter, Haslem segna da sotto e ancora il numero 3 dopo aver litigato col ferro per tre partite consecutive va a bersaglio dal palleggio.

Bonner risponde sotto canestro, ma Wade ha preso il comando delle operazioni sui due lati del campo e guida i suoi sul +9 di vantaggio (37-28). Popovich chiama time-out e in uscita gli Spurs cercano Duncan con continuità, col caraibico che ripaga con un libero e una schiacciata da superbo assist di Ginobili; Miami però riesce a sfondare a piacimento in attacco, con Bosh che segna a centro area e Wade che converte in due punti mancini un rimbalzo offensivo.

Spurs sotto di 10, ma che non si perdono d’animo e cercano di rimettersi in partita: Tony Parker si traveste da Houdini e serve due assist da illusionista per i canestri di Duncan e Leonard che valgono il -5, ma gli Heat rispondo con un contro-parziale di 6-0 firmato Allen, Bosh e James riportandosi in doppia cifra di vantaggio.

Coach Pop non vuol più stare al gioco degli ospiti e non vorrebbe rinunciare al doppio lungo: Boris Diaw viene rispolverato dal castigo dietro la lavagna dopo due brutte prove nei primi due atti della serie e dà un buon motivo al suo coach per tenerlo sul rettangolo di gioco, perché con la combinazione dall’accento transalpino insieme a Parker gli Spurs si rimettono in partita.

Diaw segna prima due liberi e poi una tripla dall’angolo, Tony slalomeggia e segna allo scadere appoggiandosi in maniera paranormale al vetro, rendendo il canestro decisivo di gara 1 quasi un layup a confronto; Allen risponde da due punti, ma un floater di velluto del franco-belga e taglio dell’ineffabile Diaw pareggiano i conti.

La schiacciata di Bosh arriva oltre la sirena, e il quarto si chiude con una parità a quota 49 che fa gridare al miracolo i texani: classico primo tempo di queste Finals, con un equilibrio pressoché assoluto all’intervallo.

I numeri parlano di una sostanziale parità in ogni voce statistica (51,4% al tiro per gli Spurs contro il 50% ospite, 18 rimbalzi e 11 rimbalzi a testa) ma la realtà è che Miami ha giocato un primo tempo di altissimo livello su entrambi i lati del campo, e solo le magie dei due fiorettisti d’oltralpe hanno tenuto incredibilmente a contatto i padroni di casa.

Parker non sembra accusare minimamente il problema muscolare e gioca una sontuosa prima frazione da 15 punti (7-12 al tiro) e 6 assist, con James e Wade che rispondono rispettivamente con 15 e 14 punti (e anche 4 rimbalzi per entrambi, con 2 assist per James e 3 per Wade). San Antonio trova i fondamentali punti dalla panchina di Neal e Diaw (7 a testa) mentre gli Heat sfruttano bene Ray Allen autore di 8 punti dal pino.

Tutto da rifare per gli Heat, ma aspettiamoci una gran ripresa: gli uomini di South Beach sono in zona, ma quelli dell’Alamo sono duri a morire.

Coach Popovich cavalca Diaw e lo schiera in quintetto a inizio ripresa, e nei primi possessi l’equilibrio continua a regnare sovrano: James segna senza ritmo il jumper dalla linea di fondo, Leonard ruba letteralmente due punti in un contropiede gestito malissimo dai padroni di casa, che con due punti in taglio di Diaw si riportano avanti nel punteggio.

Bosh manda a segno il piazzato, Wade inizia il suo secondo tempo sfruttando l’accoppiamento con Duncan e convertendo un gioco da tre punti. “Mister Heat” però commette due falli in fila su Leonard e Duncan, che sono rispettivamente il terzo e il quarto personale; non esattamente una buona notizia per coach Spoelstra, che però tiene in campo il suo numero 3 che segna tagliando lungo la linea di fondo.

Due grandi giocate difensive da parte di entrambe le squadre, con Bosh che stoppa Parker e Duncan che rende pan per focaccia a James; è proprio LeBron a muovere la retina con un altro jumper per il nuovo sorpasso Heat. San Antonio esce dal time-out con una splendida esecuzione per la tripla a bersaglio di Green, ma l’ombra degli Heat si fa sempre più minacciosa e sembra potersi allungare sulla partita da un momento all’altro: Allen continua ad essere letale fintando a ricciolo il pick&roll, Chalmers si materializza dopo una partita e mezza da assente ingiustificato e buca la retina dall’angolo, Miller stoppa Leonard e James vola a segnare in contropiede.

Miami vince la sfida tra quintetti piccoli accettata da Popovich e torna in vantaggio di 6 lunghezze, ma questa San Antonio in versione “sette vite” non conosce il significato della parola resa, e con Duncan e un gioco da tre punti con “hang time” di Leonard (con in mezzo due punti di Bosh) si riporta a -3.

Bosh continua ad essere molto attivo anche a rimbalzo, e tocca ancora un errore di LeBron per il tap-in vincente, prima che lo stesso James pennelli un tracciante che raggiunge Chalmers in angolo per la coltellata da tre punti. James, quello che sarebbe il 3 titolare ma a tempo perso fa il playmaker e il centro, stoppa Duncan che però trova modo per rifarsi guadagnando e segnando due liberi. Gli Spurs restano aggrappati alla partita con le unghie e con i denti, grazie ad una tripla insensata e fuori equilibrio di Neal e a un’altra bomba di Green che riceve in punta da Parker; Miami però tiene le distanze, con un gioco da tre punti di Wade che legge in modo magistrale un’esitazione difensiva di Green e due punti da rimbalzo in attacco di LeBron, chiudendo il terzo quarto avanti 81-76.

Partita fantastica al AT&T Center: l’atletismo di Miami sta facendo la differenza soprattutto in difesa, ma il cuore infinito degli Spurs li tiene ancora in partita, per dodici minuti finali tutti da vivere.

Gli Heat iniziano il quarto periodo come una squadra in missione, decisi a prendersi una partita che cambierebbe a loro favore l’inerzia della serie: Allen manda al bar Leonard con una finta e brucia la retina da tre, ma i padroni di casa rispondono ancora una volta con un Gary Neal più folle che mai che muove solo il nylon con un tiro preso da circa 10 metri di distanza.

Wade segna ancora dal palleggio, Splitter risponde con due liberi ma Miami sembra averne troppa piĂą degli Spurs: il numero 3 ospite sembra aver portato indietro il tempo alle Finals del 2006 vinte da dominatore assoluto e prende per mano i suoi, segnando prima con la mancina dopo una virata, poi schiacciando in contropiede dopo aver rubato palla e ancora dal palleggio, per il 92-83 Heat.

Duncan lotta come un leone e prova a tenere a galla i suoi, ma Bosh si inventa uomo decisivo e con sei punti in fila sfoggiando tutto il suo arsenale offensivo mette una seria ipoteca sul successo finale.

Manu Ginobili continua la sua serata a tratti deleteria per la sua squadra, e Wade può mettere il sigillo definitivo volando al ferro per il +15 che, di fatto, chiude i conti. Finisce 109-93 per Miami: gli Heat ritrovano i loro Big3 e portano a casa il punto del pareggio con una sensazionale prova di squadra.

Wade, James e Bosh segnano un totale di 85 punti: Flash chiude a quota 32 aggiungendo 6 rimbalzi, 4 assist e 6 palle rubate, LeBron è il top scorer con 33 punti, 11 rimbalzi e 4 assit (con 2 stoppate) e Bosh è solido ed efficace con la doppia-doppia da 20 punti e 13 rimbalzi. Non guasta il contributo di Allen, autore di 14 punti dalla panchina.

Gli Spurs si arrendono, non senza lottare, ma pagano la fisicitĂ  degli Heat, che ha tolto loro qualsiasi conclusione facile nella ripresa, e le troppe palle perse (19, molte delle quali con palla in gioco e conseguente contropiede avversario).

Duncan è il miglior realizzatore dei suoi con 20 punti, Parker sfiora la doppia-doppia con 15 punti e 9 assist ma resta a secco nella ripresa; non basta l’apporto di Neal (13 punti, 3-4 da tre) e di Diaw (9 punti) dalla panchina, né un buon Leonard da 12 punti e 7 rimbalzi. Doppia cifra anche per Green (10 punti) che però ha avuto molto meno spazio rispetto a gara 3 grazie all’attenta copertura difensiva ospite.

Gli Heat si prendono “alla Miami” il quarto atto di queste Finals, riportando inerzia e fattore campo dallo loro parte dopo la sconfitta patita in gara 1: molti si aspettavano un LeBron solo al comando, invece spuntano di prepotenza un Wade d’altri tempi e un Bosh finalmente incisivo.

I jumper che si spegnevano sul ferro sono entrati con continuità, e la difesa degli Spurs ha potuto poco contro lo strapotere avversario: d’altronde, quando i Big3 di South Beach sono questi c’è ben poco da fare per chiunque . Gli Spurs hanno provato a scappare con una partenza a razzo ma si sono dovuti piegare sotto i colpi ospiti: rimasti miracolosamente in gara grazie ad un magnifico Parker, si sono spenti alla distanza insieme al play franco-belga, che ha pagato lo sforzo iniziale rimanendo col fiato corto nella ripresa.

Pari e patta al giro di boa, ma la prossima partita potrà già dare risposte definitive (o quasi) sul destino della serie: un successo di Miami spalancherebbe le porte alla doppietta di James e soci, una vittoria degli Spurs potrebbe essere il preludio ad una serie che si risolve solo all’ultimo atto.

 

5 thoughts on “Miami ritrova i Big 3 e pareggia la serie

  1. PiĂą che Finals NBA, sembrano l’anticipazione di Wimbledon con le due squadre che si scambiano colpi come se stessero giocando a tennis, ma nessuna delle due vuole cedere un break all’avversario. Questo non è sinonimo di bellezza, perchè finora non si sono viste partite tirate, ma almeno sono avvincenti.

  2. Se Miami è rimasta in partita per due quarti e mezzo lo deve a un super Mike Miller, infallibile da tre (5-5) e autore di 15 punti dalla panchina; non pervenuto Chalmers, MVP in gara 2 ma inesistente quest’oggi.

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