Dwyane Wade cerca il riscatto, per gara 1 ci riesce a metà nonostante il buon inizio

Dwyane Wade cerca il riscatto, per gara 1 ci riesce a metà nonostante il buon inizio

Il sistema ha bisogno dell’improvvisazione. Potrebbe essere questa la sintesi di gara 1, 92-88 per i San Antonio Spurs.

Mai scomposti, sempre ordinati con il loro piano partita, guidati magistralmente da Popovich, gli Spurs hanno inseguito il sorpasso per tutta la partita, contenendo qualche lieve fiammata d’esuberanza di Miami.

Poi nel quarto periodo Tony Parker sale in cattedra, in puro stile Spurs. Non sopra le righe, mai, continua a fare ciò che dalla palla a due ha pazientemente costruito.

E’ dalla lunetta che San Antonio balza in avanti, il finale è punto a punto. Ma anche un sistema perfetto come quello texano ha bisogno di uno scatto, di qualcosa di non previsto e di non prevedibile.

Ci pensa proprio lui, ancora il franco-belga che taglia in due la difesa, ancora a livello di NBA Finals. Perde palla, la recupera, la riperde e dalla spazzatura si alza per il tiro. Canestro del +4 a 5 secondi dalla sirena.

E’ il colpo di genio che non deve nascondere la pazienza e il metodo di quattro periodi giocati da manuale. Avesse sbagliato avremmo avuto, a netto del rimbalzo, un potenziale possesso di Miami per la tripla della vittoria.

Avesse tirato un centesimo di secondo più tardi piuttosto. E’ già instant classic. Nel vero senso della parola. Un istante. Un solo frammento di un fotogramma ci regala l’immagine della palla lontana dalle sue dita e uno 0.1 sul tabellone non ancora illuminato di rosso.

E’ la vittoria di una squadra che sa come si vince contro un’altra che dovrebbe saperlo ma che fa fatica. Miami perde la sua seconda gara 1 di fila alle Finals ma qui non ci sono i Thunder, con tutto il rispetto possibile.

C’è la dinastia dispari e siamo nel 2013, c’è Duncan in post basso, che stoppa pur non saltando, che interpreta il pick and roll per come è stato concepito dagli dei del basket, sia come bloccante che in roll o al tiro, c’è Tim Duncan insomma per come lo abbiamo sempre conosciuto.

Questa è una serie ideologica si diceva, tra due idee diverse del basket e del mondo, è una resa dei conti tra tempi e dinastie diverse, oltre che una vendetta personale del signor MVP.

Pensavo che se Miami avesse vinto le prime due in casa il 2-0 sarebbe stato già il risultato della vittoria finale, perchè avrebbe voluto dire una rimonta per lo meno in gara 6.

Serie lunga e quindi pendente verso i più atletici. Popovich avrà fatto bene i calcoli, il piano di Miami è già saltato.

L’impressione, oltre ad aver visto degli Heat un po’ stanchi nel finale (ammissione dello stesso Wade) è che il destino della serie non dipenda da San Antonio ma dalla fluidità dell’attacco di Miami.

Nessuno ha dubbi su cosa possano mettere in campo gli Spurs, forse nemmeno troppo sulla difesa di Miami bensì sul loro attacco.

Nel quarto periodo saltano troppe volte gli schemi e gli accoppiamenti e LeBron e lo stesso Wade si fidano troppo di isolamenti e improvvisazioni. Lo small ball di Spoelstra funziona a fasi alterne, nonostante San Antonio tiri col 41.7 % dal campo e il 30.4 % da tre (contro il 43.6 % e il 32 %) la vittoria è assicurata.

Abbiamo già assistito ad una bellissima gara 1, con un finale memorabile. La serie sarà lunga, lo speriamo tutti.

 

La difesa degli Spurs accerchia LeBron James ma l'MVP ha anche 10 assist per la sua tripla doppia

La difesa degli Spurs accerchia LeBron James ma l’MVP ha anche 10 assist per la sua tripla doppia

MIAMI HEAT

Mario Chalmers : 8 pts e 2 ast in 27 minuti, la point guard più fantasma della storia del gioco, tanto ci pensa quell’altro in maglia numero 6, 2-6 da tre. 5,5

Dwyane Wade : aggressivo all’inizio, i primi due punti delle Finals sono suoi ed è slam dunk, finisce con 17 pts, 2 reb, 2 ast, 7-15 dal campo, prova positiva fino al quarto periodo, dove sparisce. Serve un Wade diverso, più presente dall’inizio alla fine. 6

LeBron James : tripla doppia con pochi punti, 18 pts, 18 reb, 10 ast, 7-16 dal campo, ecumenico all’inizio, va un po’ a sbattere alla fine. Chiaramente in Magic Johnson mode, proprio per questo però la sconfitta brucia di più, ha 2-8 però marcato stretto da Leonard. 8

Udonis Haslem : parte in quintetto per poi sparire, solo uno dei suoi mortiferi jumper. 5

Chris Bosh : la sua assenza dal post basso è sulla bocca di tutti, lo criticano tutti oramai, anche il magazziniere dell’American Airlines Arena non sopporta più il suo piazzato da fuori. Il bello è che in pochissime giocate in post medio sembra inarrestabile, ma, come dice anche Stephen A. Smith su ESPN sarà il suo coach o lui stesso comunque sia è abbastanza ridicolo continuare a giocare in questo modo. 13 pts e 5 reb, 6-16 dal campo, un terribile 0-4 da tre. 4

Ray Allen : protagonista, effimero, di qualche fiammata di Miami. Non per colpa sua però, 3-4 da tre per 13 punti. 6,5

Chris Andersen : non si capisce perchè debba giocare solo 13 minuti, scade l’effetto energia ? Serve troppo a questa squadra, i 3 rimbalzi e il 3-5 dal campo. 6

 

L'instant classic di Tony Parker, un fotogramma vincente per l'1-0 San Antonio

L’instant classic di Tony Parker, un fotogramma vincente per l’1-0 San Antonio

SAN ANTONIO SPURS 

Tony Parker : Tim Duncan non salta più, Manu ha problemi fisici a finire al ferro, lui è l’unico dei Big Three che non solo è lo stesso dall’ultimo titolo ma è persino migliorato. Un mistero buffo, come fa ad andare dentro così, come fa a finire in quel modo ? 21 punti e 6 ast, 9-18 dal campo, anche la Longoria si inchina di nuovo (su Twitter) all’eroe di gara 1. 8,5

Danny Green : 4-9 da tre, può bastare così, non fosse ovviamente per la difesa, per la sua importanza tattica nello scacchiere perfetto di Popovich. 7

Kawhi Leonard : va anche dentro forte, a tentare la schiacciata ottenendo comunque due punti, ovviamente il suo mestiere è un altro e lo fa benissimo. Dopo Paul George altro cliente difficile per LeBron, se possibile anche più ostico. 7,5

Tim Duncan : 20 pts, 14 reb, 4 ast, simile a LeBron per completezza discreta ma puntuale e decisiva. Stoppa pur con i piedi a terra, questo basta e avanza per spiegare il suo impatto anche a 37 anni. Un po’ falloso e con qualche turnover nel primo tempo, poi torna direttore d’orchestra. 8

Tiago Splitter : 7 pts e 2 reb in 25 minuti, c’è pochissimo Bonner e c’è pochissimo Diaw, DeJuan Blair DNP, a Popovich basta questo. 6

Manu Ginobili : ormai è un giocatore di momenti, sceglie quando colpire perchè non può dare tutti i minuti di una volta. 13 punti in 30 minuti, 4-11 dal campo, ma che quando gioca che momenti ! 7

Gara 2 nella notte di domenica. Per Miami è già una prova d’appello, del resto gara 1 è stata una serata normale per entrambe le squadre.

Ma con una grande, fondamentale differenza. Per San Antonio normalità è grandezza, per Miami no.

4 thoughts on “NBA Finals Gara 1, il fotogramma di Tony Parker nel film perfetto di San Antonio

  1. Cosa posso dire? Su questo blog si postano gli articoli migliori per quanto riguarda le analisi tecniche delle partite NBA.

  2. ma il Rondo pre infortunio non ha giocato da leader come ci si aspettava ma e’ mancata tutta la squadra (nella prima parte di stagione salvo solo Sullinger, sempre in salita di rendimento costante).Il discorso e’: ora difendiamo alla grande, tutti sono in palla (solo Terry mi pare non sia al suo 100%) c’e’ grande spirito e combattivita’, cosa che non si era praticamente mai vista nella prima parte della stagione quando in primis e’ mancata la difesa, il nostro marchio di fabbrica da sempre nell’era Rivers-Garnett (2 nomi non fatti a caso quando si parla di difesa)Rondo e’ stato il protagonista assoluto insieme a Garnett degli scorsi playoff, quando ci ha letteralmente trascinati a gara 7 contro Miami.Resta l’amarezza di pensare a questa squadra attuale con lui e Sullinger sani. A Miami non dormirebbero sonni tranquilli soprattutto con questo Green, non proprio un cliente facile nemmeno per LeBron.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.