Heat-Spurs: il primo atto della guerra dei mondi sta per iniziare, in una American Airlines Arena che si è messa il vestito buono ed è pronta a godersi lo spettacolo. È una serie finale ricca di spunti e contenuti, con infinite sfide nella sfida che la rendono una seria candidata ad un posto di primissimo piano nella storia del basket NBA. La doppietta di LeBron o la “manita” di anelli di Duncan e coach Popovich: bastano questi due scenari ad apparecchiare la tavola per un confronto epico.

Tocca a Wade l’onore di mettere a referto i primi due punti delle Finals 2013, con una schiacciata in contropiede propiziato da una rubata di Chalmers; gli Spurs non fanno una piega, e dopo un floater di Parker mandano a segno tre “rookie” a questo livello come Leonard, Green e Splitter. Parziale di 9-2 San Antonio, e coach Spoelstra costretto subito a correre ai ripari con un provvidenziale time-out. Gli Heat si schiariscono le idee, e rientrano in campo col piede giusto: Bosh, Chalmers e Wade pareggiano i conti, con James attento ed ecumenico nel coinvolgere i suoi scudieri e San Antonio che sceglie di farsi battere, ma non dal Prescelto. Parker e Duncan combinano due volte sulle sottili frequenze cerebrali di chi si conosce da una vita, James orchestra gli attacchi dei padroni di casa mantenendo il ritmo alto che più si confà al gioco degli Heat; San Antonio accenna un allungo con una tripla di Green e un canestro di Diaw che prende la linea di fondo, ma Miami si riporta sotto in un amen con una tripla a testa di James e Allen. Duncan colleziona 5 rimbalzi e 3 assist ma fa fatica in attacco, con 0-5 e un paio di errori inusuali, andando a commettere anche il secondo fallo personale. Mike Miller porta gli Heat sul +5, prima che un tiro dal palleggio di Neal e una magia di Ginobili fissino il punteggio al termine del primo quarto sul 24-23 per i padroni di casa: gran ritmo e intensità per i primi dodici minuti della serie; chi si aspettava degli Spurs arrugginiti per i nove giorni di riposo è rimasto deluso, e le premesse lasciano la sensazione che ne vedremo davvero delle belle.

Ray Allen apre il secondo periodo bruciando la retina con un catch and shoot dall’arco, Leonard risponde con un magnifico canestro in arresto rovesciato; le squadre fanno circolare bene il pallone, aprendo gli spazi per le conclusioni dalla lunga distanza degli esterni (triple per Miller e Ginobili). L’energia di Andersen dalla panchina permette a Miami di alzare il volume da entrambi i lati del campo e di controllare i tabelloni, mentre un super LeBron prima si mette in proprio e chiude la transizione con due punti al vetro, poi da regista a tutto campo propizia la tripla di Norris Cole che chiude un parziale di 7-0 in favore degli Heat, che provano l’allungo sul 38-29. Popovich ha visto abbastanza e chiama time-out, e al rientro in campo si rivede in campo Tim Duncan: il caraibico rientra in anticipo rispetto alla tabella di marcia, ancorché gravato da due falli, e con la classe del campione si mette la squadra sulle spalle e piazza quattro giocate chiave in meno di un minuto permettendo ai suoi di tornare a -2. Wade si ricorda di essere “mister Heat”, e va a bersaglio con tre canestri in fila di rara importanza, che uniti al canestro di Cole che chiude una transizione alla velocità della luce danno ai padroni di casa il nuovo +8 (46-38). È ancora un monumentale Duncan a ricucire lo strappo, con giocate di grande spessore su entrambi i lati del campo; Parker arriva al ferro a piacimento e segna un comodo layup, Wade piazza il fade-away ma è ancora, indovinate un po’, il ragazzo trentasettenne col numero 21 a segnare, sulla sirena, il tiro che manda le squadre all’intervallo lungo. Miami è avanti 52-49, al termine di una prima frazione più che mai degna di una gara di finale: gli Heat tirano meglio dal campo (50% contro il 43% ospite) e sono in vantaggio sia nei rimbalzi che negli assist, gli Spurs però si sono aggrappati ad un Tim Duncan d’antan, che con 12 punti e 9 rimbalzi ha tenuto a contatto i suoi. Top scorer dei padroni di casa Wade, a quota 13 punti, ma LeBron sta apparecchiando la sua classica partita da all-around con 10 punti, 8 rimbalzi e 5 assist.

Così come nel primo tempo, è Wade ad aprire la ripresa con un canestro dalla linea di fondo; gli risponde ancora Parker, con una finta sublime e un ineluttabile palleggio, arresto e tiro. Bosh è pronto a ricevere una palla spaziale di James, che coglie di sorpresa una rivedibile difesa ospite, e va a segno prima col piazzato e poi con un’ottima virata; Duncan e Leonard non ci stanno, e combinano nei due possessi seguenti riportando gli ospiti a -3. La partita sale sempre più di colpi, in un atmosfera elettrica che sembra chiamare i campioni alla grande giocata: Ginobili va dentro per la zingarata mancina, James attacca con tempismo innato e batte l’aiuto appoggiandosi al vetro, Duncan segna ancora con una virata magistrale. San Antonio stringe le maglie difensive, ma Bosh trova un inusuale tiro dal palleggio col quale Miami esce gratis di prigione e si porta sul +6. Gli Spurs ci sono, e con una tripla del solito Ginobili accorciano; la difesa degli Heat però torna a farsi sentire con le sue proverbiali rotazioni alla velocità della luce, con Miller che ruba in aiuto su Duncan e Chalmers che dall’altra parte del campo è chirurgico sullo scarico e brucia la retina per la tripla dall’angolo. L’attacco degli Spurs sembra fermarsi non tanto nell’esecuzione quanto nella finalizzazione (tre triple con spazio sbagliate da Leonard), ma trova nuove risorse da Gary Neal, che timido non è mai stato, che prima segna dal palleggio e poi mette una tripla dalla punta ricevendo un passaggio di tocco vellutato da Ginobili. Ray Allen partecipa di diritto al festival della tripla andando a segno dall’angolo, prima che due liberi di Ginobili chiudano il terzo quarto sul 72-69 in favore di Miami. Miami si fa largo a spallate, ma gli Spurs restano in piedi e non mollano un centimetro: tutto è pronto per un quarto periodo per cuori forti.

Splitter stoppa Cole in apertura di quarto periodo, ma Green non capitalizza l’ottima circolazione ospite mandando sul ferro la tripla del pareggio; Andersen continua ad essere un fattore in attacco, proteggendosi col ferro e segnando un layup non facile. San Antonio cerca Splitter in post marcato da James, e il brasiliano con pazienza e ottimo controllo del corpo va a segnare il canestro del -1; due liberi a bersaglio di Parker danno agli ospiti il primo vantaggio dopo più di metà gara di attesa (77-76). Bosh risponde ancora col piazzato, ma le braccia infinite di Leonard arpionano il rimbalzo offensivo e permettono al 2 degli Spurs di depositare i due punti del nuovo vantaggio.

Tony Parker inventa il canestro decisivo. Spurs avanti!

Tony Parker inventa il canestro decisivo. Spurs avanti!

Leonard è una piovra anche in difesa, rubando palla a James sulla linea di passaggio e mandano Parker a segnare con una superba virata: 81-78 Spurs, con coach Popovich che ha gettato la maschera e va a giocarsi partita col quintetto piccolo (Duncan unico lungo e Leonard efficacissimo da 4 su LeBron). Duncan spende il quarto fallo per fermare Allen, che continua a litigare col canestro e fa 1-2; Duncan mette a referto altri due punti con un tap-in su rimbalzo offensivo, e San Antonio prova a scappare sul +4. Gli ospiti poi, come in ogni udienza che si rispetti, danno la parola alla difesa: la zona mascherata dei bianconeri imbriglia Miami, coi tentacoli di Leonard che disorientano King James e un pazzesco Manu Ginobili che sporca il pallone a Allen e poi va per la rubata. James non è da meno e difende da manuale su Duncan, ma i diabolici Spurs si incollano agli avversari e costringono gli Heat alla violazione dei 24 secondi offensivi. Parker fiuta il momento decisivo e segna dal palleggio allo scadere; James risponde con un tap-in di rabbia, ma San Antonio allunga le mani sulla partita con la sapiente regia di Manu Ginobili: il mancino di Bahia Blanca arma la mano di Green con una palla spaziale, e la tripla del numero 4 porta gli ospiti sul punteggio di 88-81. LeBron vede scivolare via la partita, non ci sta e prova a scuotere i suoi bruciando l’aiuto di Duncan e andando fino in fondo per l’appoggio mancino; San Antonio esagera nel far passare i secondi e rinuncia ad eseguire, e sul ribaltamento di fronte Green frana addosso a Allen che converte i tre tiri liberi a disposizione. Gli Spurs si affidano alla sagacia di Duncan, che batte Bosh con la finta e guadagna due liberi per fallo di James, mandandoli entrambi a bersaglio; dall’altra parte del campo Miami esegue alla perfezione, con gli ospiti che battezzano in maniera eccessiva Bosh che riceve oltre l’arco con metri di spazio. Il numero 1 di Miami però sbaglia un rigore senza portiere, mandando sul primo ferro il potenziale tiro del -1, con Green che cattura il rimbalzo e chiama time-out. Gli Spurs non segnano, mentre dalla parte opposta James va a guadagnare e a segnare i liberi del -2. Mancano 31 secondi, la palla è in mano a Tony Parker: il francese fa scorrere il cronometro, e in mancanza di soluzioni si butta verso il centro circondato da maglie avversarie. Il franco-belga, chiuso, scivola ma tiene vivo il palleggio, riuscendo misteriosamente a ritrovare una parvenza di equilibrio e trovando la lucidità per fintare James con un passo laterale: la palla lascia la sua mano un attimo prima della sirena, e si deposita nel canestro avversario leggera come una piuma ma al tempo stesso pesante come un macigno. 92-88 Spurs con 5 secondi da giocare. Inutile il tentativo disperato degli Heat, che non trovano la via del canestro: finisce così, e il punto dell’uno a zero se lo aggiudicano gli uomini dell’Alamo, gli eterni ragazzi di coach Popovich.

San Antonio vola sulle ali del duo Parker-Duncan, col francese che chiude a quota 21 punti e 6 assist (nessuna palla persa) e il caraibico che scrive una doppia-doppia da 20 punti e 14 rimbalzi. L’ineffabile Manu (13 punti per l’argentino) e la difesa fanno il resto, con un Leonard magistrale capace di contenere alla grande James e di rendersi al tempo stesso produttivo in attacco. LeBron colleziona una tripla doppia da fuoriclasse (18 punti, 18 rimbalzi e 10 assist), ma non riesce a prendere la giugulare della partita e finisce nella rete della difesa ospite, che gli concede un “normale” 7-16 dal campo; Wade si eclissa dopo lo splendido inizio (solo 4 punti con 2-7 al tiro nella ripresa) mentre sulla gara di Bosh pesa il brutto errore sulla tripla del possibile -1, davvero un rigore fallito a porta vuota. L’impatto di Allen e Miller e l’energia di Andersen e Cole dalla panchina non sono sufficienti, e i padroni di casa devono piegarsi alla grande prova degli ospiti.

San Antonio interpreta magistralmente questa gara uno, resistendo alle poderose spallate degli Heat e togliendo certezze agli avversari con una difesa da manuale. Il resto lo fanno degli interpreti fantastici, come un Duncan sublime nel prendere per mano la squadra nel passaggio a vuoto del secondo periodo, Parker pazzesco col tiro deciso che entra di diritto negli annali dei momenti storici dei playoff e Ginobili regista occulto (ma non troppo) della squadra. Gli Heat invece arrivano corti, fiaccati dalla tenacia degli ospiti che non vanno mai al tappeto e non permettono loro di mettere a segno i proverbiali break che sono il punto forte degli uomini di South Beach. Il fattore campo gira già alla prima gara, ma le prime indicazioni di questa gara 1 sono quelle di una serie lunga, avvincente, più incerta che mai. Appuntamento nel fine settimana per gara due: restate connessi, si preannuncia una domenica bestiale.

5 thoughts on “Partenza col break, gli Spurs espugnano la “Triple A”

  1. Serie lunga solo se Miami vince la prossima. Parker come nel 2007 porta LeBrone a scuola di palleggio: o è lui il baskettaro più forte del pianeta o il capo degli Heat è un po’ sopravvalutato. Scegliete voi.
    Calcolare che mentre la panchina di Miami non ha fatto cacare, gli Spurs da 3 sono stati quasi pietosi…

  2. Josè Calderon e Kyle Lowry cercheranno di bloccare le penetrazioni di Tony Parker e Manu Ginobili, i veri motori dell’attacco texano. In attacco, Bargnani cercherà di dare le spaziature giuste per attirare Duncan o il secondo lungo degli Spurs lontano da canestro.

  3. Bravo,analisi perfetta come la previsione di una grande marcatura di Leonard su LBJ…. aspettiamo le prossime puntate,ma se il buon giorno si vede dal mattino siamo a cavallo!!

  4. primo tempo — Alla faccia della presunta ruggine, gli Spurs partono con un 9-2 che costringe Spoelstra a chiamare timeout dopo soli 2′. Come previsto, è Kawhi Leonard ad occuparsi di LeBron. La replica è immediata, un 13-4 che li riporta avanti (15-13) con un ottimo Chalmers. Con Leonard in panchina, il Prescelto passa sotto le cure di Danny Green, peraltro produttivo anche in attacco. Duncan pare l’unico texano che non riesce ad entrare in partita, chiudendo il primo periodo con 0/5 dal campo, ma 5 rimbalzi e 3 assist. Cosa ben più grave però, commette anche il 2° fallo, per colpa di un folle tentativo di anticipo di Diaw su LeBron. Al 12′ Miami è avanti di 1 (24-23) pur tirando col 53% dal campo contro il 43% di San Antonio. La differenza arriva dall’arco: Ray Allen e Mike Miller colpiscono a ripetizione e arriva il primo minibreak che dà il 5 agli Heat (31-26 a 9’50” dalla pausa) grazie al 5/10 da tre. Che una tripla di Norris Cole trasforma in 6/11 per il 38-29 poco dopo. I texani faticano tantissimo contro la difesa aggressiva di Miami e sotto l’altro canestro si preoccupano invece di chiudere gli spazi per le penetrazioni di LeBron finendo col chiudere malissimo sull’arco. Popovich ributta nella mischia Duncan che trova il suo primo canestro, seguito dalla terza tripla di Green che rimette in carreggiata San Antonio (38-34 a -6’48”). Duncan fa -2 ma si scatena Wade, con 3 canestri in fila. Una grande entrata di Cole riporta i floridiani a 8 (46-38). La forza di Miami è l’ottima circolazione di palla e di conseguenza la distribuzione dei punti. Con Duncan ormai definitivamente in partita, San Antonio riesce ad andare al riposo sotto solo di 3 (52-49) col caraibico top scorer a quota 12 (9 rimbalzi), con LeBron a quota 10 con 7 rimbalzi e 5 assist. Punteggio che è un lusso per i texani visto il 41% al tiro contro il 51% degli Heat. L’alto livello del match è quantificabile con le sole 4 palle perse collettive (2 a testa).

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