LeBron James spalle a canestro, solo delle tanti declinazioni del suo dominio

LeBron James spalle a canestro, solo una delle tante declinazioni del suo dominio

Gara 1 e gara 2 sono state due partite simili e come abbiamo avuto modo di osservare hanno avuto variazioni sul tema che alla fine si sono rilevate decisive.

Entrambi in chiave LeBron James, layup vincente in gara 1 e due perse negli ultmi 43 secondi in quella successiva.

Ieri notte invece abbiamo assistito a tutto un altro spettacolo. Abbiamo assistito alla gara perfetta di Miami, addirittura old style. Per almeno tre motivi.

Il primo è lo stile di gioco. Coach Spoelstra ha capito finalmente che una chiave per battere i Pacers è alzare i ritmi. Come sottolineato anche su TNT non necessariamente segnando tanto in contropiede, ma alzando i numeri dei possessi.

Abbiamo visto un attacco più veloce, che ha segnato 70 punti nel primo tempo, un’enormità per tutto quello visto fin qui nella serie, addirittura 140 punti potenziali (poi fermatisi comunque a 114).

Dopo un primo turno facilissimo contro i Bucks, un altro poi andato via liscio dopo iniziali ostilità da parte dei Bulls, per la prima volta Miami ha mostrato un gioco che giustamente ha incoronato campioni LeBron e compagni.

Contro la migliora difesa schierata della lega bisogna innanzitutto evitare che questa, appunto, si schieri. Ieri gli Heat hanno fatto un lavoro eccellente, anche se la tensione degli avversari è stata sicuramente inferiore, complice anche un po’ di stanchezza.

Secondo motivo. Sono tornati Haslem, Chalmers e Wade. Sono tornati i vecchi Heat, il supporting cast consolidato per l’MVP.

Mario Chalmers va per 14 pts in 28 minuti, attacca gli spazi col suo floater, è da tempo che non lo si vedeva così concentrato.

Wade ritorna un fattore offensivo, 18 pts, 8 reb, 4 ast nonostante un ginocchio che dà ancora fastidio. Soprattutto all’inizio però il ragazzo del South Side di Chicago infiamma il parquet col suo passo dei tempi migliori, posto che non ha certo 40 anni e che sta vivendo una splendida maturità in supporto del Re.

Poi, soprattutto, c’è Hudonis Haslem, la storia vivente della franchigia. C’è in difesa contro West, c’è in attacco, 17 punti e 7 rimbalzi in 23 minuti da titolare.

Il suo piazzato dall’angolo è come al solito mortifero, di più, se possibile, i suoi chili e la sua esperienza contro West, 21 punti e 10 rimbalzi ma tenuto abilmente a bada.

Chalmers, Wade, Haslem, la vecchia guardia fa un passo in avanti e LeBron solo sa di quanto ne abbia bisogno.

Terzo e ultimo motivo, proprio lui, l’MVP. Prova un piano gara diverso, attacca molto più spesso e come prima opzione George in post basso, spalle a canestro.

Non c’è storia, il dominio è totale, non proprio quando invece lo attacca frontalmente da 7 metri. Finisce con 22 pts, 4 reb e 3 ast, 8-17 dal campo, ieri niente acuti (ne è in positivo né in negativo) ma una gara intelligente.

E’ il migliore per talento di questa lega, lo si è sempre detto. Ma si deve sottolineare che domina tutti come comprensione del gioco, questo è il vero significato del suo essere il numero 1.

Indiana ha tirato i remi in barca per gara 3, partendo e finendo peggio proprio nella prima casalinga. Può essere stata una nuvola passeggera, di sicuro non era attesa.

Sports Illustrated ha un titolo geniale per la serata. “Inside Job”. Verissimo, come abbiamo detto, Miami si fa forte proprio dove i Pacers fanno più paura, ovvero sotto canestro.

Ha vinto con le stesse armi, senza tirarsi indietro ma anzi accettando la sfida. In più c’è un Chris Andersen che aiuta, il che non guasta.

Nemmeno dall’altra parte, visto che questo pazzo tatuato ha segnato gli ultimi 16 canestri tentati e attenta clamorosamente al miglior record di sempre per percentuale dal campo in una singola post-season.

E’ a quota 85.4%, il secondo è James Donaldson col 75% nei playoff ’86. Dire che è stato un affare in saldo è dir poco.

Rovistando tra le pezze vecchie ne è uscito un gioiello, dato praticamente in regalo. LeBron lo sa, gli serve la vecchia guardia e gli serve la sua energia.

Gli Heat hanno tutte le carte in tavola, gara 4 per sparigliare martedì notte ancora nello stato dove il basket è religione.

 

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