Rivers e Frank uniti dal fascino del gioco senza palla...

Rivers e Frank uniti dal fascino del gioco senza palla…

Episodio dedicato al “gioco senza palla” (non necessariamente “lontano dalla palla”), basato soprattutto sulle letture e sulle scelte difensive, oltre che sulla capacità di passaggio di chi la palla la deve recapitare nel modo giusto e al momento giusto. 

ATL@LAL (3-3-13)

Prima sequenza – back-door da manuale di Teague su Nash, reo di essersi allontanato troppo dal ferro su un giocatore piĂą veloce di lui; la chiusura di Howard non impaurisce il play di Atlanta che aveva anche come opzione Al Horford, che a sua volta aveva tagliato back-door sull’aiuto di Dwight. 

Seconda sequenza – Horford e Korver si incrociano, con Al che sembra bloccare per l’uscita alta del tiratore, invece va diretto a canestro, prendendo controtempo Howard (in fase  “attendista”, con le gambe dritte); da non sottovalutare il tempismo del passaggio di Josh Smith, cruciale in finestre spazio-temporali così limitate…

 Terza sequenza – Devin Harris conferma quanto sopra: l’esecuzione è fondamentale, un passaggio troppo lento consente alla difesa di chiudere; così, nonostante il cambio di marcatura non proprio da staffetta olimpionica, fra Kobe e Metta, al momento del tiro Josh si ritrova circondato in una paint affollata di maglie biancogialloviola.

ATL@BOS (6-3-13)

Prima sequenza – Horford ci mostra un magistrale “slip the pick” (fintare il blocco ed anticipare il taglio); molto importanti sia la disposizione offensiva larga che lascia libero il pitturato, appostando sugli angoli dell’arco potenziali “minacce”, sia la soluzione con lob diretto al ferro, che impedisce a Garnett di recuperare, nonostante le spaziature strette fra blocco e retina (KG può arrivare dal tiro libero al ferro con un paio di falcate in un attimo…).

La posizione molto “premurosa” di Garnett è forse dovuta alla sua intenzione di fare hedge sul pick n’ roll (“uscire” a disturbare il palleggiatore), magari accettando il cambio difensivo (conoscendo la fiera baldanza di KG, non è da escludere, anche considerando che la situazione coinvolge quattro ali, senza mismatch rilevanti…).

Seconda sequenza – Stessa giocata della partita precedente contro i Lakers; ciò che cambia è la “topografia” della difesa: quando Smith salta per passare (che sia un vizio di Josh?), Terry anticipa l’“esca-Korver”,  Garnett può dunque “ingaggiare” la linea di passaggio (braccia aperte e gambe piegate, a differenza di Howard in precedenza) ed intanto Pierce è già arrivato nella paint per aiutare; il passaggio ha i tempi giusti, ma Horford se lo vede piombare filtrante fra le braccia di KG e non riesce a controllarlo (avrebbe comunque tirato con due uomini addosso).

Vediamo il confronto fra la posizione di Howard e quella di Garnett al momento del passaggio, ricordando che in entrambi i casi siamo a circa 30 secondi dal termine, ma i Lakers sono sul +1 mentre i Celtics sul +3 (e al primo supplementare); per l’esito del taglio di Horford, risulta “profetica” la posizione dei piedi dei due lunghi (una è perpendicolare alla direzione del taglio, l’altra parallela):

DHvsKG

BOS@IND (6-3-13)

7 secondi al termine, punteggio in paritĂ  e palla in mano ai Celtics:

Bel dai-e-vai con blocco fra Green e Garnett; da notare come la traiettoria di Jeff non sia fra le più ortodosse per una soluzione del genere, ma di fatto l’ala dei Celtics ha saputo leggere con intelligenza la difesa un po’ nervosa del veterano West, che ha concesso troppo spazio a Jeff, finendo vittima del blocco “cieco” di uno degli indiziati per l’ultimo tiro, Pierce (forse proprio la reputazione di closer del capitano ha trattenuto George dallo scalare su Green…).

La conclusione al volo (come nello“slip the pick” di Horford), sebbene meno agevole, avrebbe evitato di tirare “in cattiva compagnia” e forse il passaggio alto di Garnett era un suggerimento per quel tipo di conclusione rapida.

DET@CHA (23-3-13)

48 secondi al gong finale, +1 per Charlotte, ma palla nelle sapienti mani di Monroe in post alto:

McRoberts propone, non seguendo Villanueva, il cambio difensivo che porta al mismatch favorevole ai Pistons; tuttavia, le spaziature strette al gomito suggeriscono o la presa di posizione in post basso per Charlie (non esattamente un guru in materia) oppure la soluzione più rapida e semplice: Villanueva si libera mascolinamente del play Bobcats e taglia al ferro; il passaggio non è facile, ma Monroe esegue con precisione e Charlie vanifica il pronto aiuto del lato debole, ricorrendo alla bimane d’autorità.

DET@BOS (3-4-13)

Circa 50 secondi al termine ed i Celtics attaccano forti del +2 a referto:

Prima sequenzaGreen legge bene la penetrazione di Pierce (oltre alla difesa sonnolenta di Villanueva) sgaiattolando furtivamente in angolo e, con la complicitĂ  del puntuale blocco di Bass, si guadagna una tripla tanto comoda quanto importante.

Seconda sequenza – la risposta dei Pistons è un signor back-door di Monroe a spese di Wilcox; sul +5 Celtics con 45 secondi da giocare, forse sarebbe stato meglio concedere la ricezione e Monroe (che non è un tiratore da 3) e far correre il cronometro, piuttosto che rischiare un canestro da due punti rapido…

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