Tutto vero "Gino", questi Lakers senza leader sono i più sconclusionati da diversi anni a questa parte

Tutto vero “Gino”, questi Lakers senza leader sono i più sconclusionati da diversi anni a questa parte

A questo punto la vera (unica?) speranza dei Lakers di cambiare la direzione di questa serie, che sembra decisamente indirizzata verso San Antonio, è legata al ritorno a Los Angeles: magari l’aria di casa farà bene ai ragazzi di coach D’Antoni che, nelle prime due partite, hanno dimostrato di aver poco per combattere contro gli Spurs.

E bisogna anche dire che, quel poco che hanno, è flagellato dagli infortuni: anche ieri, prima della gara, avevano indicato come sei giocatori erano in dubbio, anche se alla fine hanno giocato tutti, compreso Jordan Hill al rientro dopo quattro mesi.

Anche dopo gara 2 le notizie che arrivano dall’infermeria  non sono buone: Steve Nash, che durante la partita ha sentito riacuttizarsi il solito problema all’anca, dovrà sottoporsi ad un’altra epidruale in modo da poter giocare venerdì; Jodie Meeks, che ha saltato gara 2, è in dubbio anche per gara 3, in attesa del risultato della risonanza magnetica; e anche Steve Blake deve fare qualche esame per un problema al tendine.

Ma gli infortuni che hanno flagellato i Lakers non solo in questa serie ma in tutta la stagione (Nash l’ha definita la peggiore che abbia mai avuto, da questo punto di vista, sia a livello individuale che di squadra) non possono essere una scusa. La realtà è che Los Angeles ha perso perché, come ha dichiarato D’Antoni: “Sono semplicemente più efficaci di noi, e stanno giocando meglio”.

D’altronde non si poteva pensare che gli Spurs avrebbero di nuovo tirato male come in gara uno (chiusa con il 38% dal campo): ieri notte hanno decisamente aumentato la loro precisione (tirando con il 51% e 7/14 dall’arco), confermando di riuscire a perdere pochi palloni (8 contro 13) e potendo contare su una panchina decisamente più lunga e produttiva di quella degli avversari (33 a 17 i punti realizzati di media nella serie).

E probabilmente è la profondità degli Spurs a fare la differenza, come ha detto lo stesso D’Antoni “Ci sono sempre Parker, Ginobili e Duncan, ma poi qualcun’altro si aggiunge sempre. E stanotte sono stati Leonard e Bonner, entrambi hanno giocato una partita fantastica“. Leonard, infatti, ha chiuso con sedici punti ed il 50% dal campo e anche Bonner, che a San Antonio hanno fatto scherzosamente notare come sia l’unico Mamba rimasto in gara dopo l’infortunio di Kobe, ha finito in doppia cifra (10 con 4/5 al tiro).

I Lakers non potevano neanche pensare che Parker sarebbe stato quello di gara uno: il francobelga si deve ancora completamente riprendere dagli infortuni, soprattutto alla caviglia, che l’hanno rallentato nel finale della stagione regolare ma, ieri sera, dopo un primo tempo zoppicante, ha preso in mano la gara.

Per lui, quindici punti nel solo terzo quarto, ventiquattro dei suoi ventotto nel secondo tempo e le confortanti (per i tifosi degli Spurs) parole d  Tim Duncan a fine gara : “Vedere Tony giocare così stasera è probaiblmete la cosa migliore di questa gara. Sta ritrovando il suo ritmo, si sente bene ed ha tirato bene. Sta ritornando il Tony di metà stagione, e questa per noi è una notizia fantastica”.

A questo punto, come detto, si torna a Los Angeles, con dei Lakers che sono usciti con tante domande e poche riposte dall’AT&T Center. Ritornare in California può fare bene ai Lakers che però, per vincere, avranno bisogno di un contributo maggiore di Gasol e di Metta World Peace il quale, al momento, in questa serie sta sparacchiando al tiro (7/2 fino ad ora).

Avranno anche se non soprattutto bisogno del miglior Howard, apparso ieri molto nervoso, frustrato dalla pressione difensiva degli Spurs e dalle lotte sotto canestro sopratutto con Duncan (che ha dieci anni più di lui) e Bonner (che ha svariati centimetri in meno di lui). Come ha detto lui stesso, i Lakers hanno bisogno che lui rimanga lucido per vincere “Non posso farmi frustrare facilmente dalla situazione, perchè così non riesco a fare quello che devo per la squadra e per vincere”.

Non è stata una settimana facile per Howard, che è rimasto sorpreso, e sicuramente non contento, di essere finito solo quattordicesimo nella graduatoria per il miglior Defensive Player of the Year (premio vinto da Marc Gasol). Di sicuro la pressione ora è su di lui perché, come fatto notare dai giornali di Los Angeles, è lui la punta di diamante di questa squadra e, fino ad ora, ha decisamente deluso. In due partite in Texas ha sì segnato diciotto punti di media, ma ha anche commesso dieci falli e nove palle perse, catturando solo quattro rimbalzi offensivi e segnando solo sei tiri liberi.

Ma venerdì, come ha detto Gasol, sarà l’ultima chiamata per Howard e i Lakers in questa stagione: “Loro sanno che, se vincono la prossima, sarà molto difficile per noi recuperare. Dobbiamo assolutamente vincere la prossima”.

Vedremo venerdì come vanno le cose, se i Lakers si devono preparare ad un’ uscita rapida o se invece la serie si riapre.

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