I Pacers sono forse l'unica squadra ad Est in grado di impensierire i Miami Heat...

I Pacers sono forse l’unica squadra ad Est in grado di impensierire i Miami Heat…

Febbraio è il mese in cui si celebra la partita delle stelle, molti team ne approfittano per mettere delle pezze col mercato di riparazione, speranzose in vista della seconda parte della stagione o del mercato estivo dei Free Agents.

Il post All Star Game è il momento della verità, o si ingrana la quinta e si sgomita per un posto nella post season, oppure si inizia a pensare all’estate ed alla prossima stagione.

Abbiamo discusso con i nostri redattori su quelli che secondo noi sono i temi caldi di questo periodo. Ecco cosa ne pensiamo.

1) Chi può eventualmente impensierire Miami ad Est?

Nicholas Lippolis > > > Si sapeva che le critiche di inizio stagione rivolte al gioco dei Miami Heat erano destinate a durare poco e la squadra vista ultimamente dimostra che non esistono rivali in grado di poterla impensierire, almeno per quanto riguarda la costa Est. Se proprio vogliamo andare a trovare il pelo nell’uovo, beh come non citare i Knicks, seppure obsoleti e “vecchi”, già capaci di battere LeBron e compagni per ben due volte quest’anno. Anche Boston poteva essere un’ottima alternativa, più che altro per l’esperienza maturata contro la corazzata di Spoelstra negli scorsi playoff, ma l’infortunio occorso a Rondo ha compromesso tutto. Per il resto, non vedo nessun altro in grado di sconfiggerli in una serie playoff e il loro cammino verso le finali sembra spianato.

Giuseppe Ruscigno > > > Hard to answer. Decisamente. Non facile trovare chi possa battere una squadra in grado di produrre  highlights per il game recap, ben prima della palla a due. Prima del mese di Febbraio, avrei indicato senza dubbio Melo ed i suoi Knicks, come principali avversari nella corsa al trono di campioni dell’Est. Ora come ora, gli unici avversari degli Heat rimangono i “se”. “Se” i Bulls riavessero D-Rose per l’inizio dei Play-Off, “se” Rondo non si fosse infortunato, “se” Mike Woodson facesse capire ai suoi scolari che nel basket ci sono due canestri, uno da attaccare ma soprattutto uno da difendere. Insomma, gli unici avversari degli Heat, tolti gli inutili periodi ipotetici, sono gli Heat stessi.

Francesco Trafficante > > > La finalista ad est dell’anno scorso, Boston, ha veramente poche speranze per tornare a giocarsela, soprattutto per la defezione di Rondo. Indiana ha le possibilità per arrivare alla finale di Conference, ma da lì a battere Miami il passo non è piccolo. Chicago potrebbe avere delle chance solo se torna Rose, e soltanto se sarà in buona condizione. Detto questo la più credibile avversaria di Miami per il titolo di Conference è New York, il tanto talento accumulato attorno agli ordini di coach Woodson sembra aver trovato una dimensione cestistica appropriata; in più la panchina è molto profonda.

Andrea Bianchetti > > > Realisticamente nessuno. Indiana se ritrovasse un Granger pre infortunio potrebbe infastidire gli Heat sfruttando il vantaggio fisico in quasi tutti gli accoppiamenti. Una sfida tra due ottime difese ma il verdetto resterebbe pro Heat, troppo talentuosi in attacca per non trovare la chiave giusta per scardinare la resistenza Pacers. Potrebbe trasformarsi nel remake delle sfide Pistons-Bulls fine anni ’80. All’opposto i Knicks potrebbero impensierire gli Heat con il loro attacco, quando sono in serata Melo and co. possono rifilarne 120 a tutti…ma gli Heat si accoppiano molto bene e alla lunga una difesa organizzata come la loro avrebbe la meglio.

Alberto Cavalli > > > Indiana Pacers. Indiana è tra le squadre più ostiche da affrontare nell’intera NBA, e ha avuto un buon assaggio dei playoffs l’anno scorso, rendendo già la vita dura a Miami. Quest’anno sono più completi, e se Paul George e Danny Granger non si pestano i piedi, i Pacers sono da corsa. Difficile battere LeBron e soci in una serie lunga come capitato in regular season, ma le risorse da mettere in campo ce le hanno: forza fisica, difesa, e giocatori ormai esperti nei momenti più difficili.

2) Same old Spurs, hanno chance di vincere ad Ovest?

Nicholas Lippolis > > > La più grande dinastia della storia del baloncesto è ancora viva e vegeta, come lo dimostra il primo posto ad Ovest, mentre Clippers e Thunder si fanno a pezzetti con le proprie mani. Gli Speroni di Popovich sono certamente la squadra più esperta nel panorama NBA, ma come già successo negli ultimi due anni, faranno veramente fatica a tenere questo ritmo nella post-season, più che altro per le condizioni fisiche di Duncan e Ginobili, sempre abbastanza suscettibili, negli ultimi anni, a cali di tensione quando il gioco si fa “duro”. Il solo Parker non basterà e il resto della squadra è ancora troppo giovane e privo di star per poter portare a casa il quinto Larry O’Brien Trophy nella storia della franchigia.

Giuseppe Ruscigno > > > Il vino più invecchia e più è buono, dice un noto detto della italica penisola. E per quanto, con mio sommo rammarico, non mi intenda di vini, questi Spurs, “buoni” lo erano fin da giovani. Con una somma di talento ed intelligenza cestistica raramente apprezzabile su un campo da basket, l’esperienza maturata in questi anni rappresenta ben più della classifica ciliegina sulla torta. Io li vedo sicuro in semifinale ad Ovest, ma OKC a parte, possono giocarsela con tutti. Ed il 2013 è anno dispari…

Francesco Trafficante > > > Difficile scommettere contro coach Pop, gli Spurs stanno inanellando un’altra  (l’ennesima) stagione da incorniciare. Duncan è tornato ai numeri degli anni d’oro e Parker sta dando continuità alle fantastiche prestazioni della passata stagione. Dal punto di vista strettamente tecnico, giocano in modo celestiale. Il problema è però sotto gli occhi di tutti; contro i giovani Thunder è infatti difficile immaginare una serie diversa rispetto a quella dell’anno scorso, dominata dagli Spurs nelle prime partite e poi vinta da OKC per manifesta superiorità atletica. Il rischio dell’effetto deja vu è molto alto.

Andrea Bianchetti > > > Li danno morti da anni ma in regular season stupiscono sempre e si confermano tra le migliori ad Ovest. Purtroppo però non riescono a ripetersi nella post-season. Se qualche infortunio di troppo ha concesso alibi in passato la scorsa stagione ha confermato che Popovich è il miglior allenatore in circolazione ma che per vincere, specialmente quando si giocano partite tiratissime ogni due-tre giorni, il fattore età e le motivazioni danno ancora una marcia in più. Forse sono così ben organizzati che alla lunga sono prevedibili e a roster oltre a Parker e Ginobili non vedo altri capaci d’inventare fuori dagli schemi.

Alberto Cavalli > > > La tentazione di salire sul carro degli Spurs è forte, anche per una serie di ragioni. Con un Parker mai visto a questi livelli, e Duncan e Ginobili vicino all’ultima fermata della loro carriera causa età per uno, e infortuni per l’altro, per San Antonio è quest’anno o mai più, visto come stanno giocando e sfruttando ogni elemento del roster. Tenendo conto che i Thunder senza Harden fanno meno paura, ai playoffs i ragazzi di Popovich potrebbero essere considerati favoriti a ovest senza infortuni, l’unica cosa che li può veramente fermare.

 3) Lakers e Dallas hanno speranze di andare ai play off?

Nicholas Lippolis > > > Per i primi ci spero, essendo un loro tifoso, ma la realtà mi dice che se si vuole arrivare ai playoff bisogna battere anche le dirette concorrenti e non solo le squadre messe peggio in classifica. Se poi si perde anche con quelle, la vedo veramente dura. Ultimamente la squadra sembra in ripresa, ma c’è da stringere i denti, vincere più partite possibili e confidare in qualche passo falso altrui. Per Dallas il discorso è leggermente diverso. Squadra collaudata e piena di talento ed esperienza, ma visibilmente bollita non si da quale strano fenomeno naturale. Se per i Lakers i playoff sono difficili, ma non impossibili, per i Mavs sembrano essere esattamente entrambe le cose.

Giuseppe Ruscigno > > > Finchè il “Black Mamba” indosserà la canotta (a proposito, quando una petizione contro le t-shirt?!) dei Lakers, i lacustri avranno sempre e comunque speranze di Play-Off. Anche in un anno come questo, anche con un Howard nel roster, persino con Mike D’Antoni seduto in panca. Anche se quegli “anche” iniziano a diventare “anche troppi”. Il discorso Dallas è diverso. Quest’anno Mark Cuban dovrà trovare altri modi per passare il proprio tempo a Maggio e Giugno. Una mezza idea già ce l’ho. Per tutti gli ammiratori di WunderDirk, la speranza è quella di rivederlo al meglio della forma, per gli europei in Slovenia. Sperando che gli infortuni non abbiano intaccato l’enorme talento del tedescone.

Francesco Trafficante > > > Che ci vadano entrambe non mi sembra praticabile. Comunque, è molto difficile che Dallas riesca ad agguantare i Playoff. Nowitzki, anche a causa dell’infortunio, probabilmente non riuscirà a trascinare i suoi in questa impresa. Portland e soprattutto Houston sembrano francamente squadre più attrezzate. Delle due, nonostante tutto, i Lakers hanno sicuramente più chance. Il talento è lì da vedere e, come ho già detto la scorsa settimana, se dovessero arrivare ai Playoff, potrebbero essere una mina vagante; nessuno sarebbe contento di incontrarli al primo turno.

Andrea Bianchetti > > > Tra le due direi Lakers che stanno trovando continuità e gioco. Per arrivare ai play-off una tra Houston e Utah deve crollare, non è impossibile ma da una parte Hraden ha deciso che anche quest’anno la post-season la vuole fare, magari al primo turno contro i suoi ex-compagni, dall’altra Utah ha confermato Millsap e Jefferson e se la giocheranno fino in fondo. In casa non perdono praticamente mai e il calendario Lakers non è dei più agevoli. Dallas è un gradino sotto L.A. e nemmeno con un Nowitkzi vecchia maniera, oggi parente lontanissimo, ce la farebbe.

Alberto Cavalli > > > Per Dallas sono pochine, i Lakers hanno i mezzi per andarci continuando il trend positivo delle ultime settimane se scoppia qualche squadra davanti. Le probabilità maggiori sono per Utah, che però tutti danno per morta da inizio stagione ma puntualmente si riprende. Scherzi a parte, Kobe e company dovranno tenere un gran ritmo in quest’ultimo mese e mezzo per giocarsi le loro chances, ed eventualmente l’ultimo giorno di regular season affronteranno proprio i Rockets: potrebbe essere lo scontro diretto decisivo per l’ottavo posto, probabilità per i Lakers 40%, Dallas 15%.

4) Quale team, o quale giocatore trarrà maggior beneficio dalle trade di febbraio?

Nicholas Lippolis > > > Non essendoci stati grandissimi spostamenti, scelgo indubbiamente i Bucks del nuovo arrivato Redick. L’ottavo posto sembra per ora essere una certezza, anche per via dei capitomboli di Sixers e Raptors, ma guadagnare qualcosa di meglio per evitare gli Heat al primo turno, non sarebbe male…

Giuseppe Ruscigno > > > Mettiamola così:  si hanno maggiori possibilità di conquistare la donna dei tuoi sogni, comprandole uno zircone dalla bancarella sotto casa oppure sventolandole sotto il naso un pacchettino con su scritto “Tiffany & Co.”?! Ora, vi sembra che prima della tradeline si siano mossi zirconi o pacchettini di Tiffany? La risposta viene da sé. Benefici presunti a parte, il mio personalissimo premio , però, va alla trade che ha portato Anthony Morrow a Dallas. Il motivo? Ha il numero di DH12 in rubrica. Clonate Mark Cuban, please.

Francesco Trafficante > > > Probabilmente Toronto è la squadra che ne gioverà maggiormente, almeno nel breve periodo. Rudy Gay è un giocatore importante, che in Canada ha inanellato fino ad ora prestazioni da incorniciare. Un dato: i Raptors, prima del suo arrivo avevano una percentuale di vittorie del 34%; nelle partite giocate con Gay in campo i Raptors hanno invece avuto una percentuale di vittorie del 58%. Certo, non è esclusivamente merito suo, ma ci sono dei numeri ai quali non ci si può opporre. I Raptors stanno trasformando un’altra stagione da lottery in una in cui possono giocarsela per l’ottavo posto.

Andrea Bianchetti > > > Tanto rumore per nulla. Solo scambi che servono per mettere a posto i conti di fine anno. Gli unici tra le contender a fare qualcosa sono stati i Thunder che con l’arrivo di Ronny Brewer hanno allungato la panchina. Molti i giovani scambiati nella speranza di trovare il giocatore giusto per il proprio sistema di gioco, quasi tutte delle scommesse. Toronto è quella che in prospettiva ha fatto il colpo migliore prendendo Gay ma quando si parte dal fondo iniziare la scalata è sempre più facile che non confermarsi.

Alberto Cavalli > > > Nel breve periodo Rudy Gay e i Raptors, nel lungo periodo i Memphis Grizzlies. Che non è poi del tutto vero, visto che i Grizzlies hanno vinto  8 partite consecutive, e sono la squadra più calda della lega. E’ indubbio che Gay a Toronto abbia prodotto effetti positivi per coach Casey, e non a caso i Raptors hanno vinto 7 delle loro prime 10 partite con l’ex Memphis, ma è giusto sottolineare l’impatto per i Grizzlies. Liberi dal peso delle voci di mercato, sono tornati a giocare nel loro solito modo, aggressivi ed efficaci, e con un salary-cap flessibile per il mercato estivo.

5) Atlanta, polveriera o squadra con una mission? 

Nicholas Lippolis > > > La stagione di Atlanta sta sorprendendo un po’ tutti, quarto o quinto posto ad Est che sia. Ma a me sa tanto di “Last Shot”, soprattutto per via del contratto di Josh Smith e per una squadra che nelle ultime stagioni ha sempre raggiunto i playoff, senza però trovare soddisfazioni. Se siamo arrivati al capolinea, lo capiremo solo verso maggio.

Giuseppe Ruscigno > > > Sarò sincero. Ritenevo che Atlanta potesse sfruttare l’opportunità di essersi liberata di Joe Johnson, per costruire un buon roster, partendo da basi solide  come l’atletismo di Josh “molla” Smith ed il buon talento di Al Horford e Jeff Teague. Invece, in questa stagione la più triste delle iatture si è abbattuta sugli Hawks: rimpiangere Joe Johnson. Per questo, Danny Ferry dovrà fare un lavoro enorme nella prossima off season. Iniziando dallo sbrogliare la matassa  Smith, avrà comunque tantissimo spazio salariale per firmare buoni giocatori o presunti tali. Per provare a scacciar via quell’atavico alone di mediocrità che aleggia intorno alla franchigia. In ogni caso, Good luck, mr Ferry!

Francesco Trafficante > > > Credo che la verità stia nel mezzo. Gli Hawks stanno avendo una grande continuità negli ultimi anni, sempre ai Playoff dal 2008. Cambiano gli equilibri di forze ad est ma Atlanta è sempre lì, che si qualifica ai Playoff ma che sistematicamente viene eliminata al primo o secondo turno al massimo. Credo che questa possa essere l’ennesima stagione che dimostra questa tendenza. Anche con la partenza di Johnson, Atlanta resta una squadra con buon roster. Insomma, per gli Hawks si prospetta un’altra discreta stagione, che però probabilmente non si tradurrà in qualcosa di più di questo.

Andrea Bianchetti > > > Devin Harris ha la rara capacità di arrivare in una squadra quando è troppo tardi e anche nel caso degli Hawks non fa differenza. La squadra è talentuosa ma più di così non può fare. Se Smith volesse rimanere dovrebbero ripartire da lui, Teague e Horford altrimenti sul mercato cercando di rinforzare gli esterni. Uno tra Harris e Teague è di troppo e vista la differenza d’età il sacrificabile è sicuramente Harris. L’Est concede sempre una possibilità di play-off ma i bei tempi se ne sono andati con Joe Johnson e Jamal Crawford.

Alberto Cavalli > > > Più che altro, Atlanta è un team imprevedibile, classica squadra potenzialmente sorpresa al momento di entrare nei playoffs. In fondo Josh Smith non è dispiaciuto di giocare ancora qualche mese per gli Hawks, e se dimenticano le voci di mercato (disturbanti come le sirene per Ulisse!), potrebbero essere i Grizzlies della Eastern Conference, magari quelli del 2011, in grado di far fuori qualche testa e togliersi diverse soddisfazioni. In fondo anche a loro non manca Joe Johnson, come a Memphis Rudy Gay, giocatori da numeri in tabellino ma non così determinanti per una squadra.

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