Se davvero questa sarà l'ultima stagione dei Kings, vogliamo ricordarceli così...

Se davvero questa sarà l’ultima stagione dei Kings, vogliamo ricordarceli così…

Febbraio 2003: i Sacramento Kings sono  la terza forza della Western Conference, si stanno preparando a mandare Chris Webber (poi sostituito dal compagno Peja Stojakovic, per infortunio dell’ex Fab Five) al leggendario All Star Game  di Atlanta, l’ultimo di MJ, e sono tra le principali pretendenti all’anello. Ci sono andati vicino gli anni passati, ma hanno avuto la sfortuna di trovare sulla loro strada lo Shaq più devastante dei suoi 19 anni di carriera.

La starting lineup del la squadra californiana è la seguente: Mike Bibby, Doug Christie, Peja Stojakovic, Chris Webber e Vlade Divac. Insomma, un top team.

Dieci anni più tardi il contesto è totalmente cambiato:  gli ex  Rochester Royals, vincitori del titolo del 1951, annaspano da anni nel torpore dei bassi fondi della Nba, e rischiano, seriamente di sparire.  La proprietà,  composta dai fratelli Maloof, sta svendendo la franchigia, diventata sempre più un peso per le loro tasche.

Ed i rumors a tal proposito non mancano:  Chris Hansen, colui che ha fortemente voluto la nuova arena a Seattle,  è il capo di una cordata composta da imprenditori della città dello stato di Washington,  e avrebbe  presentato un offerta da circa 525 milioni di dollari alla dirigenza Kings, per rilevare la squadra di Sacramento e riportarla nella città del grunge.

A questo punto il futuro tecnico della franchigia si divide: la prima opzione è la permanenza a Sacramento, con il rifiuto dell’offerta da parte dei Maloof e il mantenimento di una squadra di medio livello; la seconda, invece, è il ritorno a Seattle,  con l’arrivo di nomi “grossi” soprattutto a livello dirigenziale. Infatti, già si parla di  illustri personaggi per il “coming home” dei gialloverdi: Larry Bird presidente, Phil Jackson, stufo di allenare, con un ruolo “alla Pat Riley” e  uno degli artefici della costruzione della dinastia Spurs, RC Buford, come Gm.

Scorrendo questa lista di nomi importanti, ci rendiamo conto di quanto il progetto sia ambizioso, anche se è innegabile che la convivenza tra i tre sarebbe alquanto difficile.  Tre personalità spiccate e vincenti,  oltre che carismatiche.

... e non così!

… e non così!

Passando all’aspetto tecnico, il principale punto interrogativo rimane DeMarcus Cousins, vera croce e delizia della squadra, tanto talentuoso quanto indisponente. La soluzione migliore sarebbe tenerlo, sacrificando magari, Tyreke Evans, appetito da molti club.

I Mock Draft americani, inoltre, danno i Kings/Sonics alla sesta scelta del draft, accoppiati con Marcus Smart, point-guard freshman da Oklahoma State, giocatore di sicuro avvenire. Con il trasferimento in sponda Sonics uno dei punti fermi sarà sicuramente Isaiah Thomas, seattleiano convinto,  che insieme al rookie  e Aaron Brooks formerebbe un reparto “piccoli” niente male.

Occhio anche ad un altro giocatore di Seattle che farebbe carte false per tornare a casa, Jamaal Crawford, protagonista di una stagione da superstar con i Clippers. Poi, ovviamente, il tutto dipenderà dalla scelta su chi affidare la panchina e la scrivania.

Ah..dimenticavo… vi ricordate di Kevin Johnson, play dei Phoenix Suns di Charles Barkley e Dan Majerle? Ecco, dopo il ritiro si è buttato in politica ed è diventato il sindaco di Sacramento. Quindi? Quindi non è molto d’accordo col passaggio di mano della squadra e sta lottando contro il tempo,  per cercare di mantenere la franchigia in California.

L’ultima parola su questa vicenda ancora non è stata scritta, chissà se l’anno prossimo assisteremo al ritorno dei Kings, o dei Sonics…

2 thoughts on “Quando eravamo Re

  1. Articolo ben scritto ma un po’ tanto al kilo.

    Alcune precisazioni:

    – La franchigia non viene svenduta, vale circa 250 mln di dollari (valore reale, non cazzate di Forbes), Hansen la comprerebbe a 530 mln..altro che svendita.

    – I Maloof non dovrebbero rifiutare nulla, basta che la cordata di Sacramento presenti l’offerta al BOG dell’NBA e poi la NBA valuta se la cessione va a Hansen o a quelli di Sacramento.

    – Perché se la franchigia resta a Sacramento resterà di medio livello mentre se va a Seattle diventa di grande livello? I soldi non fanno mica la competitività, vedi i Knicks e se Hansen compra la franchigia prima di diventare di buon livello ci metterà minimo 5-6 anni vista la situazione disastrosa.
    Se invece resta a Sacramento e va in mano a Ron Burkle direi che i Penguins in NHL sono stati qualcosa di più del medio livello ultimamente.

  2. Inanzitutto precisazioni sono benaccette, mi serviranno sicuramente per la prossima volta. Però:

    1) Il mio svenderla non significava regalarla ma liberarsene il prima possibile(Forse potevo usare questo termine), poichè che i Maloof non ne vogliano più sentire nemmeno parlare è un dato di fatto.

    2)Riguardo alla seconda precisazione, effettivamente potevo analizzare di più il progetto della cordata californiana.

    3) Infine non è una questione economica, ma nel caso della competitività entra in gioco il fascino che il ritorno a Seattle può suscitare. E’ difficile che personaggi come Bird e Jackson, ma anche lo stesso Jamaal Crawford, si muovano per andare a Sacramento, molto più facile, invece, che accettino l’offerta Sonics. Comunque io non ho parlato di competitivià, perchè, come dice te, vista la situazione disastrosa in cui versano gli odierni Kings ci vorranno un pò di anni prima di poter competere per il titolo.

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