PSquare N.1 senza se e senza ma…

Un attimo.
Questo doveva essere un pezzo di stretta e fredda cronaca, fedele sequel del predecessore.

Però in realtà domenica non è successo nulla che già non si sappia: uno striminzito quarto d’ora di allenamento, un’intervista rubata a Garnett e Rondo ostruendo loro la via dello spogliatoio, la conferenza stampa di Stern, la partita. Assolutamente troppo poco per cavarne fuori qualcosa di presentabile.

E allora, “rubando” l’idea ad una chiacchierata fatta con gli amici Dario e Riccardo… pagellone del weekend, secondo uno stile che potrebbe essere caro a chi la domenica a mezzogiorno lascia la fidanzata sul divano del salotto a guardarsi l’oroscopo e si rifugia davanti al televisore della cucina per seguire una nota trasmissione di sport motoristici.

Basta, via, prefazione fin troppo lunga.

 

VOTO 10: Paul Pierce

Perché il migliore del weekend non può che essere lui, che disinteressato allo shopping nel Quadrilatero della Moda che invece ha attirato le attenzioni dei compagni più famosi raccatta due bodyguards, si infila in Metropolitana, sbuca in Piazza Duomo, si fa largo tra la folla, crea scompiglio (anche tra i neuroni dello speaker della manifestazione, ma ne parleremo dopo), scavalca le transenne e armato di iPad e fotocamera riprende per diversi minuti i tifosi in comprensibile delirio, piazzandosi poi sul palco del “campo centrale” e continuando la raccolta di materiale video.
Impagabile… e Hollywoodiano. Mica per niente.

 

VOTO 9: Doc Rivers

Per la conferenza stampa del primo pomeriggio di sabato, di cui si può leggere nel citato pezzo dedicato alla prima giornata di eventi.
Disponibilità estrema con tutti, grande schiettezza, non gira intorno alle domande e anzi, non esita a sottolineare le (poche) falle della squadra, oltre ovviamente a esaltarne i pregi. Le ore di sonno erano poche anche per lui, ma non s’è notato.
Personaggio clamoroso, carisma infinito.

 

VOTO 8: i Media Bostoniani

Cioè lui.
E lei.
Non ho reso l’idea?
Ok, lui.
E lei.
Dai, ci siamo capiti, inutile star qui a spiegare.

 

VOTO 7: Robert Horry

Eccezionale Ambasciatore NBA e dominatore della Fan Zone, dalle gare di tiro al trash talking per mettere pressione ai concorrenti (“no ma per me puoi anche andare sull’altro canestro, tanto non la metti lo stesso”).
Meriterebbe una posizione più alta, ma la classifica la faccio io e se alla domanda “quale dei 7 anelli ricordi con più piacere?” se ne esce con un “quello del ’95 contro i Magic” (squadra per cui simpatizzo, per chi non lo sapesse)… Sette, non oltre.

 

VOTO 6: la Fan Zone

Molto bene le attività sul campo centrale.
Molto bene la risposta del pubblico, davvero numeroso.
Molto molto molto bene l’iniziativa di NBA Cares (aspetto mai sottolineato abbastanza), con i quattro giocatori dei Boston Celtics presenti che condividono la palla a spicchi con i ragazzi di Special Olympics.
Ma pochi stands, poco materiale, poco merchandising… insomma, sa di occasione sprecata.
Anche perché quando il materiale c’era… le cavallette.

 

VOTO 5: David Stern

La conferenza stampa, di cui è disponibile la registrazione audio integrale, è stata senza dubbio interessante, ma l’impressione che il Grande Capo inizi a sentire il peso dei recentemente festeggiati 70 anni è notevole.
Spesso ha dovuto leggere, non sono mancati un paio di lapsus, la vena ironica non è stata all’altezza di quella mostrata in altre esibizioni.
Non malissimo, ma date le aspettative siamo sotto la sufficienza.

 

VOTO 4: l’NBA

Ecco, qui iniziano le note dolenti.
Sicuramente se ci si mette on the road per un tour Europeo interessa il riscontro economico immediato (e con quei prezzi…), ma non si può prescindere dal ritorno pubblicitario e di immagine.
Beh… non ci siamo.
Media ufficiali trattati tra il malissimo e il peggio ancora (un esempio su tutti, Gazzetta e Rivista Ufficiale NBA, partners a tutti gli effetti, relegati in ultima fila in tribuna stampa) e pressoché impossibilitati a svolgere il proprio lavoro, poche iniziative che coinvolgessero fans e giocatori, l’idea che Milano fosse più una tappa forzata che una gita di piacere.
Per una lega che basa tantissimo sul marketing, decisamente insufficiente.

 

VOTO 3: i Boston Celtics

Che di simpatico in NBA non ci sia pressoché nessuno non è certo un mistero.
E non è certo un mistero che tra tutti, i Celtics siano tra i più difficili dal punto di vista caratteriale.
Anche perché se i leaders dello spogliatoio sono Pierce, Garnett e Rondo (che, beninteso, sono giocatori di pallacanestro semplicemente fenomenali, la cosa non è in alcun modo in discussione), è difficile sia altrimenti.
Ma come detto, così è troppo.
Dichiarazioni con il contagocce, anche nelle sedi in cui era previsto venissero rilasciate.
Allenamento aperto ai media prima rimandato, poi ridotto a pochi minuti.
La scelta di mandare in Piazza Duomo Sullinger (e va bene), Melo (mmm…), Christmas (???) e Joseph (?!?!?).
Foto e autografi che si contano sulle dita di una mano.
La risposta dei tifosi è stata incredibile in ogni caso (al Forum sembrava che Milano giocasse in trasferta), avrebbero meritato un minimo di considerazione in più.

 

VOTO 2: Darko Milicic

No, Rivers non gli ha chiesto di uccidere nessuno, anche se lui nel dubbio quattro legnate a Bouroussis le ha tirate comunque.
Però…
Lo show inizia domenica mattina in allenamento, sessione di tiro dai 5 metri (al fianco di Brandon Bass che dalla distanza è praticamente automatico) senza vie di mezzo: al tocco morbido corrispondeva un airball, ciò che invece arrivava al ferro somigliava più al più classico dei mattoni che ad una palla a spicchi.
Poi il riscaldamento prepartita, con una schiacciata che si stampa sul secondo ferro e decolla a qualche metro di altezza.
E poi la partita, in cui si è avuta la netta impressione che stesse volontariamente prendendo per i fondelli ogni essere umano alla visione, perché a tutto dovrebbe esserci un limite.
Idolo sempre e comunque.

 

VOTO 1: il Coniglio (cit.)

Ed è l’unica citazione ripetibile, perché tutte le altre erano pesantemente lesive della sua dignità e ne accumunavano la natura umana a escrementi vari.
I fatti: durante un timeout, quiz a metà campo riguardante i punti segnati in carriera da Larry Bird. Due contendenti, il soggetto in questione va molto vicino alla risposta esatta e si guadagna la possibilità di decidere il destino del “premio” (un normalissimo gadget, niente collier di diamanti): la scelta era tra tirare un libero e vincere segnandolo, o farlo tirare all’avversario e vincere in caso di errore dello stesso.
Sì, ha scelto la seconda opzione.
Sì, l’altro ha sbagliato.
Sì, lui ha esultato e preso il premio.
E anche una decina di secondi di fischi assordanti provenienti dalle circa diecimila bocche presenti sulle tribune.
E sì, anche gli insulti di cui sopra.
Meritatissimi.

 

VOTO 0: lo Speaker

Ora.
Caro ragazzo.
Capisco che il tuo lavoro sia un altro.
Hai una voce molto adatta al ruolo e ottimi tempi.
Ma se ti danno in mano un evento NBA e ti mettono addosso una canotta verde, sarebbe il caso di informarsi un minimo.
Perché capisco che in quel momento il programma prevedesse la presentazione dei finalisti della gara di tiro da tre.
Ma, come spiegato in apertura, a un certo punto dal fondo della piazza hanno iniziato a rumoreggiare.
E sono comparsi due metri d’uomo, con tanto di iPad.
Per un paio di minuti buoni non te ne sei neanche accorto e hai continuato imperterrito a presentare i ragazzi.
E quando te ne sei accorto, per un altro paio di minuti non hai avuto la più pallida idea di chi costui fosse.
E quando ormai tutti i giornalisti presenti gli erano saltati addosso e un’anima pia ha avuto la decenza di suggerirti all’orecchio cosa diavolo stesse succedendo (e Pierce era già lì da ormai cinque minuti), non hai saputo fare niente di meglio che uscirtene con una roba tipo “tra pochissimo saremo in grado di darvi l’ufficialità della grande sorpresa che ci hanno riservato”.
Eh?
Ufficialità?
Nel senso che c’era il dubbio fosse un sosia e gli hai preso le impronte digitali?
E “tra pochissimo” esattamente perché?
Perché non all’istante, premesso che avresti già dovuto annunciarlo da un bel po’?

Sinceramente: una vergogna.

 

HONORABLE MENTION: Connexia

In particolare nelle figure di Michela e Gianpaolo.
Michela se non altro ha avuto la possibilità di truccarsi… e dei provvidenziali occhialoni neri a disposizione.
Gianpaolo invece s’è dovuto presentare al naturale.
Non so se e nel caso quanto abbiano dormito.
Le occhiaie e le date di invio di certe e-mails farebbero propendere per una risposta negativa.
Ma nonostante questo e le notevoli difficoltà logistiche dipendenti da volontà made in USA, sono stati disponibilissimi, prontissimi ed efficacissimi.
Sia con chi il lavoro di giornalista lo fa di professione, sia con chi è solo un tifoso un po’ più fortunato di altri e può godersi da vicino certi eventi.
Grazie ragazzi, imprescindibili.

E’ tutto, alla prossima!

4 thoughts on “NBA Europe Live Tour, Milano: il Pagellone

  1. Spero che nessuno mi voglia male per quanto scrivo… ma leggendo tra le righe di questo articolo mi convinco ancor di più di quello che avevo già in mente: “i Celtics non sono fatti per queste manifestazioni” !!!

    Se guardo le immagini di Miami a Pechino, hanno tutto un altro gusto!

    E poi… se i Celtics incontrano la Armani Jeans… non c’è gara! Ma non c’è gara neanche quando incontrano la compagine di Pianeggiani… diverse regole e diversi stimoli non mettono sullo stesso piano l’entusiasmo per una gara simile… Miami che incontra i Clippers diventa una gara dal sapore diverso!

    La NBA sfida solo i suoi pari… la NBA!
    E l’europa giochi con le sue regole contro l’europa… almeno fino a quando non vorranno giocare allo stesso gioco! Perchè sempre più è evidente che… qui giochiamo a Pallacanestro, mentre oltreoceano giocano a Basket… nel bene e nel male!

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