Col nuovo contratto al massimo salariale, i Pacers dimostrano di credere molto in Roy Hibbert

Il mercato NBA è a dir poco infuocato nell’estate della trentesima Olimpiade e gli Indiana Pacers, nonostante non stiano ricoprendo un ruolo da protagonisti, non sono però rimasti con le mani in mano.

Sotto la casella “targets”, per ora, non figurano nomi di particolare rilievo. Una delle cause principali dell’attuale “torpore estivo” è la stagione appena conclusasi. I ragazzi di Frank Vogel, infatti, si sono tolti più di una soddisfazione quest’anno, raggiungendo la semifinale di conference e portando Miami fino a gara 6.

Pochi motivi per cambiare insomma, quando si sorprendono tifosi, dirigenza e mondo intero ma fondate ragioni per proseguire nel progetto e crescere di livello.

Il nuovo General Manager Kevin Pritchard, succeduto a Larry Bird, che ha dimostrato a tutti di saperci fare, oltre che sul campo, anche dietro la scrivania  (Executive of the Year 2012), ha deciso di scegliere nella magica notte di Newark, con la chiamata 26 del primo giro, Miles Plumlee (classe 88′).

Il ragazzo proveniente da Duke è un lungo dal buon fisico e dalla sviluppata attitudine al rimbalzo e nella Summer League che si è appena conclusa ad Orlando ha confermato anche la sua ottima abilità nell’andare al ferro.

Al di là delle statistiche, che in questi casi, si sa, vanno prese con le molle, Plumlee ha mostrato una costante determinazione e un’ottima presenza sotto le plance, dando l’idea di potersela cavare e di potersi mettere in gioco per ritagliarsi importanti minuti nelle rotazioni di coach Vogel.

Se Indiana però non è al centro dei numerosi rumors del momento è anche perché di mosse ne ha già fatte alcune e con risultati tutt’altro che irrilevanti.

Tra le prime firme di questa nuova stagione figurano, infatti, l’ala piccola Gerald Green (reduce da un’ultima buona annata a 12.9 punti di media con i New Jersey Nets) ma soprattutto il centro francese Ian Mahinmi , preso sacrificando Darren Collison e Dahntay Jones.

La mossa più eclatante è stata però, senza alcun dubbio, la firma di D.J. Augustin, per il quale i Bobcats non hanno deciso di far valere la “qualifying offer“.  Augustin vanta 11.1 punti di media e 6.4 assist a partita nella stagione 2011-2012, con una media di circa 30 minuti sul parquet.

In definitiva, se ad andarsene è una pedina importante come Collison, ad arrivare, anche se solo per un anno e a 3,500,000 dollari, è un giocatore che rappresenta un’arma altrettanto pericolosa per le difese avversarie.

Mercato ben pianificato dunque: si cede ma senza rimanere scoperti e soprattutto ci si rinforza con conferme di rilievo. Un nome su tutti quello di Roy Hibbert. Per il ragazzo del Queens i Portland Trail Blazers avevano offerto un massimo salariale che lo faceva sembrare molto più vicino all’Oregon che ad Indianapolis.

I nomi che gravitavano intorno al Bankers Life Fieldhouse, per rimpiazzare l’assenza di Hibbert, sembravano essere quelli di Kaman (in scadenza con gli Hornets) o Asik (restricted free agent) ma i Pacers hanno dimostrato, ancor più di prima, di voler puntare fortemente sul loro centro e di volerlo come parte integrante nel nuovo ambizioso progetto firmato Kevin Pritchard.

Ancora tutto da decidere in merito al destino dei free agent in uscita: Louis AmundsonKyrylo Fesenko e Leandrinho Barbosa. Voci di corridoio parlano di un interessamento da parte di Boston per quest’ultimo.

L’intento dei Pacers, in conclusione, è chiaramente quello di confermare l’organico già esistente e di creare un livello di integrazione maggiore rispetto all’anno passato, potendo puntare, come sempre, sul talento dei noti Granger e West, su una batteria di lunghi rafforzata dai nuovi innesti, e, come se non bastasse, su giocatori dal buon potenziale e desiderosi di una chance come Lance Stephenson, atleta che, non a caso, ha chiuso la Summer League di Orlando da miglior realizzatore (19.8 ppg), davanti ad Alec Burks (17.2), MarShon Brooks (17) ed Austin Daye (15.8).

3 thoughts on “Gli Indiana Pacers dall’era Bird a quella Pritchard

  1. Sull’impatto di Augustin avrei qualche dubbio, ma visto che si metterà buono buono in panca credo non faccia male. Su Plumlee sospendo il giudizio. Piuttosto, qualche punto interrogativo mi resta sulla coppia Granger-George: 1 dei 2 lo vedo via entro un anno.

  2. George è il dopo Granger. Nessuno dei due se ne va tra un anno. Ci vuole tempo che George maturi, poi probabilmente scambieranno Granger per un play di alto livello e sono apposto.

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