I tempi di JJ ad Atlanta sono finiti

Liberarsi di un contratto da 87 milioni per i prossimi quattro anni, e di un secondo, biennale, da 15 milioni, è una mossa che ha tutti i connotati della liberazione.

Un peso tolto, un punto di partenza: in poche ore gli Atlanta Hawks si trovano in pole position nella corsa ai free agent del 2013, quando tra i contratti in scadenza ci saranno quelli arcinoti di Chris Paul e Dwight Howard, salvo rinnovi, ma anche di Steph Curry, James Harden ed Andre Iguodala, per citarne solo alcuni.

Ma come si è arrivati a questo punto? Come hanno fatto gli Hawks a rivoluzionare la propria situazione contrattuale, dopo che la firma con JJ pareva avergli legato le mani fino al 2016, a maggior ragione dopo l’introduzione del nuovo CBA?

Il motivo è semplice, ed ha un nome ed un cognome: Danny Ferry. Allevato dietro le scrivanie dei San Antonio Spurs, dove ha ricoperto ruoli manageriali dal 2003 al 2005, Ferry è stato introdotto come il nuovo general manager degli Atlanta Hawks il 25 Giugno scorso, dopo cinque stagioni da uomo mercato dei Cavaliers.

Il suo predecessore, Rick Sund, era stato la controparte firmataria del contratto di JJ, ed aveva contribuito in larga parte ad ammanettare i polsi della franchigia in sede di mercato.

Forzata spettatrice di fronte alle grandi manovre delle aspiranti contender, troppo immatura prima, non abbastanza profonda poi. Una squadra che faceva del Flight Club composto da Johnson, Josh Smith ed Al Horford, il proprio nucleo di partenza, attorno al quale, stagione dopo stagione, il front office ha provato a costruire un roster all’altezza delle grandi rivali: Boston, Orlando, Chicago e Miami.

Hanno tentato con varie formule, spaventando Boston nel 2008, sorprendendo i Magic nel 2011, ma senza mai andare oltre un’onorevole comparsata alle semifinali di conference. Quest’anno poi, per la prima volta dalla stagione del loro ritorno alla post-season, proprio il 2008, i Falchi della Georgia sono stati eliminati al primo turno, nonostante il vantaggio del fattore campo. Un segnale che il giocattolo non si era rotto, ma di certo non funzionava più come avrebbe voluto.

Via al cambiamento, quindi, a partire dalla stanza dei bottoni, da dove l’ex fromboliere del Messaggero Roma ha cambiato volto alla franchigia in meno di due ore.

Prima mossa: quando sembrava che l’unica pedina spendibile sul mercato fosse il musone di Josh Smith, un vortice di rumors ha cominciato a circondare l’ex Celtics e Suns Joe Johnson, in una trade che si preannunciava sbilanciatissima dal lato tecnico, ma che non prevedeva sconfitti.

La franchigia dalla parte opposta del fax erano i Brooklyn Nets, ansiosi di mettere a disposizione di Deron Williams un parco giocatori degno dei suoi servigi, e disposti a liberarsi di quattro contratti in scadenza nel 2013, i cui intestatari non avrebbero certo fatto strappare i capelli a coach Avery Johnson per la loro dipartita.

Jordan Farmar, Anthony Morrow, Johan Petro, Jordan Williams, più una prima scelta lottery-protected dal prossimo draft: questo il pacchetto recapitato alla Philips Arena, dove è probabile che almeno due di loro non metteranno mai piede, intascando un congruo buyout e tornando velocemente a disposizione sul mercato.

Inutile dire che nessuno dei quattro succitati giocatori rientra nei piani futuri di Ferry e degli Atlanta Hawks, e che il loro reale valore sta nel non pesare sul salario della franchigia a partite dalla prossima estate.

Anche Marv saluta...

Anche Marv saluta…

Seconda mossa: con un colpo secco e deciso, senza darne sentore nelle ore precedenti, Ferry impacchetta anche il quarto violino di coach Larry Drew, Marvin Williams, e lo spedisce a Salt Lake City, a deliziare i tifosi degli Utah Jazz. Jazz che, in cambio del prodotto di North Carolina, scelto nel 2005 prima di Deron Williams e di Chris Paul, cedono ad Atlanta la point guard Devin Harris, persasi un po’ per strada dopo l’esplosione in maglia Nets.

Anche in questo caso le reali ragioni dello scambio non sono da trovare tra le carenze e le necessità dell’uno o dell’altro roster, ma vanno individuate nelle cifre dei libri paga, dove Williams chiederà 15M nei prossimi due anni e dove Harris, invece, e al pari degli altri nuovi arrivati, scade tra un anno esatto.

Considerata la qualifying offer da estendere a Jeff Teague, il payroll degli Hawks la prossima estate sarà di poco superiore ai 15 milioni con il solo play da Wake Forest sotto contratto assieme ad Al Horford.

Un punto di partenza, si diceva, e da una posizione a dir poco privilegiata, dalla quale le ramificazioni possibili sono molteplici, diverse tra loro, e soprattutto impossibili da interpretare, oggi.

C’è chi tira in ballo la fraterna amicizia che lega Dwight Howard e Josh Smith, ipotizzandone un futuro assieme in red and navy; chi paventa una rifondazione graduale, attraverso il draft, e con l’inevitabile rinuncia a Smoove; chi sostiene che si punterà tutto su Chris Paul, free agent il prossimo Giugno, e che potrebbe approdare ad A-Town con qualche anno di ritardo.

La verità, il reale piano della franchigia georgiana, forse la conosce solo Danny Ferry. Quello che è certo, è che in novanta minuti, nella notte di ieri, Atlanta è stata capace di capovolgere una situazione di stallo in una di estrema dinamicità, affrontando la cruda realtà dei fatti e dicendo addio a due dei suoi beniamini.

La strada verso il successo è lunghissima, tortuosa; perdere la bussola è un pericolo sempre in agguato, ma una volta che si ha avuto la forza di chiudere un ciclo, si ha ben poco da perdere.

9 thoughts on “In 90 minuti Danny Ferry cambia volto agli Hawks

  1. A proposito di queste trade che vengono valutate essenzialmente per lo spazio che creano – pur cedendo giocatori tutto sommato buoni: ma siamo così sicuri che siano davvero buone?

    Chi verrà ad Altanta la prossima estate?

    Avrò anche una opinione ormai minoritaria, ma quando hai un Joe Johnson, benchè strapagato, cederlo per paccottiglia non mi sembra mai una bella mossa. Da anni Atlanta è una buona squadra da playoffs a Est: niente per cui strapparsi le vesti, ma ci sono tifoserie che firmerebbero adesso per avere anni e anni di playoffs assicurati. Quest’anno Atlanta probabilmente non farà i playoffs con questo roster… se fossi un tifoso Hawks sarei tutto meno che contento… IMHO s’intende!

  2. Credo che comunque fare per 4/5 anni di fila i PO senza mai andare oltre un secondo turno e sempre senza dare la reale impressione di poter puntare ad almeno la finale di conference ti tolga molta voglia di spendere e te ne faccia venire di rifondare.
    Poi per rifirmare Horford e Smith i soldi gli devi cacciare fuori lo stesso e con JJ non potevi farlo.
    Infine, con JJ non hai mai vinto una serie di PO e di sicuro non migliorerà più visto i 30 anni suonati, in conclusione credo che sia stata una grande mossa di Atlanta che ha fatto la cosa più difficile (quella che non fa’ il Milan per intenderci) ha ammesso che il progetto era mediocre e non vincente, ha preso il tutto lo ha buttato nel cesso e ricomincia da capo!

  3. Mi sento in parte di condividere quello che dice Max, stiamo parlando di un signor giocatore, certo super pagato ma a cui (prospettiva salariale a parte) non è mai stato riconosciuto il merito di condurre una squadra decente ogni anno ai PO. è vero che quest’anno sono usciti al primo turno, ma per trattenere grandi giocatori in piccoli mercati bisogna strapagarli (banale e vero).
    Migliore la mossa di Marvin Williams, a cui però credo che il sistema di Utah non dispiaccia affatto.

  4. C’è da capire che idee ha Ferry, questo è un enorme punto di domanda. Se tutto questo serve per rifirmare Teague, Smith e portare Howard ad Atlanta, allora c’è un motivo e un progetto tecnico dietro. Se si vuole soffrire questa stagione per puntare al Draft 2013, tifare Houston ai play-off, smembrare in cambio di scelte alte e ripartire dai soli Teague e Horford, c’è una logica (comprensibile o meno). Se si cede giusto per farlo, non si capisce nulla. A quel punto anche la cessione di un giocatore che (per quanto forte) ha 31 anni e 87 milioni in 4 anni, non trova piena spiegazione.

  5. Pare che i Nets siano partiti all’assalto anche di Howard,offrendo Lopez e Humphries(sign-and-trade)+Brooks+3 prime scelte fino al 2017…se dovessero vestire la casacca Nets sia DH che Deron,più Wallace e JJ,senza dubbio si avrebbe un quintetto sulla carta fenomenale,chiunque sia il quinto.
    Tuttavia resta il dubbio di quale supporting cast sperino di costruire attorno a questi giocatori,avendo bruciato le prossime scelte al draft e con spazio salariale inesistente…per esempio io uno tra Humphries e Lopez l’avrei tenuto,chi la fa la PF ora?E anche Brooks è un ottimo prospetto…Sinceramente l’ingaggio di JJ mi sa tanto di colpo mediatico,per garantire il grande nome al nuovo pubblico e la “paraculata” nel caso in cui non si riuscisse ad arrivare agli altri due,veri obiettivi e campioni più giovani e decisivi di Johnson.Tra l’altro la sua integrazione con il resto della squadra è tutta da verificare,visto che gioca quasi esclusivamente in isolamenti che non credo siano l’ideale per una squadra che si avvale di un grande play come Deron…e poi,22 milioni all’anno per altri 4 anni sono un vero macigno!!se si rivelasse un flop,o comunque non all’altezza delle aspettative,saresti comunque bloccato per un sacco di anni…staremo a vedere

  6. A JJ dobbiamo molto, moltissimo di quanto ottenuto nelle ultime stagioni, ma quando gli è stato prolungato il contratto si sapeva che ci si stava condannando. Glielo si è fatto firmare per continuare ad essere un team vincente, consapevoli che erano cifre irreali.

    Ora che il progetto JJ/Smoove/AH è entrato in fase discendente, liberarsi di quei milioni e ripartire da (quasi) zero, risparmiandosi anni di anonima mediocrità, è un sollievo che nemmeno i più ottimista dei tifosi poteva aspettarsi.

    Sarò sempre grato a JJ per quanto ci ha regalato, ma di altre sterili qualificazioni ai playoff, oggi, non ce ne facevamo più nulla. Giusto ripartire, giusto ringraziare, giustissimo non lasciarsi rancori alle spalle. Se anche Smoove è rimasto piacevolmente sorpreso dalle mosse di Ferry, allora forse era davvero la cosa giusta da fare.

    • Il concetto è questo : assicurarsi quelle che tu chiami “sterili qualificazioni ai PO” con costanza o fare un tuffo nel vuoto? Adesso non si sa come finisce. Potrebbero essere entrati in un vortice di mediocrità lungo anni, senza volerlo.

      • Cinque anni di post-season: due primi turni, tre semifinali di conference e la certezza che oltre non si va. Te lo dico da tifoso Hawks: potendo scegliere, oggi, corro il pericolo dell’anonimato tutta la vita, conscio che Ferry non è uno sprovveduto e ne ha messo il rischio in preventivo.

        Ora non si sa come finisce, hai ragione, ma prima si era certi di come NON sarebbe finita.

  7. Dimostrazione che non esiste un contratto incedibile e che nell’Nba si trova sempre una squadra con le motivazioni e risorse (dollaroni) per acapparrarsi il più esoso e insensato contratto della lega
    difficile però che i Nets possano prendere anche Howard dopo aver rifirmato williams e Wallace… bella squadra comunque anche solo riconfermando Lopez e considerando l’acquisto di Evans che completerebbe bene il rep lunghi

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