Katia Bassi, Country Manager NBA per l’Italia

NBA non è solo partite e giocatori, ma soprattutto un marchio globale che ha saputo esportare un modello organizzativo e di successo anche al di fuori degli Stati Uniti.

La diffusione dell’informazione digitale ha accelerato questo processo. In italia NBA ha un proprio headquarter a partire dal 2009, Katia Bassi ne è il country manager. Prima di approdare ad NBA Katia ha avuto esperienze di successo presso altre prestigiose società tra cui FC Internazionale e Ferrari S.p.A.

Abbiamo avuto l’opportunità ed il piacere di fare una chiaccherata con Katia spaziando su vari argomenti relativi la mondo NBA:

Il basket NBA in italia ha un seguito in costante crescita, grazie anche alla trasmissione domenicale di una partita in chiaro. Ci sono programmi circa un aumento del numero di partite visibili gratuitamente? Secondo alcuni sarebbe un ulteriore incentivo per avvicinare i giovani allo spettacolo della NBA.

K: NBA è da sempre attenta alla qualità del prodotto, di conseguenza anche le emittenti interessate a trasmettere devono garantire uno standard adeguato, oltre che un forte interesse verso il prodotto stesso. Non escludiamo la possibilità di altre partite in chiaro, al verificarsi di certe condizioni.

Mi riallaccio alla domanda precedente per chiederti se NBA è soddisfatta del lavoro svolto da Sportitalia?

K: NBA è soddisfatta dal lavoro sia di Sportitalia che di Sky. Con Sportitalia in particolare la collaborazione prosegue da parecchio tempo, ancor prima che il network si chiamasse così, nel tempo abbiamo consolidato una collaborazione soddisfacente per entrambi.

È in programma l’apertura di una NBA Store anche in Italia o il futuro è ad esclusivo appannaggio dell’e-shopping?

K: l’apertura di NBA store è in programma. Al momento è operativo un sito di e-commerce europeo che consente notevoli vantaggi rispetto a quello americano in termini di tasse, spese di spedizione e taglie.

NBA è da sempre attenta al suo sviluppo nelle scuole, esistono dei programmi specifici in Italia, se si quali?

K: I programmi nelle scuole sono di solito basati su dei format internazionali. In questo caso NBA ha sviluppato un programma locale tutto italiano, mediante un torneo tre contro tre organizzato in 2500 scuole italiane. La finale tra le migliori 48 squadre si è tenuta lo scorso giugno a Trieste. Per garantire a tutti i partecipanti la possibilità di essere presenti alla finale NBA ha sostenuto le spese di trasferta per i ragazzi e per i loro insegnanti di educazione fisica.

In autunno i Celtics bisseranno il successo dei Knicks del 2010 a Milano. A quando una partita di regular season anche da noi?

K: I biglietti per i Celtics sono stati esauriti in poche ore, segno che in Italia c’è tanta voglia di NBA. Diverso il discorso circa la fattibilità, in quanto il vero ostacolo sono le strutture, che da noi mancano. A differenza di Londra, in Italia non ci sono palazzetti che possano garantire un evento in grado di ospitare non solo la partita, ma anche il contesto di entartainment. Organizzare un partita di regular season comporta infatti un notevole sforzo economico per cui si debbono pareggiare i costi dell’evento.

USA vs Italy diverse tifoserie e modi di essere a confronto. Quale credi sia il punto forte del mercato, e delle tifoserie italiane nei confronti dell’NBA?

K: Sicuramente sono due approcci differenti, in Italia rispetto agli Stati Uniti l’evento è vissuto più competizione sportiva e spettacolo in sé, mentre negli USA c’è una concezione di vivere il palazzetto ed il suo contorno di eventi, attrazioni, con la famiglia. La diffusione delle comunicazioni digitali invece ha reso il mercato globale ed alla portata di tutti, in Italia a tal fine abbiamo un notevole riscontro.

In un periodo in cui le aziende tendono sempre più ad intervenire nel campo sociale, NBA come si pone? Ha dei programmi di CSR (NBA Cares) in Italia?

K: Si in Italia ci sono degli eventi specifici, per citarne uno, nel 2010 abbiamo ristrutturato il campo vivibile di Quarto Oggiaro. La stessa NBA School Cup è a mio parere un evento di CSR in quanto abbiamo voluto dare a tutti i finalisti la possibilità di partecipare, finanziando noi le spese di trasferta.

Uno dei punti forti dell’NBA è la diffusione delle notizie, la copertura mediatica che la circonda e la possibilità di avere informazioni in tempo reale. Le informazioni e le news in italiano non hanno ancora fatto quel salto di qualità che molti si aspettavano. Da parte di NBA c’è un interesse a sviluppare dei siti in lingua non locale e comunque non solo anglosassone?

K: Certamente, la diffusione di notizie nell’era digitale è fondamentale. Da poco è partita una partnership con la Gazzetta dello Sport che diviene il referente per le informazioni in italiano relative all’NBA. Una copertura mediatica iniziata in un periodo particolare, tra le finali e la pausa estiva. Un servizio di informazione destinato a crescere.

I giocatori italiani in NBA sono un richiamo fortissimo per gli appassionati, ci sono in programma degli eventi con il trio NBA in Italia o negli Stati Uniti?

K: A breve ci sarà un evento a Lignano Sabbiadoro che vedrà coinvolto Danilo Gallinari l’8 e 9 luglio prossimi in un torneo 3 contro 3 denominato 3X.

Quanto importante è per l’NBA avere degli uffici localizzati sul territorio, ed eventualmente esistono delle politiche di sviluppo ulteriore?

K: La localizzazione è uno degli elementi fondamentali del successo di NBA. La presenza sul territorio e la conoscenza del mercato consente di realizzare attività e diffondere il brand a livello locale. NBA ha capito questa esigenza ed ha favorito questo sviluppo. Al momento la copertura è garantita e soddisfacente, vedremo cosa ci serberà il futuro.

Gli anni scorsi la Gazzetta dello Sport dava l’opportunità ai suoi lettori di vincere un viaggio all’All Star Game, NBA ha in cantiere altre opportunità simili per promuovere e premiare gli appassionati?

K: L’iniziativa è stata un successo ma la proposta e l’organizzazione è stata fatta direttamente dalla Gazzetta, non escludo che possano riproporre eventi simili.

Non solo giocatori, Gherardini e Messina hanno tracciato la via, credi che nei prossimi anni vedremo altri italiani negli staff tecnici e nei front office delle franchigie a stelle e strisce?

K: In genere l’NBA è una lega con una presenza internazionale, gli italiani hanno iniziato ad entrare in questo fantastico mondo, sebbene Messina sia rimasto una sola stagione. Altri italiani? Dipende da fattori incontrollabili, al momento abbiamo tre giocatori ed un dirigente, domani chissà.

Cosa ti ha impressionato di più dell’NBA come società e come spettacolo in campo?

K: Sicuramente l’organizzazione. L’NBA è una macchina perfetta dove nulla è lasciato al caso. Non è solo un gioco ma uno spettacolo dove l’entertaiment la fa da padrone, e questo spettacolo è garantito da una società seria ed organizzata. Al momento non esiste nulla di simile in Europa.

La lega del futuro, secondo te quali sono le prospettive di crescita e di sviluppo ulteriore?

K: Difficile dirlo. Di sicuro NBA è una società molto attenta a cogliere le opportunità e le occasioni. In passato si è visto nel digitale un mezzo per espandersi ulteriormente e si è investito in tal senso. Una politica che ha pagato e sta dando tutt’oggi i suoi frutti. Il futuro è difficilmente prevedibile, ma NBA è pronta per le prossime sfide.

6 thoughts on “Q&A con Katia Bassi, Country Manager NBA per l’Italia

  1. Bisognava chiedergli se c’e possibilita di avere nba tv in italiano o tornare con una partita al giorno su sportitalia per dare risalto alle piccole squadre importanti per il marketing e il rinnovo con sky per il 2013 2014 con possibilmente hd nativo

  2. Ma tirarsela un po’ sulla migliore informazione che facciamo rispetto alla gazza???

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