Westbrook e i Thunder possono iniziare a festeggiare

Oklahoma City chiude i conti con i Lakers con un’ultima, schiacciante, prova di forza, vincendo nel modo che per anni ha contraddistinto proprio i gialloviola: sornioni e silenti per quasi tre quarti, Durant e compagni sono venuti fuori di prepotenza nel momento migliore dei Lakers, apparentemente con lo sforzo minimo.

Un parziale di 20-4 a cavallo tra terzo e ultimo periodo ha spaccato in due l’incontro, mandando Los Angeles in vacanza con diversi minuti d’anticipo.

I Thunder, così, cancellano tutti i fantasmi del passato, eliminando Dallas e Lakers, le squadre che li avevano buttati fuori nelle ultime due edizioni dei playoffs.

I Lakers crollano tutto in un colpo, sul più bello, quando sembrava che davvero ci fosse l’occasione di forzare gara 6 (70-66 a 5’27” dalla fine del terzo quarto). Troppo solo Kobe Bryant (42 punti), infatti. Pau Gasol (14+16 rimbalzi) dura solo per il primo tempo, Bynum neanche quello, condizionato da costanti problemi di falli (4 in apertura di secondo tempo), Sessions (6 palle perse, 1/6 al tiro) gioca una delle sue peggiori partite della stagione.

Solo Metta World Peace appare all’altezza della situazione, il tutto senza menzionare una panchina a impatto zero. Vista così, sembra già un mezzo miracolo che la gara sia stata in equilibrio per quasi 36’.

Fino a lì sono potute arrivare le magie di Bryant. Poi tutte le magagne sono venute fuori. Con il 24 in panchina per prendere qualche sacrosanto minuto di riposo, Oklahoma City ha alzato il ritmo e l’intensità, cominciando ad andare in contropiede con costanza su ogni rimbalzo difensivo o palla rubata.

Le percentuali si sono alzate a dismisura (56.4% dal campo nel secondo tempo) e anche i rimbalzi d’attacco hanno avuto un peso specifico importante, considerando tra l’altro che i Lakers, in sostanza, non ne hanno catturati. Proprio due canestri su palloni recuperati sotto le plance avversarie di Collison e Perkins hanno lanciato il parzialone.

Westbrook (28 punti) ha letteralmente scherzato Sessions, segnandogli in faccia 10 punti quasi consecutivi i quali hanno dato il via alla mattanza che è stata l’ultimo quarto. Da lì Los Angeles ha perso rapidamente fiducia. Durant (25+10) ha segnato in contropiede, sia da due che da tre, prendendo fiducia, accompagnato dal solito James Harden (17, 8 rimbalzi e 4 assists), facendo partire la festa del pubblico di Loud City (7500 persone assiepate fuori dal palazzo dello sport), che però è stata rovinata nelle ore successive alla gara da un uomo che avrebbe sparato diversi colpi di pistola, ferendo almeno otto persone.

E’ stata una gara che ha ben riassunto la serie e mostrato quello che sono le due squadre al momento. I Lakers non hanno quello che serve per essere una contender per il titolo. Il solo Bryant non può certo bastare per far strada, se Gasol e Bynum continuano con la discontinuità che hanno mostrato anche quest’anno. E anche su Ramon Sessions, che qualche mese fa sembrava un grande colpo di mercato, andranno fatte attente e precise riflessioni.

Oklahoma City, al contrario, ha un trio di giocatori che può farla sognare per davvero, giocatori di posizione che svolgono ottimamente i propri compiti e una panchina che da un contributo tangibile. Ora però, per la squadra di Brooks, arriva la sfida più difficile, contro quei San Antonio Spurs che, finora, sono gli unici ad aver fatto meglio di loro.

MVP

Russell Westbrook gioca un’altra partita da dominatore incontrastato, mettendo in croce come non mai il povero Ramon Sessions. Soprattutto, lo fa con una maturità e una continuità da grande campione.

Gioca i primi due quarti senza forzare troppo, poi si scatena nel momento in cui sente che i Lakers possono diventare pericolosi, mettendo 20 punti nella seconda frazione, ma praticamente racchiusi in una decina di minuti. Quelli decisivi per prendersi la seconda Finale di Conference consecutiva.

Kobe, lasciato troppo solo dai compagni

LE CHIAVI DELLA PARTITA

La differenza oggi l’hanno fatta le stelle delle due squadre. Non tanto nel totale (Bryant, Gasol e Bynum assommano 66 punti, Durant, Westbrook e Harden 70), perché comunque c’è stata la super partita di Kobe, ma perché Gasol e Bynum, in sostanza, hanno bucato la partita.

Così, quando il Mamba ha dovuto tirare un po’ il fiato o i suoi tiri non sono entrati, i Lakers non hanno avuto nessuno che ne potesse fare le veci. OKC, al contrario, quando ha cominciato a martellare, lo ha fatto con la piena partecipazione del suo “mostro a tre teste” che ha tolto punti di riferimento agli avversari.

Penetrazioni, contropiede, tiro da fuori. I magnifici tre dei Thunder non si sono fatti mancare niente. Questo, però, non deve togliere meriti alla panchina dei Thunder, che non ha strafatto, ma ha dimostrato ai Lakers come si possa essere importanti anche in una serata dove sono gli attori principali quelli che vincono l’incontro.

8 punti Ibaka, 7 Mohammed, 6 Perkins e Collison, 4 Fisher e Sefolosha. Numeri che presi singolarmente non dicono granché, ma che nella loro totalità hanno avuto un bel peso specifico. Infine citiamo il dato dei punti in contropiede: 30-6 per Oklahoma, che dice molto della differenza di intensità vista sul campo.

2 thoughts on “Oklahoma City infligge il colpo di grazia ai Lakers

  1. Gli amici dei Lakers non me ne vogliano, ma è andata come era normale che andasse: OKC vince nettamente la serie perchè è più completa e più giovane.
    Insomma, più forte!

  2. eh….si ,c’è poco da aggiungere, sono più forti e basta…..speriamo di tornare presto protagonisti.

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