Il professor Miller ha dato lezioni di basket

Il bello, e l’assurdo dei Playoffs Nba, tutto in una notte.

Avevamo chiuso il pezzo su Gara 4 dicendo che ormai i giochi sembravano fatti. Denver aveva preso una scoppola psicologica non indifferente perdendo in volata domenica.

Avevamo aggiunto che sarebbe servita una grande serata di tiro per forzare la serie a un’improbabile gara6, dopo, tra l’altro, aver notato come la mancanza di una vera stella potesse giocare un ruolo importante in negativo per i Nuggets.

Falso, falso, falso.

Denver vince gara 5 in una serata dove tira di nuovo 3/19 da 3, con cinque giocatori in doppia cifra e contro dei Lakers dove Kobe entra in modalità Hero e firma 43 punti, con un break spaventoso nell’ultimo quarto. Il bello e il brutto dei pronostici…

E’ la prima vittoria in nove anni per George Karl in un elimination game (in cui Denver rischia l’eliminazione) e arriva con una prestazione superlativa dell’asse play-pivot… di riserva: Andre Miler e Javale McGee si alzano dal pino e portano rispettivamente 24 punti e 8 asissts con 8/11 al tiro e 21 punti, 12 rimbalzi (di cui 6 offensivi) con 9/12. Sono loro gli autori del parziale che sembra spaccare in due la partita all’inizio dell’ultima frazione. McGee domina letteralmente un Andrew Bynum misterioso (ne parliamo più avanti) oltre a chiudere diversi alley oop proposti dallo stesso Miller che, dal canto suo, si fa beffe di Sessions e Blake, scherzandoli a più riprese e segnando anche due volte da dietro l’arco, tutto fino al +15 Denver.

A quel punto entra in scena Kobe Bryant. Constatata l’assenza di praticamente ogni suo compagno di squadra, per quello che riguardo il fuoco agonostico proprio di questa fase dell’anno, il 24 decide di far da sè. Uno spettacolo per gli occhi, ma non sempre un’ottima notizia per i gialloviola.

Con tre triple, di cui una pazzesca sulla faccia di Gallinari, il figlio di JellyBean riporta i suoi addirittura a -2 (chiuderà il secondo tempo con 25 punti e 5 canestri pesanti). Ma lì, l’assenza di supporto dagli altri, gioca un ruolo fondamentale. Denver in attacco racimola liberi, mentre Bryant prova di nuovo a risolverla col tiro pesante. Ma è una moneta con non paga più.

L’unico pronostico che avevamo azzeccato, a leggere la partita adesso, era che sarebbero serviti dei Lakers distratti per rimettere in carreggiata Denver. Ed è quello che è accaduto. Tolto Bryant, tutti gli altri hanno toppato clamorosamente l’impegno, prima ancora che tecnicamente, a livello di approccio. “I close out game sono partite facili. Basta partire forte, per far subito perdere fiducia all’avversario e poi la partita si mette in discesa. Ed è quello che noi vogliamo fare”. E con questo quote spalanchiamo il capitolo Andrew Bynum, autore della frase nel prepartita.

Non fatevi trarre in inganno dalle cifre (16 punti, 11 rimbalzi), se ci fosse da trovare un peggiore in campo, probabilmente bisognerebbe scegliere il centrone allevato da Kareem. Una prestazione irritante per la sufficienza con cui ha caracollato su è giù per il campo, finendo addirittura per farsi travolgere in difesa da un Javale McGee che, starà anche giocando una serie positiva, ma non ha esattamente l’arsenale offensivo di Hakeem Olajuwon.

Con quella frase ha di nuovo perso un’occasione preziosa per tacere (dopo aver affermato, alla fine di gara 3, di non essersi sentito dentro la partita) e continuando ad alimentare i dubbi su di lui per il futuro. Forse basterà contro Denver giocare seriamente due partite su tre, ma non certo nel proseguo della postseason.

Non meno esente da critiche Pau Gasol (9 punti con 4/11), che, se non altro, ha la scusante di continuare ad essere coinvolto molto meno di quello che parrebbe legittimo in attacco. Contro di lui si è esaltato nel primo tempo Kenneth Faried (10 punti con 6 rimbalzi e 5/5 dal campo all’intervallo, stesso tabellino, ma con 9 carambole alla fine), dando il via ad una gara dove gli ospiti hanno sempre comandato e i padroni di casa hanno dato la netta impressione di aspettare il momento in cui uno dei propri compagni avrebbe dato la sveglia a tutti e lanciato il passaggio alla serie contro i Thunder. L’ha fatto Bryant, ma era troppo tardi.

Ancora una partita complessa, invece, per Danilo Gallinari (coinvolto in una curiosa polemica con Steve Kerr dopo il blocco sospetto di Gasol nel finale di gara 4), che prosegue con le cattive percentuali al tiro (14 punti, 5/14).

Aveva cominciato molto bene, segnando alcuni canestri dalla media, poi si è perso un pò per strada, ma, nonostante il tabellino finale, non va dimenticato il lavoro prezioso che sta continuando a fare quando finisce in marcatura su Kobe. Ogni singolo tiro del 24 è sudato, ogni canestro deve essere guadagnato usando tutti i possibili stratagemmi. Lavoro a cui contribuisce un Arron Afflalo alla sua miglior partita della serie (19 punti e 5 rimbalzi).

MVP

Andre Miller e Javale McGee devastano letteralmente la difesa dei Lakers e, soprattutto, ad inizio quarto periodo, quando si prevedeva il break Lakers per prendere il comando della partita e chiudere la serie, sorprendono tutti allargando, al contrario, il vantaggio Nuggets fino all’82-67. McGee ridicolizza Bynum in più di un’occasione con movimenti non proprio fluidi ma, per una sera, estremamente efficaci. Miller porta a scuola Blake e Sessions. Da rivedere tutti i suoi canestri: giocando dal post basso, in penetrazione con esitazione, appoggiandosi al tabellone, senza disdegnare anche qualche passaggio da dietro l’arco.

Non sono bastati gli eroismi di Kobe

LE CHIAVI DELLA PARTITA

I Lakers tirano con il 38% dal campo concedendo una chance a Denver che continua a faticare l’impossibile nel tiro pesante e produce meno del solito in contropiede (19 punti). Per certi versi la partita ha ricordato gara 4.

Ancora una volta LA ha conquistato miriadi di rimbalzi offensivi (15), ma questa volta sono arrivati altrettanti errori su appoggi comodi al ferro, o su tiri da tre aperti, con Matt Barnes in particolare (1/6). Questo ha permesso a Denver di restare in partita anche senza riuscire a a fare il proprio gioco, affidandosi così a Miller, piuttosto che a un Lawson non troppo in palla, per i momenti cruciali della gara.

VERSO GARA 6

Partita veramente interessante. Denver vede la concreta opportunità di forzare gara 7, mentre i Lakers devono rendersi conto di aver scherzato fin troppo con il fuoco. Nonostante una partita pessima, Kobe e compagni sono arrivati all’ultimo tiro e quindi sembrano poter dormire tra due guanciali nel caso il resto della squadra faccia una passo in avanti. Ma, ugualmente, Denver ha vinto sbagliando tutto lo sbagliabile nel tiro pesante.

Pertanto, se le percentuali, in particolare di Gallinari e Afflalo, dovessero alzarsi per Los Angeles sarebbe notte fonda. Seguendo i ragionamenti fatti finora  da lui stesso(gara 3 e 5 erano partite semplici, quindi non abbastanza stimolanti), dovremmo tornare a vedere il vero Bynum in una partita che, tra le altre cose, sarà anche l’ultimo turno di stop per Metta World Peace, che quindi sarà disponibile per un’eventuale gara 7 o per l’inizio del secondo turno contro Oklahoma City.

Tra l’altro, diverse male lingue hanno ventilato la possibilità che i Lakers abbiano volutamente allungato questa serie per avere l’ex Artest disponibile sin dalla prima gara contro i Thunder, possibilità immediatamente rigettata da Mike Brown con un laconico “sono tutte sciocchezze”.

Si torna in campo nellla notte tra giovedì e venerdì alle 4.30, al Pepsi Center

 

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