Denver Nuggets, gioventù al potere

L’effetto Pepsi Center non ha tardato a farsi sentire nella serie tra Lakers e Nuggets. Gallinari e soci hanno vinto gara 3 rimanendo avanti nel punteggio quasi per 48′, imponendo il proprio gioco e aprendo la partita con un quarto da 30-14 che ha tramortito dei Lakers apparsi vagamente svogliati.

E’ stata la serata della strana coppia Ty Lawson e (soprattutto) Javale McGee, i due veri protagonisti della partita. Il play razzente di Denver è stato il motivo principale della fuga iniziale dei padroni di casa, imponendo da subito il proprio vantaggio nel matchup con Sessions e Blake: 13 dei suoi 25 punti (con 7 assists) erano a tabellone già alla prima sirena, buona parte dei quali ottenuti con penetrazioni al ferro, spartito rimasto invariato fino all’intervallo.

McGee, invece, ha confermato quanto di positivo fatto vedere in gara 2, aggiungendoci, però, anche pericolosità offensiva: 16 punti, 15 rimbalzi e 3 stoppate, vero fattore dell’incontro soprattutto con l’ottimo lavoro difensivo fatto su Bynum che non ha obbligato i Nuggets a scoprirsi troppo con degli scomodi raddoppi. Il tutto per la felicità di mamma Pam, indiavolata a bordo campo.

Come detto, i Lakers hanno recitato il ruolo dei soliti Lakers. Ossia la squadra potenzialmente devastante che, però, quando si rende conto di poterla dominare una serie (sensazione avuta soprattutto in gara 1), tende a rilassarsi, cercando di fare il minimo indispensabile per portare a casa il risultato.

Così succede che Bynum subisca in lungo e in largo l’energia e la voglia di McGee e Faried (12+15), nonostante i 18 punti e 12 rimbalzi, seguito a ruota da un Pau Gasol comunque poco coinvolto con Kobe che tenta di fare l’eroe quando la situazione è semi compromessa e nel frattempo gli avversari scappano pur non giocando la propria miglior pallacanestro.

Denver, infatti, non ha certo prodotto la sua miglior partita dell’anno (39% dal campo), ma a differenza delle prime due gare ha recitato il ruolo del cacciatore e non della vittima, lasciando l’onere ai Lakers che hanno finito per doversi adeguare ai ritmi e alla follia cestistica dei Nuggets, pagando un dazio fatto di 19 rimbalzi offensivi concessi e 15 palle perse.

Il parziale del primo quarto ha, ovviamente, giocato un ruolo cruciale nela gara. Denver ha corso, segnato da tre e preso tanta fiducia che le ha permesso di affrontare con serenità anche il momento difficile arrivato nel terzo periodo, quando Los Angeles si era rifatta sotto fino al -4.

Anche quando il tiro da fuori ha smesso di entrare, Denver ha continuato a giocare la propria pallacanestro spingendo su quelli che sono i propri credo, crecando il tiro rapido e lottando su ogni pallone, trovando poi, insperate, alcune giocate offensive importanti da parte dei propri lunghi nel momento in cui sugli esterni la coperta cominciava ad accorciarsi in maniera preoccupante.

Mike Brown, dal canto suo, è stato nuovamente tradito dalla panchina, assolutamente inconsistente, con soli 9 punti complessivi e pessime percentuali di tiro e, pur riuscendo a limitare nel secondo tempo la transizione avversaria, ha visto i suoi perdere la partita sul terreno in cui, teoricamente, dovrebbero essere nettamente favoriti, ossia nel pitturato, dove Denver ha vinto la battaglia a rimbalzo 54-44 e segnato 52 punti contro i soli 32 dei gialloviola.

MVP

Premio per la coppia Lawson – McGee. 25 punti e 7 assists per il primo, protagonista nei primi 24′ che hanno lanciato i Nuggets. 16 punti, 15 rimbalzi e 3 stoppate per il centro più enigmatico della Lega, capace, nel secondo tempo, di impattare in single coverage il matchup con Bynum, sia in attacco che in difesa. Un lusso che i Nuggets non pensavano di potersi permettere e i Lakers non credevano di dover affrontare.

In un solo colpo George Karl ha fatto suoi i due confronti chiave della serie: quello in playmaker, in cui i Nuggets sono favoriti, e quello sotto canestro, dove Los Angeles dovrebbe avere vita facile. La vittoria pare una logica conseguenza.

Pam McGee, mamma di Javale, incenerisce con lo sguardo il vicino di posto

CHIAVI DELLA PARTITA

La difesa di Denver. E già solo questa di per se è una notizia, visto che si parla di una squadra, in regular season, penultima per punti concessi, ventitreesima per percentuali dal campo concesse e ultima addirittura per percentuali da dietro l’arco permesse agli avversari.

I Nuggets, invece, hanno tenuto i Lakers 13 punti sotto la propria media stagionale, al 37% dal campo con 6/25 da 3 e forzando 15 palle perse. Come già detto, importantissimo il lavoro di McGee e anche di Mozgov contro Andrew Bynum, rimasto sotto il 50% al tiro, ma di altrettanto valore anche quello della staffetta a tre Afflalo – Brewer – Gallinari su Kobe Bryant, costretto a tirare 23 volte per realizzare i suoi 22 punti.

Ancora, citiamo il confronto, impietoso, tra le due panchine: 39 punti per quella di Denver, 9 per Los Angeles. Per la seconda volta consecutiva le seconde linee hano portato poco o niente alla causa gialloviola. Nel proseguo della serie sarà necessario che, quantomeno, Blake e Barnes segnino con percentuali decenti le miriadi di tiri dalla lunga distanza aperti che hanno sbagliato stanotte.

VERSO GARA 4

La prossima sarà una gara molto interessante per riuscire ad inquadrare meglio i Lakers visti in gara 3. Sono quelli che lasciano per strada una partita per poi ritornare in sè stessi, imporre la propria superiorità e chiudere, virtualmente, la serie, o, dopo una gara 1 perfetta, qualcosa ha cominciato realmente a scricchiolare?

Non dimentichiamo di come anche negli anni passati Kobe e compagni abbiano faticato più del dovuto per passare il primo turno (contro i Thunder due anni fa e contro gli Hornets l’anno scorso). Per farlo in quest’occasione, e per non dover tornare in Colorado, la chiave sarà tornare ai ritmi della prima partita della serie, non tanto perchè i Lakers non possano giocarsela ai 100/110 punti, anzi, ma perchè hanno dimostrato chiaramente che è un basket che non fa per loro e li porta, inevitabilmente, a commettere errori. Coinvolgere di più Gasol nell’attacco a metà campo potrebbe già essere un’idea.

Appurato che su Bynum i Nuggets sembrano avere qualche buon difensore spendibile e per evitare una partita da 40 tiri di Kobe, esplorare le sapienti mani del catalano dovrebbe essere un dictat, considerato anche che in difesa sarà marcato da Faried, pieno di energia, ma certo senza l’esperienza necessaria per affrontare la tecnica di cui è dotato l’ex Barcelona, o da Harrington, sulla cui difesa non ci sono commenti e che, per di più, su una gomitata di Bynum si è rotto il naso e giocherà menomato.

Denver ha ritrovato fiducia, ha vinto una partita che non sempre vincerà e, pertanto, sa che dovrà far meglio. Continuare a insistere sulle pentrazioni di Lawson e su Mozgov e McGee in difesa singola su Bynum, ma cercare anche un modo per coinvolgere maggiormente Gallinari e Afflalo, migliorati in gara 3, ma ancora lontani dai propri standard.

Il Gallo ha fatto fatica a battere dall’uno contro uno il proprio difensore (Ebanks e poi Bryant). Provare a coinvolgerlo con qualche pick’n’roll, sui quali ha ottime letture sia per se che per i compagni, potrebbe essere una soluzione per avere un’arma in più e forzare una gara 5 che diventerebbe cruciale e interessantissima.

Si torna in campo nella notte fra domenica e lunedì, alle 3.30 al Pepsi Center

One thought on “Gioventù, incoscienza, energia: Denver riapre la serie

  1. Confermo…come ho già scritto io c’ero (sono rientrato ieri in Italia)…impresioni a caldo? uno spettacolo nello spettacolo!!! Il Gallo non ha giocato male, semplicemente non faceva canestro…ma si è sbattuto come ha potuto…poi il fallo di Kobe in attacco spingendo il Gallo ha dato a mio avviso una certa inerzia al match…Let’s Go Nuggets!!!

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