Marshon Brooks, una assoluta sorpresa fra i rookie di questa stagione

Eccoci arrivati ad un altro rookie report, per capire chi sale e chi scende tra i giocatori al primo anno.

Il “rookie wall” sta producendo alcuni effetti, ma nel complesso i giocatori gia’ in evidenza fino a questo momento stanno tenendo bene. Partiamo!

Conferme

Ricky Rubio: nel caso del giocatore spagnolo, causa recente infortunio, la sua stagione e’ terminata bruscamente, ma non ha sicuramente portato via con sé tutte le cose positive mostrate fino a quel momento. Vogliamo qui segnalare: visioni alla Steve Nash, dinamismo e capacita’ di cavarsela in difesa, anche se il rookie wall si era fatto sentire con una minore incisivita’ al tiro, vecchio tallone d’achille dello spagnolo. La speranza e’ che riparta da dove ha lasciato, per arrivare ad essere un play elettrizzante per diverse stagioni a venire.

Kyrie Irving: zitto zitto, i numeri del play di Cleveland rischiano di essere veramente importanti, senza che nessuno gli abbia dato poi tanta pubblicita’. Certo che il 47% al tiro, con una media di 18 punti a partita indicano in Irving il miglior shooter tra i rookie dell’anno, e senza particolari dubbi. Anche la varieta’ nelle conclusioni, dal perimetro come da vicino a canestro, indicano forza e fisico: due doti non comuni per un primo anno. Se continua così, nell’Ohio hanno un altro fenomeno per il futuro…

Kawhi Leonard: motivo della cessione di Richard Jefferson, Leonard ha stupito fin dall’inizio per la facilita’ di inserimento nel sistema di gioco degli Spurs, dove si e’ ritagliato un ruolo sempre maggiore: merito di un mix di dinamismo, buone scelte al tiro, e ovviamente difesa, difesa e difesa. Destinato ad avere un ruolo importante, anche se nel finale di stagione avra’ la concorrenza di Steph Jackson.

Kemba Walker: non giocasse in una squadra fantasma, almeno per i media, come i Charlotte Bobcats, i suoi numeri sarebbero interessanti e soggetti a miglioramento continuo. Negli ultimi 10 incontri sono scesi i punti, 9.4 a partita, ma gli assist sono rimasti in media e i turnover tendono a diminuire. Stupisce il suo palleggio e la sua rapidita’, ma il suo futuro dipenderà anche dal destino dei Bobcats di Michael Jordan…

Chandler Parsons: ormai non fa piu’ notizia il second-rounder scelto da Houston. Buon passatore, gia’ fisicamente dotato, ha un unico enorme tallone d’achille: il tiro libero, dove ha una media del 48%, che gli impedisce di andare al ferro piu’ spesso e che lo obbliga a provare il tiro dalla media troppe volte, con risultati non sempre ottimali. Per il resto, una piacevole sorpresa visto che a sua volta e’ titolare in una squadra da playoffs, cosa rara per un rookie.

Marshon Brooks: come per Kenneth Faried, di cui parleremo dopo, l’avevamo indicato tra gli “sleeper” dell’anno, son soddisfazioni! Un po’ di alti e bassi ultimamente per lui, giustificabili visto che giocare 30 minuti a partita per un rookie e’ inusuale, avere per giunta responsabilita’ di secondo scorer della squadra dopo Deron Williams e’ ancora piu’ impegnativo. Un tiratore nato, con i pregi e i difetti del caso.

Derrick Williams: ritagliarsi un posto ai Wolves con Kevin Love davanti e’ stata dura, ma Williams ce l’ha fatta. Nel mese di marzo viaggia a 26 minuti, 11 punti e 7 rimbalzi a partita, sia come riserva che accanto al fenomenale Love. Numeri importanti, che testimoniano che la conversione all’NBA e alle difficili sfide sotto canestro a Ovest dove le ali forti abbondano come non mai, e’ avvenuta con successo.

Sorprese

Kenneth Faried: Manimal, come e’ stato soprannominato, nell’ultimo mese ha fatto progressi significativi. Capace in difesa di spezzare il gioco avversario con stoppate e rimbalzi, ma anche di concludere sotto canestro in modo spettacolare, e’ talmente entrato nel gioco di coach Karl da convincere la dirigenza a cedere Nenè. Nell’ultimo mese viaggia a una media quasi di doppia doppia, e i dubbi sulla sua collocazione (troppo piccolo per fare l’ala forte) sono stati superati da un atletismo impressionante. Da Manimal appunto.

Isaiah Thomas: il piccolo play dei Kings ha effettivamente approfittato dell’emergenza a Sacramento e del cambio coach, ma l’ha fatto alla grande. Con una media di 13 punti a partita negli ultimi dieci incontri, si sta dimostrando uno shooter in grado di adattarsi al meglio alle difficolta’ del gioco pro. Complice il gioco veloce dei Kings, anche i suoi limiti come distributore di palloni sono stati limati: dovra’ crescere ancora per essere il play del futuro a Sacramento, ma il presente e’ sicuramente positivo.

Klay Thompson: l’importante nel suo caso e’ di non rimanere un giocatore da mattonella, visto il suo 43,7% da 3, ma trasformarsi in un giocatore completo, in grado di attaccare il canestro con profitto. Superati i dubbi su una sua poca solidita’ fisica in chiave NBA, Golden State ha ceduto Ellis, segnale della volonta’ di puntare forte su Thompson per il futuro.

Bismarck Biyombo: il giocatore del mistero dello Zaire nel mese di marzo ha visto salire le sue quotazioni, e anche se 6 punti e 9 rimbalzi in 29 minuti non sono questo dato impressionante, ma i miglioramenti del centro africano sono indubbi. Ha dimostrato una certa solidita’ difensiva, e oltre 2 stoppate a partita, cifre quasi ovvie vista la sua straripanza fisica. Per il resto, c’e’ ancora molto da lavorare.

Tristan Thompson: la spalla ideale di Kyrie Irving continua a convincere. E’ vero che e’ ancora molto grezzo nei movimenti, soprattutto sotto canestro, ma e’ dotato naturalmente di mezzi atletici che devono essere solo rifiniti a livello di tecnica. I suoi numeri al tiro continuano a migliorare, insieme alla conoscenza del gioco NBA.

Gustavo Ayon: vero che il centro messicano per molti potrebbe essere un caso da “Chi l’ha visto”, giocando agli Hornets. Ma la sua crescita e’ stata enorme: anche se i numeri, 6 punti e 4 rimbalzi a partita di media, non sono impressionanti, e’ positiva la sua attitudine sotto canestro e dedizione alla fase difensiva. Ha grandi margini di miglioramento se continua ad adattarsi così velocemente la realta’ NBA.

Si può dare di più

Brandon Knight: un mese di marzo un po’ così, media di tiro scesa al 37%, meno palle perse ma anche pochi assist a partita. L’idea che ai Pistons servisse piu’ un distributore che un altro play-shooter ci sembra sempre piu’ esatta…

Jimmer Fredette: se non fosse stato una stella super del College, diremmo che di giocatori così in Europa ne trovi tanti. Tiratori puri, che nell’NBA troverebbero pochissimo spazio perche’ inadeguati al gioco dei pro americani, come purtroppo Fredette si sta dimostrando. Il problema e’ che il minutaggio e’ diminuito, anche perche’ la sua specialita’, il tiro, era parimenti lacunosa della difesa e della distribuzione di palla. Speriamo in una ripresa il prossimo anno, altrimenti sara’ dura per lui avere una carriera NBA anche solo come specialista al tiro.

Jan Vesely: veramente impalpabile il ventunenne ceco, quantomeno azzardata scelta al draft (n.6). Vero che ha margini di miglioramento, ma dal management di una squadra in difficolta’ si aspetterebbero scelte meno rischiose.

Josh Selby: siamo onesti, Josh e’ stato scelto al n.50 da Memphis, ma e’ vero che era un potenziale sleeper viste le attese quando era uscito dall’high school. Il poco visto ai Grizzlies conferma quanto visto a Kansas, ovvero il nulla cosmico. Apparentemente un talento atletico smisurato, ma che avrebbe richiesto altri anni al college, non trovarsi a giocare 5 minuti (scarsi) nei professionisti.

Altri rookie stanno cercando di emergere: segnalateci eventuali dimenticanze e ne parleremo nel prossimo report!

7 thoughts on “Rookie Report: Marzo 2012

  1. segnalo chris singleton di washington. Al draft si parlava di lui come uno dei migliori difensori di tutta la tornata.
    La sua stagione sta seguendo gli alti (pochi) e bassi dei wizards, ma si sta segnalando comunque come buon difensore che ha patito poco il salto di categoria, e sta guadagnando fiducia e minuti dal coach per aiutarne la maturazione, complice l’assenza di traguardi di post season per i disastrati capitolini…
    Come se la stanno cavando i gemelli Morris? E la terza scelta Kanter in quel di Utah?

  2. Klay Thompson, secondo me e’ il piu’ forte , ha una intelligenza cestistica elevata, soprattutto per essere un primo anno.
    L’articolo lo dipinge solo come un tiratore, e’ molto di piu’……….forse un po’ lento, ma di una efficacia incredibile.

  3. il Morris di Phoenix non è malaccio,anzi potrebbe ritagliarsi un futuro da titolare,combina buon atletismo a tiro dalla media,non parliamo di una possibile star ma non era manco stato scelto nei primi 10 quindi…Iman Shumpert più lo vedo giocare più mi piace,è uno che va controllato dai coach,seguito,deve migliorare in tante cose ma unisce a una fisicità già da NBA anche la capacità di concludere giocate difficili,il talento c è,se diventa uno da 35% da tre abbiamo una specie di Tony Allen 2.0 meno difensore ma con molti punti in più nelle mani…

  4. Shump Shump è l’ennesima scommessa dei Knicks vinta al draft. Il ragazzo è quantomeno intrigante, non è un play e si è visto, ma difende bene il perimetro (in assoluto il miglior (Knickerboxer in questo). E’ ancora grezzo e tende troppo a forzare al tiro (specie da tre), ma in entrata è uno spettacolo d atleticamente una bestia. Se si allena e mette in carniere un jumper affidabile a ridosso dell’arco secondo me diventa un fattore.

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