Kevin Love, a soli 23 anni, può già essere considerato un candidato per il titolo di MVP

La corsa al Most Valuble Player ogni anno, nonostante sia il classico argomento di fronte al quale i puristi del gioco storcono il naso, fa discutere tutti gli osservatori NBA in giro per il mondo.

Sembra un argomento tanto superficiale, quanto soggettivo e difficile da classificare. Si guarda molto spesso al record della squadra, ai punti segnati o quanto riesca un giocatore a migliorare i compagni in campo.

Tutti parametri sicuramente validi e veritieri, analizzati i quali si può facilmente ottenere una lista dei possibili candidati al premio. Nella decisione finale però, a mio parere si dovrebbe esaminare anche ad un altro aspetto del gioco, un dettaglio per nulla irrilevante anche se non dimostrabile scientificamente, pur conoscendone la voce statistica: l’incidenza del singolo sul record di squadra.

Perché Miami anche senza LeBron sarebbe certamente una franchigia da Play-Off, lo stesso dicasi per Chicago senza Rose, di cui tra l’altro ne abbiamo una riprova (solo apparente) nelle ultime partite e, probabilmente, anche i Thunders e gli Spurs al netto di Durant e Parker.

Con questo non intendo certo levare meriti ad ognuno di loro, anzi: LeBron sta disputando l’ennesima stagione da dominatore, Parker in contumacia a Ginobili è il vero trascinatore a San Antonio e Durant è probabilmente la più incredibile macchina da punti mai presentatasi sui 28 metri di parquet (forse appena dopo quella meraviglia che risponde al nome di Tracy McGrady ormai diversi anni or sono).

Ma attenendoci a quel particolare dato, è difficile iniziare qualsiasi discussione senza nominare la migliore ala grande attualmente in circolazione nella Lega: Kevin Love.

Il ragazzo scelto nel 2008 con la quinta chiamata assoluta da Memphis e poi girato immediatamente a Minnesota per i diritti su O. J. Mayo, si è presentato nella NBA con le caratteristiche di solido rimbalzista, buon difensore ma troppo poco atletico per dominare sotto le plance e senza una reale chance di costruirsi un tiro in isolamento.

Proprio per queste motivazioni, in quello stesso draft gli era stato preferito prima di lui una potenziale macchina da punti come Micheal Beasley, suo attuale compagno di squadra (immaginiamo cosa sarebbe adesso Miami se avesse fatto una scelta più oculata).

In effetti nelle sue prime due stagioni è rimasto in campo soprattutto per le indiscusse doti di rimbalzista (9.1 nell’anno da rookie e 11 in quello successivo, cominciato in infermeria a causa della rottura del metacarpo nella mano sinistra).

Il lavoro in palestra iniziava però a trapelare nel suo gioco: le conclusioni da oltre l’arco dei 3 punti erano aumentate dalle sole 19 durante la prima stagione alle 106 della seconda, con una discreta percentuale di realizzazione del 33%.

Il terzo anno è però quello della definitiva consacrazione: 20.2 ppg ( +8 ppg/ +44% rispetto all’anno precedente), 15.2 rpg, titolo di miglior rimbalzista della Lega e, sbaragliando la concorrenza, vincitore del premio di Most Improved Player. Convocazione all’ASG come riserva a causa della defezione di Yao, colleziona una serie di statistiche impressionanti tra le quali 64 doppie doppie di cui 53 consecutive ed una partita da 30+30 in punti e rimbalzi, cosa che non si vedeva dai tempi di Moses Malone.

Il record di squadra rimane comunque negativo, con sole 17 W all’attivo e nessuna possibilità di essere minimamente competitivi nella Western Conference.

In estate accade però qualcosa di strano nelle gelide terre del Minnesota: arriva un ragazzo dalla Spagna, un play-maker con una spaventosa apertura alare ed una visione di gioco superiore alla norma, anche per gli standard NBA. Si dice sia sopravvalutato, ma le prime risposte dal campo sembrano dare ragione a quelli che lo avevano scelto qualche anno prima lasciandolo maturare al Barcellona in Eurolega.

Il feeling con Love è immediato, i due sembra che non abbiano mai smesso di giocare insieme senza aver realmente iniziato. Le loro statistiche sono le prime beneficiarie e, se è vero che Rubio passa la palla come nessuno, Kevin ha oramai conseguito una sicurezza nei suoi mezzi che lo rendono oltre che il leader della squadra, un giocatore infermabile per qualsiasi ala avversaria.

Il suo bagaglio tecnico è praticamente illimitato, si passa dal gioco in post-basso al rimbalzo d’attacco per arrivare alla tripla da spot-up o in transizione. Tira con il 36% da tre ed il 44% dal campo, suo minimo in carriera, ma la mole di tiri effettuata è infinitamente superiore. Tanto per intenderci, ha già tentato 202 triple, 9 in meno dello scorso anno e manca ancora un terzo alla fine di una stagione da 66 gare.

Definirlo il go-to-guy della squadra è quanto mai riduttivo, in questo momento Kevin Love è Minnesota ed il record finalmente inizia a sorridere: nel momento in cui scrivo hanno vinto 23 delle 48 partite disputate, non occupano più l’ultima posizione nella Northwest Division e sono ancora una potenziale concorrente nella corsa all’ottavo posto.

Proprio in questo punto sta la tesi, antitesi e sintesi del mio ragionamento: se i T-Wolves detengono attualmente quel numero di vittorie, combattendo per un posto al sole nella competitiva Western Conference (seppur, mi rendo conto, con scarsissime possibilità di successo), il merito è gran parte dovuto a questo ragazzo di 23 anni che sta riuscendo nell’impresa di riportare entusiasmo in una piazza completamente deflagrata dopo la dipartita di Kevin Garnett.

Non potendo essere inserito realisticamente nella lista dei candidati all’MVP poiché non riusciranno a disputare i Play-Off, non vorrei che la straordinaria stagione di questo giocatore venisse classificata come la classica annata passata ad accumulare statistiche in una franchigia perdente.

Love sta facendo molto di più: sta aggiungendo il suo nome nella storia dei dominatori in quel ruolo nell’era post-Nowitzki/Duncan/Garnett, con buona pace di tutti i Griffin, Bosh e Aldridge che popolano la Lega.

11 thoughts on “Kevin Love: il futuro è suo

  1. Si è vero, Miami senza LeBron andrebbe cmq ai playoff come aveva fatto precedentemente..infatti usciti al primo turno…i Bulls senza Rose vanno cmq ai playoff, ma poi??per carità…OKC senza Durant??lui è quello che da equilibrio e continuità nel roster, e secondo me a ovest senza lui non credo vanno così sicuramente ai playoff…Westbrook è un cavallo pazzo, senza un compagno come KD si prenderebbe 40 tiri a partita(oddio adesso 7 volte su 10 ne prende già + di KD, e questo suo eccesso di ego a lungo termine non pagherà e creerà problemi ad OKC)…non sono molto d’accordo su queste valutazioni…

    • non volevo ci si soffermasse troppo su questo punto, anche perchè mi rendo conto dell’aleatorietà del tema, rimane che non è solo un’impressione ma anche statisticamente KL è il giocatore che incide di più nel record di squadra. ma come ho detto sopra, anche senza quel dato lo avrei ritenuto il giocatore più importante per il ruolo che ricopre all’interno del roster.

      • D’accordo che incide, ma anche KD e LeBron ne fanno praticamente 30a sera…però dici che probabilmente anche senza loro le loro squadre andrebbero cmq ai playoff (sicuramente con scarsi risultati però…).Per quanto riguarda i rimbalzi sicuramente è un ottimo rimbalzista, ma la voce dominante è quella difensiva per i rimbalzi, e se notiamo quando un tiro degli avversari prende il ferro i suoi compagni mi sembra si scansino per farglieli prendere…con questo non tolgo nulla al grosso giocatore che sta diventando, però MVP no….

        • minny senza KL fa i PO per te? non voglio neanche menzionare la partita di questa notte perchè sarebbe scorretto

  2. la stagione di Love a livello statistico è storica,basta andare a vedere chi ha chiuso una stagione con almeno 25pts e 13 reb di media e sono tutti Hall of Famers,più Shaq che ancora lì non c è arrivato,mostri sacri del gioco insomma,l infortunio di Rubio ha complicato moltissimo i piani e nell Ovest ipercompetitivo i poff al 90% non arriveranno,scommetto però che alla fine Love arriverà nei primi 5 come votazioni per l MVP,in difesa resta mediocre ma dal suo anno da rookie ha fatto progressi enormi,urgono 1 o 2 acquisti di valore in estate per completare la squadra,ma l asse Rubio-Love è di valore assoluto…

  3. MIP(per quanto possano contare queste cose) a mani basse. Tolto le statistiche l’atleta risponde bene negli atteggiamenti e mentalità. Di questo passo e con un centro al suo fianco (vedi Pekovic) ha tutto dalla sua parte. A 23 anni offre delle prestazioni in totale “equilibrio”.
    Concordo con Zotal. L’asse Rubio-Love+Pekovic e acquisti porteranno in alto i Wolves, franchigia che già quest’anno senza l’infortunio(vera bestia nera di tutti gli sport) a Rubio avrebbero partecipato ai P.o.(personale idea).

    • KL lo ha già vinto l’anno scorso, credo che quest’anno se lo contendano Anderson e, perchè no, proprio pekovic

  4. per me li avrebbero fatti. con Rubio: 2 W contro i Blazers,3 contro Houston,2 contro gli Spurs,2 contro Dallas,3 su 3 contro i Clips…avevano trovato un bell equilibiro,pazienza in ogni caso molto non ci si perde,sarebbero probabilmente usciti al primo turno alla svelta,il roster se si esclude Rubio,Love,Pekovic, Ridnour e Derrick Williams e’ proprio poca roba…un training camp vero dopo un estate di allenamenti potrebbe aiutare e non poco..

  5. …intanto nella notte altra “partitina” di Love con discrete percentuali oltre la linea da 3…

  6. Love è irreale per come esce da 3, riceve e tira. Sembra di vedere una guardia. Però sa giocare anche sotto. Sinceramente… boh! Ha avuto sfiga di beccare sta notte KD che è un filino ipercompetitivo e la parola perdere davvero non gli piace ma ciò non toglie nulla alla prestazione che ha infilato. Spaventoso.

    Westbrook comunque da quando ha rifirmato sta giocando molto meglio di prima. Se questo si accorge che con 3 marce a disposizione rende più che con una sola (tendenzialmente sempre troppo alta) potrebbe diventare decisamente tanta roba. Se poi dalla panca esce harden si capisce come oklahoma anche se non avesse Kd non sarebbe certo una squadretta da buttare comunque.

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