Buona la stagione di Paul Millsap, ma ai Jazz manca ancora qualche tassello per diventare una forza nella Western Conference

La Western Conference in questa stagione nelle posizioni che contano appare divisa in due macro-gruppi: squadre che sono al cosiddetto “Last Dance”, l’ultimo ballo, con un arco temporale di uno, a voler essere generosi due anni per provare a vincere nuovamente il titolo, ed altre squadre che hanno ricostruito su un gruppo giovane e solido e che, dalla parte giusta o sbagliata della storia, saranno protagoniste nel futuro prossimo.

Nella prima sezione troviamo le varie Dallas, Los Angeles Lakers e San Antonio, dall’altra spiccano i Thunders, i Grizzlies, i Blazers ed i Clippers.

Chi non ha ancora deciso in quale gruppo unirsi, per quanto possa comportarsi egregiamente in regular season, di certo non avanzerà pretese durante il corso dei Play-Off perché non abbastanza attrezzato per affrontare corazzate come quelle sopracitate.

Tra le squadre che non sanno ancora bene come e cosa diventeranno da grandi, sicuramente possiamo inserire una franchigia che, dopo la partenza delle sue stelle di riferimento Carlos Boozer e Deron Williams, ha deciso di smantellare, ripartendo però da basi molto solide ed una coppia di lunghi che pochi possono schierare nella Lega: gli Utah Jazz.

Dopo una partenza lanciata, con 13 W a fronte di 8 L, a Salt Lake City si cominciava a credere che la post-season non fosse solo un miraggio, un traguardo troppo lontano da raggiungere per una realtà che lo scorso anno aveva perso i piloni portanti della sua struttura, compreso l’allenatore storico che li aveva guidati per più di 20 anni.

Il sistema però non è mai cambiato, i principi di base nonostante la successione in panchina dell’allievo di Sloan, Ty Corbin, sono rimasti identici e la solidità di società e progetto immutati.

Infatti il gioco espresso ad inizio stagione era più che convincente e, sebbene si notasse l’assenza di un back-court all’altezza, il talento nel reparto lunghi era tale da compensare discretamente le lacune offensive delle guardie.

Con la consacrazione di Al Jefferson e Paul Millsap nell’élite del panorama Nba, gli esterni potevano permettersi anche di non esprimersi ai massimi livelli in fase offensiva, l’obiettivo principe era mantenere gli avversari sotto i 100 punti, che poi i punti a referto sarebbero arrivati da sotto le plance.

È noto però come nella Lega tutti giochino contro le tue debolezze e, se per un certo periodo il reparto dietro dei Jazz si è potuto astenere dalla fase offensiva, lette le difficoltà, gli avversari si sono adeguati ed hanno smantellato pezzo per pezzo le certezze dei mormoni.

E, con le certezze, anche il record è andato vertiginosamente a sud, soprattutto durante il mese di febbraio, nel quale Utah è riuscita a collezionare la bellezza di 10 sconfitte su 13 partite disputate. Posto nelle prime 8 inesorabilmente perso e fiducia nel roster che ha iniziato a vacillare.

È apparso subito evidente come la costruzione a metà campo abbia subito un’involuzione imbarazzante: la famosa Princeton Offense giocata sin dai tempi di Stockton e Malone era caratterizzata da continui passaggi dal gomito e dai post ai taglianti, che dovevano mettersi in luce quanto più potevano per divenire un bersaglio visibile dal passante.

In questo particolare fondamentale, i Jazz sono sempre stati nelle primissime posizioni nella Lega. Ad oggi invece, l’attacco è molto stagnante e si basa per lo più sugli isolamenti in post up della coppia di lunghi. Inoltre, l’assenza di un play-maker di valore, impedisce di giocare le diverse soluzioni di pick & roll presenti nel loro play-book.

Il declino di Devin Harris a seguito di quella sciagurata finale persa coi Mavs nel 2006 non sembra avere termine: pur non essendo mai stato un grande passatore, ad ora si aggiunge anche una completa inibizione nelle sue doti di penetratore. Inoltre non riesce a guidare la squadra come il ruolo gli richiederebbe e Corbin gli preferisce spesso uomini di maggior esperienza come Watson o Tinsley.

Se si riesce a sviluppare sufficiente gioco in transizione, l’atletismo e la corsa di squadra è ad un livello così alto con i vari Jeremy Evans e CJ Miles da permettere di sopperire alle numerose lacune, ma se i ritmi si abbassano e si deve giocare a difesa schierata, gli aggettivi più consoni per commentare la fase offensiva sono “stagnante” e “prevedibile”.

A peggiorare l’assunto ci pensano le percentuali al tiro da 3 davvero imbarazzanti: sono infatti ventottesimi per percentuale, tiri tentati e segnati. Naturalmente questo è frutto di spaziature sbagliate e difficoltà nel trovare soluzioni con spazio.

La schedule nel mese di marzo non parrebbe impegnativa, quindi qualche vittoria in più potrebbe arrivare, ma coltivare sogni di PO è un esercizio che non consiglierei neanche al più sfegatato dei tifosi.

Di giocatori sui quali costruire un futuro radioso ce ne sono, come Favors ed Hayward, ma è necessario aspettare, soffrire e muoversi bene sul mercato, cedendo magari uno dei due migliori marcatori, per arrivare ad un esterno più funzionale al progetto tecnico.

11 thoughts on “Salt Lake, abbiamo un problema

  1. Alle squadre che hanno poco tempo ormai per vincere il titolo aggiungerei anche Oklaoma; seppur giovanissimi le scadenze dei contratti incombono e sarà quasi sicuramente impossibile riconfermare la squadra, tra l’altro tutti parlano solo di Kd e WestBrook ma attenzione uno che sposta veramente è il Barba uno di questi 3 probabilmente due non giocheranno più insieme tra due anni e mezzo e Oklaoma tra scambi vari ecc sarà malissimo con le scelte future, vedremo.

  2. KD e Westbrook hanno già rinnovato e non certo al massimo salariale, il problema sarà col resto del nucleo giovane (Ibaka, Harden…) ma c’è una possibilità di mantenerli anche tutti, mentre le scelte saranno basse giocoforza…

    Per quanto riguarda Utah, resto poco convinto del progetto: Millsap e Jefferson sembrano fare “scopa” in troppe occasioni come movimenti in campo, Hayward mi pare ancora inconsistente ed ondivago e il backcourt ottiene più produzione da C.J. Miles che da Harris… Se la stagione finirà ancora più a sud sarà il caso di dare più spazio a Burks, che a me piace un casino!

    • Fidati che Westbrook ha firmato al massimo, 80 milioni in 5 anni. Ed anche Durant non scherza. L’anno prossimo 17.5M a salire.

  3. posso capire il dare credito ad un vate come buffa, ma per quanto adori anche io il barba, non credo proprio che la sua dipartita faccia passare OKC da contender a squadra “normale”. per quanto riguarda Utah, penso che l’unica soluzione sia cedere uno tra jefferson e (più probabilmente) millsap ma l’appeal di salt lake non è alto per i top players. forse dal prossimo draft si può pescare bene, di certo harris non è presentabile.

  4. Con tutto il rispetto articolo superficiale…
    Millsap e Jefferson che fanno scopa…?
    Ci mancherebbe…peccato che i 2 non siano il futuro della franchigia…
    Corbin simile a Sloan…?
    L’impostazione generale è vicina…ma quando la palla va in post basso gli altri si fermano cosa che con Sloan non accadeva…
    Non sanno bene cosa faranno da grandi….?
    Burks-Hayward-Favors-Kanter….più spazio salariale (Harris-Jeff-Millsap scadono nel 2013) e scelte…basta saper aspettare…
    Il tiratore da 3 non c’è perchè non c’è interessa a prenderlo…visto che si punta alla Lottery…
    Mi sembra si sottovaluti molto Burks che effettivamente può diventare l’esterno con punti nelle mani che manca dai tempi di Dantley…

    • opinione tua rispettabilissima, ma non capisco alcune delle tue obiezioni:
      1 -uno tra millsap e jefferson lo si deve tenere per i prossimi anni perchè è l’unico reparto che funziona “dignitosamente”.
      2 -mi sembra di aver trattato il problema dei taglianti, inoltre.
      3 -ah, con quel quintetto ci sarebbe il primo caso di retrocessione nella nba.

      • Intervengo anche io…
        Io non penso che le 4 scelte dei Jazz siano così male…
        E’ chiaro che andranno aspettati…
        E comunque anche arrivassimo ultimi avremmo un’altra scelta alta…
        Non sono d’accordo sul fatto che uno tra Jefferson e Millsap vada tenuto…
        Con loro 2 non vinci…ormai è strasicuro…
        Millsap è un 6° uomo perfetto..ma costa troppo…
        Jefferson quando conta sparisce…e comunque è piccolo per giocare C…e troppo poco mobile per giocare PF…
        Favors e Kanter sono il futuro…tra 3 anni tireremo le somme..

  5. Cedere il miglior giocatore equivale a ricostruire…
    Questo è quello che abbiamo fatto…
    E’ vero che ad oggi siamo nel limbo…
    Nè troppo scarsi da avere una buona pick al prossimo draft, nè tanto buoni da andare ai PO…
    Forse è questo l’errore di Corbin…che fa giocare poco i giovani (e d i buoni ce ne sono) per puntare al nulla assoluto..
    Ripeto: tra 3 anni vedremo se il movimento di Williams avrà dato i suoi frutti…non prima…

  6. L’ho scritto già altre volte: adoro millsap, ma quello da cedere è lui (oltre naturalmente ad harris che come play non c’entra nulla col gioco di utah). è un ottimo giocatore, che da energia alla squadra, tuttavia è decisamente sottodimensionato come PF (e nei playoff i suoi limiti emergono ancora più decisamente) e diciamo che il suo ruolo ideale sarebbe fare il 6 uomo (infatti per me ha fatto molto meglio come cambio di booz che da titolare…), peccato che una franchigia come i jazz non possano permettersi un 6 uomo con lo stipendio che danno a paul. Se cedendo questi 2 si riesce ad ottenere un play più funzionale al gioco e si pesca bene al draft questa squadra in 2/3 anni può dare belle soddisfazioni!

  7. Comunque Sloan non giocava la princeton offence eh, ma la flex offence, con tutte le varianti del caso.

Leave a Reply to VetrioloCancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.