Ultima stagione insieme per Nash e Hill?

Se siete tifosi dei Phoenix Suns e andate ad aprire la pagina a loro dedicata sul sito NBA.com, vi trovate come sfondo un’immagine del caldo deserto dell’Arizona ed in primo piano le figure arancioni che riproducono le silhouette dei giocatori della squadra.

Al centro, ovviamente i due giocatori simbolo, Steve Nash e Grant Hill: due grandi interpreti di questo gioco, due uomini simbolo della Nba stessa, due atleti che si portano però sulle spalle qualcosa come 76 anni in due!

Da questa breve considerazione nasce infatti il dilemma più grande della stagione super ridotta che i Suns affronteranno in questo 2012: è arrivato il momento per la franchigia dell’Arizona di rifondare?

La scelta che la dirigenza si trova di fronte è fra le più ardue che lo sport americano, privo del sistema delle retrocessioni, deve affrontare con cadenza ciclica. Non si tratta tanto della possibilità di scegliere se rifondare o meno, prima o poi tocca a tutti, quanto lo scegliere quando sia il momento più opportuno per farlo.

L’obiettivo sarebbe cambiare totalmente la propria strategia di gioco, gli uomini a roster, le prospettive senza perdere troppe stagioni e senza perdere appeal nei confronti del proprio pubblico, che è quello che alla fine riempie gli stadi e quindi le casse della società.

In questo caso sembra davvero arrivato il momento per un lavoro di ricostruzione che non sarà breve, ma che sembra essere necessario tanto dal punto di vista tecnico che finanziario.

Dal punto di vista del gioco, cambiare ora potrebbe essere consigliabile. La squadra che i Suns mettono in campo quest’anno non è la classica barzelletta della lega.

Diciamolo, una squadra che ha la fortuna di essere guidata dal suddetto Nash come play, non potrà mai essere una barzelletta: la sua esperienza, il suo carisma e la sua incontrovertibile diversità dal resto dei giocatori presenti nella lega, è palese.

Si tratta di un giocatore che non si riesce a guardare senza ammirazione, un giocatore che sappiamo già che non potrà che mancarci nel momento in cui deciderà di non giocare più, ma un giocatore che guadagna 11,689,062 di dollari e che si trova nel suo ultimo anno di contratto.

A suo dire, la sua intenzione sarebbe quella di finire la carriera in Arizona, ma forse la sua volontà dovrà piegarsi alla “ragion di stato”.

E’ facile affermare infatti che ogni tifoso del basket vorrebbe vederlo accettare per il 2012/13 una mid level exemption o comunque un contratto ridimensionato dal punto di vista economico, ma in una squadra che gli permetta e che si possa permettere un suo minutaggio misurato con la contropartita di una reale chance di andare a competere per l’anello.

Da questo punto di vista gli sviluppi potrebbero essere vari (non San Antonio viste le rivalità trascorse negli ultimi anni di play-off) ma a scontrarsi con questo sogno è la realtà di un giocatore certo naif, che potrebbe anche decidere di non cambiare il proprio essere solo per vincere e magari potrebbe anche salutare il carrozzone, così senza un vero ultimo canto del cigno.

Al suo fianco abbiamo detto, si trova Grant Hill e se per Nash il dubbio sarà fra ritiro, rinnovo a cifre e ruolo ridimensionati e cambio d’aria, per l’ex Duke il ritiro sembrerebbe la prospettiva più naturale, date le quasi 40 primavere.

E il resto del roster?

Questo è probabilmente il problema dei Suns. La squadra, non è come si diceva poc’anzi una barzelletta, ma è in realtà un rebus.

Si tratta di un gruppo fatto di buoni giocatori, molti dei quali vedono da almeno un paio di stagioni le proprie cifre “gonfiate” dalla presenza di Nash in campo, ma si tratta di giocatori con i quali vincere un anello al momento è sostanzialmente impossibile. Giocatori di sistema, degli atipici che hanno trovato nel gioco in velocità dei Suns una collocazione ideale ma difficilmente ripetibile.

Emblematico il settore lunghi della squadra, che conta nel ruolo di centro su tre giocatori come Robin Lopez, Marcin Gortat e Channing Frye.

Centri dominanti? Va bene, nella NBA non ce ne sono più a parte i soliti noti Howard e Bynum.

Centri versatili? Certamente questa è la definizione che più si addice ai tre giocatori, ma soprattutto si tratta di centri che possano reggere il ruolo in una franchigia con una filosofia diversa da quella praticata in questi anni in Arizona? Forse il solo Gortat, giocatore che continua la sua crescita, ma che ha dei limiti precisi.

Il discorso che vale per loro vale un po’ per tutta la squadra, un gruppo di giocatori tecnici, buoni per un gioco particolare, veloce e spettacolare ma assolutamente non da titolo e forse neppure da secondo turno di play-off!

Ma queste sono tutte disquisizioni tecniche: si può discutere se al di là della meccanica di tiro eccelsa, Channing Frye possa essere un buon lungo sebbene atipico, lontano dagli assist di Nash, oppure se Shannon Brown farà un ulteriore salto di qualità o se Jared Dudley continuerà ad essere l’ottimo senso uomo che si sta dimostrando o ancora se possa essere vinta la scommessa del recupero di Redd, ma il problema maggiore sta più in alto.

Sta negli uffici della dirigenza dove sanno bene che la scelta sul futuro della franchigia passa prima di tutto da questioni salariali.

Ad oggi il pay-roll dei Suns parla di 63 milioni di dollari circa, quindicesimo della lega. Se le cose restassero come sono oggi, l’anno venturo calerebbe a 30 milioni ma con sette giocatori a roster rinnovati (Frye, Gortat, Childress, Warrick, Dudley, Robin Lopez, Morris) dei quali uno (Robin Lopez) con una qualifying offer da poco più di 4 milioni.

Che scenario si aprirebbe quindi? Sette giocatori possono essere una discreta base e si potrebbe aprire spazio salariale, ma per chi?

Rifirmare uno dei giocatori in scadenza pare fuori questione: età, contratto o semplice caratura lo sconsigliano, mentre dei succitati 7 solo i lunghi potrebbero costituire una base dalla quale ripartire sempre a patto di trovare un play che possa esaltarli senza far rimpiangere troppo Nash.

Quindi che fare?
Le opinioni degli osservatori e dei commentatori più autorevoli, sembrano essere tutte per un netto e perentino cambio di rotta.

Un cambio che passi necessariamente per la filosofia di gioco, sacrificando in primis Alvin Gentry, un coach che ha avuto solo tre stagioni vincenti da quando siede su panchine NBA e che non ha mai del tutto convinto nella sua gestione post D’Antoni.

L’unica sicurezza dei prossimi mesi è che indipendentemente da come andrà questa stagione così congestionata, nuvole alquanto minacciose sembrano addensarsi sul deserto di Phoenix, non tanto per la mancanza di fondi per ricostruire, quanto perché la franchigia si trova nella scomoda posizione di non sapere di preciso come spendere eventuali fondi.

Prima si comincerà a fare piani per il futuro e prima si potrà verificare se sono stati azzeccati, poi sarà solo il campo: una cosa è sicura, quando Steve Nash lascerà la squadra per un’altra realtà o per ritirarsi, non saranno mai troppo pochi i giorni che ci metteranno i Suns nel ritirare la sua maglia.

13 thoughts on “Phoenix Suns: quale sarà il futuro?

  1. E’ proprio vero: da D’Antoni in poi gioco super spettacolare, ma traguardi modesti. Però veder giocare Steve Nash, anche se anziano, appagato e ricco, è uno spettacolo che entusiasma: pura intelligenza cestistica!
    L’autore del bell’articolo si pone una serie di quesiti reali, riconducibili a uno: quanto vale il roster dei Suns senza Nash? Purtroppo temo che si tratti di una schiera di discreti giocatori, ma nulla più.
    Per me, tifoso dei Suns, è stato un dolore perdere pezzo a pezzo uno squadrone fantastico. Pensate: Steve Nash, Joe Johnson, Amar’e Stoudemire, Jason Richardson, Grant Hill, Raja Bell, Leandro Barbosa. Ma anche Marion, Diaw, Thomas, Dragic e tanti altri ottimi players che sono passati per l’Arizona. Secondo me la dirigenza è stata poco oculata. Si è trovata fra le mani una serie di campioni sulla quale costruire non uno, ma una serie di anelli consecutivi, ma se li è lasciati sfuggire per poca lungimiranza. Ha tenuto stretto soltanto la perla più preziosa: Steve Nash.

  2. bellissimo pezzo!
    però è anche vero che troppo spesso si dice “chissà quanto vale X senza nash al suo fianco…”
    ricordo lo si diceva anche di stoudemire, offensivamente forse il mio lungo preferito, e nei dubbi generali, che non tenevano conto del suo eccezionale gioco nei 5 metri dal ferro, accompagnato anche da un buon tiro e da un ottimo controllo della palla, per essere un lungo come palleggio e come passaggio è nettamente sopra la media, e infatti nella sua prima stagione “senza nash” ha piazzato 25.3 punti e 2.6 assist a partita, record in carriera, tirando comunque col 50% dal campo, un pò in peggioramento, ma sempre 50 è…
    secondo me un giocatore come frye ha già dimostrato in varie partite quello che vale come tiratore, e non penso che la mancanza degli assist di nash faccia in qualche maniera la differenza, è assolutamente incostante, però lo è sempre stato, anche con nash al suo fianco… gortat è un giocatore che adesso ne mette circa 13 a partita, non li vale, però non è quello il suo lavoro, nash o non nash… jared dudley ne mette 10 a partita, e li vale, con o senza nash, redd se recuperato i suoi 10-15 li vale, ne metteva 20 a milwaukee senza nash… insomma, nash è assolutamente un dio del gioco, è vero, però secondo me è altrettanto vero che la sua mancanza si farà sentire molto di più nel cuore dei tifosi che sul campo a phoenix…
    tutto qui!
    ciao

    • ah mengiscan, comunque è repentino, non perentino…
      ciao belli!!!!!!!

  3. Sono un tifosissimo dei Suns. Mi sono anche abbonato alle loro partite su NBA.com e visti gli ultimi risultati sarà una grossa cavolata! Ritengo grave l’aver perso tantissimi talenti giustamente enumerati nei commenti precedenti. Pesa peraltro qualche acquisto sbagliato: Childress a 6.000.000 di dollari l’anno fino al 2015 è stata un errore clamoroso, anche perchè è praticamente sempre fuori dalla rotazione dei dieci! Ma perchè non utilizzano la clausola per liberarsene?

  4. quoto mulone alla grande.
    il team adesso è senza un vero grande talento cui affidare le chiavi della ricostruzione e senza speranze di vincere a breve. Anche le recenti scelte non sono state oculatissime: lopez e morris al draft, childress con contrattone… bene ma non benissimo.
    Un plauso invece allo staff medico: non ne parla nessuno, ma i suns han rimesso in piedi stat, hill, shaq, forse redd (anche se non capisco bene il motivo della firma di un ’81) che sembrava un ex giocatore dopo due gravissimi infortuni… e mi sa sto scordando qualcuno.

  5. E’ interessante l’osservazione sulla validità dello staff medico di Phoenix. In effetti sul recupero di Grant Hill nessuno avrebbe puntato 1 dollaro. Quando arrivò Shaq tutti a dire che non si reggeva in piedi. Anche l’infortunio di Stat era gravissimo con carriera futura a rischio e invece il campione è tornato più forte che mai. Se va a buon fine la scommessa Redd si recupererà un ottimo giocatore, intelligente e versatile, gran tiratore, da 20-25 punti a gara.

  6. Morris per la verità promette bene. E’ il miglior rookie dal 2002 ad oggi, quando venne pescato Stoudemire appunto. Lopez invece una promessa che non sboccia mai e che andrebbe scaricato purtroppo. Childress un fallimento, soprattutto perchè il suo contratto scade come detto nel 2015 e sei milioni l’anno per non farlo giocare non hanno veramente senso…

  7. @Francesco.
    Sarà, in effetti di Marcus Morris si parla bene da anni. I suns han scelto il gemello Markieff, tra l’altro alla 13. Marcus con la 14 è andato a Houston. Sul resto concordo. Per il futuro…
    tra i F.A. ci sono Arenas, Smith, Chandler; non molto. Soprattutto, non molto utili alla bisogna.
    A meno che… si vira su Portland e… lo staff medico mi rimette in piena efficienza Oden&Roy!

    • Non so se il loro ritiro è definitivo o se ci sono possibilità di farli “curare” dallo staff medico dei Suns! Con Lopez la scelta è stata palesemente sbagliata perchè il fratello finito a New Yersey era decisamente meglio! Con Morris spero lo sia stata meno. Questo ragazzone promette bene: ha ottime cifre anche se magari non sarà mai un top-player.

      • E difatti Brook è stato scelto alla 10 e Robin alla 15.
        Certo che a riguardare il draft dopo Robin furono scelti Hibbert, McGee, Ibaka, Pekvic e DeAndre Jordan (scelto addirittura alla 35° scelta).

        Se eri alla ricerca di un centro qualcuno meglio con il senno di poi se lo sono fatti scappare

  8. Si pagano tante scelte scellerate. Peccato, perchè per anni è stata la squadra più divertente della lega ed ogni tanto quello spirito emerge. Quest’anno sarà una sofferenza. Childress è improponibile, Telfair e Price non sono certo Dragic mentre Brooks è in Cina fino a marzo e poi non so se tornerà a Phoenix (cosa prevedono i regolamenti in questo caso?). Lopez ed in parte anche Warrick sono discontinui… Ma la qualifying offer come funziona? E’ un’opzione che la squadra può fare decadere (e sarebbe questo il caso…) o se lo devono tenere per forza?

  9. una superscelta al draft di giugno, da Sullinger a Terrence Jones a Perry Jones di giocatori su cui ricostruire la squadra ce ne sono, E poi dei robusti free-agents. Ma sarebbe importante avere piu’ scelte da giocarsi al draft, perche’ di giocatori forti ce ne sono, anche da sacrificare Nash entro la trade deadline…

  10. Avete letto qualcosa su questa indiscrezione che vorrebbe Boris Diaw nuovamente a Phoenix? Spero riescano a prenderlo, cedendo qualcuno in cambio. Urge un rinnovamento. Non sarebbe male “scaricare” qualche altro contratto e prendere i 9 milioni di Diaw a scadenza in estate…

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