Lacustri: attenti a quei 2 !

“with one great stroke of his pen on a deal for Paul, Sterling might have painted an NBA Picasso” (B. Dwyre)

Alla fine ce l’hanno fatta.

Dal 14 dicembre scorso, non sono più “The Clippers”. Non sono più “l’appendice di ogni ottimistico pensiero sull’altra squadra losangelina” (cit. J.A. Adande – ESPN).

Non sono più “il logico argomento di ogni top player per decidere di non farne parte” da Kobe Bryant nel 2004 a LeBron James nel 2010.

 No. Da mercoledì scorso, l’altra sponda dello Staples Center può finalmente chiamarsi “The Clippers”, senza per questo essere accompagnata da sbeffeggiamenti e risolini vari che per diversi lustri hanno accompagnato quest’altra, opaca, metà del cielo.

 Dubito che anche l’ultimo dei naviganti in rete, capitato per caso su questo sito, non sappia cosa sia accaduto nel mondo cestistico americano nelle ultime due settimane.

 Dopo aver finalmente deciso di mettere la parola fine ad una serrata che ha saputo raggiungere momenti che definire grotteschi è dir poco, la NBA ha riaperto i battenti il 9 dicembre scorso. Da subito il mercato è stato in fermento, con giocatori in continuo movimento diretti a rinforzare già consolidate contenders, o a formarne altre.

E’ di circa una settimana fa la prima notizia bomba: i Lakers, dopo tre finali e due titoli in quattro anni, decidono di smantellare il quintetto base cedendo Pau Gasol a Houston e Lamar Odom a New Orleans.

 Il motivo? Portare nella Città degli Angeli il playmaker senza dubbio più forte dell’intera Lega, Chris Paul, da affiancare a Kobe con la speranza di strappare Dwight Howard a Orlando 15 anni dopo l’arrivo di Shaquille O’Neal, per formare così un terzetto assolutamente da sogno.

 Agli Hornets sarebbero andati, oltre a Lamarvellous, Luis Scola, Kevin Martin e Goran Dragic via Rockets, oltre ad una prima scelta del prossimo draft.

 La Rete, appreso il rumor, si è scatenata: i tifosi Lakers a gongolare, gli haters a dar contro gridando allo scandalo di una trade definita bufala. I tifosi spassionati a sognare grandi giocate, qualcuno più guardingo a leggere con diffidenza una trade (nel solo aspetto Paul/Gasol+Odom) definita come non utilissima o comunque conveniente per gli ex Campioni del Mondo.

Tutte le considerazioni, le grida di gioia e i sussulti di sdegno sono però taciuti, per un momento, alla pubblicazione di una notizia ancor più incredibile: David Stern, nella sua funzione non di Commissioner NBA bensì di rappresentante della proprietà degli Hornets (NOLA è posseduta dalle altre 29 franchigie NBA da quando George Shinn l’ha venduta due anni fa) decide di bloccare la trade tra questi, i Rockets e i Lakers per “basketball reasons”.

“Ragioni cestistiche”?
Forse legate alla mail di fuoco inviata da Dan Gilbert a nome di quelle dirigenze accortesi che, nonostante mesi e mesi di blocco totale, il potere economico e di appeal dei grossi mercati è ancora di gran lunga superiore a quello di piccoli centri mediatici come Cleveland?

 I sussulti di sdegno riprendono, ma quasi unanimamente contro l’ingerenza di Stern nelle proposte di mercato di un GM, Dell Demps, imbrigliato nelle pressioni politiche di una squadra, New Orleans, trovatasi in una situazione surreale.

 I giorni passano, la decisione ha delle conseguenze concrete: i Rockets, dall’aver accarezzato l’idea di una coppia di lunghi da urlo come Gasol e Nené, con il quale si trattava, si sono trovati senza l’uno né l’altro (che ha rifirmato a suon di milioni con Denver).

I Lakers, a cui è esplosa la bomba in mano, hanno ceduto ai rivali di Dallas un Odom scontento e deluso dall’essere stato messo sul mercato, sostanzialmente per una scelta alla lotteria e spazio nel salary cap, e senza per giunta aver risolto la grana Gasol, nello stesso stato d’animo dell’ex compagno.

Gli Hornets, dal canto loro, impantanati nell’affaire Paul e con il sentir comune a chiedere con che faccia Demps avrebbe potuto ripresentare un’altra trade a Stern e compagnia bella.

Ma è qui che entrano in scena “The Clippers”. Delle trattative, non troppo sottaciute, tra la seconda squadra losangelina e gli Hornets già si sapeva ma erano pochi quelli che realmente credevano che i Velieri avessero delle chances concrete di assicurarsi i talenti di CP3, anche alla luce del naufragio della trade avanzata dai cugini.

La proposta iniziale prevedeva un pacchetto che includeva, tra gli altri, il contratto in scadenza di Chris Kaman e l’ala Al-Farouq Aminu. Ma Stern insisteva affinché venissero incluse nello scambio scelte al draft e soprattutto Eric Gordon, guardia al quarto anno (con contratto in scadenza) capace l’anno scorso di mettere a segno 22,3 punti e 4,4 assists in quasi 38 minuti medi di utilizzo.

Stando a quanto riportato da Peter Vecsey sul NY Post, fonti interne alla NBA avrebbero divulgato, con perfetto tempismo, le future richieste dell’agente di Gordon, richieste che avrebbero convinto la dirigenza Clippers ad includere l’esplosiva guardia nel pacchetto, anche alla luce della convinzione dell’impossibilità finanziaria di sostenere i futuri stipendi di Griffin, Paul e Gordon insieme.

 E così, quella che era solo una proposta “di colore”, non creduta e anzi accostata ai grezzi tentativi fatti in passato dai bianco-rossi per accaparrarsi qualche stella (vedi LBJ nel 2010), si è rivelata essere una signora trade, uno scambio che ha soddisfatto completamente tanto gli Hornets (e i signori che gli stanno dietro) quanto e soprattutto la seconda squadra losangelina, che con quest’operazione si può finalmente scrollare di dosso anni di ombre allo Staples Center.

 Ebbene, i dettagli dell’accordo concluso mercoledì 14 dicembre sono i seguenti (tra parentesi le statistiche di maggior rilievo della stagione passata):

–       i New Orleans Hornets acquisiscono Eric Gordon (37,7 min., 22,3 p., 4,4 rimb., 45,0% FG), Chris Kaman (26,2 min., 12,4 p., 7,0 rimb.), Al-Farouq Aminu (17,9 min., 6,6 p., 3,3 rimb.) oltre alla prima scelta del draft 2012 che i Clippers ricevettero dai T’Wolves nel 2005, che presumibilmente potrĂ  ricadere tra le prime otto;

–       i Los Angeles Clippers ricevono Chris Paul (15,9 p., 9,8 a., 4,1 rimb., 2,4 st.) e due future seconde scelte del draft 2015.

 Rinunciando dunque a due lunghi come il fragile Kaman (e il suo contratto da 12,7 milioni) e il futuribile Aminu, nonché al già citato Gordon, i Clippers si sono assicurati quello che è stato definito dal L.A. Times come la “point perfect” – bellissima, anche se forse un po’ esagerata, questa definizione data da Bill Dwyre qualche giorno fa: “this guy isn’t just a point guard. He is point perfect. The position was invented for him. There was some guy named Cousy and now CP3” – che, al fine di suggellare questo scambio, ha assicurato ai losangelini che non uscirà dal contratto nel 2012, giocando così almeno le prossime due stagioni in California.

 Un playmaker senza bisogno di presentazioni: rookie dell’anno nel 2006, quattro volte All Star, per quattro volte leader NBA per palle recuperate, 18,7 punti, 9,9 assists, 4,6 rimbalzi e 2,4 palle recuperate in 37,1 minuti di media nei suoi sei anni di carriera.

Un incredibile passatore, capace di vedere ed aprire il campo con passaggi rapidi ed accuratissimi, abituato da anni passati con Chandler e West ad eseguire lob e alley-oop, capacitĂ  questa che fa fremere i tifosi Clips che sognano giocate ad altezza del ferro con Blake Griffin.

 Già, Griffin. E con lui, tutti i Clippers. Cosa ci guadagnano in concreto e subito da questa trade?

 “Finalmente i Clippers sono diventati importanti” ha dichiarato Steve Kerr, aggiungendo che Paul “è il giocatore che farà loro fare il salto di qualità”.

Concorde un altro analista TNT che non ti aspetti, Shaquille O’Neal: “I Clippers saranno una bella squadra. Con Paul, Butler e il mio ragazzo Griffin hanno il potenziale per fare danni nei playoffs, specialmente in una stagione corta da 66 partite. Non vedo l’ora di vederli giocare”.

 Si, perché come giustamente ricordato dal buon vecchio Diesel, questi rivoluzionari Clippers non solo hanno acquistato Paul, ma hanno messo a roster anche Caron Butler (che torna a L.A. seppur con canotta diversa), ottimo nello spot di ala piccola titolare da interpretare come tagliatore/finalizzatore in grado di compensare la non serialità realizzativa del piccolo play, nonché (e direi soprattutto – I love this guy!) un veterano come Chauncey Billups, preso ad un prezzo irrisorio (chiamerà 3,5 milioni di dollari quest’anno) grazie al nuovo meccanismo che permette ad una squadra sotto il cap di fare un’offerta ad un giocatore tagliato via amnesty clause entro le 48 successive al taglio.

Ad onor di cronaca è a roster anche Maurice William, che ha un ingaggio di 17 milioni per le prossime due stagioni, ma considerato l’attuale affollamento nel ruolo (oltre ai citati Paul e Billups, c’è anche da ricordare il giovane Eric Bledsoe) è probabile una cessione/scambio/taglio via amnesty entro l’inizio del campionato.

 Dunque un quintetto base ad oggi così composto:

PM      Chris Paul
G           Chauncey Billups
AP       Caron Butler
AG       Blake Griffin
C           DeAndre Jordan

Da amante del bel gioco, soprattutto se a stelle e strisce, non vedo l’ora di godermi il nuovo asse Paul-Griffin e con me J.A. Adande che su ESPN ha predetto la coppia come “the best point guard/big man combo in L.A. since Magic Johnson and Kareem Abdul-Jabbar”. E in effetti, a parte il valore tecnico degli illustri predecessori, a memoria d’uomo non si ricorda dai favolosi anni ’80, un’accoppiata play – lungo di questa caratura.

Se a ciò aggiungiamo, come detto prima, l’indubbia capacità e l’infinità esperienza del già MVP delle Finals 2004, che con CP3 in cabina di regia è finalmente libero di tornare al suo ruolo naturale di guarda, la versatilità di Butler e il grande potenziale sotto le plance di Jordan, non possiamo che dar ragione a Shaq e alla sua irrefrenabile voglia di vedere questa squadra in azione.

 Ma è tutto ora quel che luccica? Senza dubbio no.

La squadra è ancora un cantiere a cielo aperto: alla sovrabbondanza nel ruolo di play/guardia fa da contraltare un’imbarazzante mancanza di tonnellaggio dietro la coppia Griffin-Jordan.

I Clips dovranno necessariamente tornare sul mercato per cercare di assicurarsi, forse proprio attraverso la cessione di Mo Williams, un buon cambio capace di defaticare un reparto lunghi ad oggi troppo corto, nonché un giocatore, oltre a Billups, capace di aprire il gioco quando e se le difese avversarie inizieranno a stressare l’asse Paul-Griffin.

 Le potenzialità per far bene, in ogni caso, ci sono tutte. In un sondaggio condotto da ESPN tra i redattori interni, è emerso che seppur i Clippers odierni non sono creduti come potenziale contender dalla maggior parte dei giornalisti (a parte Tim Legler, Brian Kamenetzky, Keith Lipscomb e Henry Abbott), viene a loro riconosciuto un innegabile talento.

Talento che dovrà accompagnarsi “ad una miglior panchina e ad un altro big man di qualità” (Marc Stein), nonché “a più esperienza nel giocare insieme” sia in stagione che nei playoff (Larry Coon), se è vero che tre dei probabili starters (Paul, Billups e Butler) l’anno scorso non hanno vestito la casacca bianco-rossa e il quarto (Jordan) non era nel quintetto base all’inizio della stagione passata.

 Altro punto da dover migliorare, per fare dei Clippers non solo una promessa ma una vera e propria potenza capace di lottare per il titolo, è la difesa.

Come giustamente sottolineato da Ric Bucher sull’ESPN Magazine, “la difesa è un componente essenziale delle squadre da titolo e i Clippers non hanno un singolo giocatore in grado di fare la differenza in difesa. Faranno meglio dell’anno scorso, ma non saranno al livello delle squadre migliori”.

Gli fa eco Beckley Mason dal sito HoopSpeak per cui sebbene la squadra avrà un reparto offensivo di livello assoluto quest’anno il frontcourt non ha ancora la compattezza e la forza per arrivare alle Finals.

Insomma, squadra giovane, con potenziale, guidata da un play illuminato come pochi altri nel ruolo negli ultimi 15 anni, con un Blake Griffin che ha solo iniziato a farci vedere una piccola parte del suo enorme repertorio, con giocatori di esperienza come Billups e Butler. Ma che deve crescere nel suo complesso, che deve munirsi di affiatamento, di una chimica che solo una o due stagioni insieme possono dare, e soprattutto che deve tornare, presto e con decisione, su un mercato che finora ha regalato grandi gioie ai tifosi Clips.

In chiusura… posto che i Clippers non sono pronti per lottare subito per il Titolo; posto, però, che gli stessi sono invece abbastanza forti da raggiungere i Playoffs e fare anche bene…. che ne sarà della storica rivalità con i blasonati cugini?

Le due squadre si incontreranno per due gare di preaseason lunedì 19 e mercoledì 21 dicembre. Ipotizzando i quintetti base con gli attuali roster e soprattutto sognando un agonismo che non fa parte delle gare di prestagione (né di quelle di stagione a dir la verità), sognando quindi una finale cittadina all’ultimo sangue, come andrà a finire?

Quintetti base

Derek Fisher – Lakers vs. Chris Paul – Clippers

Questa è una delle rare occasioni in cui i lacustri guarderanno con invidia i cugini, pensando che ogni passaggio che CP3 indirizzerà a Griffin in un mondo parallelo sarebbe potuto arrivare a Bynum.

SuperioritĂ : Clippers

Kobe Bryant – Lakers vs. Chauncey Billups – Clippers

Beh, amo Big Shot e il suo modo di giocare. Ma, per uno come me che è cresciuto con il Jordan di metà anni ’90, vivere dall’inizio la carriera del Mamba è stato il massimo (tolto MJ, appunto). Se il ginocchio non farà strani scherzi il livello di Kobe sarà sempre e comunque da MVP, anche a fronte di un’accoppiata Paul-Billups che rischia seriamente di far molto male.

SuperioritĂ : Lakers

Metta World Peace – Lakers vs. Caron Butler – Clippers

Lo ammetto, me l’ero perso. Quando qualche giorno fa ho acceso la PS3 e ho provato per la prima volta NBA 2K12 (mi ero rifiutato di comprarlo all’uscita per protesta contro la serrata) vedo nello spot di small forward un nero con canotta n. 70 con su il nome “Pace nel Mondo”. E chi è questo? Beh, chi poteva essere se non il buon Ron Ron che il 26 agosto scorso ha ottenuto dalle autorità americane l’autorizzazione a cambiare il proprio nome perché “è un nome che parla d’amore, di pace nel mondo (…) i bambini devono capire il concetto di pace del mondo”. Solo questo, gli vale la supremazia su Butler. Le migliori capacità difensive, da top nel ruolo, sono solo in di più nel confronto con l’ex Laker.

SuperioritĂ : Lakers

Pau Gasol – Lakers vs. Blake Griffin – Clippers

Sinceramente parlando, come capacitĂ  tecniche, credo che pochi giocatori nella NBA attuale possano fronteggiare il catalano. Se però allarghiamo il discorso e consideriamo che: 1. lo spagnolo era stato bellamente spedito in Texas salvo veti di Stern; 2. conseguentemente, checchĂ© ne dica ufficialmente, avrĂ  presumibilmente uno stato d’animo da “Nowhere Man” che non lo porterĂ  a dare il massimo; 3. negli ultimi playoffs non è stato solo assente, di piĂą. Per contro Blake Griffin ha alle spalle una stagione superlativa, fatta di grandi giocate e soddisfazioni personali ed è gasato a mille per l’arrivo di compagni in grado di farlo rendere al 100%…. oltre al fatto che il ricciolone ha un fisico e mezzi atletici degni di LBJ… credo non ci sia altro da dire e, seppur a malincuore (da tifoso Lakers, si intende)… vado con Blake.

SuperioritĂ : Clippers

Andrew Bynum – Lakers vs. DeAndre Jordan – Clippers

Il centrone gialloviola (sospeso per le prime cinque gare ufficiali) è da anni ormai un prospetto di grandissime potenzialità. Se sta bene ha già fatto vedere in più di un’occasione di poter far male e tanto, grazie ad una buona tecnica (dietro c’è Kareem…), un fisico grande così e buona intelligenza cestistica. Nella NBA di oggi, lo darei via solo per Howard, anche se forse è ora che diventi un fattore costante e non solo un interruttore da accendere e spegnere. Di fronte a lui, DeAndre è giovane, dotato, atletico e sta pian piano colmando il gap con il rivale, anche se ad oggi ancora non è al suo livello.

SuperioritĂ : Lakers

Mike Brown – Lakers vs. Vinny Del Negro – Clippers

Tra i commentatori NBA c’è un po’ di diffidenza intorno ad entrambi ma Brown, dalla sua, ha il passato con Cleveland e LBJ e (aggiungo io) un assistente con i contro fiocchi come Messina. Del Negro ha fatto bene a Chicago che però, guarda caso, quando le cose sono diventate serie, si sono affidate ad un debuttante (anche se definire Thibodeau debuttante è ridicolo, lo so!).

SuperioritĂ : Lakers

 

Fatte le personali considerazioni di cui sopra come andrà a finire? Certo è che, nonostante tutto, a pesare tanto nel confronto dello Staples saranno anche gli umori e gli stati d’animo dei protagonisti: un po’ scoraggiati i Lakers (definiti addirittura in rifondazione), carichi a palla i Clips.

 Una sola cosa è certa: ne vedremo delle belle!

9 thoughts on “The Battle for L.A.

  1. Rompo le balle sullo stipendio di Billups: non prenderĂ  3,5M, ma 2.000.032$, ovvero esattamente 2M… piĂą il numero di maglia di Blake Griffin!

    D’altronde era un’asta in busta chiusa, volevano assicurarsi di battere un’offerta di 2M tondi e hanno deciso di metterci un portafortuna…

    Altro motivo per cui Blake (e le palline della lotteria che l’hanno portato a LA) merita una statua giĂ  oggi, la sua presenza ai Clippers sta davvero facendo miracoli.

    Per il resto gran bel pezzo!

  2. Davvero, uno degli articoli piĂą belli che abbia letto su questo sito! Mi ha entusiasmato sopratutto il fatto che hai saputo analizzare ogni singolo dettaglio senza risultare pedante! L’unica cosa che mi ha poco convinto è il capitolo Coach. A me Brown non è mai piaciuto e darei il punto ai Lakers SOLO per la presenza di Messina nel coaching staff..del resto mi ha dato parecchi nomi di siti americani per citare le tue fonti e te ne sono parecchio grato, cercavo questo tipo di informazioni da tempo ;)

    P.S: Potevi chiamare l’articolo “The battle of Los Angeles” con evidente richiamo al CD dei Rise Against the Machine ma alla fine è il contenuto che conta, e il contenuto è ottimo!

  3. Grazie mille dei complimenti, ne sono contento… Ritengo importante documentarmi e documentare al meglio un pezzo….

    Per quanto riguarda i coach come detto nel pezzo entrambi sono visti con scetticismo nella Lega, ma è innegabile che Brown (complice anche LBJ) abbia ottenuto piu risultati e visibilità di Del Negro.

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