James e Wade sono pronti per la nuova stagione, ed hanno il dente avvelenato...

Nella pallacanestro, da sempre, l’asse playmaker-pivot è fondamentale per qualsiasi squadra e i Miami Heat non possono prescinderne. Analizzando cosa non è andato nella scorsa stagione si è individuato proprio in regia e sotto canestro i ruoli dove intervenire. Pochi soldi a disposizione ma idee ben chiare?

Riley firmando Wade-James-Bosh sapeva che avrebbe ingolfato il monte salari per i prossimi cinque anni e sarebbe dovuto essere lungimirante ed infallibile nello scegliere il cast di supporto adatto avendo a disposizione un budget risicatissimo.

Oltre ai Big Three a roster i Miami hanno Miller, James Jones, Anthony e Haslem garantiti, Ilgauskas ancora con un anno di contratto ma già ritiratosi e Eddie House. Alcuni rumors davano Miller liberato dalla “Amnesty clause” per poter recuperare spazio salariale da investire su nuovi giocatori. Per ora il tutto resta un’ipotesi e, vista la poca qualità dei free-agent sia tra i playmaker che tra i centri, dovrebbe rimanere tale.

Capitolo playmaker. Mike Bibby è migrato più a nord nella Grande Mela, Mario Chalmers è stato rifirmato ma è chiaro che non può essere lui il giocatore a cui affidare le chiavi di un squadra che punta all’anello. Ritenuto Bibby ormai cotto per i ritmi dei play-off, Miami cerca un playmaker che sia in grado di giocare anche lontano dalla palla e che punisca i raddoppi con tiri dagli scarichi ma che possa anche reggere in difesa.

Billups sembrava essere il primo nome sulla lista, sicuramente un usato sicuro dal rendimento ancora alto, ma i Clippers sono arrivati per primi. Arenas potrebbe essere un’altra soluzione ma i troppi dubbi sulle condizioni fisiche non ne fanno un candidato ideale.

La sorpresa degli scorsi play-off JJ Barea si è accasato in Minnesota, Arroyo, è già passato dalla parti di South Beach senza lasciare grandi rimpianti, Stuckey è troppo oneroso e forse poco adatto al gioco di Miami.

A sorpresa le prime due mosse del mercato sono state le firme di Shane Battier e di Eddy Curry. Il centro fermo da più di una stagione è letteralmente una scommessa che potrebbe essere vincente se e solo se Curry sarà disposto a cambiare totalmente atteggiamento e approccio sin dal primo giorno di training camp.

L’arrivo in casa Heat di Shane Battier ha stupito molti. Infatti uno dei ruoli maggiormente coperti a roster è quello dell’ala piccola. Vero è che non esiste una guardia di riserva affidabile, l’unica è House che però è un ibrido play-guardia. Battier può dare minuti di riposo a Wade ma è più probabile che Spoelstra quest’anno utilizzerà molto spesso un quintetto con quattro esterni, schierando James da quattro e di volta in volta i vari Battier, Miller e Jones in ala piccola.

Durante l’estate James ha lavorato molto sul suo gioco in post basso e per alcuni allenamenti si è affidato anche a Olajuwon. Lo stesso James però non si è dichiarato entusiasta della prospettiva di dover giocare troppo vicino a canestro ma allo stesso tempo è conscio che una delle maggiori lacune della passata stagione sono stati i pochissimi punti in area pitturata.

Capitolo centro. Detto di Curry, a roster Miami può schierare Anthony, per un quintetto più difensivo, e Howard, che è stato rifirmato ancora per una stagione. In definitiva non sono stati fatti grossi passi in avanti e difficilmente il gioco di Miami subirà modifiche radicali.

Spoelstra è etichettato come allenatore difensivo ed è stata proprio la difesa che ha permesso a Miami di raggiungere le finali. In attacco ci si affiderà al talento delle tre star ma la mancanza di pericolosità in area consentirà alle squadre avversarie di concentrarsi sulla difesa sul perimetro.

I Mavs campioni hanno cambiato molto, le rinunce a Chandler, Barea e Butler potrebbero costare caro. I Lakers sembravano poter rivoluzionare il roster e acquisire Howard e Paul ma per ora hanno solo dato Odom ai Mavs per una prima scelta. A est Boston cercherà ancora una volta l’assalto all’anello ma un anno in più su una squadra di veterani può pesare tantissimo e le notizie più recenti su Green non fanno ben sperare.

Chicago può essere una seria contendente se troverà in attacco altre soluzioni a Rose. L’arrivo di Hamilton sembra proprio il tassello che mancava per completare il puzzle. New York si è rafforzata con l’arrivo di Chandler e potrebbe fare strada nei play-off ma manca di playmaker e guardie affidabili per essere una vera contender. A ovest i Thunder punteranno decisi alle finali e i Clippers sembrano per una volta aver cominciato un progetto vero.

Una vera favorita non esiste, le squadre che hanno cambiato meno sono quelle che partiranno meglio e Miami è sicuramente tra le contender, e una stagione accorciata e più intensa concede meno tempo per cercare e trovare nuovi equilibri.

Il talento dei Big Three non si discute, conteranno molto più le motivazioni e la voglia di affermarsi dell’entusiasmo della prima stagione assieme che li ha guidati l’anno scorso. Partono da favoriti ad est perché sono i campioni in carica della Conference ma hanno poco margine di crescita rispetto a squadre  come Bulls e Knicks.

Se questa lunga estate ha permesso di smaltire le scorie della delusione di giugno rivedremo gli Heat lottare per l’anello fino alla fine, altrimenti la convivenza a South Beach sarà impossibile.

4 thoughts on “Acque calme a Miami

  1. vista la fisicitĂ  di miami non mi stupirei se finissero con un record di 66-0 quest’anno. season giĂ  strana per intensitĂ  e tripli b2b, a cui aggiungere gli stravolgimenti che hanno colpito tutte le contender o presunte tali a parte heat e thunder. ihmo per lebron e co. sarĂ  una cavalcata da record, nonostante l’atipicitĂ  del roster.

  2. sicuri che Miami abbia poco margine di crescita?

    a me sembra il contrario, che i tre amigos dopo una stagione di rodaggio, possano fare il salto di qualitĂ  conoscendosi meglio.

    Il fatto che manchi un play e un centro veri non inganni: Miami non è strutturata per avere un portatore di palla fisso o per avere un centro che ingombri l’area per piĂą di 10 minuti.

    Se hai Wade, James e Bosh non li “limiti” togliendogli palla dalla mani, anzi, devi dargliela sempre piĂą spesso e muovere come sua una scacchiera i pedoni giusti (Miller, Haslem, Battier, Chalmers, Jones, Anthony) al fine di trovare l’equilibrio giusto a seconda dei casi…

  3. Spero di no, ma secondo me quest’anno è la volta buona per Miami, però son sempre del parere che vendendo Bosh (dato che LeBron non lo venderanno mai) puoi prendere due giocatori buoni e li cambierebbero davvero le cose.

    Secondo voi chi ha piĂą mercato: Bosh o Thomas dei Bobcats? Secondo me il primo, ma io scelgo Thomas tutta la vita, almeno lui ha le palle cubiche

  4. Credo ti sia dimenticato di menzionare Norris Cole in cabina di regia potrebbe essere a mio avviso la Steal of the Draft

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