La stagione NBA è sempre più a rischio

Niente da fare.

Nella mattinata americana di ieri Manhattan ha ospitato l’ennesimo incontro tra i piani altissimi delle due fazioni, con Stern, il vice Silver, l’owner Spurs Holt e Dan Rube, ovvero il massimo esperto della Lega in materia di contratti e sistema salariale da una parte e Fisher, Hunter, il legale Ron Klempner e l’economista Kevin Murphy dall’altra.

Nelle prime settimane di settembre erano stati proprio questi meeting esclusivi a produrre un cauto ottimismo e quelli che sembravano dei piccoli passi in avanti prima dell’improvviso blocco di una decina di giorni fa e di conseguenza c’era la speranza che in quest’occasione potessero arrivare ulteriori e decisivi progressi.

E invece niente.

La situazione è sostanzialmente rimasta ferma all’inizio della scorsa settimana, quando pur dichiarandosi aperti a valutare attentamente la proposta economica dei giocatori, pronti a scendere fino al 52% del BRI (Basketball Related Income), i proprietari si erano dimostrati decisamente inflessibili sul sistema salariale, indicando come soluzione unica un Salary Cap di tipo Hard, ovvero che non preveda alcun tipo di eccezione.

Il che probabilmente lasciava sottintendere che in caso di ulteriori adeguamenti economici sarebbe stato possibile anche valutare un sistema più flessibile, con voci che vorrebbero le richieste per la suddivisione di partenza del BRI attestarsi sul 50/50, se non addirittura sbilanciata a favore dei proprietari stessi.

Da parte loro i giocatori per voce del Presidente dell’Associazione Derek Fisher avevano fatto sapere di essere disponibili a valutare per l’ennesima volta rinunce economiche in cambio di un sistema più sicuro dal punto di vista contrattuale, ma il tutto a patto che i proprietari presentassero all’incontro di ieri un piano di revenue sharing (la redistribuzione degli introiti locali) in stato di lavorazione avanzata, dal momento che la richiesta di Hard Cap viene giustificata nel nome di una maggiore equità tra le varie franchigie e che i giocatori non hanno intenzione di essere gli unici “finanziatori” di tale concetto.

Come se non bastassero le evidenti distanze, queste posizioni si erano in seguito dimostrate solide fino ad un certo punto, con l’emersione di prevedibili contrasti all’interno di entrambe le fazioni: per quanto riguarda i proprietari con lo scontro tra i Dolan del caso, più inclini ad accettare, e la linea intransigente di Gilbert, Sarver, gli esponenti degli small markets e più in generale tutti i reduci del lockout NHL 2004; per quanto riguarda i giocatori invece il fronte di Hunter, Fisher, gli altri rappresentanti della NBPA e il ceto medio/basso del panorama NBA si trova in opposizione con il centinaio abbondante di giocatori rappresentato da 6 dei più potenti e influenti agenti (Tellem, Schwartz, Fegan, Rose, Bartelstein e Duffy), che spingono per la decertificazione e minano la coesione dell’Associazione al punto da spingere Fisher ad una lettera che chiede unità d’intenti.

Come detto la situazione di stallo è rimasta tale anche dopo le ultime 6 ore di discussione, che hanno avuto come apice la consegna della torta di compleanno a Stern… auguri per i 69 anni oggi, anche se resta dubbia l’utilità della torta ai fini delle trattative.

Musi lunghi per tutti all’uscita e ben poco da festeggiare, con la netta impressione che questa fosse l’ultima reale occasione per arrivare non per forza a una soluzione, ma quantomeno alla sensibile riduzione delle distanze tra le parti e per evitare di iniziare a “tagliare” parti della stagione; è infatti quasi certo che a questo punto l’NBA decida di cancellare ufficialmente l’inizio dei training camps e le partite di preseason previste fino al 15 di ottobre, riservandosi di valutare nei prossimi giorni il destino delle ultime due settimane della stessa…

Scelta che come è facilmente intuibile è il primo passo in direzione della cancellazione di parte della stagione; parola sia di Fisher che di Stern, il tempo stringe, il calendario non è dalla nostra parte.

E ora?

Oggi è previsto un incontro tra i proprietari durante il quale tra i vari argomenti si potrebbe tornare a parlare di revenue sharing, anche se gli owners stessi hanno più volte fatto sapere che è sì all’ordine del giorno, ma è considerato un discorso del quale i giocatori non devono occuparsi e che quindi al momento attuale non hanno alcuna intenzione di condividere con Hunter e Fisher.

Mentre per un nuovo incontro tra le due parti se ne potrebbe riparlare nella seconda metà della prossima settimana.

In ogni caso l’incubo di una stagione monca (se va bene…) è tristemente e terribilmente sempre più concreto.

 [N.D.R. Continua intanto l’esodo dei giocatori NBA all’estero, che potete seguire in questa pagina, costantemente aggiornata dalla redazione di Ball Don’t Lie]

13 thoughts on “NBA Lockout: Welcome to your Nightmare

  1. Fortuna che ci sono giocatori e squadre in Europa con meno stronzate per la testa che ci delizieranno con un po di sana pallacanestro.
    Gli americani sono proprio degli ingordi maiali..e lo dico da adoratore della NBA..bah..sono profondamente deluso.
    L’avidità umana non ha limiti.

  2. ma scusate, qui si tratta dei proprietari che vogliono che i giocatori si adattino alle loro richieste, o sbaglio? voglio dire, mi pare di avere capito che fin’ora sono stati i giocatori a rimetterci in favore dei proprietari, che non si smuovono di un centimetro..

  3. redbull

    Verso fine Luglio, uno dei redattori di playitusa pubblicò in due parti una specie Bignami sul lockout, molto esaustivo. Tra i vari argomenti trattati, si parlava di come con il nuovo r.sharing voluto dagli owners, sarebbe si cambiata la % di introiti per i giocatori, ma il tutto partendo da un totale di ricavi molto maggiore (il 57% di 100 milioni di dollari è comunque meno del 50% di 150, per fare un esempio banale…)

    Quindi, stante ai progetti di Stern e proprietari, oltre ad accrescere i loro compensi, c’è anche l’idea di aumentare quelli dei giocatori, aumentando gli introiti complessivi…

    Ipotesi tutto sommato nn troppo peregrina…per quello che riguarda cap fisso e contratti parzialmente garantiti, confermo per la 1000esima volta, sono d’accordo coi proprietari al 100%

  4. @ deron:

    quello che dici mi sembra un pochino ipocrita, anche perchè si potrebbe dire “peccato i proprietari nn possono comprarsi la loro decima villa da 10 mil ai caraibi.

    i giocatori, anche se sicuramente privilegiati, sono pur sempre dei lavoratori. senza contare che fino adesso quelli che hanno fatto dei passi per avvicinarsi ad un accordo sono proprio i giocatori, mentre i proprietari sono irremovibili, tra l’altro si sono incazzati quando fisher ed hunter hanno provato provato a parlare di ridistribuzione degli introiti locali tra le franchigie sul modello nfl.

    ti voglio fare una domanda: se domani venisse il tuo datore di lavoro e ti dicesse che devi ridurti lo stipendio per fare andare avanti l’azienda, tu cosa fai? in base a ciò che dici dovresti accettare di buon grado…

    • @zauker

      mi permetto un’obiezione, dire che i proprietari si sono incazzati quando hanno sentito parlare di revenue sharing è inesatto.

      Per un Sarver e un Gilbert che rompono le palle nei meetings con l’altra parte per avere l’hard cap ci sono un Jordan, dei Maloofs o un Simon (Pacers) che rompono le palle nei colloqui interni per suddividere decentemente gli introiti locali.

      E non è un caso che anche il ricco Buss sia a favore dell’hard cap, come a dire “so che dovrò spartire, ma più grossa è la torta da dividere meno noterò la differenza rispetto ad ora, dove faccio un po’ come cazzo mi pare”.

      Il problema della questione è che ritengono (a torto o a ragione son fatti loro) che Fisher e Hunter non debbano avere voce in capitolo, di fronte alla richiesta di cui parlo nell’articolo hanno educatamente risposto “fatevi i fatti vostri, che le questioni interne restino interne, voi risolvetevi i casini con quei boriosi degli agenti che a ridividerci gli incassi ci pensiamo noi”.

      Ripeto, senza entrare nel merito di torti o ragioni.

  5. Per come la vedo io si rischia di perdere almeno mezza stagione. Non vedo molti margini per un salvataggio in extremis.

    A naso mi sembra che il BRI deve essere almeno al 50/50 o al massimo 52/48 per i giocatori. Se non vorranno l’hard cap si dovrebbe puntare ad uno soft con un minimo di eccezione. Di sicuro non la schifezza in vigore fino a ieri. La suddivisione degli utili deve essere fatta come nella NFL perchè si rischia di accentuare le differenze tra franchigie piccole in mercati piccoli e i grandi. Inoltre mi sembra anche logico mettere delle escape ai contratti se un giocatore si infortuna o sul rendimento. Ma qui si rischia grosso perchè puntare sulle statistiche potrebbe essere controproducente. Per finire ritengo che i contratti non debbano essere superiori ai 3/4 anni.

    E’ l’idea che mi sono fatto. Da quello che capisco i giocatori vogliono il cap libero pur accettando la riduzione del BRI. E su questo si arenano perchè è chiaro che i presidenti non ci sentono.

  6. @ zauker..beh allora chiudiamo pure l’azienda…il mio punto di vista e’ che togliere qualcosina,non toglie tutto il lusso che puoi avere…IL GIOCO DOVREBBE AVERE UNA CERTA RILEVANZA ,E’ VERO IL BUSINESS E’ TANTO ,MA PROPIO IN QUANTO TANTO QUALCHE BRICIOLINA SI PUO’ ANCHE LASCIARE,UN GIOCATORI E’ PUR SEMPRE UN GIOCATORE E NON IL PROPIETARIO ..ALTRIMENTI NON CHIAMIAMOLI “PLAYER” MA MANAGER O QUALCOSA GIU’ DI LI’

  7. se un sistema non è più sostenibile chi rappresenta i giocatori dovrebbe prenderne atto e ammorbidirsi. Stando fermi chi ci perderà maggiormente saranno i players. Secondo me si va verso lo stop annuale, troppe congiunture sfavorevoli.

  8. ma come mai nessuno parla del fatto che i giocatori vogliono un contratto collettivo che scada quando scadranno i diritti TV mentre i propietari vogliono un contratto collettivo che scavalli la rinegoziazione dei diritti televisivi? avevo capito che questo fosse il punto più importante… mi sbaglio?

    • Non l’ho inserito nell’articolo perchè al momento è una questione estremamente secondaria e in ogni caso non è LA più importante.

      Ottenessero quanto chiedono in termini di sistema e/o suddivisione del BRI i proprietari non avrebbero alcun problema a siglare un accordo della durata di 6 anni.

      Così come i giocatori firmerebbero all’istante un accordo che li veda titolari del 52% del BRI per il prossimo decennio.

      Qui l’unico punto di contatto è al primo anno, tra la peggiore proposta dei proprietari (quella dei “Flat 2 billions – Flex Cap”) e la migliore proposta dei giocatori (52/48 BRI) e prima di arrivare a porsi problemi sull’anno #6 dell’accordo ci sono da risolvere questioni ben più importanti e a breve termine…

      Vedi qui per un riepilogo visivo immediato, con la linea rossa che va leggermente abbassata, quella gialla che a grandi linee rappresenta la proposta attuale dei proprietari in caso di Soft Cap e quella blu che grossomodo può rappresentare la proposta su modello di Hard Cap (con BRI 50/50)

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.