L’adattamento di Fredette al gioco nella NBA è tutto da dimostrare…

Dopo aver analizzato approfonditamente l’aspetto biografico e mediatico di Jimmer Fredette, in questa seconda parte passeremo ad esaminare le capacità tecniche di questo giocatore, dai colpi migliori ai dettagli ancora migliorabili del suo gioco, provando ad immaginare quale potrebbe essere il suo ruolo all’interno dei nuovi Sacramento Kings, e tentando di ipotizzare l’esito del suo futuro rapporto con Tyreke Evans, superstar indiscussa della franchigia, sia dentro che fuori dal campo.

NCAA College Player of the Year 2011

28.8 punti, 3.4 rimbalzi e 4.3 assist a partita, tirando con il 45.2% dal campo, il 40% da 3 punti e l’89.4% dalla linea della carità.

Queste le statistiche collezionate dall’ex Cougars nel suo ultimo anno di college, il quarto (quello da Senior), che parlano di un giocatore in continua crescita (le cifre dell’ultima stagione fanno segnare il Career Best di Fredette in tutte le categorie, eccetto quella degli assist), capace di guidare la propria università a risultati mai raggiunti negli ultimi 17 anni di storia, riproponendola nuovamente su palcoscenici di primo piano.

Nonostante questo, però, molti collezionavano e collezionano tutt’ora dubbi, oltre che sulla sua futura carriera NBA, anche sull’assegnazione in suo favore del titolo di “Miglior Giocatore dell’Anno” a livello di NCAA.

Una blasfemia a mio parere, e provo a spiegarvi il perché.

A detta di numerosi “esperti”, se così è possibile chiamarli, Fredette ha avuto l’enorme vantaggio di giocare all’interno di una Conference di livello medio-basso, cosa che gli ha permesso di collezionare numeri da capogiro, affrontando squadre male attrezzate per opporsi alle sue capacità; in questo tipo di discorso, vi è però secondo me un rovescio della medaglia, in quanto è sì vero che le sue cifre sarebbero sicuramente state diverse se solo avesse giocato in una Conference più competitiva, ma allo stesso modo il livello del programma e dei suoi compagni di squadra si sarebbe alzato notevolmente, permettendogli soluzioni diverse da quelle prodotte con la maglia di BYU. E chissà se in questo modo le sue statistiche sarebbero crollate vertiginosamente o, piuttosto, sarebbero lievitate in modo esponenziale.

Altro punto fondamentale della tesi anti-Fredette (passatemi il termine…), è quello focalizzato sulla sua percentuale di tiro dal campo.

Sempre a detta dei soliti “esperti”, non figurando nella top-100 di tutta la NCAA per percentuale dal campo, l’efficacia del tiro di Jimmer è sopravvalutata.

Ora, come sottolineato da David Lynn in un suo ottimo articolo per Bleacher Report, provate a soffermarvi un attimo sul numero di guardie presenti all’interno di questa speciale classifica.
Vi do io una mano: soltanto una.

Com’è quindi possibile che si ritenga sopravvalutato il tiro di un giocatore capace di segnare canestri da range impensabili, molto spesso raddoppiato se non triplicato, e che figura come quinto per percentuale dal campo nella top-10 dei realizzatori della stagione passata?

Io, sinceramente ed oggettivamente parlando, non riesco quindi a trovare punti sfavorevoli all’assegnazione di questo riconoscimento ad un giocatore come Fredette, soprattutto perché arrivata a coronamento di una crescita straordinaria del suo gioco.

Analisi tecnica: i punti di forza

– Controllo del corpo
Questo è uno degli aspetti meno sottolineati del suo gioco. Ha un controllo del corpo, una forza ed un’esplosività sublimi; riesce a mantenere la propria posizione, sia piedi per terra che per aria, con una facilità estrema; possiede un ottimo uso dei piedi, che gli permette di muoversi rapidamente senza perdere stabilità del corpo; adora prendere contatto con il proprio difensore, spesso dopo qualche finta di tiro, al fine di guadagnare due tiri liberi, vista la sua percentuale a gioco fermo (86% in carriera).

Abilità nel tiro
Ciò che contraddistingue questo giocatore è la sua capacità di tiro.
Jimmer possiede un range di tiro illimitato, in grado di segnare da qualsiasi posizione non appena superata la linea di metà campo, che gli permette di essere uno dei tiratori più devastanti dell’intero panorama cestistico americano. E’ il tipico giocatore che, per dirlo all’americana, viene definito “prolific scorer”, un realizzatore col trentello nelle mani ogni sera.

Come dimostrato numerose volte durante la sua permanenza a Brigham Young, il ragazzo è già in grado di segnare dai fatidici 7.25m della NBA, con una semplicità ed una naturalezza estrema, disarmante per qualsiasi avversario a livello collegiale.

Le sue medie dell’ultimo anno, quasi 29 punti a partita con il 45% dal campo e il 40% da tre, sottolineano come Fredette non solo sia un semplice “tiratore”, ma un vero e proprio “realizzatore”, come dimostrato anche dalle partite da 20 o più punti (ben 33 quest’anno), 30 o più (16 gare), 40+ (in ben 6 occasioni), con un exploit di 52 punti contro New Mexico.

Il tipo di tiro non interessa a Jimmer, potendo segnare in qualsiasi situazione gli si ponga davanti: dal palleggio, uscendo dai blocchi, in fade away o in una situazione di “catch and shoot”.

E, cosa ancor più importante, il suo tiro non ha bisogno dell’ottima posizione dei piedi nel momento dello stacco da terra, visto che la forza fisica della parte alta del suo corpo gli permette di sistemare le spalle fronte a canestro, anche con i piedi girati verso un’altra zona del campo.

Aspetto peculiare nelle situazioni di uno contro uno è la propensione di Jimmer nell’attaccare l’avversario cominciando da un crossover che porta il pallone dalla sua mano destra alla sua mano sinistra, per poi alzarsi e tirare con un rilascio rapidissimo. Questo tipo di movimento è però, a parer mio, molto difficile da replicare sui campi NBA, visto che la difesa tende a pressare maggiormente il portare di palla, riducendogli la libertà di movimento.

Capacità di passaggio e lettura delle difese
Fredette è un eccellente passatore in transizione, ma non è un vero e proprio assist-man.

Mi spiego meglio; in azioni veloci, di transizione a campo aperto, Jimmer trovava spesso e volentieri le soluzioni migliori per i compagni, mentre nel gioco a metà campo, forse anche per colpa del sistema di gioco di BYU, tendeva maggiormente ad attaccare personalmente la difesa, senza coinvolgere più di tanto i propri compagni e finalizzando raramente un’azione con un’assistenza.

In molti frangenti, però, la sua lettura della difesa era ottima, soprattutto dal momento in cui le difese si focalizzavano esclusivamente su di lui, magari andandolo a raddoppiare sistematicamente.
In questi casi, Jimmer metteva in evidenza la sua capacità di scaricare la palla in caso di aiuto difensivo, e la sua intelligenza cestistica nel trovare sempre l’uomo libero.

Analisi tecnica: i “contro” del suo gioco

Conclusioni in penetrazione
Sebbene possegga un tiro da fuori mostruosamente efficace, la sua abilità di concludere vicino a canestro è decisamente ridotta, soprattutto in ottica NBA. Ha spesso trovato difficoltà nel gioco uno contro uno vicino a canestro, venendo magari da un’ottima entrata in palleggio, e a maggior ragione gli è ostico il tiro con la seconda marcatura del difensore “aiutante”.

Jimmer spesso non ha i mezzi atletici e fisici per tirare sulla testa dei propri difensori, soprattutto in caso di aiuto, e si trova quindi spesso a dover tirare in controtempo o con conclusioni ad altissimo coefficiente di difficoltà. E questo, a livello professionistico, vuol dire stoppata sistematica.

Difesa
E’ un discreto difensore con il suo uomo in uscita dai blocchi, ma complessivamente risulta nullo nella fase difensiva, aspetto del gioco che è stato più e più volte evidenziato dagli scout NBA.

Infatti, la possiblità di entrare nella top 5 dell’ultimo Draft, gli è stata reclusa soprattutto dalla sua scarsa attitudine alla difesa. Spesso è troppo statico, soprattutto quando il suo uomo non è in movimento, il che lo rende lento e scarso negli aiuti difensivi; per quanto riguarda la difesa sul pallone, invece, è spesso in difficoltà contro point guards più veloci e rapide di lui, e non riesce a leggere in modo adeguato le situazioni di Pick and Roll portate su di lui.

La fase difensiva è quindi quella che potrebbe creargli maggiori problemi nella sua carriera NBA, ma tutto è migliorabile.

Atletismo
Jimmer possiede evidenti limiti in termini di atletismo ed elevazione, il che potrebbe rrenderlo una facile preda degli isolamenti avversari in fase di difesa, soprattutto quando di fronte si dovrà trovare il Derrick Rose o il Rajon Rondo di turno.

Fredette e i Kings: accoppiata vincente?

Già dal momento in cui è stato draftato con la decima scelta assoluta, numerose domande sono sorte nelle menti degli addetti ai lavori e degli appassionati NBA riguardo l’accoppiata Jimmer/Kings. Funzionerà? Non funzionerà? Si confermerà come “pro” o fallirà clamorosamente? Sacramento è la franchigia adatta a farlo crescere come giocatore?

Queste sono solo alcune delle domande più frequenti che si sono susseguite in questi giorni e a cui proveremo a dare delle risposte, sulla base di pure e semplici ipotesi.

Da quando è sbarcato in terra californiana, Jimmer è stato accolto dai tifosi come un vero e proprio Messia, l’uomo che con il suo tiro infallibile riuscirà a risollevare le sorti di una franchigia destinata a cambiare location già dalla prossima stagione.

I Kings potrebbero essere la soluzione ideale per lui. Dopo 115 partite perse su 164 negli ultimi due anni, ossia da quando è stato draftato Tyreke Evans, la squadra biancoviola era alla ricerca di una guardia in grado di attirare qualche attenzione maggiore da parte delle difese, un giocatore in grado di crearsi il tiro o di inventare per i propri compagni, un tiratore dall’alto coefficiente di intelligenza cestistica; ebbene, questo Mister X potrebbe tranquillamente essere identificato nel nostro Jim.

Ma come sempre, vi è anche l’altro piatto della bilancia;
Riuscirà a dimostrare tutto il suo potenziale in una squadra dove già sono presenti tre “buchi neri” come Evans, Thornton e il neo-acquisto John Salmons? E i Kings, non proprio un team conosciuto per le proprie capacità difensive, sono il luogo ideale dove migliorare in quegli aspetti del gioco dove Jimmer possiede le maggiori lacune?

Molti pensano di no, come sottolineato da Gabe Zaldivar in un suo pezzo eloquentemente intitolato “Why Kings Are Worst Team for Jimmer Fredette”, in cui scrive: “This is a team that I am starting to believe is actually allergic to defense. […] The roster of matadors will only exemplify his (Fredette) deficiencies.”

Per quanto riguarda l’integrazione con gli altri tre “ball stoppers”, anche secondo me questa risulterà assai complicata, visto che un giocatore come Evans ha sempre bisogno del pallone in mano per essere efficiente sul campo, Thornton, soprattutto la stagione passata, è stato lasciato libero di compiere l’impossibile in fase offensiva e Salmons è notoriamente una guardia in grado di crearsi il tiro in solitaria.

Fredette è un ragazzo che fino all’anno passato si è preso circa 21 conclusioni a serata, e la frase “needs the ball in his hands” è stata utilizzata svariate volte all’interno dei suoi scouting reports;
quindi, da questo punto di vista, la mossa dei Maloof di accaparrarsi l’accoppiata Salmons-Fredette, è sembrata alquanto azzardata.

Tuttavia, un aspetto positivo di questo suo approdo a Sacramento, può essere riscontrato proprio nella stessa presenza in roster di gente del calibro di Evans e Thornton, con i quali potrà formare un talentuosissimo back-court, e grazie al quale avrà più gambe per la fase difensiva del gioco, visto che in attacco le responsabilità verranno suddivise fra i vari interpreti, lasciandogli il tempo di respirare e recuperare in fretta.

Ora, non ci resta altro che attendere e pazientare l’inizio della stagione (lockout permettendo), per vedere finalmente in azione uno dei maggiori talenti degli ultimi anni.

In bocca al lupo Jimmer!

2 thoughts on “Jimmer Fredette, comincia l’avventura NBA (2/2)

  1. Si può solo aspettare e vedere come Westpahl integrerà i giocatori e che ruolo dovranno recitare. In fin dei conti nei Kings a parte Thornton non ci sono tiratori puri perchè Evans non lo è, mentre Salmons è una via di mezzo. E nella NBA uno che abbia le qualità per segnare tanto serve. La difesa? Deve migliorare come i compagni ma vedo nel ragazzo la voglia di crescere. Non sarà mai una belva anche se certi agnellini nella NBA hanno fatto fortuna, vedi Nash…..

  2. Imho l’impatto di Fredette sarà un’interessantissima cartina di tornasole sul valore attuale dell’NCAA, a mio avviso sovrastimata da molti.

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