Sin dal nostro arrivo a Milano, nella mattinata di sabato 4 Giugno, il dio Pluvio lascia intendere che la giornata sarà tutt’altro che ideale per la disputa di un torneo 5 vs. 5 a cielo aperto.

Fortunatamente per noi, l’evento più atteso si svolgerà al di sotto di una grande tenda  bianca griffata Adidas, ed equamente suddivisa tra un mini-store NBA ed una piccola sala stampa attrezzata. L’ospite atteso è uno dei meno noti nella penisola italica, ma su cui il marchio delle tre striscie, oltreoceano, punta con decisione.

Il suo nome è Josh Smith, ed ha appena concluso la sua settima stagione con la maglia degli Atlanta Hawks.

Smoove arriva in perfetto orario, accompagnato da un consistente entourage, e una volta sceso dal van Mercedes si dirige con passo spedito all’interno del tendone. Pochi minuti per rifocillarsi ed il brand manager di Adidas fa accomodare le testate minori per la conferenza stampa pubblica.

Che voto daresti alla stagione degli Atlanta Hawks ed alla tua?

“Se dovessi valutare la stagione degli Hawks le darei un 7.5. Siamo un gruppo molto unito, ciascuno di ha un vissuto diverso, ed abbiamo avuto una stagione positiva. Sfortunatamente contro Chicago è venuta meno la difesa e siamo usciti male dai playoff, deludendo innanzitutto noi stessi. Io personalmente non ho problemi a darmi anche un voto in più, per esser stato più costante sia in stagione che durante i playoffs; dopo sei anni di professionismo so bene che ci saranno sempre margini di miglioramento, ma i progressi che faccio mi soddisfano e mi rendono orgoglioso”.

C’è un’altra squadra NBA per la quale, ipoteticamente, ti piacerebbe giocare?

“No, sto molto bene dove sono. Sono originario di Atlanta ed abbiamo la possibilità di costruire qualcosa di speciale. Il mio desiderio è sicuramente quello di continuare a farne parte”.

Cosa ne pensi dei tre italiani in NBA?

“La NBA sta diventando qualcosa di sempre più globale ed internazionale, i giocatori stranieri sono molti e ciascuno di loro rappresenta molto bene il proprio paese. Gente come Bargnani, per esempio, ha tracciato e continuerà a tracciare il sentiero da seguire per i giocatori che verranno in futuro”.

Quale dei tre, personalmente, ritieni il migliore?

Josh ride, ci pensa su più a lungo del previsto, dopodiché risponde con un secco: “Bargnani”.

Hai qualche rito scaramantico, o qualche gesto, che ripeti prima di ogni partita?

“In realtà no, però prima di ogni partita sono abituato a farmi un sonnellino di un’ora, un’ora e mezza.

C’è un giocatore del passato al quale ti ispiri in particolare?

“Seguendo la NBA sin da bambino non posso non avere Micheal Jordan come idolo, ma anche Scottie Pippen mi è sempre piaciuto per la sua grande intensità difensiva e la sua capacità di giocare in più ruoli. Per cercare ispirazione, però, guardo sia al passato che al presente, e se devo dire un nome contemporaneo dico Kevin Garnett”.

Cosa ne pensi delle Finals in corso di svolgimento tra Dallas e Miami?

“C’è molta competizione, sono due squadre che si equivalgono dal punto di vista del talento, ed ognuna di loro ha diversi giocatori che possono far vincere la singola partita. Dirk Nowitzki sicuramente merita di vincere il titolo, è a Dallas e nella NBA da molto tempo, si è sacrificato molto per la sua squadra, lo merita anche dal punto di vista umano”.

Che ricordo conserverai di Shaq, come giocatore e come avversario?

“Shaq ha lasciato così tanti ricordi, prima e dopo il mio arrivo… E’ stato senza dubbio un grandissimo giocatore, ha vinto molto, raggiunto diversi traguardi personali, e molti di quelli che hanno giocato con lui lo ricordano  come una persona molto amichevole, dalla grande personalità. La NBA intera sentirà la sua mancanza. Posso solo augurarmi di arrivare a giocare diciannove stagione nel modo in cui l’ha fatto lui”.

Al giorno d’oggi moltissimi giocatori NBA sono presenti su Twitter o su altri social network. Tu, da questo punto di vista sei un caso raro, essendone completamente assente. Hai intenzione di infrangere questo tabù prima o poi?

“Semplicemente non fa parte della mia personalità. Alcuni amici mi hanno consigliato di aprire perlomeno una pagina Twitter, per permettere ai fans di conoscermi meglio, ma resto comunque una persona piuttosto riservata. Ci sto pensando”.

Quali saranno le tue intenzioni se si dovesse verificare il lockout che molti prevedono? C’è la possibilità di vederti in Europa?

“Non lo so, è sicuramente una possibilità e mi ci sono preparato perché se ne parlava da tempo, ma non mi ritengo capace di restare senza il gioco che amo per un lungo periodo; molti giocatori hanno espresso la volontà di venire quaggiù in quel caso, ed è una scelta che sicuramente prenderei in considerazione”.

Cosa provi nel vedere il tuo ex compagno di squadra Mike Bibby in campo nelle Finals con la maglia di Miami?

“Sono felice per lui, davvero felice per lui. Era andato molto vicino alle Finals quando giocava a Sacramento, ed ora ha finalmente la possibilità di raggiungere l’obiettivo che ha inseguito così a lungo. E’ un carissimo amico, una sorta di fratello maggiore, e sarei molto contento di vederlo vincere l’anello, se lo meriterebbe come giocatore e come persona”.

Cosa ne pensi di Jeff Teague, del suo essersi rivelato una point guard più che valida nel bel mezzo dei playoffs, passando da un minutaggio inconsistente ad uno molto più elevato a causa dell’infortunio di Kirk Hinrich?

“Con l’uscita di Kirk gli si è aperta una grande opportunità, quella di giocare con consistenza in un secondo round di playoff, cosa che nel corso della stagione non gli era capitata molto spesso. Jeff quest’opportunità l’ha colta, giocando con molta maturità, e quando si risponde in questo modo ad una sfida del genere si avverte molta più fiducia in sé stessi, anche in vista della prossima stagione. Sono impaziente di vedere dove potrà arrivare in futuro”.

In cosa senti di poter ancora migliorare a livello personale?

“Ho ancora molto da imparare. Ho raggiunto diversi traguardi a livello individuale, dei quali sono davvero orgoglioso, ma non si è mai troppo vecchi per imparare. Credo che lo stesso Shaq durante la sua diciannovesima stagione abbia imparato qualcosa che non sapeva durante la stagione precedente. Durante la off-season, quindi, cerco di migliorare ogni aspetto del mio gioco, ogni anno”.

Cosa è andato storto nella serie contro i Chicago Bulls?

“Credo che gli siano state concesse troppe opportunità, troppi rimbalzi offensivi; non abbiamo avuto l’efficacia difensiva necessaria in una serie al meglio delle sette partite. Loro hanno giocato molto bene, ma noi non abbiamo fatto un buon lavoro nel limitare il loro attacco”.

Cosa c’è stato di positivo, invece, rispetto alle due edizioni precedenti di playoffs, quando siete usciti sempre al secondo turno, ma in maniera decisamente più netta?

“E’ vero, siamo andati piuttosto bene, ma restiamo comunque molto delusi per come è finita, perché sentivamo davvero di poter andare più lontano. Siamo orgogliosi della nostra crescita e dei risultati ottenuti, le scorse stagioni era stato imbarazzante subire lo sweep al secondo turno, mentre quest’anno siamo stati sicuramente più competitivi”.

Su queste parole il tempo a nostra disposizione si esaurisce. Josh si dedica per un’altra mezzora alle interviste televisive, spedisce in paradiso due dei molti fans assiepati all’esterno firmandone le jersey #5 che si erano saggiamente portati da casa, ed attende a pochi metri da noi l’occasione buona per infilarsi nel van e fare ritorno in albergo.

9 thoughts on “Intervista a Josh Smith

  1. Ottima intervista, tra l’altro emerge il suo carattere di leader che forse è un po’ sottovalutato e che invece sta venendo fuori dopo la famosa batosta contro Orlando degli scorsi play-off…in effetti Atlanta avrebbe potuto superare anche il secondo turno contro Chicago, ma manca un uomo di spessore sotto canestro e hanno avuto la sfortuna dell’infortunio di Hinrich.

  2. Grazie ragazzi. Per la cronaca, le mie domande sono state quella su Twitter, quella su Jeff Teague, e l’ultima, sul confronto tra gli ultimi playoffs ed i due precedenti.

    • casualmente le tre domande più originali… ebbbravo…… che playitusa avanza… e sono pronto a scommettere che le domande sugli italiani erano della gazzetta o di sportmediaset… neh?????

      • In effetti alcune domande le ho trovate piuttosto banali. Quella sugli italiani in primis, ma anche quella della squadra dove gli piacerebbe giocare (sapendo che è di Atlanta è l’ultima cosa che gli vai a chiedere!).

        Uno che mi è piaciuto è stato Benzoni, di ASB, era giusto davanti a me e mentre si spazzolava via il buffet ci ho fatto due chiacchiere. Il prossimo numero lo compro, sono curioso di leggere il suo pezzo.

        Ad ogni modo grazie.

        PS: Gazzetta e Sport Mediaset non c’erano. Vedi te.

  3. Complimenti!Ottima intervista,diretta ed esauriente!Josh Smith è un grande atleta nonchè campione di immagine…sicuramente i prossimi anni arriverà per lui la consacrazione se pur difficilmente rimanendo ad Atlanta avrà possibilità di titolo!

  4. C’ero, magari ci siamo anche incrociati. :) Nei prossimi giorni metto nel forum una foto che gli ho fatto mentre era in campo. :) A pelle sembra uno disponibile, alla mano. Non s’è scocciato troppo nemmeno mentre stava nel retro dello stand coi curiosi che lo spiavano insistentemente da fuori. :D

    • Ciao Toni, ho visto solo ora il commento.

      Hai più messo la foto nel forum?

      Anche a me è sembrato molto disponibile, quasi timido. Nel tendone non si è sottratto a nessun tipo di richiesta.

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