Howard e Garnett, i 2 migliori difensori NBA in questa stagione

Primo nella storia a vincerlo per tre anni consecutivi, Dwight Howard, centro degli Orlando Magic, è stato votato anche per questa stagione “Defensive Player of the Year”.

Tra i riconoscimenti personali di fine anno quello di “Difensore dell’anno” è probabilmente il meno associabile alle statistiche. Media punti a partita, vittorie di squadra, rimbalzi totali, assist sono i parametri che spesso indirizzano le votazioni per tutti gli altri premi individuali ma per quello di difensore dell’anno i criteri sono più soggettivi che oggettivi.

L’efficacia della difesa individuale a differenza dell’attacco non può essere descritta con un’insieme di semplici statistiche ma è molto più complessa perché coinvolge comunque l’organizzazione di un’intera squadra più dell’attacco. Stoppare, recuperare palloni o prendere rimbalzi difensivi sono sfumature statistiche di un concetto, quello di difesa, che è molto più complicato.

Un parametro di riferimento può essere quello dei punti per possesso che l’avversario diretto mette a referto. In questa graduatoria Howard è primo cioè concede meno punti per possesso all’uomo che marca. Secondo LeBron James, terzo Tony Allen. Limitare la difesa solo a questo sarebbe troppo comunque riduttivo.

Gesti spettacolari come la stoppata o che danno vantaggi immediati come recuperare un possesso rimangono impressi nella memoria più di altri che a referto non vanno: la capacità di scivolamento, il timing per il raddoppio, lo scalare sull’uomo libero quando si innescano le rotazioni difensive o le deviazioni, insomma tutte quelle giocate che vanno sotto la voce “intangibles”.

La storia del premio “Defensive Player of the Year” ci racconta che nella quasi totalità dei casi il vincitore è un centro dalla spiccate capacità di stoppatore e ottimo rimbalzista.

Naturalmente Howard non esula da questa descrizione avendo chiuso al secondo posto per rimbalzi a partita e quarto per stoppate di media. Rare le eccezioni al ruolo di centro/ala grande ma tra le poche troviamo Payton, un Jordan d’inizio carriera e Ron Artest.

Howard ha dimostrato in questa stagione di essere diventato senza alcun dubbio il leader di una squadra che era partita con ambizioni da titolo. Diventato affidabile e costante anche in attacco ha mantenuto la solidità che ne ha fatto da sempre il perno della difesa Magic.

Per la prima volta il suo nome è stato accostato con ambizioni reali al premio di MVP che però è stato assegnato a Rose dei Bulls. Cos’è mancato a Howard per affermarsi anche come miglior giocatore della Lega?

Ai massimi storici in carriera per punti a partita ha praticamente eguagliato anche il record alla voce rimbalzi. Howard ha rafforzato il gioco offensivo aggiungendo soluzioni in post basso anche con la mano sinistra, da sempre poco utilizzata, e un tiro dalla media che sembra essere sempre più affidabile.

Paga sicuramente la stagione sotto le aspettative degli Orlando Magic che hanno chiuso quarti ad Est non senza faticare, non riuscendo mai a superare i problemi ingigantiti dall’eliminazione al primo turno dei play-off, forse inaspettata ma non inspiegabile.

Secondo nel ballottaggio per l’elezione dell’MVP con la metà dei voti di Rose non è mai stato in corsa realmente come non lo è stato nessun altro. Rose dalla sua ha una stagione alla guida della miglior squadra della Lega e una serie di prestazioni da dominatore assoluto.

Howard ha consolidato il ruolo di leader della sua squadra ma l’instabilità e le difficoltà dovute agli scambi di Dicembre, che si sono trascinate fino a fine anno, sono l’esatto opposto della solidità mostrata dai Bulls di Rose che anche gravati dalla assenza di Boozer prima e Noah dopo non hanno dato segni di cedimento.

Howard paga anche un carattere non facile che spesso lo porta ad eccedere con reazioni di frustrazione prontamente puniti da falli tecnici. Per poter vincere il premio di MVP Howard dovrà maturare tanto in attacco, per essere ancora più efficace, quanto di testa, dimostrando di poter dominare una partita sia con i canestri sia con la personalità.

Gli Orlando Magic per tutta la stagione hanno faticato contro le migliori squadre della Lega mentre non hanno fatto fatica con quelle di medio basso livello.

A Howard è mancata una serie di partite vincenti contro le Contender, un palcoscenico degno in cui mostrare tutto il suo valore e dimostrare di poter stare al livello dei migliori. Questo non ha sicuramente rafforzato la sua posizione per il premio di MVP , mentre i Bulls di Rose hanno battuto Boston, Miami, Lakers, Dallas e Spurs con una certa regolarità.

Chi altri invece avrebbe potuto vincere il premio come miglior difensore?

Secondo nelle votazioni ma forse mai in lizza realmente è stato Kevin Garnett. Il credito che KG ha accumulato negli anni è infinito e la permanenza dei suoi Boston Celtics nelle parti alte della classifica ne ha confermato ancora una volta la reputazione. Leader indiscusso della difesa Celtics Garnett però non ha la costanza di un tempo e negli anni ha imparato ad amministrarsi per poter affrontare al meglio la post season.

Menzione d’onore per altri due vecchietti come Grant Hill e Jason Kidd.
Nella sfortunata stagione dei Suns Hill ha dimostrato che nonostante sia vicino ai quaranta è ancora in grado di difendere sui migliori esterni della Lega mentre Kidd non ha perso quella voglia di arrivare che gli ha permesso di superare difficoltà difensive come la marcatura di avversari spesso più veloci.

Tyson Chandler ha dimostrato come dal suo arrivo in Texas i Mavs siano diventati più solidi in entrambe le metà campo e il suo ruolo di specialista difensivo d’area sembra proprio quello che mancava a Dallas. Poco appariscente in una squadra piena di ottimi giocatori è stato votato nel secondo quintetto difensivo.

Della sorprendente Memphis fa parte Tony Allen, rinato dopo l’infortunio di Gay, che ha trovato minuti preziosi per mettersi in mostra come uno dei migliori difensori sugli esterni della Lega. Qualche rimpianto Boston sembra averlo per non avergli offerto un contratto in estate.

Allen ha trovato la sua dimensione a Memphis fino ad essere nominato nel secondo quintetto difensivo dell’anno. Ha il passo per stare con qualsiasi esterno, ha braccia lunghe che ostacolano. Si sta imponendo con forza ma la sua scarsa propensione offensiva ne limita il minutaggio e toglie visibilità.

Menzione doverosa per Shane Battier suo compagno di squadra ritornato da Houston e presto diventato il leader dello spogliatoio Grizzlies. Mai arrivato agli onori di un premio individuale è da anni uno dei migliori specialisti difensivi. Ormai non può più reggere i minutaggi di un tempo e deve dispensare il suo sapere in pochi minuti di qualità.

Di una categoria tutta loro fanno parte Chris Paul e Rajon Rondo. Ladri di palloni come pochi interpretano la difesa come una possibilità di recuperare palloni e fare punti facili in contropiede. Quando però l’anticipo “buca”, le difficoltà per i compagni crescono esponenzialmente e la fase difensiva ne soffre. Nominati rispettivamente nel secondo e nel primo quintetto difensivo.

Joakim Noah e Luol Deng sono i perni della difesa dei Chicago Bulls.
Se il miglior allenatore difensivo della NBA, nonché allenatore dell’anno, ti concede più minuti dell’ MVP significa che ripone in te molta fiducia. Fiducia che Deng ha saputo ripagare.

Noah è l’anima della difesa Bulls ma entrambi si giovano di un sistema difensivo consolidato da anni come uno dei migliori, merito dell’intera squadra l’averlo assimilato in pochi mesi.

Andre Iguodala, Gerald Wallace e Trevor Ariza sono ibridi, giocatori in bilico tra l’essere un All Star ma mai sbocciati del tutto, che si mettono al servizio della squadra anche con compiti difensivi prendendosi cura delle stella avversaria. Poco specialisti per ambire al premio, troppo poco protagonisti per poterlo vincere.

Le potenzialità di Bryant, Wade e James anche in difesa sono infinite ma loro selezionano alcuni possessi durante la partita in cui difendere veramente. Sorprendono sempre i loro inserimenti nei quintetti difensivi di fine stagione ma per come attaccano qualche pausa in difesa la si può concedere.

Chi invece si sta affermando come uno dei migliori difensori della Lega anche se non riesce a riscontrare il favore popolare è Thabo Sefolosha. La guardia dei Thunder è l’uomo a cui Brooks si affida per marcare gli esterni più pericolosi togliendo pressione a Durant. Ottimo negli anticipi e nell’uno contro uno non soffre più del dovuto contro gli esterni che lo portano in post. Secondo quintetto difensivo del 2010 quest’anno non è stato riconfermato nonostante una miglior stagione dei Thunder.

In una stagione di cambiamenti e avvicendamenti ai vertici nuove realtà si stanno imponendo con forza. Giocatori nuovi incalzano per la ribalta a danno dei loro predecessori più illustri che negli ultimi anni hanno dominato la Lega.

Tra questi Dwight Howard cerca la consacrazione definitiva puntando all’anello e all’affermazione non solo come miglior difensore ma come miglior giocatore.

7 thoughts on “I Migliori Difensori della NBA: Howard e gli altri

  1. secondo me DH12 ha meritato il premio quest’anno ma credo che sopratutto il primo dei tre vinti sia stato regalato…
    cmq credo che questo premio diventera come il primo quintetto difensivo per BRYANT una regola non scritta……

    • Ottimo articolo, DH12 vince perchè costringe la squadra avversaria a cambiare metodo d’attacco. Cosa che, ad esempio, un pari ruolo come Noah, che difende benissimo anche tra l’area da 3 e il pitturato, non causa. Non voglio paragonarlo a Shaq con questa affermazione, ma quand’era giovine e scattante nei primi anni sortiva agli avversari lo stesso problema. Shaq ha costretto addirittura l’NBA a cambiare struttura dei canestri :D O che dire di Mutombo? L’uomo dal dito guinness…quando su 10 penetrazioni ti sturano 5 volte devi trovare un’altra soluzione.

  2. Interessante articolo.
    Analizza la difesa e i difensori sotto tutti i punti di vista.
    Per esempio tra i difensori di sistema io inserirei anche Perkins, come ci ha dimostrato a Boston/OKC,
    Anche il suo compagno di squadra Nick Collison è un roccioso difensore niente male sull’uomo.
    Altro ottimo difensore è Lamar Odom.
    Un difensore sottovalutato è invece Marc Gasol, lo visto fare delle ottime rotazioni difensive contro OKC durante le semifinali delle Western.
    C’è ne sarebbero tanti altri di difensori da che meriterebbero comunque delle menzioni di onore per quello che fanno nella propria metà campo,tuttavia quasi sempre i giocatori più “sponsorizzati” dalle televisioni americane riescono ad entrare nei quintetti difensivi, falsando un po la reale classifica.

  3. Gran bell’articolo Bianco20, complimenti! Mi è piaciuto molto, seguo l’NBA dal 2002 e mi sono sempre dilettato a soffermarmi nell’osservare ciò che di solito passa in secondo piano, ovvero la difesa individuale.

    Faccio solo una piccola critica: visto che nell’articolo non è stato citato, credo sia doveroso menzionare Wilson Chandler. Questo giocatore è stato purtroppo utilizzato poco durante il primo turno dei play-off da George Carl, perdendo visibilità, ma a mio avviso ritengo che sia uno dei migliori difensori sugli esterni dell’intera lega!
    Non parlo a vanvera, dico questo perchè ho visto molte partite dei Nuggets quest’anno e ricordo di certe sue prestazioni in difesa davvero notevoli. Una su tutte quella del 3 Aprile contro i Lakers in cui Bryant ha segnato 28 punti ma quando veniva marcato da Chandler soffriva tantissimo! In una delle ultime azioni della partita in cui Kobe ha ricevuto palla, Chandler gli si è letteralmente “attaccato” addosso come un francobollo facendogli sbagliare il jumper!
    Braccia lunghe e sempre in movimento, ottima mobilità laterale, gambe rapidissime nel cambiare direzione, buon ostacolamento durante l’elevazione dell’avversario per effettuare il tiro.
    Ripeto: difensore eccellente e sottovalutato.

    Detto questo, confermo quanto detto da mjrossit: Howard costringe la squadra avversaria a cambiare metodo d’attacco, c’è poco da fare, il premio andava a lui anche quest’anno.
    Dopo di lui, sicuramente l’indissolubile Garnett: una presenza persistente e aggressiva all’interno del pitturato, in gara-3 contro Miami ha “dominato” in difesa!

    Per quanto invece riguarda gli esterni, ritengo che i più efficaci siano i 3 “ibridi” che Bianco20 ha citato: Iguodala, G. Wallace, Ariza. Al momento credo che siano i migliori difensori perimetrali dell’intera lega (un gradino più in basso c’è Wilson Chandler). Ma volendo fare un’ulteriore scrematura azzardo a dire che frai i tre, Iguodala sia il migliore e la motivazione è questa:

    Gerard Wallace è un ottimo difensore con qualità teniche e atletiche di alto livello ma si affida spesso alla stoppata confidando troppo nella sua esplosività concedendo all’avversario più chance di realizzare il canestro.

    Trevor Ariza nell’uno contro uno è fortissimo: braccia lunghe che sembrano arrivare ovunque e presenza ravvicinata sull’uomo nel momento in cui entra in possesso di palla. Purtroppo è lento nella partenza da palleggio improvvisa del suo avversario (Bryant è stato limitato da lui ma spesse volte l’ha bruciato con scatti da palleggio in penetrazione) e tende a farsi “eliminare” dal blocco del centro o dell’ala che viene in contro al compagno che lui sta marcando

    Andre Iguodala. Penso sia il più incisivo dei 3 e in generale il miglior difensore sugli esterni della lega. Osservo da anni questo giocatore quando è nella propria metà campo. Ha un modo di difendere che mi fa impazzire: non è velocissimo ma ha quel passo felpato che ti dà l’illusione di esserti liberato di lui ricevendo il blocco del compagno, ritrovandotelo addosso dopo 2-3 palleggi con tanto di braccio sinistro sollevato per ostacolarti la visuale del canestro quando sei ancora in palleggio! Prende sempre lui la stella della squadra avversaria sacrificando spessissimo la fase offensiva (nelle prime 3 gare di playoff contro Miami si è preoccupato “soltanto” di limitare James pur avendo un ginocchio che faceva male!), ha una notevole forza nelle gambe che gli permette di contrastare ali di stazza superiore, è il numero uno nell’ostacolare la ricezione di palla all’avversario portandosi con 3/4 del corpo davanti a lui e dimostra una concentrazione psicologica che si taglia con un coltello! Prima dell’infortunio al ginocchio che ne ha limitato la mobilità laterale, contro di lui, realizzatori prolifici come Bryant, Anthony e James quest’anno hanno fatto rispettivamente 3/11, 3/12 e 5/12 dal campo…non so se mi spiego.

    Peccato che ci sia Howard a dominare perchè Andrè meriterebbe questo premio a occhi chiusi.

    Scusate se sono stato prolisso.

  4. Dwight Howard tre volte miglior difensore è un offesa al basket, un giocatore che mette solo stoppate non può considerarsi un gran difensore, allora “KG” e Duncan dovevano averlo vinto 6 volte e testa. DELUSIONE

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