I Lakers tornano in comando della serie dopo Gara 3

Lentamente ma inesorabilmente pare proprio che la serie fra Lakers ed Hornets stia andando nella direzione immaginata da tutti gli addetti ai lavori.

Gli uomini di coach Williams lottano, provano a mettere in difficoltà gli avversari, qualcuno di loro sigla anche buone prestazioni individuali, ma bastano dei gialloviola in ciabatte, mai al massimo delle loro possibilità, per ottenere la vittoria.

La differenza rispetto alle prime due gare della serie è stata nel fatto che stavolta tutti i giocatori losangelini hanno giocato, anche Pau Gasol, assente ingiustificato in entrambe le gare, Kobe Bryant, pessimo in gara 2, Lamar Odom, negativo in gara 1.

Dei volonterosissimi Hornets sono ancora stati guidati da un buon Paul, da cui è passato tutto il gioco offensivo della sua squadra, che provato infiniti giochi a due, in genere con Landry, da cui è venuta una buona produzione offensiva, coadiuvati dalla buona prestazione di Ariza e, finalmente, Okafor, ma contro questi Lakers non basta una buona prestazione, ne serve una eccezionale.

Le maglie della difesa gialloviola infatti sono rimaste strette, e dalla pressione difensiva sono derivati molti canestri facili in transizione, quando non era possibile un canestro rapido con i ritmi lenti finalmente la palla ha circolato fra le mani morbide dei tanti giocatori di talento fino a trovare un canestro facile, per delle percentuali dal campo che hanno sfiorato il 50%.

Oltre la metà dei tiri tentati dai Lakers oltretutto sono andati nelle mani dei lunghi, quasi sempre nelle vicinanze del canestro, e gli Hornets, più piccoli e leggeri, non sono riusciti a trovare contromisure adeguate.

L’impressione è che davvero se i californiani si limitano al compitino, senza spingere, ma eseguono decorosamente le direttive non ci siano reali possibilità per la franchigia della Louisiana.
Stavolta dopo la palla a due non c’è stata la solita accelerazione di Paul, in quanto i Lakers hanno deciso di anticipare i tempi e spingere subito.

Dopo qualche minuto di equilibrio dalla metà del quarto c’è stato il primo piccolo vantaggio che ha iniziato a dilatarsi, lentamente ma inesorabilmente, fino al 30 a 23 della fine del quarto. I Lakers hanno attaccato rapidamente, senza spremersi troppo in difesa ma facendo valere il maggiore talento, grazie alle giocate di Bryant, ai tiri di Artest ed ai palloni nel pitturato ben sfruttati da Bynum ed Odom.

Nei due quarti successivi il vantaggio dei Lakers si è mantenuto più o meno inalterato, infatti dai 7 punti del primo quarto si è arrivati ai 7 punti della fine del terzo quarto. Da una parte i Lakers hanno avuto un Bryant che ha ben giocato in fase offensiva, senza spremersi troppo in difesa ma anche senza mangiare troppi palloni in attacco e permettendo un attacco fluido, che ha portato tanti buoni palloni per i lunghi.

Dall’altra Chris Paul ha provato a recuperare qualcosa, aiutato però in attacco dai soli Landry ed Okafor.

La profondità delle due panchine è stato un altro elemento decisivo.
I vari Odom, fresco vincitore del meritatissimo premio per il miglior sesto uomo dell’anno, Brown, Barnes e Blake hanno prodotto 20 punti, 13 rimbalzi, 4 assist, mentre dalla panchina coach Williams ha avuto solamente 9 punti, 8 rimbalzi e 6 assist.

Nelle stesse difficoltà dei compagni in panchina si è purtroppo dibattuto anche il nostro Marco Belinelli, che è partito in quintetto ed ha giocato 22′, ma ha sparacchiato siglando 5 punti con un modesto 20% al tiro ed incidendo pochissimo sulla partita.

I giocatori più importanti dei Lakers sono quindi arrivati freschi all’ultimo quarto ed hanno potuto produrre con apparente facilità l’allungo decisivo, dove ancora una volta un ottimo Bryant ha lasciato molti tiri a Gasol ed Odom, mentre dalla parte opposta il solo Landry riusciva a centrare il canestro con una buona continuità.

Il risultato finale di 100 ad 86 non è eccessivamente punitivo per Paul e compagni, ma occorre dire che il risultato finale non è sembrato mai davvero in dubbio. Probabilmente è presto per dire che la sfida è già decisa, Chris Paul ha già dimostrato di poter essere molto efficace contro la difesa dei Lakers ed il giovane, ma molto preparato, coach Monty William ha già dimostrato di saper preparare molto bene le partite e di saper reggere il confronto con il ben più blasonato coach avversario, il leggendario Phil Jackson, l’allenatore che ha vinto più titoli nella storia NBA.

Servirà però qualcosa di più, da Paul non bastano buone prestazioni, servono partite strepitose come quella giocata in gara 1, Williams dovrà inventarsi qualcosa di differente dal gioco a due fra Paul e Landry, produttivo ma non abbastanza e, soprattutto, dovrà saper mettere qualche granello in più nei meccanismi offensivi degli avversari, impresa niente affatto semplice, in sostanza dovrà anche lui essere strepitoso, come in gara 1, non basta allenare in modo molto buono.

Tutto ciò ovviamente a meno che gli stessi Lakers non aiutino gli avversari tornando a sonnecchiare come in gara 1, soprattutto Pau Gasol.

“Ho solo giocato la mia partita, cercando di essere positivo, senza pensare agli errori passati ma concentrandomi solo sull’azione in corso!”

Giusto, Pau, così si deve fare, basta che non torni ad essere quel fantasma spaurito delle prime due gare. Il suo recupero è un aspetto importante per i Lakers, per cui un giocatore simile, con le mani e la visione di gioco di una guardia nel corpo di un centro, pure piuttosto alto, è fondamentale in un momento in cui gli schemi offensivi, la famosa triangolo di Tex Winter, non è applicata alla perfezione e si preferisce a volte una circolazione di palla più libera.

Phil Jackson parrebbe d’accordo: “Si tratta semplicemente di un ottimo giocatore di basket, capace di far bene tante cose. Deve solo trovare la sua zona di comfort in tutto questo. Non mi aspetto che tiri da tre, ma non mi sorprendo quando ne mette uno.”

E quel tiro era anche piuttosto importante, all’inizio dell’ultimo quarto, con gli Hornets in pieno tentativo di rimonta, a soli 5 punti di distacco e vogliosi ed attenti in difesa.

Un triste Chris Paul ha commentato: “Ci abbiamo provato, abbiamo giocato un ottimo primo tempo, alla fine però la partita ci è sfuggita. Loro hanno giocato un buon basket collettivo.”

Proprio vero, un buon basket collettivo, con Kobe che ha siglato 30 punti con “soli” (soli per lui, ovviamente!) 20 tiri, i tre lunghi, Gasol, Bynum ed Odom che hanno fallito le tre triple doppie perchè Odom ha preso “soli” 9 rimbalzi, Artest e Fisher che non hanno fatto mancare il contributo, una buona produzione dalla panchina.

Stiamo a vedere nella prossima partita, sempre a New Orleans, se gli Hornets riusciranno ancora a creare problemi agli avversari, prolungando la serie e restituendole interesse, oppure ci siamo davvero incamminati verso la soluzione finale.

2 thoughts on “Vittoria tranquilla dei Lakers in Gara 3

  1. Mi pare incredibile come la rotazione dei lunghi di Los Angeles si limiti fondamentalmente ai soli Gasol, Bynum e Odom riuscendo comunque ad avere una certa varietà e a non stancare troppo i giocatori in questione.
    Speriamo non si faccia male nessuno altrimenti in campo ci deve andare Phil Jackson.

  2. Oltre al fatto che Gasol, Odom e Bynum hanno fallito le 3 “doppie-doppie” e non le triple, articolo inattaccabile. Adesso credo che non ci sia gioco…

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